La gorgia toscana è un fenomeno fonetico che caratterizza, in modo più o meno pronunciato, i dialetti toscani.

Più precisamente, la gorgia riguarda le consonanti occlusive sorde (scempie) /k/ /t/ e /p/, e in misura minore le corrispondenti sonore /g/ /d/ e /b/, oltre che le affricate postalveolari /d͡ʒ/ e /t͡ʃ/ che passano a fricative in posizione postvocalica (e in assenza di raddoppiamento sintagmatico). Molti usano ancora il termine spirantizzazione.

Un esempio: la parola identificare /identifiˈkare/ verrà pronunciata [iˌðentifiˈhaːre] e non [iˌdentifiˈkaːre]. La gorgia è bloccata dal raddoppiamento sintagmatico: /akˈkasa, parlerakˈkarlo; dakˈkapo/ (a casa, parlerà Carlo, da capo/daccapo). La sequenza [hh] è inesistente nei dialetti italiani.

La consonante che subisce il cambiamento più evidente è /k/, il cui indebolimento è diventato il simbolo più importante dei dialetti parlati in Toscana. In alcune zone della Toscana occidentale arriva al dileguo totale [«zero»]). La /t/ e la /p/ subiscono un cambiamento meno diffuso nel territorio toscano settentrionale.

Caratteristiche

La gorgia è un fenomeno fonetico, cioè di semplice accento regionale. Non è un fatto fonologico, perché non coinvolge i suoni a livello di sistema: il fiorentino non ha meno consonanti dell'italiano neutro (anzi, ha esattamente gli stessi fonemi dell'italiano). Talora, in grafia dialettale, viene scritto un apostrofo come per indicare che sia caduta la /k/ in casi in cui viene invece pronunciata una [h]: tale grafia "popolare" è però fuorviante, poiché il fonema /k/ non "scompare" mai in fiorentino. Nei casi delle altre consonanti affette dalla gorgia, /t/ → [θ] e /p/ → [ɸ], è perfino sconsigliabile tentare di rappresentarne la pronuncia, se non in IPA. In grafia dialettale, si dovrà scrivere semplicemente "capitani" per [kaɸiˈθaːni].

In sillaba accentata, [k p t] preceduti da un'altra consonante possono realizzarsi come (veri) aspirati [kʰ pʰ tʰ], specie se il contoide è lo stesso, es. [apˈpʰun:to] (appunto), [akˈkʰa:sa] (a casa, con raddoppiamento sintagmatico dovuto alla preposizione 'a(d)').

Il fenomeno si presenta più evidente nelle città di Firenze e di Siena. Di qui, passando nella alta valle toscana dell'Arno, perde forza con l'avvicinarsi alla costa. In area costiera la gorgia influisce raramente su /p/ ed è più debole anche su /t/. La spirantizzazione di /k/ rappresenta invece un continuum linguistico per tutta la valle dell'Arno, nelle città di Prato, Pistoia, Lucca, Pisa, Livorno e dintorni e in Versilia. Il confine settentrionale del fenomeno è rappresentato dagli Appennini, mentre il confine meridionale è per lo più indistinto. Tassativamente presente in area senese, ancora forte a San Quirico d'Orcia, tende a scemare nei dialetti toscani più meridionali, come l'aretino, dove il fenomeno è presente come realizzazione minoritaria. A est il fenomeno è presente in alternanza con realizzazioni occlusive piene [k t p] e forme lenite (semi-sonorizzate) nel Casentino (Poppi, Bibbiena, Subbiano), occorre saltuariamente persino ben oltre il Pratomagno (e.g. Pieve Santo Stefano), e si estende più a sud in Val di Chiana. Infine, è presente in modo più lieve anche nei comuni più settentrionali della provincia di Viterbo ed è correttamente presente nel dialetto locale di Bagnoregio.

Origini

Le origini di tale fenomeno, in passato combattuto e corretto perché considerato un "vizio" volgare dai toscani stessi, restano alquanto oscure; si è a lungo sostenuto che potesse essere un fenomeno di sostrato derivante dalla lingua etrusca, parlata in Toscana almeno fino alla fine del II secolo d.C.[1], della quale l'antica pronuncia avrebbe lasciato traccia nelle famose "aspirate toscane" (principali esponenti di questa ipotesi furono Merlo, Agostiniani, Alinei, Durante, Maestrelli, Pellegrini, Pittau, e altri). Tuttavia tale tesi, inizialmente popolare, è stata notevolmente ridimensionata in anni di studi, definitivamente rigettata come non scientifica negli anni settanta del XX secolo, e poi riconsiderata come possibile per certi aspetti riaprendo la discussione con posizioni meno dogmatiche negli ultimi anni.[2][3] L'apparente certezza dell'ipotesi del sostrato etrusco offerta dalla corrispondenza territoriale e dalla coincidenza del gruppo di occlusive oggetto di spiralizzazione (c, p, t) è stata messa in dubbio, senza tuttavia essere definitivamente accantonata, sulla base di varie considerazioni:

Secondo altre ipotesi, oggi maggiormente accreditate e condivise dalla comunità scientifica, la gorgia toscana sarebbe una compensazione strutturale dovuta a un'intervenuta mancanza di opposizione - anche in posizione iniziale - tra [k] e [g], (ad esempio nella coppia callo - gallo, pr. ['gallo]).[4] Principali esponenti di questa ipotesi sono Rohlfs, Cravens, Fiorelli, Franceschi e altri.

Note

  1. ^ Aulo Gellio, 6, in Noctes Atticae, XI, 159-170 d.C.
  2. ^ Paolo Matteucci, Fonologia etrusca e fonetica toscana: il problema del sostrato (PDF), su achyra.org, 1º febbraio 2004.
  3. ^ Zilc, Spirantizzazione, gorgia toscana, gorgia etrusca, su forumarcheologia.it, forumarcheologia, 8 aprile 2011. URL consultato il 14 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2016).
  4. ^ G. Contini, Per un'interpretazione strutturale della cosiddetta «gorgia» toscana, «Boletim de Filología» XIX (1960), pp. 263-81.

Bibliografia

Voci correlate

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