Babe Ruth con la maglia dei Boston Red Sox nel gennaio del 1918

Con l'espressione Maledizione del Bambino (in inglese Curse of the Bambino) si indica una superstizione sportiva diffusasi in Nord America all'inizio degli anni novanta del XX secolo ed utilizzata come motivazione del declino della squadra statunitense di baseball dei Boston Red Sox, che non riuscì a vincere le World Series per un periodo di ottantasei anni (dal 1918 al 2004).[1]

Secondo la leggenda, la Maledizione del Bambino si abbatté sui Boston Red Sox a partire dal 1920, anno in cui la squadra cedette il battitore statunitense Babe Ruth (soprannominato Bambino) ai rivali dei New York Yankees. Prima di allora, i Red Sox avevano ottenuto molte vittorie prestigiose nella loro breve storia, tra cui cinque titoli delle World Series ed altrettanti campionati dell'American League; in seguito alla cessione di Ruth, però, la squadra di Boston non riuscì più a conquistare le World Series fino al 2004, mentre quella di New York divenne una delle compagini più forti e vincenti degli Stati Uniti d'America.

Dopo oltre ottant'anni di sconfitte e delusioni, la Maledizione del Bambino fu finalmente spezzata nella stagione 2004, quando i Boston Red Sox vinsero le World Series battendo in finale i Saint Louis Cardinals con un perentorio 4-0.

Premessa

Prima della cessione di Babe Ruth ai New York Yankees nel 1920, i Boston Red Sox erano considerati la migliore squadra di baseball degli Stati Uniti d'America, grazie ai cinque titoli delle World Series conquistati nelle quindici edizioni disputate fino ad allora; gli Yankees, al contrario, non erano mai riusciti a qualificarsi per le World Series nella loro storia.

Tuttavia, negli ottantasei anni della Maledizione del Bambino il trend fu completamente invertito: gli Yankees disputarono infatti 39 finali delle World Series, vincendone ventisette (record assoluto per una squadra della Major League Baseball), mentre i Red Sox ne giocarono soltanto quattro, perdendole tutte alla settima partita.

Tradizione

Anche se il declino dei Boston Red Sox cominciò nel 1918, la cessione di Babe Ruth ai New York Yankees avvenne soltanto nel gennaio del 1920. Secondo la tradizione, mai confermata, l'allora proprietario dei Red Sox, Harry Frazee, utilizzò il ricavato del trasferimento del giocatore per finanziare la produzione del musical No, No, Nanette; Frazee era infatti a capo di molti spettacoli di Broadway dell'epoca, tra cui appunto No, No, Nanette, che fu proposta al pubblico cinque anni dopo la cessione di Ruth agli Yankees.

Il giornalista sportivo Leigh Montville avanzò l'ipotesi che Frazee fosse in stretti rapporti con i proprietari degli Yankees e che tutte le cessioni dei Red Sox di quel periodo fossero state compiute soltanto per finanziare le sue produzioni in ambito teatrale. Ruth non fu infatti l'unico giocatore di quegli anni a lasciare Boston per approdare a New York: le stesse orme furono percorse anche da Wally Schang, Waite Hoyt, Harry Harper, Mike McNally, Everett Scott, Joe Bush, Sam Jones, Joe Dugan ed Elmer Smith.

Diffusione

La Maledizione del Bambino divenne un fenomeno di costume nei primi anni novanta del XX secolo, in seguito alla pubblicazione del libro Curse of the Bambino del giornalista sportivo Dan Shaughnessy.

Della "maledizione" non si trova traccia prima degli anni novanta, come dimostrato dall'analisi degli archivi giornalistici dell'epoca: il New York Times non parlò mai della superstizione fino al 1992 ed anche i quotidiani di Boston utilizzarono questa espressione soltanto dopo la pubblicazione del libro di Shaughnessy. Dal settembre di quello stesso anno iniziarono i primi cori al riguardo, cantati dai tifosi dei New York Yankees in segno di scherno contro i sostenitori dei Boston Red Sox, e ben presto negli stadi comparvero anche cartelloni e magliette raffiguranti Babe Ruth.

Partite celebri

Note

  1. ^ The Bambino's curse, su snarkout.org, 28 settembre 2003 (archiviato dall'url originale il 10 ottobre 2009).

Voci correlate

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