Il Vangelo secondo Matteo | |
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Paese di produzione | Italia, Francia |
Anno | 1964 |
Durata | 137 min |
Dati tecnici | B/N rapporto: 1,66 : 1 |
Genere | drammatico, storico, biblico |
Regia | Pier Paolo Pasolini |
Soggetto | Vangelo secondo Matteo |
Sceneggiatura | Pier Paolo Pasolini |
Produttore | Alfredo Bini |
Produttore esecutivo | Manolo Bolognini |
Casa di produzione | Arco Film, Lux Compagnie Cinématographique de France |
Distribuzione in italiano | Titanus |
Fotografia | Tonino Delli Colli |
Montaggio | Nino Baragli |
Effetti speciali | S.P.E.S. |
Musiche | Luis Bacalov; estratti da Johann Sebastian Bach, Wolfgang Amadeus Mozart, Sergej Prokofiev, Anton Webern e canti gospel (Dark Was the Night, Cold Was the Ground) |
Scenografia | Luigi Scaccianoce, Dante Ferretti |
Costumi | Danilo Donati |
Trucco | Marcello Ceccarelli Lamberto Marini Mimma Pomilia |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori originali | |
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«Il miglior film su Cristo, per me, è Il Vangelo secondo Matteo, di Pasolini. Quando ero giovane, volevo fare una versione contemporanea della storia di Cristo ambientata nelle case popolari e per le strade del centro di New York. Ma quando ho visto il film di Pasolini, ho capito che quel film era già stato fatto.»
Il Vangelo secondo Matteo è un film del 1964, scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini e incentrato sulla vita di Gesù come è descritta nel Vangelo secondo Matteo.
Trattando in maniera antidogmatica un argomento di carattere religioso, l'opera fece sensazione e scatenò un aspro confronto intellettuale sulla stampa, proseguendo le non sopite polemiche per le accuse di vilipendio della religione e per i forti interventi censori che avevano condizionato l'uscita dell'episodio de La ricotta, inserito nel film Ro.Go.Pa.G.
Riproposizione fedele al Vangelo di Matteo della vita di Gesù Cristo (con solo qualche lievissima inversione temporale), dall'annunciazione a Maria della nascita del figlio di Dio, al matrimonio con Giuseppe e la fuga in Egitto per sfuggire ad Erode e alla strage degli innocenti. Divenuto adulto, Gesù affronta le prove nel deserto e dopo quaranta giorni di tentazioni, prosegue per Israele, in compagnia degli Apostoli, a predicare il suo verbo, compiendo miracoli. Processato da Ponzio Pilato, viene condannato alla crocifissione e la resurrezione conclude la sua vita terrena.
«Per me la bellezza è sempre una “bellezza morale”; ma questa bellezza giunge sempre a noi mediata: attraverso la poesia, o la filosofia, o la pratica; il solo caso di “bellezza morale” non mediata, ma immediata, allo stato puro, io l’ho sperimentato nel Vangelo»
Nell’estate del 1963, per cercare una location per girare il film, Pasolini compì un viaggio in Terrasanta per prepararsi alla realizzazione del film. Lo accompagnava, don Andrea Carraro della Pro Civitate Christiana di Assisi. Sul viaggio fu creato un documentario dal titolo Sopraluoghi in Palestina per il Vangelo secondo Matteo e la prima proiezione fu realizzata a Spoleto durante Festival dei Due Mondi, l'11 luglio 1965. I luoghi visitati furono: Lago di Tiberiade, Monte Tabor, Nazareth, Cafarnao; Baram, Gerusalemme, Bersabea, Betlemme; Damasco[1].
Tuttavia il viaggio in Terrasanta fallì nel suo scopo, quello di individuare dei luoghi intatti, così come dovevano essere all'epoca del Cristo. Il regista trovò le macerie di una storia inconclusa e irriconoscibile, ma da ciò ottenne un’ispirazione antiretorica del Vangelo. Quindi Pasolini ricostruì i luoghi del Vangelo secondo Matteo nel Sud dell’Italia: Puglia, Lazio e Calabria divennero i luoghi della Galilea così com’era duemila anni prima e la Palestina fu “ricostruita” in Basilicata, in particolare tra i sassi di Matera e con i suoi abitanti[2]. Pasolini pertanto prende la decisione di scegliere il mondo arcaico, ancora intatto all’inizio degli anni Sessanta nel meridione d’Italia (in Lazio, Puglia, Basilicata e Calabria), come luogo equivalente alla Palestina dei tempi di Gesù[1]. Qui c’è tutto il Vangelo secondo Pasolini. Il paesaggio è già Vangelo: il legame d’istinto con la pagina di Matteo si palesa anche nel rapporto con la terra, col suo gusto terribile, la sua aridità, l’assurda bellezza di quei quattro clivi spelacchiati[3].
Il regista utilizza attori non professionisti e comparse scelte tra la locale popolazione contadina. Molti gli amici del regista che parteciparono alle riprese e, tra questi, alcuni intellettuali di fama come Natalia Ginzburg, Alfonso Gatto ed Enzo Siciliano, oltre Ninetto Davoli, che debutta proprio in questo film. Il filosofo Giorgio Agamben, allora solo ventiduenne, ebbe anch'egli una parte nel film. Scelta particolare di Pasolini fu quella della madre Susanna per interpretare la Madonna anziana.
La figura di Cristo fu affidata al catalano Enrique Irazoqui allora sindacalista diciannovenne, in Italia per cercare appoggi alla lotta contro il regime franchista[4]. Venne doppiato da Enrico Maria Salerno.
In occasione dei 50 anni del film al Festival di Venezia, Mauro Leonardi ha raccontato che nella prima versione del film Pasolini aveva ritratto un Gesù senza Resurrezione e senza miracoli[5]. Fu in ossequio al giudizio a quei tempi autorevole del direttore del Centro Cattolico Cinematografico, don Francesco Angelicchio, che il regista, a film già girato, tornò sul set e aggiunse quelle scene da allora presenti nella versione definitiva[6].
Il film fu girato in diverse località italiane, ma senza seguire una traccia geografica precisa. L'idea iniziale era di ambientarlo negli stessi luoghi di Israele dove realmente si erano svolte le vicende narrate, ma presto essa si rivelò poco praticabile, anche per via dei mutamenti subiti dal paesaggio nel corso dei secoli. Di qui la decisione di girarlo nell'Italia centro-meridionale: prevalentemente nella città di Matera[7] in cui ritrovava la Gerusalemme che fu ed in particolare negli ambienti rupestri di varie regioni:
«...fedele al racconto non all'ispirazione del Vangelo»
«...il nostro cineasta ha soltanto composto il più bel film su Cristo che sia stato fatto finora, e probabilmente il più sincero che egli potesse concepire. Di entrambe le cose gli va dato obiettivamente, ma non entusiasticamente atto.»
«Il regista ha sottolineato alcuni episodi della vita di Gesù che sembrano contenere semi più rivoluzionari...»
«Combattuto tra ideologia e sentimento Pasolini ha tentato di recuperare al suo laicismo i caratteri della religiosità, ma poiché l'operazione ha un accento volontaristico, gli è sfuggito quel carattere precipuo che è il senso del mistero.»
«Un ottimo film, più cattolico che marxista.»
«Il più bel film su Gesù di tutti i tempi.»
Nel cinquantenario dell'uscita del film la soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici della Basilicata allestisce a Matera nel Museo Nazionale d'Arte Medievale e Moderna della Basilicata e nel MUSMA, una mostra intitolata Pasolini a Matera. Il Vangelo secondo Matteo cinquant'anni dopo. Nuove tecniche di immagine: arte, cinema, fotografia che mette in relazione la vita nei Sassi di Matera, lo sfollamento dei Sassi, Il Vangelo secondo Matteo ed il pensiero di Pier Paolo Pasolini. Per il suo alto valore scientifico la mostra ha ricevuto menzione dalla Presidenza della Repubblica, il patrocinio dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e il gradito Premio dalla Presidenza del Senato e dalla Presidenza della Camera.
Controllo di autorità | LCCN (EN) n85017139 · J9U (EN, HE) 987007379346505171 |
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