Il monastero è un complesso di edifici destinati alle monache o ai monaci di differenti religioni.

Etimologia

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Il nome "monastero" entra nella lingua italiana nella prima metà del XIII secolo dal latino tardo monastērĭum, questo dal greco antico μοναστήριον (monastḗrion) derivato da μοναστής (monastḗs; monaco) quindi da μονακός (monakós; solitario, eremita) a sua volta da μόνος (mónos; solo, unico).

Il monastero nel buddismo

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Nel buddismo un monastero è un luogo dove monaci e monache possano vivere in conformità alla disciplina e all'etica insegnata da Buddha Sakyamuni, per ricevere insegnamenti, studiare, progredire nella pratica e mantenere viva la tradizione buddista. Il tempio si chiama vihara ed è una parola presa dall'antica lingua sanscrita (विहार) che significa dimora ed indica il luogo dove risiedono il Buddha ed i suoi monaci. È la sala o l'edificio principale del tempio buddista, ed ha sostituito il chaitya in tale funzione.

Il monastero nel Cristianesimo

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Monastero di Santa María de El Paular, vicino a Madrid, Spagna

Nel Cristianesimo un monastero è un edificio comune dove vive una comunità di monaci o monache, sotto l'autorità di un abate o di una badessa. I monasteri non costituiscono un ordine religioso: ognuno di essi può essere una comunità a sé stante, oppure far parte di confederazioni, con alcune funzioni di coordinamento e di mutuo aiuto.

Monastero non è sinonimo di convento: quest'ultimo venne introdotto con l'avvento degli ordini mendicanti. Il monachesimo prese avvio nelle province orientali dell'Impero romano, soprattutto in Egitto, verso la fine del III secolo. I primi monaci erano detti anacoreti (dal greco anakorein che vuol dire ritirarsi, fuggire), cercavano una vita ascetica, un rapporto mistico con la divinità e si rifugiavano in luoghi impervi, spesso desertici. Anche in Occidente alcuni cristiani si isolarono per condurre una vita da eremiti. Finché San Benedetto da Norcia, nato nel 480 dC, diede vita per la prima volta a una comunità monastica che doveva operare secondo norme precise stabilite dalla Sancta Regula.

Il monastero è stato per molti secoli una piccola città, con la tendenza all'autosufficienza dal punto di vista economico. I monaci si dedicavano a varie attività manuali per garantire ai confratelli cibo e mezzi necessari alla vita quotidiana. Lavoravano e pregavano (ora et labora). Nell'epoca medievale, molti monaci amanuensi ebbero anche il merito di trascrivere opere letterarie e filosofiche greche e romane che, grazie a questa paziente attività di copiatura, sono giunte fino noi. I monasteri si diffusero in tutta Europa. A parte l'Italia, uno dei Paesi in cui maggiormente si affermò l'dea monacale fu l'Irlanda.

Il monastero non è solo un fenomeno cristiano: anche gli aderenti ad altre religioni hanno creato monasteri.

Abbazie

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Particolare tipo di monastero è l'abbazia, che per il diritto canonico è un ente autonomo: il complesso abbaziale, gli edifici in cui essa vive e i territori circostanti che rientrano sotto il suo controllo, possono essere considerati come una comunità religiosa. Le abbazie possono trovarsi o meno all'interno di una diocesi: nel caso in cui non lo siano vengono denominate nullius dioecesis e di fatto assumono loro stesse il ruolo di diocesi.

Generalità sulle attività e funzioni monastiche medievali

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In effetti le funzioni sociali di un'abbazia nel Medioevo erano molteplici, fino alla comparsa dello stato modernamente inteso. Da una parte esse avevano una funzione spirituale per il bene della società, nei fabbricati conventuali (per la vita monastica), organizzate attorno al chiostro o alla chiesa abbaziale. Ma vi erano altri fabbricati di ospitalità per il pubblico esterno: scuole, infermerie, ostelli per pellegrini, alloggi per i conversi (i fratelli laici dell'abbazia), "porte della carità".

Vi si aggiungano ancora i fabbricati detti fabbricerie dove venivano soddisfatte le necessità logistiche immediate dell'abbazia (laboratori vari, panifici, scuderie, stalle, pollai, ecc.) Più lontano ancora, nei villaggi, l'abbazia erigeva croci, particolarmente per i pellegrini. Questa varietà di funzioni si ritrova nei principali "uffici" (responsabilità, incarichi) delle monache: badessa (dirigenza), cantori (musica sacra), cellerari (affari di giustizia), economi, ciambellani (relazioni esterne), infermieri, elemosinieri (assistenza ai poveri), bibliotecari, pietanzieri (cibi per i giorni di magro), ipotecari (farmacia), madri delle converse, vicari (celebrazioni delle Messe nella chiesa parrocchiale), maniscalchi (ferratura dei quadrupedi), refettorieri (per i refettori), giardinieri, camerieri (per l'abbigliamento), ecc.

Gli insediamenti conventuali di tipo benedettino, con il loro principio del lavoro manuale per i monaci, ebbero nel Medioevo un ruolo di sviluppo economico e tecnologico locale: è il caso, ad esempio, della diffusione in Francia della carpa e soprattutto del coniglio domestico, dovuta a motivi religiosi ed economici. I prodotti agricoli ed artigianali delle abbazie benedettine (come nel sud-est i liquori di Lérins o il liquore verde detto Bénédictine, non più prodotto dai monaci dopo la Rivoluzione francese) sono oggi visibili al grande pubblico sui siti Internet delle abbazie.

Architettura

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Monastero dell'Escorial

L'ampiezza delle comunità monastiche variava enormemente in funzione della ricchezza e del prestigio: alcune erano piccolissime mentre altre, seppur minoritarie, potevano accogliere anche 900 monaci. In media, però, ne riunivano da 10 a 50, perché l'Abate doveva conoscere e seguire i suoi monaci e guidarli come un padre spirituale. Solitamente costruito vicino ad un corso d'acqua, l'intero complesso monastico era orientato in modo che l'acqua potesse essere convogliata verso le fontane e la cucina, prima di raggiungere la lavanderia e i bagni. Le origini della struttura del tipico monastero rimangono oscure. Probabilmente i monaci si rifecero in parte alle ville romane, edifici a loro familiari e costruiti su uno schema unico in tutto l'Impero. D'altra parte i monaci, quando potevano, stabilivano le loro comunità in edifici preesistenti, spesso proprio delle ville di origine romana, che poi adattavano alle loro esigenze. A volte occupavano anche edifici precedentemente dedicati a culti pagani. Il tempo, l'esperienza e le esigenze delle comunità monastiche lentamente influirono sull'impostazione originale dei monasteri secondo criteri comuni a tutte le latitudini. Questo portò i monasteri a rassomigliarsi tra loro. Alla fine l'aspetto generale del monastero risultò essere quello di una sorta di città, con case divise da strade ed edifici, soprattutto nei grandi monasteri, divisi in gruppi. L'edificio della chiesa forma il nucleo e rappresenta il centro religioso della comunità. Perseguendo l'indipendenza dal mondo esterno, inoltre, i monaci si dotarono di mulini, forni, stalle, cantine e dei laboratori artigiani necessari per eseguire riparazioni e quant'altro fosse richiesto per soddisfare le esigenze della loro comunità.

Chiostro dei marmi del Monastero di San Nicolò l'Arena

Organizzazione monastica

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Per assicurare il buon funzionamento del monastero, soprattutto nei monasteri più grandi, l'abate si avvaleva di una serie di collaboratori che a lui rendevano conto per lo svolgimento di molte mansioni.

Monasteri doppi

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Il monastero doppio è un'istituzione monastica che ospita, in strutture monastiche separate, monaci e monache, sotto la direzione unica di un abate o di una badessa. Ne esistevano in Oriente dalla prima metà del IV secolo. In Occidente si osservano due grandi ondate di fondazione di questo tipo di monasteri: quella del cristianesimo celtico, precisamente nel VII secolo, e quella della riforma gregoriana nei secoli XI e XII.

Questo tipo di organizzazione monastica comparve in Oriente allo stesso tempo del cenobitismo cristiano:[1] esso fu dovuto alla necessità per le donne di avere accanto uomini, i soli abilitati a celebrare l'Ufficio divino e ad amministrare i sacramenti.[2]. Pare che i monasteri misti fossero numerosi in Oriente nei primi secoli del monachesimo cristiano.[3]. Le due strutture monastiche distavano fra loro da poche centinaia di metri a qualche chilometro (vi erano casi in cui la comunità femminile viveva su un'altura mentre quella dei monaci nella valle, come nel monastero di San Piertro di Remiremont, nei Vosgi, fondato verso il 620 da sant'Amato e da San Romarico). Le attività comuni erano limitate: generalmente toccava ai monaci provvedere ad esigenze quali l'approvvigionamento dei generi di prima necessità e, naturalmente, alle celebrazioni liturgiche ed all'amministrazione dei sacramenti.

In ogni caso la separazione fra monaci e monache era molto rigida. Le norme generali che regolavano tali rapporti di coabitazione nei monasteri doppi furono codificate per la prima volta dall'imperatore Giustiniano I nel 529: i locali per i monaci e quelli per le monache dovevano essere separati. Le monache potevano uscire ed anche alloggiare altrove, salvo che nel monastero maschile. Tre monaci venivano messi a disposizione per le esigenze delle monache, ma essi potevano rivolgersi solo alla madre superiora.

Successivamente, in occidente, vennero stabilite regole ancor più rigide, ed osservando quasi tutte le comunità femminili le regole della clausura, la possibilità di contatti diretti era pressoché nulla. Anche quando vi era una sola chiesa, che veniva utilizzata da entrambe le comunità, all'interno di questa erano realizzate strutture fisiche (muri e simili), che impedivano non solo la prossimità fra i membri delle due comunità durante le funzioni liturgiche, ma addirittura ne era impedita fisicamente anche la vista (le monache assistevano alle funzioni attraverso aperture velate, aperte nei muri separatori e protette da grate in ferro e solo una piccola apertura in una di esse consentiva alle monache di ricevere la comunione).

In questo tipo di monasteri vengono anche annoverati i "monasteri familiari", nei quali alcuni membri della comunità erano legati da vincoli di parentela: il marito dirigeva la comunità dei monaci e la moglie quella delle monache, ovvero i due ruoli erano ricoperti rispettivamente da fratello e sorella.[2]

I monasteri doppi ebbero origine in oriente (il primo fu fondato in Egitto da San Pacomio a Tabennensis, in Tebaide, su una riva del Nilo, agli inizi del IV secolo). Si diffusero poi anche in Occidente, non si sa attraverso quale canale l'idea di monastero doppio vi fosse arrivata. Pare che il fenomeno abbia avuto i suoi inizi in Gallia, con istituzioni d'ispirazione colombaniana (San Colombano stesso, morto nel 615, non par essere ad esse contemporaneo:[2] e le più antiche che si conoscano sono quella di Faremoutiers e quella di Remiremont, che comparvero verso il 620).

Essi conobbero una fase di notevole sviluppo fin verso il IX secolo per poi fermarsi ed addirittura retrocedere fino all'XI, allorché, con una rinnovata popolarità della vita monacale, riprese lo sviluppo di nuove istituzioni che raggiunse il suo apice a metà del XII secolo. Di qui ne iniziò il declino, grazie anche alle esortazioni alla cautela emesse nel 1139 dal secondo concilio lateranense.[4] e questo tipo di istituzioni andò via via diminuendo (molte si trasformarono in monasteri semplici). Ad oggi ne esistono nel mondo solo pochissimi esemplari.

Monasteri familiari e monasteri gemelli

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In questo tipo di monasteri vengono anche annoverati i "monasteri familiari", nei quali alcuni membri della comunità erano legati da vincoli di parentela: il marito dirigeva la comunità dei monaci e la moglie quella delle monache, ovvero i due ruoli erano ricoperti rispettivamente da fratello e sorella.[2] I monasteri doppi non vanno confusi con quelli detti "gemelli".

Vi è una certa confusione fra monasteri doppi (monaci e monache) e "monasteri gemelli" (solo monaci). Si tratta infatti, in questi casi, di coppie di monasteri ma ciascuno di essi era abitato da monaci. Nonostante si trattasse di monasteri maschili riuniti sotto l'autorità di un unico abate, questa istituzione è talvolta detta "doppia". Ne furono casi, fra gli altri, l'Abbazia di Stavelot e quella di Malmedy, in Belgio, fondati, pressoché insieme, nel 648 da san Remaclo; così come il monastero di Wearmouth, in Inghilterra, fondato nel 674 da san Benedetto Biscop, che gli aggiunse nel 682 il monastero gemello di Jarrow. Pur trattandosi ancora di monasteri maschili, questa istituzione di monaci "non irlandesi" è talvolta detta "doppia".

Note

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  1. ^ (EN) Constance Stoney, Early Double Monasteries, Project Gutenberg
  2. ^ a b c d (EN) Barbara Mitchell, Anglo-Saxon double monasteries, su History Today, vol. 45, ottobre 1995, questia Archiviato il 4 gennaio 2013 in Archive.is.
  3. ^ (EN) Catholic Encyclopedia, New Advent, «Double Monasteries»
  4. ^ (FR) Le Blog de L'ancienne Abbaye Cistercienne de la Séauve-Bénite, « La clôture des moniales au XIIème siècle en France »[collegamento interrotto]

Voci correlate

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