L'espressione complesso militare-industriale si riferisce all'intreccio di interessi e affari tra gruppi industriali, rappresentanti politici del congresso negli Stati dove queste industrie si trovano, e direzione delle forze armate degli Stati Uniti d'America a partire dal XX secolo;[1] per estensione il termine è stato applicato a tutti i Paesi con strutture politiche e militari sviluppate allo stesso modo.[2]
Il termine è talvolta usato in senso più ampio per includere l'intera rete di contratti e di flussi di denaro tra individui, società e istituzioni, gli appaltatori della difesa, il Pentagono, il Congresso e il ramo esecutivo.[3]
Lo stesso argomento in dettaglio: Commissione Nye.
|
Nel 1934 il Senato degli Stati Uniti costituì la commissione Nye per indagare l'influenza che l'industria delle munizioni ebbe nel 1917 sulla decisione di entrare in guerra a fianco della triplice intesa nella prima guerra mondiale. La commissione dimostrò gli enormi profitti della lobby delle armi a seguito della guerra, quindi dimostrò l'influenza che ebbero, per l'entrata in guerra degli USA, le pressioni delle banche statunitensi, le quali volevano tutelare i propri crediti nei confronti delle potenze dell'Intesa. Nel 1936 l'attività della commissione venne interrotta, dopo che Gerald Nye aveva attaccato con forza Woodrow Wilson; lo accusò di aver nascosto al Congresso documenti rilevanti mentre considerava l'entrata in guerra.[4]
Il termine è venuto in uso dopo la seconda guerra mondiale a causa del notevole sviluppo dell'industria della guerra americana in quel periodo e fu usato per la prima volta dal presidente degli Stati Uniti Dwight Eisenhower[5] nel discorso d'addio alla nazione del 17 gennaio 1961,[6] per avvertire del pericolo implicito agli accordi segreti fra potere politico, industria bellica e militari[7].
«Un elemento vitale nel mantenimento della pace sono le nostre istituzioni militari. Le nostre armi devono essere poderose, pronte all'azione istantanea, in modo che nessun aggressore potenziale possa essere tentato dal rischiare la propria distruzione...
Questa congiunzione tra un immenso corpo di istituzioni militari ed un'enorme industria di armamenti è nuova nell'esperienza americana. L'influenza totale nell'economia, nella politica, anche nella spiritualità è sentita in ogni città, in ogni organismo statale, in ogni ufficio del governo federale. Riconosciamo il bisogno imperativo di questo sviluppo. Ma tuttavia non dobbiamo mancare di comprenderne le gravi implicazioni. La nostra filosofia ed etica, le nostre risorse ed il nostro stile di vita sono coinvolti; la struttura portante della nostra società.
Nei concili di governo dobbiamo guardarci dall'acquisizione di influenze che non diano garanzie, sia palesi che occulte, esercitate dal complesso militare-industriale. Il potenziale per l'ascesa disastrosa di poteri che scavalcano la loro sede e le loro prerogative esiste ora e persisterà in futuro.
Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione di poteri metta in pericolo le nostre libertà o processi democratici. Non dobbiamo presumere che nessun diritto sia dato per garantito. Soltanto un popolo di cittadini all'erta e consapevole può esercitare un adeguato compromesso tra l'enorme macchina industriale e militare di difesa ed i nostri metodi pacifici ed obiettivi a lungo termine in modo che sia la sicurezza che la libertà possano prosperare assieme..»
Nella penultima velina del discorso di Eisenhower, che era stato in precedenza presidente del Partito Repubblicano e generale dell'esercito americano, leggiamo che il termine coniato si riferiva al complesso militare-industriale-congressuale, ma si evidenzia che Eisenhower scelse di togliere la parola "congressuale" per evitare discordie con i membri del Congresso degli Stati Uniti, il ramo legislativo del governo federale, che decideva gli stanziamenti per la difesa. L'autore del termine era il saggista e scrittore dei discorsi per Eisenhower Malcolm Moos[8][9], coadiuvato da Milton Eisenhower, il fratello del presidente.[10]
Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra del Vietnam.
|
Gli attivisti dell'era della guerra del Vietnam usavano frequentemente questo concetto. Nei tardi anni novanta James Kurth asseriva che "verso la metà degli anni ottanta il termine era caduto in disuso nell'opinione pubblica," e che "qualsiasi sia il potere degli argomenti riguardo l'influenza del complesso militare-industriale sull'acquisizione di armi durante la guerra fredda, questi sono molto meno rilevanti nell'era attuale."[11] Tra i casi più famosi verificatisi negli anni 2000, c'è quello della Halliburton nel 2004.[12]
Questi gruppi di pressione, industriali e militari, possono indurre i politici del governo nazionale all'acquisto di armi e armamenti privilegiando quelli provenienti da una determinata industria che riconosce il vantaggio alle persone che l'hanno favorita. Gli studiosi e i critici contemporanei del militarismo americano continuano a riferirsi e a fare uso del termine. Ad esempio, lo storico Chalmers Johnson utilizza parole dal secondo, terzo, e quarto paragrafi del saluto di Eisenhower come un'epigrafe al secondo capitolo ("The Roots of American Militarism") di un recente volume[13]
Le espressioni economia di guerra permanente, lobby militarista e corporativismo di guerra sono concetti correlati che sono stati usati in associazione con questo termine. A volte il termine è usato per riferirsi ai patti che si arguisce esistano fra i produttori d'armi, gli appaltatori militari, il Pentagono e il Congresso degli Stati Uniti d'America, o a una tacita ma consapevole comunanza di interessi militaristici tra molti di questi.