Canti di Ossian
Titolo originaleFragments of Ancient Poetry collected in the Highlands of Scotland
Ritratto di Ossian
AutoreJames Macpherson e Ossian
1ª ed. originale1760
Generepoesie
Lingua originaleinglese

I Canti di Ossian sono un'importante opera preromantica dello scrittore scozzese James Macpherson.

Genesi dell'opera

L'opera di Macpherson fu pubblicata per la prima volta in modo anonimo nel 1760; in questo primo volume erano stati raccolti antichi canti gaelici da lui tradotti, attribuendoli ad un leggendario cantore bardo chiamato Ossian, subito ridefinito come "l'Omero del Nord", cupo e tenebroso. Si tratta perciò di un abile falso letterario che rielabora antichi canti popolari, inserendoli in una struttura inedita ed inusuale.

Il successo dell'opera indusse l'autore a pubblicare altri volumi, fino alla versione definitiva del 1773, composta da ventidue poemi. L'opera è pertanto composta da poemetti in prosa lirica, divisi in paragrafi simili a strofe.

Temi dell'opera

«Posan gli eroi, tace la piaggia. Al suono
D'alpestre rio, sotto l'antica pianta
Giace Conallo: una muscosa pietra
Sostiengli il capo. Della notte udia
Stridula acuta cigolar la voce
Per la piaggia del Lena; ei dai guerrieri
Giace lontan, che non temea nemici
Il figlio della spada. Entro la calma
Del suo riposo, egli spiccar dal monte
Vide di foco un rosseggiante rivo.»

L'opera contiene molti temi cari alla cultura preromantica: tra questi ricordiamo l'esaltazione della virtù guerriera e cavalleresca, il mito della bontà originaria dell'uomo (rintracciabile anche negli scritti del filosofo svizzero Jean-Jacques Rousseau), storie di amori appassionati ma fatalmente infelici, descrizioni di paesaggi cupi e desolati. Ma la novità dell'opera sta soprattutto nella descrizione di una società primitiva, di una natura selvaggia e tempestosa, di un'atmosfera malinconica, spesso anche notturna e spettrale, ereditata dalla poesia sepolcrale e dal sentimentalismo di Rousseau.

Traduzioni

L'opera fu per la prima volta tradotta in italiano dallo scrittore Melchiorre Cesarotti nel 1763 (1772 nella versione definitiva). Cesarotti afferma, nel Discorso premesso all'edizione del 1772, di non avere avuto all'inizio che « qualche tintura della lingua inglese », sicché si avvalse del giovane Charles Sackville (il quale aveva a sua volta fatto conoscere i poemi all'abate padovano), della « sua perpetua assistenza per l'intelligenza letterale del testo », per poi versificare l'opera in endecasillabi sciolti. Quando incluse i canti ossianici comparsi dopo l'edizione del 1763 nella versione uscita nove anni più tardi, continua Cesarotti, poté tradurre direttamente l'originale macphersoniano, facendo poi rivedere il suo lavoro all'irlandese Trant.[2]

La sua traduzione fu talmente apprezzata che influenzò scrittori come Vittorio Alfieri[3], Ugo Foscolo[4], Ippolito Pindemonte, Vincenzo Monti e Giacomo Leopardi[5]. Napoleone Bonaparte stesso portava sempre con sé (anche sui campi di battaglia) una copia di tale traduzione.[6]

Nel 1777 uscì la versione francese di Pierre Letourneur, il celebre traduttore dell'opera omnia shakespeariana.

Edizioni

Traduzioni

In italiano

In francese

Note

  1. ^ James Macpherson, op. cit., incipit Canto II, trad. Melchiorre Cesarotti
  2. ^ M. Cesarotti, Opere, II, Pisa, Tipografia della Società Letteraria, 1801, pp. 3-4.
  3. ^ Articolo accademico relativo al rapporto tra Alfieri e Cesarotti (PDF), su edizionicafoscari.unive.it. URL consultato il 22 marzo 2019 (archiviato dall'url originale il 22 marzo 2019).
  4. ^ Giulio Ferroni, Storia della Letteratura Italiana, 6ª ed., MIlano, Mondadori Università, 2018 [2012], p. 35.
  5. ^ Mario Pazzaglia, Scrittori e critici della letteratura italiana, 2ª ed., Bologna, Zanichelli, 1986 [1979], p. 882.
  6. ^ Pillepich, Alain, Napoleone e gli Italiani, Milano: Gruner+Jahr & Mondadori, 2010

Voci correlate

Altri progetti

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