Wiracocha, divinità maggiore

La religione inca è costituita da una serie di leggende e miti che alimentarono il panteismo dell'Impero Inca, centralizzato a Cusco, in Perù, che tuttora sopravvive in tradizioni spesso sincretistiche come quelle legate alla Pachamama.

Alcuni nomi degli dei inca si ripetevano, oppure erano chiamati con nomi diversi nelle varie province dell'Impero.

Intorno al 1530, si poteva individuare al suo interno l'aggregazione di almeno tre distinte tradizioni culturali:

Tre piani

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Gli Inca credevano il mondo composto da tre livelli:

Pacha significava sia tempo sia spazio.

Pantheon degli Inca

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Nella mitologia inca gli dei erano gli astri o altri grandi elementi della natura. L'unico dio nel vero senso della parola era:

Gli altri dei fondamentali erano:

Altri dei minori:

In questa particolare teologia le divinità supreme convivevano pacificamente.

Molto venerati dal popolo erano gli huaca (le forze) dei monti, dei laghi, dei fiumi e degli alberi, ai quali si consacravano mucchi di pietre e si offrivano bambini in sacrificio[senza fonte].

Struttura base della religione[1]

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La religione inca è il riflesso, in ambito religioso, della struttura statale, in cui si conformavano varie etnie, strutture sociali ed economiche arcaiche ma amministrazioni più evolute. Il culto centrale era dovuto al dio Inti, il dio del Sole. Era l'immagine dell'imperatore Sapa-Inca. Quando gli Inca conquistavano una terra sempre facevano costruire un tempio a Inti. A Cusco il tempio più importante era il Coricancha, dedicato appunto al Sole.

Sotto l'impero di Pachacuti si affermò sempre di più il culto di Viracocha.
Egli fuoriesce da vari miti spesso diversi e confusi come il creatore, l'eroe civilizzatore.
Su Viracocha esistono differenti miti, eccone alcuni:

Altro dio importante dopo Inti e Viracocha fu Inti Illapa, il Tuono. Egli viaggiava nella volta celeste con una saetta e una mazza per generare il fulmine e il tuono. Egli attingeva l'acqua da versare sulla terra dalla Via Lattea.

Religione dell'élite

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La casta imperiale e il clero dedicavano il loro culto a Viracocha.

Non è facile capire se l'attenzione di Pachacuti al nuovo credo fosse dovuto a calcolo oppure a vera fede, o anche a normali necessità teologiche.

Religione del popolo

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Essa era diretta a:

Ricorrenze

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La più grande festa religiosa inca era il Raymi (la danza del Sole), in onore di Inti, che ricorreva due volte l'anno e si protraeva per otto giorni consecutivi. Veniva acceso il fuoco sacro mediante uno specchio ustorio e tale fuoco veniva custodito dalle Vergini del Sole fino al successivo Raymi.

Questa festa è celebrata ancora oggi dai popoli andini.

Templi

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La civiltà inca fondò molti templi per adorare le varie divinità. I templi inca più conosciuti sono probabilmente quello del Sole a Cusco, quello di Vilcas Huamán e quello sull'Aconcagua (la montagna più alta del Sud America) e il Tempio del Sole dell'Isla del Sol. Il tempio di Cusco fu costruito senza altri mezzi che l'incastonamento delle pietre. Questo, ha una circonferenza di oltre 1200 piedi. Una parte del tempio, chiamata Qoricancha, ha al suo interno svariati oggetti d'oro. Varie zone dell'Impero inca furono assegnate ai sacerdoti che le amministravano in nome del dio del Sole.

Mito di fondazione dell'Impero

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Manco Cápac, il primo inca, illuminato e guidato da Inti, partì dal lago Titicaca insieme a Mama Ocllo, sua moglie e sorella, e con una bacchetta (meglio scettro o bastone, bacchetta è riduttivo) d'oro (consegnatagli dal padre) segnò il punto in cui sarebbe sorta Cusco, capitale del futuro impero.

Tutti i sovrani inca, dunque, erano ritenuti discendenti diretti del Sole e, quindi, dèi essi stessi e padroni di tutte le cose e gli uomini del regno. Il sovrano sceglieva la sua sposa tra le proprie sorelle, ma possedeva anche centinaia di concubine ed era servito dalle sacerdotesse del Tempio del Sole che poteva dare in spose ai nobili della corte. Gli era dovuta obbedienza totale e a lui era riservato un terzo delle ricchezze e dei raccolti del regno (le altre due parti erano destinate alla popolazione e ai culti). Alla sua morte la salma veniva mummificata, ricoperta di doni d'oro, avvolta in ricchi mantelli ricamati e deposta in una cavità naturale.

Note

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  1. ^ Alfred Matraux. "Gli Inca" Einaudi

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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