Torre di Babele, dipinto di Pieter Bruegel del 1563

La torre di Babele (in ebraico מגדל בבל?, migdàl Bavèl) è la leggendaria costruzione di una torre, o un edificio elevato in qualche modo assimilabile ad essa, di cui narra la Bibbia nel libro della Genesi: 11,1-9[1], la cui costruzione avrebbe rappresentato una sfida a Dio e causato la diversità linguistica fra i popoli del mondo. Il racconto della sua costruzione ha un parallelo in un poema sumerico, Enmerkar e il signore di Aratta, e nel Libro dei Giubilei (10, 18-27). Riferimenti più o meno ampi ad essa si trovano anche nelle opere di scrittori d'età ellenistica e romana: nei frammenti di Alessandro Poliistore e di Eupolemo (Eus., Præp. Ev., IX), negli Oracoli sibillini (III. 117-129), in Flavio Giuseppe (Ant. Jud., I.4.3).

La storia biblica della Torre di Babele (= Babilonia) deriva probabilmente dalla principale ziqqurat di Babilonia, l'Etemenanki.

Archeologia

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Dal punto di vista archeologico, si fa corrispondere la biblica Torre di Babele alla grandissima ziqqurat Etemenanki, costruita nel II millennio a.C. e riparata/rifatta molte volte fino all'epoca di Alessandro Magno. La sua base, nel momento di massimo splendore, era un quadrato di 91 metri di lato (verificata archeologicamente) e anche la sua altezza pare abbia raggiunto i 91 metri. Non c'è, però, accordo sul periodo in cui tali dimensioni furono raggiunte.

Quando gli ebrei furono deportati a Babilonia, trovarono incompiuto il rifacimento del re caldeo Nabopolassar e di suo figlio Nabucodonosor II (VII secolo a.C.). La ziqqurat Etemenanki, dedicata al dio Marduk, nel periodo di Nabopolassar era alta 30 cubiti (circa 15,30 o 22,90 m), come si deduce dalle descrizioni del figlio Nabucodonosor II.

Ne parla con ammirazione anche Erodoto, che la dichiara ancora esistente ai suoi tempi, anche se egli non la visitò, come spesso si afferma erroneamente. Proprio per questa sua mole straordinaria, essa fu considerata dagli Ebrei simbolo dell'arroganza umana.

Alcuni ricercatori moderni, seguendo David Rohl, hanno però ipotizzato che Eridu e non Babilonia fosse Babele e dunque il luogo originale della torre di Babele. Questo in base a svariate ragioni:

L'episodio della Genesi 11, 1-9

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«Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. Si dissero l'un l'altro: "Venite, facciamoci mattoni e cociamoli al fuoco". Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. Poi dissero: "Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra". Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: "Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro". Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.»

La torre, in mattoni, fu costruita sul fiume Eufrate nel Sennaar (in Mesopotamia) con l'intenzione di arrivare al cielo e dunque a Dio. Secondo il racconto biblico, all'epoca gli uomini parlavano tutti la medesima lingua. Gli uomini volevano arrivare al cielo per acquisire gran fama e non essere dispersi su tutta la terra come Dio aveva loro comandato (Genesi 1:28). Ma Dio creò scompiglio nelle genti e, facendo in modo che le persone parlassero lingue diverse e non si capissero più, impedì che la costruzione della torre venisse portata a termine. Il nome di "Babele", attribuito alla torre, è riconducibile all'ebraico bālal, che significa «confondere»,[2] in quanto l'episodio della Genesi parla di "confondere le lingue".

Interpretazione teologica

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Esegesi cristiana

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La narrazione dà conto del progetto di Dio affinché gli uomini si dividessero sulla Terra e la popolassero; nel contempo spiega mitologicamente l'origine delle differenze di linguaggio tra gli uomini.

Un'altra interpretazione del racconto, spesso impiegata allegoricamente nei secoli successivi, è quello di punizione per un atto di superbia, il tentativo di alzarsi al cielo. Molto spesso, nella Bibbia, Dio riserva agli uomini che hanno peccato punizioni amare e severe, prima fra tutte quella inflitta ad Adamo ed Eva, oppure quella legata alle vicende di Noè e della sua arca o agli egiziani che detengono il popolo ebraico in schiavitù. Pertanto, l'episodio della torre di Babele verrebbe interpretato nel senso che Dio punirebbe gli uomini perché la costruzione della torre rappresenterebbe un tentativo di "aspirare al cielo" già durante la vita terrena o, detto in altri termini, di paragonarsi a Dio stesso. L'episodio della torre pertanto non si scontra affatto con la visione secondo cui l'uomo deve cercare di elevare la propria anima ed il proprio spirito a Dio (tipica di molte religioni, comprese quella ebraica e quella cristiana), ma anzi enfatizza e sotto alcuni aspetti giustifica il fatto che l'elevazione a Dio debba avvenire nello spirito e non nella carne.

Nella simbologia cristiana e ortodossa pare significativo che, durante la Pentecoste, gli apostoli, grazie al dono dello Spirito Santo, tornino ad essere comprensibili da popoli parlanti lingue diverse, vincendo così la spaccatura originata a Babele.

È interessante notare che l'esistenza tra gli uomini di una medesima lingua, durante la costruzione della torre di Babele, contraddirebbe quanto riportato in Genesi 10[3]: in questo capitolo, che precede quello dedicato alla Torre di Babele, si legge che i figli di Noè avevano ciascuno un proprio territorio e una propria lingua. In questa narrazione la differenziazione linguistico-culturale non è quindi il risultato di una punizione divina ma il frutto di un processo umano. A proposito di tale contraddizione, occorre tener conto del fatto che, pur essendo il capitolo 11 sulla torre di Babele successivo al capitolo 10 sulla descrizione della discendenza di Noè, la Bibbia non è scritta in ordine cronologico, come risulta evidente anche da altre narrazioni bibliche.

È interessante anche notare l'uso, in questo capitolo biblico, del termine ebraico שם (Shem): nel versetto 4, gli uomini si accingono a costruire la Torre per farsi un nome, cioè acquisire fama (שם); al termine del racconto della Torre, al versetto 10, comincia la genealogia di Sem (שם) che significa proprio nome o fama, come se il personaggio di Sem rappresentasse simbolicamente il nome che gli uomini hanno appena acquisito; le parole pronunciate da Dio durante il suo intervento, infatti, non hanno un tono punitivo, e l'intero episodio della Torre può essere letto non in chiave punitiva ma come la realizzazione di un piano di Dio stesso. Nel versetto 9, si legge che «il Signore... disperse coloro di là sopra la faccia di tutta la terra». Anche qui compare il termine ebraico שם, che può significare anche . Questo versetto può quindi anche essere letto come: il Signore... diffuse coloro dal Nome sopra la faccia di tutta la terra, dando al racconto un carattere decisamente positivo e costruttivo: immediatamente dopo viene data, infatti, la genealogia del Nome... ed essendoci una certa corrispondenza, nelle Scritture, tra nomi e luoghi, la genealogia di Sem può venir identificata proprio con la diffusione degli uomini (costruttori della Torre) sulla Terra.

Esegesi ebraica

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Confusione delle lingue, raffigurazione di Gustave Doré

La tradizione esegetica ebraica spiega che alcune delle cause che comportarono la punizione per la sfida a Dio avvenuta con la costruzione della torre di Babele furono le seguenti.

Compreso il segreto delle lettere dell'alfabeto ebraico, sino a quel momento la sola lingua parlata e conosciuta, alcuni uomini dell'epoca utilizzarono il potere dei nomi di Dio tramite la stregoneria, cosa non ammessa, per governare gli angeli che, ministri divini, dovevano unicamente sottostare alla Volontà divina: infatti normalmente alcuni uomini vengono considerati superiori a certi angeli proprio per l'entità e la natura della propria anima ma, per questo peccato, vi fu una discesa morale e spirituale dovuta ad un precedente allontanamento da Dio.

Quegli uomini che commisero questa trasgressione vollero poi attaccarsi al potere delle stelle e delle costellazioni per dirigerlo verso il Mondo Inferiore ed utilizzarlo a proprio piacimento senza alcuna adesione all'Onnipotenza divina.

Essi vollero inoltre canalizzare l'energia divina del Nome eccelso nel Mondo e Dio impedì questo perché essi non avrebbero accettato le regole del Tiqqun nella Torah cercando così di compiere trasgressioni come se si fosse trattato di cose permesse. Se Adamo avesse mangiato dell'albero della vita dopo il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male avrebbe permesso che il male, anche nel suo mischiarsi con il bene, fosse stabile e duraturo; allo stesso modo i peccatori della torre di Babele avrebbero reso la trasgressione ambito di quanto permesso perciò Dio impedì che ciò accadesse.

I maestri commentano infatti dicendo che è bene per loro e per il Mondo che vi sia disunione sui malvagi mentre è buono per gli Zaddiqim e per il Mondo che su di loro (sugli Zaddiqim) vi sia unità.

Un Midrash, nel testo di Bereshit Rabbah, racconta che tutti gli uomini colpevoli del peccato di sfida nei confronti di Dio con la Torre di Babele vennero trasformati [quasi] in "scimmie", spiriti e demoni.

Per gli altri peccati compiuti in quell'episodio Dio aveva punito facendo ritornare al luogo da cui arrivarono coloro che si erano riuniti nella valle di Babel: questi, con l'intenzione di rifugiarsi sulla cima della torre, avevano pensato di poter scampare ad un diluvio che temevano potesse ritornare; altri con la confusione del linguaggio: quelli che avevo progettato di compiere e poi fecero idolatria.
Con l'episodio della torre di Babele chi di questa trasgressione si rese colpevole smise di seguire il monoteismo ed invero la radice di essa fu anche l'idolatria.

Nimrod fu l'ideatore e l'architetto della torre di Babele. Ad est venne costruita la parte per salire, ad ovest per discendere, il primo pilastro, questa torre, eretta ad est, nella valle di Babel... la parte centrale rimase [diritta] sul suolo...

Dio non punì sterminando tutti gli individui colpevoli di questi peccati, benché siano stati peggiori di quelli puniti con il diluvio universale, per l'amicizia presente tra loro.

Sem ammoniva i suoi figli dicendo loro di tenersi lontani persino dalla sola costruzione ed anche Avraham, quando camminava presso il cantiere, ammoniva i peccatori che ne irridevano l'apparente, ma non reale, sterilità: prima che il peccato venisse compiuto, Dio attese anche la Teshuvah.

La torre di Babele in altri media

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Note

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  1. ^ Gen 11,1-9, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  2. ^ Treccani Enciclopedia, su treccani.it.
  3. ^ Gen 10, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.

Bibliografia

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