Oscar Gallo (Venezia, 1909 – Firenze, 1994) è stato uno scultore, pittore e incisore italiano.
Figlio del fonditore veneziano Luciano Gallo,[1] Oscar arrivò con la famiglia a Prato nel 1918.
Studiò presso la Scuola d'Arti e Mestieri Leonardo dove apprese i rudimenti del disegno e della pittura; il contatto con l'ambiente culturale del luogo, composto da intellettuali e da artisti che, per spontanea aggregazione, nel 1919 si riunirono intorno a personaggi come Ardengo Soffici, Quinto Martini, Ottone Rosai, Leonetto Tintori ed Elena Berruti.
Grazie a Mino Maccari, un gruppo di sue xilografie e disegni apparvero sulla rivista «Il Selvaggio». Esordì in una collettiva nella Stanza del Selvaggio, insieme a Quinto Martini.
Fece parte del gruppo che divenne poi la Scuola di Prato, assieme ad Arrigo Del Rigo,[2][3] Gino Brogi, Leonetto Tintori, Quinto Martini e Giulio Pierucci.[4] caratterizzato in prevalenza da inquieto frondismo se non da vero e proprio implicito antifascismo.[5]
Nella notte tra il 3 ed il 4 agosto 1944 i tedeschi fecero saltare i ponti di Firenze, compreso Ponte Santa Trinita. Vennero recuperati i frammenti delle decorazioni marmoree, caduti nelle acque dell'Arno, che furono sistemati nel Giardino di Boboli. Gallo partecipò alla ricostruzione in gesso dei modelli delle parti mancanti ai cartigli, alle teste di ariete e al trasferimento dei gessi nel marmo bianco.
Oscar Gallo insegnò al Liceo Artistico di Bologna, poi dal 1945 al Liceo Artistico a Firenze; dopo aver rinunciato nel 1962 al ruolo di Accademico Onorario[6] ottenne nel 1963 la cattedra di Scultura diventando poi direttore dell'Accademia di belle arti di Firenze che nel 2012 gli ha dedicato una retrospettiva, nella Sala delle Esposizioni dell´Accademia delle Arti del Disegno, in via Ricasoli, 68.
Nel 1947 fondò il movimento Nuovo umanesimo assieme a Quinto Martini, Onofrio Martinelli, Ugo Capocchini, Emanuele Cavalli ed Giovanni Colacicchi, volendo sostenere la figuratività ed il realismo in contrapposizione all'astrattismo.[7]
Sue opere sono conservate alla Galleria d'arte moderna di Firenze, al Museo civico di Prato e al Museo civico di Torino.
L'esordio espositivo è nel 1927 a Firenze, nella prima mostra di Strapaese.[8]
Nel 1938 compì un lungo viaggio di studio in Svizzera e in Germania. Partecipò alle Biennali di Venezia nel 1930, 1934, 1936 e 1940 (edizione in cui ottenne una sala personale) e alla mostra di Berlino del 1937.
Nel 1946 alla Galleria La Spiga di Milano presentò sue sculture, tra le quali Patrizia (1945), una delle sue opere più note, in cui risulta chiaro il carattere discreto dell'artista.[9] Ottenne nel 1960 il premio Scultura dell'Accademia di San Luca, diventandone accademico nel 1970.
Partecipazione alla Quadriennale di Roma nel:
oltre ad esporvi Ritratto di Mario, Piccola azione, Testa di bambina, Nudino disteso, Nudino, Nudino seduto, Busto di donna.[20]
Partecipò inoltre a:[21]