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La lingua greca (in greco Ἑλληνικὴ γλῶττα) è una lingua flessiva (ad elevato grado di sinteticità), di origine indoeuropea, i cui dialetti erano parlati nell'antica Grecia, nelle isole del Mare Egeo e nelle colonie greche sulle coste del Mediterraneo orientale e occidentale. Benché non sia più parlata, è una lingua di grande rilevanza culturale, poiché in essa furono redatti i primi testi letterari, filosofici e scentifici della civiltà occidentale. Essa era articolata in varii sotto-gruppi linguistici, i dialetti greci, che erano:
Per la grammatica e le particolarità linguistiche di tutti questi dialetti, si rimanda alle voci indicate dai collegamenti. La grammatica greca di cui qui delineeremo gli aspetti fondamentali, è improntata in larga parte al dialetto attico, parlato ad Atene, ed impostosi dal V secolo a. C. in poi, a causa dell'egemonia militare, politica, economica, culturale di Atene, come lingua panellenica; tale dialetto, insieme a una componente ionica più o meno forte a seconda dei luoghi, era alla base della cosiddetta κοινὴ διάλεκτος di età ellenistica, la lingua franca del Mediterraneo nota anche come greco comune. Essa, tuttavia, non coincide appieno con il dialetto attico puro.
Il greco antico ha norme ortografiche e ortoepiche particolarmente raffinate. Qui le delineeremo in sintesi, rimandando di volta in volta alle voci correlate, per una trattazione più esaustiva e precisa dei singoli problemi.
In questa sezione cercheremo di delineare le caratteristiche salienti dell'alfabeto e dell'ortografia del greco antico (attico)
L'alfabeto greco era composto di ventiquattro lettere, di uso comune, più alcuni segni caduti in disuso in età arcaica come segni fonetici, e rimasti nella compitazione scritta dei numerali.
Qui di séguito sono elencate le lettere dell'Alfabeto greco ionico, che a partire dalla Ionia micro-asiatica venne soppiantando gli antichi alfabeti locali (alfabeti epicorici), dalla seconda metà del VI sec. a. C.:
La pronuncia del greco antico qui proposta è quella che più o meno è accreditata come plausibile per l'attico classico.
In età medievale e nel primo rinascimento predominava fra gli umanisti un'altra pronuncia, quella cosiddetta reuchliniana o roicliniana, così chiamata poiché fu l'umanista Giovanni Roiclinio, a sostenerne la validità. Tale lettura era legata alla pronuncia itacistica cosiddetta bizantina ma in realtà era assai più antica, visto che traspare dai papiri dell' età ellenistica e le prime avvisaglie di tale evoluzione della fonetica antica del greco sono già ampiamente adombrate dalla realtà fonetica sottesa ad alcune riflessioni linguistiche dei dialoghi di Platone.
La lettura itacistica fu importata in Italia dagli intellettuali bizantini scampati alla conquista e al saccheggio di Costantinopoli (1453) da parte dei Turchi. Quegli intellettuali (fra cui spiccavano il filosofo neoplatonico Emanuele Crisoloras e il cardinale Bessarione) impressero alla lettura dei classici greci il loro accento e la loro inflessione. Essi leggevano ι le lettere η e υ, i dittonghi ει e οι, e pronunciavano ε il dittongo αι; inoltre pronunciavano /v/ la lettera υ nei dittonghi αυ ed ευ, prima di vocale o consonante sonora, ed /f/ prima di consonante sorda; come /v/ era letta anche la β. Fu un altro grande umanista, l'olandese Desiderio Erasmo da Rotterdam ad opporsi alla pronuncia itacistica del greco antico. Questi, studiando le figure di suono nei poeti comici, in particolare le onomatopee scoprì che la pronuncia antica era diversa da quella roicliniana: il belato della pecora in Aristofane è infatti imitato con βῆ, il che denunciava il vero suono delle lettere greche che componevano questa particolare onomatopea: non /vi/, ma / ̀bɛ:/. Pertanto, Erasmo scoprì e cercò di ripristinare la vera pronunzia classica, che da lui prende il nome di erasmiana.
La vera pronuncia erasmiana, di cui i linguisti hanno perfezionato la ricostruzione con l'aiuto degli storici, definendo quindi i caratteri della vera pronuncia greca classica, del V secolo A.C., differisce tuttavia per diversi aspetti, dalla pronuncia scolastica convenzionale italiana:
Attenzione: nella scrittura tutta in maiuscole, spiriti e accenti non compaiono.
Il greco antico possedeva i seguenti segni di interpunzione:
Attenzione:
Per una comprensione chiara della funzione dei segni aggiuntivi della scrittura del greco antico, e dei suoi segni di interpunzione, ai fini di una corretta lettura di tale lingua, è assolutamente necessario consultare la voce: segni diacritici dell'alfabeto greco.
La prosodia del greco richiede una trattazione a sé, data la sua importanza nella struttura della lingua greca. Qui di séguito i suoi aspetti salienti.
L'accento del greco antico è assai diverso da quello delle lingue indoeuropee moderne. Esso è un accento di natura musicale, a tre toni, libero nei limiti delle ultime tre sillabe. In greco, l'accento ha valore distintivo: esistono cioè coppie minime di parole fondate sulla semplice differenza di accentazione: ad es. νόμος, "usanza, legge", vs. νομός, "pascolo". L'accentazione tritonale del greco, paragonabile a quella del vedico (fase arcaica del sanscrito) e a quella del lituano, costituisce una delle tre basi della ricostruzione dell'accento musicale tritonale indoeuropeo.
I tre accenti della prosodia tritonale del greco antico sono:
Dal punto di vista dell'accento, le parole greche vengono classificate nel seguente modo:
L'accento greco era regolato da precise leggi (leggi di limitazione) che ne limitavano i gradi di libertà:
In ogni lingua, e dunque anche in greco antico, si definiscono clitiche le parole (in genere particelle e articoli, ma non solo) che sono prive di accentazione propria (fenomeno della clisi).
Se la clitica si appoggia per l'accento alla parola che precede, si ha un fenomeno di enclisi; se invece la clitica si appoggia alla parola che segue, si ha un fenomeno di proclisi. Le parole clitiche caratterizzate da enclisi si chiamano enclitiche; le parole clitiche caratterizzate da proclisi si chiamano proclitiche.
In greco sono proclitiche, si appoggiano cioè per l'accento alla parola che segue:
Le proclitiche possono ricevere l'accento quando si trovano alla fine di un periodo, prima di punto fermo o punto e virgola (=punto interrogativo), o quando sono seguite o fuse con un'enclitica.
Il greco antico possiede un nutrito gruppo di enclitiche; fra queste si annoverano:
Le enclitiche conservano il loro accento quando sono all'inizio del periodo, dopo l'elisione, e quando sono volutamente enfatizzate.
Le enclitiche seguono regole ben precise, riguardo all'accentazione:
Quest'aspetto della prosodia greca è fondamentale per due questioni: 1) la corretta determinazione della posizione dell'accento; 2) in metrica, la determinazione della posizione dell'arsi e della tesi del verso greco.
In greco antico le sillabe si dividono in base a regole abbastanza simili a quelle che governano la divisione in sillabe in italiano e latino; unica differenza parziale: le parole composte con preposizioni vanno divise in sillabe secondo gli elementi che le compongono, a meno che la preposizione non termini in vocale e questa vocale non abbia subito elisione: dunque si dividerà προσ-έ-χω, ma, per contro, κα-τά-γω.
Il greco antico, fino al III-IV sec. d. C. è una lingua quantitativa, vale a dire che la durata di pronuncia delle sillabe è pertinente per la determinazione dell'accento di parola, nonché funzionale alla costruzione del ritmo della poesia e della prosa d'arte. Appare dunque fondamentale determinare la quantità sillabica. Ciò è possibile in base alle seguenti norme:
-Nota bene: ai fini della determinazione dell'accento di parola, contano unicamente le sillabe lunghe e brevi per natura.
Ai fini della metrica sono importanti tanto le sillabe lunghe per natura, che abbiamo definite sopra, quanto le sillabe lunghe per posizione. Una sillaba è lunga per posizione, anche se ha una vocale breve come la o, se dopo la vocale ci sono due consonanti semplici o una consonante doppia (si definiscono doppie le consonanti ζ ξ ψ -ma per la classificazione delle consonanti, vedi sotto la sezione apposita): es. δό-ξα, dove la sillaba δό- è breve per natura (è aperta e finisce in o), e dunque porta l'accento acuto, ma ai fini della metrica si considera lunga per posizione (è in positio fortis), poiché seguita da ξ, equivalente a due consonanti, κ + σ. Nella metrica greca classica, convenzionalmente, una sillaba lunga è avvertita come dotata di durata pari a due sillabe brevi.
Le vocali del greco si classificano in aperte o forti, α ε ο η ω, e chiuse o deboli, ι υ. Le vocali ε ο sono sempre brevi, le vocali η ω sono sempre lunghe, le vocali α ι υ sono dette ancípiti, possono cioè essere sia brevi sia lunghe. Questa classificazione tradizionale è essenziale per rendere trasparente la descrizione dei fenomeni fonetici che interessano il sistema vocalico greco.
I dittonghi fonetici, in greco, come in ogni altra lingua che li abbia, nascono genericamente dall'incontro di una vocale aperta o semi-aperta lunga o breve (α ε ο η ω), con una vocale chiusa breve (ι υ). In greco, dal punto di vista strettamente fonetico, esistevano due tipi di dittonghi, i dittonghi brevi (formati con ι υ precedute da α breve ε ο) e i dittonghi lunghi (formati con ι υ precedute da α lunga η ω). Teoricamente, i dittonghi del greco sarebbero i seguenti:
Nei dittonghi lunghi con iota (ι), tuttavia, già in età arcaica, la vocale chiusa si era affievolita fino a sparire. Nella scrittura maiuscola propria dei codici papiracei d'età antica, lo iota veniva scritto vicino alla lunga, ma non era pronunciato (iota adscriptum). Al tempo della trascrizione in minuscola, lo iota venne scritto sotto le vocali lunghe minuscole (iota sottoscritto), e rimase adscritto solo accanto alle vocali maiuscole iniziali di parola. Così i dittonghi αι ηι ωι vennero scritti semplicemente ᾳ ῃ ῳ e, in maiuscolo Αι Ηι Ωι, e si definiscono tuttora dittonghi impropri, rispetto a αι ει οι υι, αυ ευ ου ηυ, che invece vengono considerati dittonghi propri.
Relativamente alla posizione grafica e fonetica dell'accento sui dittonghi propri del greco, vedi sopra, il paragrafo relativo alle leggi di limitazione dell'accento greco.
Quando l'incontro di una vocale aperta e di una chiusa non forma dittongo, ma provoca iato, sulla vocale dolce si scrive la dieresi; l'accento acuto si scrive fra i due puntini della dieresi, mentre l'accento circonflesso la sovrasta. Alcuni preferiscono non segnare la dieresi, lasciando che la posizione dell'accento grafico denunci l'assenza del dittongo.
Attenzione: quasi tutti i dittonghi greci venivano letti com'erano scritti. Tuttavia esiste un'eccezione: convenzionalmente, il dittongo ου è letto come un' u lunga, /u:/; in realtà è noto che nel V e nel IV secolo a. C. il dittongo ου era pronunciato come un' o lunga chiusa, /o:/, mentre il dittongo ει era già pronunciato come un' e lunga chiusa, /e:/, il cui suono era in opposizione fonemica rispetto alla η, una e lunga aperta /ε:/.
Nel greco classico, improntato soprattutto sul dialetto attico, è diffuso il fenomeno della contrazione fra vocali. Esso nasce da ragioni di eufonia, dato che si verifica come rimedio allo iato, tutte le volte che si incontrano due vocali identiche, o anche due vocali di timbro diverso che non formino dittongo, o perfino quando si ha urto di suoni fra vocale e dittongo. Il risultato della contrazione è sempre una vocale lunga o un dittongo.
La contrazione segue alcune regole ben definite:
Le regole fonetiche generali della contrazione possono essere in parte eluse nella flessione di nomi e verbi contratti, al fine di conservare la trasparenza della declinazione e della coniugazione. Ciò è dovuto all'azione dell'analogia linguistica, che tende a regolarizzare forme altrimenti anomale.
Eccezioni della contrazione:
L'accento nella contrazione dà luogo ai seguenti sviluppi:
Si definisce crasi la contrazione fra una vocale o un dittongo finale di parola e una vocale o un dittongo iniziale di parola. In genere i fenomeni di crasi interessano:
Il segno grafico della crasi, nella scrittura in minuscola è la coronide, che è graficamente in tutto e per tutto uguale allo spirito dolce, con la differenza che quest'ultimo compare sempre nella vocale iniziale di parola non preceduta da aspirazione.
Circa alcuni fenomeni fonetici notevoli concomitanti con la crasi, va osservato che:
L'elisione è il fenomeno per cui una parola terminante per vocale perde la vocale finale davanti a una parola che comincia per vocale, senza che si verifichi crasi. L'elisione, in greco è segnalata dall'apostrofo, ed è governata da dinamiche in tutto simili a quelle dell'elisione italiana.
Due fenomeni sono tuttavia peculiari del greco:
Due fenomeni fonetici che nel vocalismo del greco classico si verificano con dinamiche peculiari, sono la metatesi quantitativa e la sineresi, che spesso sono concomitanti.
La metatesi quantitativa è un fenomeno che si verifica quando, all'interno di una parola, una vocale lunga è seguita da una vocale breve.
Si considerino ad esempio le voci ioniche arcaiche ληός "popolo, esercito", e πολῆος "di città" (gen. di πόλις) , che in attico hanno come corrispondenti λεὼς e πόλεως. Come si può notare, il dialetto attico trasforma il gruppo vocalico ηο in εω, per cui le vocali interessate si scambiano reciprocamente il timbro (il grado di apertura) e la durata (brevità e lunghezza): si dice allora che le vocali in questione vanno incontro a un fenomeno di metatesi (cambio di posizione), che interessa però solo le quantità vocaliche, ed è perciò detto metatesi quantitativa.
Spesso i gruppi vocalici interessati da metatesi quantitativa vanno incontro a sinizesi o sineresi. Si consideri ancora una volta la parola πόλεως. L'accento in essa appare ritratto sulla prima sillaba, poiché il gruppo εω è considerato alla stregua di un dittongo, pur non essendo composto da una vocale forte e una dolce. Il fenomeno per cui due vocali che non formano dittongo vengono considerate come facenti parte di una stessa sillaba, si chiama appunto sineresi, e in greco si verifica spesso negli stessi contesti articolatori dei fenomeni di metatesi quantitativa sopra descritti.
Come abbiamo già accennato sopra, la lingua greca è, sul piano tipologico, una lingua flessiva o fusiva, caratteristica che eredita dalla sua lingua madre, l'indoeuropeo. In quanto lingua flessiva, possiede un'ampia articolazione di declinazioni nominali, che qui vedremo in sintesi.
Nella flessione nominale, il greco si differenzia fortemente dal latino per due ragioni essenziali.
Anzitutto, ha sviluppato un articolo determinativo, in tutto simile a quello di molte lingue europee occidentali moderne, a partire da un'antica forma di pronome dimostrativo, ὁ ἡ τό, che ancora in Omero significa "quello, egli, ella, esso", e assume la sua funzione tipica a partire dalla fine dell'VIII sec. a. C. Tale pronome dimostrativo - articolo è la filiazione diretta dell'indoeuropeo *so *sā *tod, ed ha il suo omologo nel sanscrito sa sā tad.
Il greco, come il latino e la stragrande maggioranza delle lingue indoeuropee antiche, ha una declinazione a tre generi: maschile, femminile e neutro.
Dal punto di vista della nozione del numero, il greco attico si differenzia dal latino poiché possiede ancora, nel verbo e nel nome, come il sanscrito, un duale ben differenziato, per indicare le coppie di oggetti. Il mantenimento del duale è un tratto assai arcaico dell' attico, rispetto ad altri dialetti greci, come lo ionico che lo perde molto per tempo, già nel VII sec. a. C.
A differenza della lingua latina, quella greca conserva solo cinque degli otto casi indoeuropei, e non sei. Questi casi sono:
Si sogliono definire, come anche in latino, casi diretti il nominativo, il vocativo e l'accusativo, e casi obliqui il genitivo e il dativo.
Il greco di età classica ha ormai perduto lo strumentale, antico caso indoeuropeo ancora vivo nel dialetto miceneo, di cui sopravvivono sparse vestigia in Omero.
Sono rintracciabili, in alcuni nomi notevoli, relitti del locativo indoeuropeo, ancora presente in altre lingue antiche, e tuttora categoria sistematica in molte lingue slave.
In sostanza, il greco attua, rispetto all'indoeuropeo, un fortissimo sincretismo dei casi.
L' articolo determinativo greco ὁ ἡ τό, traduzione "il - lo, la", si declina, come nomi, aggettivi e pronomi determinativi e indefiniti, per genere, numero e caso. Esso manca di vocativo, dato che si intende il caso vocativo come automaticamente determinato, non bisognoso d'alcun articolo. Come in tedesco, l'articolo determinativo si accorda sempre morfologicamente in genere, numero e caso al nome a cui si riferisce.
Come abbiamo già osservato, in Omero l'articolo è trattato come pronome dimostrativo sia anaforico (riferito a persona o cosa nominata in precedenza), sia cataforico.
In questa funzione, esso continuava l'antico pronome indoeuropeo da cui era disceso. L'articolo determinativo conserva tale funzione ancora in età classica solo in alcuni casi:
L'articolo greco, per il resto, ha impieghi abbastanza simili a quelli dell'articolo italiano, con un certo grado di versatilità in più:
Declinazione
Singolare
Maschile | Femminile | Neutro | |
Nominativo | ὁ | ἡ | τό |
Genitivo | τοῦ | τῆς | τοῦ |
Dativo | τῷ | τῇ | τῷ |
Accusativo | τόν | τήν | τό |
Duale
Maschile | Femminile | Neutro | |
Nominativo | τώ | τά | τώ |
Genitivo | τοῖν | ταῖν | τοῖν |
Dativo | τοῖν | ταῖν | τοῖν |
Accusativo | τώ | τά | τώ |
Plurale
Maschile | Femminile | Neutro | |
Nominativo | οἱ | αἱ | τά |
Genitivo | τῶν | τῶν | τῶν |
Dativo | τοῖς | ταῖς | τοῖς |
Accusativo | τoύς | τάς | τά |
Nota bene -Il femminile duale distinto dell'articolo determinativo, nom. acc. τά, gen. dat. ταῖν, è arcaico, e ben presto è sostituito dalle forme del maschile, cosicché in età classica, dalla metà del V secolo. a. C. in poi, l'articolo duale (che comunque tende a essere usato sempre meno, in concomitanza con il ritrarsi del numero duale) avrà un'unica forma in tutti e tre i generi.
L'articolo determinativo greco si usa praticamente quasi sempre come in italiano, salvo per due eccezioni:
In greco non esistono articoli indeterminativi. L'indefinitezza è marcata semplicemente dall'assenza dell'articolo. Al più, come marca di indeterminatezza, si può rinvenire il pronome indefinito τις, enclitico, che significa "un tale", "un certo" ( lat. quidam): ad es. ἄνθρωπός τις, "un certo uomo", "un uomo".
Come abbiamo già detto, i nomi greci si declinano secondo tre generi (maschile, femminile e neutro), tre numeri (singolare, duale e plurale), e cinque casi (nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo).
La flessione dei nomi greci si articola in tre declinazioni, corrispondenti alle cinque del latino:
La prima declinazione greca raccoglie i sostantivi maschili e femminili con il tema in -α. Ne esiste inoltre una sottospecie contratta (prima declinazione contratta).
La prima declinazione regolare (non contratta) si articola in due sottoclassi: l'una comprendente esclusivamente i femminili, l'altra comprendente i maschili, che nel nominativo, nel genitivo e nel vocativo singolare hanno desinenze a sé.
La struttura della prima declinazione greca risente, in attico, della caratteristica evoluzione fonetica dell'α in questo dialetto: nel greco attico, infatti, l'α si allunga sistematicamente in η, a meno che non sia preceduta da ε ι e ρ, nel qual caso non muta di timbro (si tratta del cosiddetto "alfa puro" assente del tutto nel dialetto ionico).
Sulla base delle alterazioni fonetiche dell'alfa lungo, i maschili e i femminili si classificano genericamente in "nomi in alfa puro", che conservano α in tutta la declinazione, poiché questa vocale è sistematicamente preceduta da ε ι e ρ, e "nomi in alfa impuro", che allungano α in η nel solo singolare. Ulteriori sottoclassi si rinvengono nella declinazione dei femminili.
La prima declinazione greca, che corrisponde in tutto e per tutto alla prima declinazione latina, raccoglie i sostantivi maschili e femminili con il tema in -α. Ne esiste inoltre una sottospecie contratta (prima declinazione contratta).
La prima declinazione regolare (non contratta) si articola in due sottoclassi: l'una comprendente esclusivamente i femminili, l'altra comprendente i maschili, che nel nominativo, nel genitivo e nel vocativo singolare hanno desinenze a sé.
La struttura della prima declinazione greca risente, in attico, della caratteristica evoluzione fonetica dell'α in questo dialetto: nel greco attico, infatti, l'α si allunga sistematicamente in η, a meno che non sia preceduta da ε ι e ρ, nel qual caso non muta di timbro (si tratta del cosiddetto "alfa puro" assente del tutto nel dialetto ionico).
Sulla base delle alterazioni fonetiche dell'alfa lungo, i maschili e i femminili si classificano genericamente in "nomi in alfa puro", che conservano α in tutta la declinazione, poiché questa vocale è sistematicamente preceduta da ε ι e ρ, e "nomi in alfa impuro", che allungano α in η nel solo singolare. Ulteriori sottoclassi si rinvengono nella declinazione dei femminili.
I femminili si dividono in quattro sottoclassi:
Qui di séguito, esempi di declinazione per ciascuna delle quattro tipologie:
Alcune caratteristiche tipiche contraddistinguono i femminili e i maschili di I declinazione:
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1. Declinazione dei femminili in alfa puro lungo - χώρα: "regione"
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ἡ χώρα | τὰ χώρα | αἱ χῶραι |
Genitivo | τῆς χώρας | ταῖν χώραιν | τῶν χωρῶν |
Dativo | τῇ χώρᾳ | ταῖν χώραιν | ταῖς χώραις |
Accusativo | τὴν χώραν | τὰ χώρα | τὰς χώρας |
Vocativo | ὦ χώρα | ὦ χώρα | ὦ χῶραι |
2. Declinazione dei femminili in alfa puro breve: μοῖρα "parte, destino, Moira"
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ἡ μοῖρα | τὰ μοίρα | αἱ μοῖραι |
Genitivo | τῆς μοίρας | ταῖν μοίραιν | τῶν μοιρῶν |
Dativo | τῇ μοίρᾳ | ταῖν μοίραιν | ταῖς μοίραις |
Accusativo | τὴν μοῖραν | τὰ μοίρα | τὰς μοίρας |
Vocativo | ὦ μοῖρα | ὦ μοίρα | ὦ μοῖραι |
3. Declinazione dei femminili in alfa impuro lungo: κρήνη: " fonte"
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ἡ κρήνη | τὰ κρήνα | αἱ κρῆναι |
Genitivo | τῆς κρήνης | ταῖν κρήναιν | τῶν κρηνῶν |
Dativo | τῇ κρήνῃ | ταῖν κρήναιν | ταῖς κρήναις |
Accusativo | τὴν κρήνην | τὰ κρήνα | τὰς κρήνας |
Vocativo | ὦ κρήνη | ὦ κρήνα | ὦ κρῆναι |
4. Declinazione dei femminili in alfa impuro breve: Μοῦσα "Musa"
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ἡ Μοῦσα | τὰ Μούσα | αἱ Μοῦσαι |
Genitivo | τῆς Μούσης | ταῖν Μούσαιν | τῶν Μουσῶν |
Dativo | τῇ Μούσῃ | ταῖν Μούσαιν | ταῖς Μούσαις |
Accusativo | τὴν Μοῦσαν | τὰ Μούσα | τὰς Μούσας |
Vocativo | ὦ Μοῦσα | ὦ Μούσα | ὦ Μοῦσαι |
I maschili della prima declinazione hanno caratteristiche autonome rispetto ai femminili:
Qui di séguito, la declinazione dei maschili:
Fra i maschili di I declinazione si notano alcune particolarità:
1. Declinazione dei maschili in alfa puro: ταμίας, "dispensiere"
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ ταμίας | τὼ ταμία | οἱ ταμίαι |
Genitivo | τοῦ ταμίου | τοῖν ταμίαιν | τῶν ταμιῶν |
Dativo | τῷ ταμίᾳ | τοῖν ταμίαιν | τοῖς ταμίαις |
Accusativo | τὸν ταμίαν | τὼ ταμία | τoὺς ταμίας |
Vocativo | ὦ ταμία | ὦ ταμία | ὦ ταμίαι |
2. Declinazione dei maschili in alfa impuro: σατράπης "satrapo"
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ σατράπης | τὼ σατράπα | οἱ σατράπαι |
Genitivo | τοῦ σατράπου | τοῖν σατράπαιν | τῶν σατραπῶν |
Dativo | τῷ σατράπῃ | τοῖν σατράπαιν | τοῖς σατράπαις |
Accusativo | τὸν σατράπην | τὼ σατράπα | τοὺς σατράπας |
Vocativo | ὦ σατράπη | ὦ σατράπα | ὦ σατράπαι |
La prima declinazione contratta è caratteristica di pochi sostantivi: ad es. i femminili μνᾶ, "mina" (unità monetaria e di peso) e Ἀθηνᾶ, "Atena", συκῆ "fico"; notevole appare il nome maschile Ἑρμῆς, "Hermes", che però al duale e al plurale cambia di genere (diventa femminile), e di significato, dato che indica "le statue del dio Hermes", le Erme.
La seconda declinazione comprende nomi maschili, femminili e neutri col tema in -o. Essa corrisponde in tutto e per tutto alla II declinazione latina.
1. Declinazione dei maschili e dei femminili
I maschili e i femminili di seconda declinazione si flettono allo stesso modo. Per entrambi sarà sufficiente fornire l'esempio del maschile λύκος, "lupo" (cfr. lat. lupus).
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ λύκος | τὼ λύκω | οἱ λύκοι |
Genitivo | τοῦ λύκου | τοῖν λύκοιν | τῶν λύκων |
Dativo | τῷ λύκῳ | τοῖν λύκοιν | τοῖς λύκοις |
Accusativo | τὸν λύκον | τὼ λύκω | τoὺς λύκους |
Vocativo | ὦ λύκε | ὦ λύκω | ὦ λύκοι |
2. Declinazione dei neutri
I neutri si distinguono dai maschili e dai femminili solo nei casi retti (nominativo, vocativo, accusativo), che in tutti e tre i numeri, sia nel singolare, sia nel duale, sia nel plurale, hanno una e una sola desinenza. Nei casi obliqui (genitivo e dativo) i neutri si flettono come i maschili e i femminili. Qui di séguito il paradigma del neutro ζυγόν, "giogo" (cfr. lat. jugum, il sscr. yugam, il gotico juk)
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | τὸ ζυγόν | τὼ ζυγώ | τὰ ζυγά |
Genitivo | τοῦ ζυγοῦ | τοῖν ζυγοῖν | τῶν ζυγῶν |
Dativo | τῷ ζυγῷ | τοῖν ζυγοῖν | τοῖς ζυγοῖς |
Accusativo | τὸ ζυγόν | τὼ ζυγώ | τὰ ζυγά |
La seconda declinazione attica o, più semplicemente, declinazione attica (ne esiste infatti solo una) nonostante venga chiamata "attica" (dialetto attico) è un fenomeno presente anche nel dialetto ionico. Comprende un gruppo di pochi nomi che seguono in linea generale la seconda declinazione e pochi aggettivi di prima classe. Le antiche terminazioni di questi nomi (e aggettivi) erano in -ηο. Questi sono stati poi i cambiamenti per i sostantivi maschili:
CASO | MASCHILE E FEMMINILE | MUTAMENTO FONETICO |
---|---|---|
NOMINATIVO SINGOLARE | ηο > εω | METATESI QUANTITATIVA |
GENITIVO SINGOLARE | ηου > εω | METATESI DEL GRADO DI APERTURA |
DATIVO SINGOLARE | ηῳ > εῳ | ABBREVIAMENTO IN IATO |
ACCUSATIVO SINGOLARE | ηο > εω | METATESI QUANTITATIVA |
VOCATIVO SINGOLARE | ηο > εω | METATESI QUANTITATIVA |
NOMINATIVO DUALE | ηω > εω | ABBREVIAMENTO IN IATO |
GENITIVO DUALE | ηοι > εῳ | METATESI QUANTITATIVA |
DATIVO DUALE | ηοι > εῳ | METATESI QUANTITATIVA |
ACCUSATIVO DUALE | ηω > εω | ABBREVIAMENTO IN IATO |
VOCATIVO DUALE | ηω > εω | ABBREVIAMENTO IN IATO |
NOMINATIVO PLURALE | ηοι > εῳ | METATESI QUANTITATIVA |
GENITIVO PLURALE | ηω > εω | ABBREVIAMENTO IN IATO |
DATIVO PLURALE | ηοι > εῳ | METATESI QUANTITATIVA |
ACCUSATIVO PLURALE | ηου > εω | METATESI DEL GRADO DI APERTURA |
VOCATIVO PLURALE | ηοι > εῳ | METATESI QUANTITATIVA |
Questo invece è ciò che è accaduto per i sostantivi neutri:
CASO | NEUTRO | MUTAMENTO FONETICO |
---|---|---|
NOMINATIVO SINGOLARE | ηο > εω | METATESI QUANTITATIVA |
GENITIVO SINGOLARE | ηου > εω | METATESI DEL GRADO DI APERTURA |
DATIVO SINGOLARE | ηῳ > εῳ | ABBREVIAMENTO IN IATO |
ACCUSATIVO SINGOLARE | ηο > εω | METATESI QUANTITATIVA |
VOCATIVO SINGOLARE | ηο > εω | METATESI QUANTITATIVA |
NOMINATIVO DUALE | ηω > εω | ABBREVIAMENTO IN IATO |
GENITIVO DUALE | ηοι > εῳ | METATESI QUANTITATIVA |
DATIVO DUALE | ηοι > εῳ | METATESI QUANTITATIVA |
ACCUSATIVO DUALE | ηω > εω | ABBREVIAMENTO IN IATO |
VOCATIVO DUALE | ηω > εω | ABBREVIAMENTO IN IATO |
NOMINATIVO PLURALE | ηα > εω | ANALOGIA |
GENITIVO PLURALE | ηω > εω | ABBREVIAMENTO IN IATO |
DATIVO PLURALE | ηοι > εῳ | METATESI QUANTITATIVA |
ACCUSATIVO PLURALE | ηα > εω | ANALOGIA |
VOCATIVO PLURALE | ηα > εω | ANALOGIA |
La terza declinazione include i nomi maschili, femminili e neutri in consonante, vocale chiusa e dittongo. Essa appare come una declinazione atematica, dato che, a differenza delle altre due declinazioni, inserisce le desinenze direttamente sulla radice nominale, senza intermediazione di vocale tematica.
Le desinenze generali della III declinazione (che continua in vario modo la classe dei nomi atematici indoeuropei) sono le seguenti:
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | -ς oppure allungam. organico; nei neutri, nessuna desinenza | -ε | -ες e nei neutri -α |
Genitivo | ος | οιν | ων |
Dativo | ι | οιν | σι |
Accusativo | α (temi in cons.); ν (temi in voc.); nei neutri = nominativo | -ε | ας (temi in cons.) vocale lunga seguita da -ς (temi in voc.); nei neutri -α |
vocativo | nessuna desinenza, oppure = nominativo; nei neutri = nominativo | -ε | -ες e nei neutri -α |
Tali desinenze sono tuttavia spesso oscurate da mutamenti fonetici, nelle diverse sottoclassi in cui la III declinazione si divide.
Attenzione: i sostantivi con nominativo monosillabico spostano l'accento sulla desinenza del genitivo e del dativo in tutti i numeri. Fanno eccezione solo pochi nomi, come: δᾴς "torcia", δμώς "schiavo", θώς "sciacallo", οὖς "orecchio", παῖς "ragazzo", φῶς "luce".
Delle varie sottoclassi della terza declinazione diamo qui sintetiche descrizioni.
I temi in consonante muta sono quelli che terminano in occlusiva bilabiale, dentale e gutturale. I maschili e i femminili, a eccezione dei temi in -οντ, hanno per lo più il nominativo in -ς (nominativo sigmatico). I neutri non hanno desinenze nei casi retti del singolare. Nei nomi in consonante muta, le desinenze che cominciano per σ (nominativo singolare, dativo plurale) dànno luogo a mutamenti fonetici. In particolare:
1. Maschili e femminili
Attenzione: tranne παῖς "ragazzo", che ha il vocativo παῖ e ἄναξ "principe, signore", che ha il vocativo ἄνα, tutti i nomi in consonante muta hanno nominativo e vocativo uguali.
Seguono i paradigmi di ἡ φλέψ "vaso sanguigno, vena", ἡ λαμπάς "lampada" e ἡ φύλαξ:
Temi in labiale | Singolare | Duale | Plurale |
Nominativo | ἡ φλέψ | τὰ φλέβε | αἱ φλέβες |
Genitivo | τῆς φλεβός | ταῖν φλεβοῖν | τῶν φλεβῶν |
Dativo | τῇ φλεβί | ταῖν φλεβοῖν | ταῖς φλεψί |
Accusativo | τὴν φλέβα | τὰ φλέβε | τὰς φλέβας |
Temi in dentale | Singolare | Duale | Plurale |
Nominativo | ἡ λαμπάς | τὰ λαμπάδε | αἱ λαμπάδες |
Genitivo | τῆς λαμπάδος | ταῖν λαμπάδοιν | τῶν λαμπάδων |
Dativo | τῇ λαμπάδι | ταῖν λαμπάδοιν | ταῖς λαμπάσι |
Accusativo | τὴν λαμπάδα | τὰ λαμπάδε | τὰς λαμπάδας |
Temi in gutturale | Singolare | Duale | Plurale |
Nominativo | ἡ φύλαξ | τὰ φύλακε | αἱ φύλακες |
Genitivo | τῆς φύλακος | ταῖν φυλάκοιν | τῶν φυλάκων |
Dativo | τῇ φύλακι | ταῖν φυλάκοιν | ταῖς φύλαξι |
Accusativo | τὴν φύλακα | τὰ φύλακε | τὰς φύλακας |
Un nominativo particolare ha πούς "piede":
2. Declinazione di πούς "piede"
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ πούς | τὼ πόδε | οἱ πόδες |
Genitivo | τοῦ ποδός | τοῖν ποδοῖν | τῶν ποδῶν |
Dativo | τῷ ποδί | τοῖν ποδοῖν | τοῖς ποσί |
Accusativo | τὸν πόδα | τὼ πόδε | τοὺς πόδας |
3. Neutri
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | τὸ σῶμα | τὼ σώματε | τὰ σώματα |
Genitivo | τοῦ σώματος | τοῖν σωμάτοιν | τῶν σωμάτων |
Dativo | τῷ σώματι | τοῖν σωμάτοιν | τοῖς σώμασι |
Accusativo | τὸ σῶμα | τὼ σώματε | τὰ σώματα |
Un neutro notevole in -κτ, solo singolare, è γάλα, gen. γάλακτος "latte".
Per questi temi, basti l'esempio di ὁ γίγας "gigante", e ὁ λέων "leone".
Temi in αντ | Singolare | Duale | Plurale |
Nominativo | ὁ γίγας | τὼ γίγαντε | οἱ γίγαντες |
Genitivo | τοῦ γίγαντος | τοῖν γιγάντοιν | τῶν γιγάντων |
Dativo | τῷ γίγαντι | τοῖν γιγάντοιν | τοῖς γίγασι |
Accusativo | τὸν γίγαντα | τὼ γίγαντε | τοὺς γίγαντας |
Vocativo | ὦ γίγαν | ὦ γίγαντε | ὦ γίγαντες |
Temi in οντ | Singolare | Duale | Plurale |
Nominativo | ὁ λέων | τὼ λέοντε | οἱ λέοντες |
Genitivo | τοῦ λέοντος | τοῖν λεόντοιν | τῶν λεόντων |
Dativo | τῷ λέοντι | τοῖν λεόντοιν | τοῖς λέουσι |
Accusativo | τὸν λέοντα | τὼ λέοντε | τοὺς γίγαντας |
Vocativo | ὦ λέον | ὦ λέοντε | ὦ λέοντες |
2. Declinazione di ὀδούς "dente"
Una declinazione con nominativo anomalo è quella di ὁ ὀδούς "dente".
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ ὀδούς | τὼ ὀδόντε | οἱ ὀδόντες |
Genitivo | τοῦ ὀδόντος | τοῖν ὀδόντοιν | τῶν ὀδόντων |
Dativo | τῷ ὀδόντι | τοῖν ὀδόντοιν | τοῖς ὀδοῦσι |
Accusativo | τὸν ὀδόντα | τὼ ὀδόντε | τοὺς ὀδόντας |
I temi in consonante liquida e nasale sono assai diffusi in greco e sono divisi in tre sottoclassi:
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ ἅλς | ( τὼ ἅλε) | οἱ ἅλες |
Genitivo | τοῦ ἁλός | ( τοῖν ἁλοῖν) | τῶν ἁλῶν |
Dativo | τῷ ἁλί | ( τοῖν ἁλοῖν) | τοῖς ἁλσί |
Accusativo | τὸν ἅλα | ( τὼ ἅλε) | τοὺς ἅλας |
Fra i tempi in in ρ senza apofonia, quelli con l'accento sull'ultima sillaba hanno nominativo e vocativo eguale; quelli non ossitoni mostrano nel vocativo il puro tema.
1.Maschili e femminili
Temi in labiale | Singolare | Duale | Plurale |
Nominativo | ἡ θήρ | τὰ θῆρε | αἱ θῆρες |
Genitivo | τῆς θηρός | ταῖν θηροῖν | τῶν θηρῶν |
Dativo | τῇ θηρί | ταῖν θηροῖν | ταῖς θηρσί |
Accusativo | τὴν θῆρα | τὰ θῆρε | τὰς θῆρας |
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ ρήτωρ | τὼ ρήτορε | οἱ ρήτορες |
Genitivo | τοῦ ρήτορος | τοῖν ρητόροιν | τῶν ρητόρων |
Dativo | τῷ ρήτορι | τοῖν ρητόροιν | τοῖς ρήτορσι |
Accusativo | τὸν ρήτορα | τὼ ρήτορε | τοὺς ρήτορας |
Vocativo | ὦ ρῆτορ | ὦ ρήτορε | ὦ ρήτορες |
2.Neutri
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | τὸ ἦτορ | τὼ ἤτορε | τὰ ἤτορα |
Genitivo | τοῦ ἤτορος | τοῖν ἠτόροιν | τῶν ἠτόρων |
Dativo | τῷ ἤτορι | τοῖν ἠτόροιν | τοῖς ἤτορσι |
Accusativo | τὸ ἦτορ | τὼ ἤτορε | τὰ ἤτορα |
Neutri notevoli in ρ sono κῆρ "cuore" (da cui il più tardo femminile καρδία "cuore") e l'anomalo πῦρ "fuoco", che allunga la vocale del nominativo singolare.
I temi in ρ apofonici costituiscono un gruppo ristretto di sostantivi, dalla declinazione estremamente conservativa. I gradi apofonici che essi mostrano sono tre:
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ πατήρ | τὼ πατέρε | οἱ πατέρες |
Genitivo | τοῦ πατρός | τοῖν πατέροιν | τῶν πατέρων |
Dativo | τῷ πατρί | τοῖν πατέροιν | τοῖς πατράσι |
Accusativo | τὸν πατέρα | τὼ πατέρε | τοὺς πατέρας |
Vocativo | ὦ πάτερ | ὦ πατέρε | ὦ πατέρες |
Un nome notevole per la sua flessione atipica è ἀνήρ "uomo, marito, cittadino, guerriero, eroe", il quale mostra in tutti i casi, tranne nominativo e vocativo singolare, il tema debole ἀνδρ-:
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ ἀνήρ | τὼ ἄνδρε | οἱ ἄνδρες |
Genitivo | τοῦ ἀνδρός | τοῖν ἀνδροῖν | τῶν ἀνδρῶν |
Dativo | τῷ ἀνδρί | τοῖν ἀνδροῖν | τοῖς ἀνδράσι |
Accusativo | τὸν ἄνδρα | τὼ ἄνδρε | τοὺς ἄνδρας |
Vocativo | ὦ ἄνερ | ὦ ἄνδρε | ὦ ἄνδρες |
I temi in nasale, al nominativo, allungano tutti la vocale dell'ultima sillaba della radice, tranne quelli in -ιν, i quali non mostrano allungamento organico, e hanno il nominativo in -ς (nominativo sigmatico). Fra i temi in nasale si verifica inoltre un fenomeno analogo a quello dei temi in -ρ: i nomi ossitoni hanno nominativo e vocativo identici, mentre quelli non ossitoni hanno nel vocativo il puro tema. Mancano forme in nasale con apofonia sistematica: gli unici nomi che conservino l'antica declinazione apofonica dei temi in nasale sono:
Qui di séguito la declinazione di questi due nomi apofonici relitto:
1. Paradigma di ἀρήν
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ( ὁ ἀρήν) | τὼ ἄρνε | οἱ ἄρνες |
Genitivo | τοῦ ἀρνός | ( τοῖν ἀρνοῖν) | τῶν ἀρνῶν |
Dativo | τῷ ἀρνί | ( τοῖν ἀρνοῖν) | τοῖς ἀρνάσι |
Accusativo | τὸν ἄρνα | τὼ ἄρνε | τοὺς ἄρνας |
2. Paradigma di ὁ κύων
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ κύων | τὼ κύνε | οἱ κύνες |
Genitivo | τοῦ κυνός | τοῖν κυνοῖν | τῶν κυνῶν |
Dativo | τῷ κυνί | τοῖν κυνοῖν | τοῖς κυσί |
Accusativo | τὸν κύνα | τὼ κύνε | τοὺς κύνας |
Vocativo | ὦ κύον | τὼ κύνε | ὦ κύνες |
Gli altri temi in nasale seguono paradigmi più regolari, come si evince dalle tavole di declinazione che seguono.
1.Temi in nasale ossitoni
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ ἡγεμών | τὼ ἡγεμόνε | οἱ ἡγεμόνες |
Genitivo | τοῦ ἡγεμόνος | τοῖν ἡγεμόνοιν | τῶν ἡγεμόνων |
Dativo | τῷ ἡγεμόνι | τοῖν ἡγεμόνοιν | τοῖς ἡγεμόσι |
Accusativo | τὸν ἡγεμόνα | τὼ ἡγεμόνε | τοὺς ἡγεμόνας |
2.Temi in nasale non ossitoni
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ δαίμων | τὼ δαίμονε | οἱ δαίμονες |
Genitivo | τοῦ δαίμονος | τοῖν δαιμόνοιν | τῶν δαιμόνων |
Dativo | τῷ δαίμονι | τοῖν δαιμόνοιν | τοῖς δαίμοσι |
Accusativo | τὸν δαίμονα | τὼ δαίμονε | τοὺς δαίμονας |
Vocativo | ὦ δαῖμον | ὦ δαίμονε | ὦ δαίμονες |
3.Temi in -ιν
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ δελφίς | τὼ δελφῖνε | οἱ δελφῖνες |
Genitivo | τοῦ δελφῖνος | τοῖν δελφίνοιν | τῶν δελφίνων |
Dativo | τῷ δελφῖνι | τοῖν δελφίνοιν | τοῖς δελφῖσι |
Accusativo | τὸν δελφῖνα | τὼ δελφῖνε | τοὺς δελφῖνας |
1.temi in -ες
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | τὸ γένος | τὼ γένει oppure γένη | τὰ γένη |
Genitivo | τοῦ γένους | τοῖν γενοῖν | τῶν γενῶν |
Dativo | τῷ γένει | τοῖν γενοῖν | τοῖς γένεσι |
Accusativo | τὸ γένος | τὼ γένει oppure γένη | τὰ γένη |
2.temi in -ας
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | τὸ κέρας | τὼ κέρατε oppure κέρα | τὰ κέρατα oppure κέρα |
Genitivo | τοῦ κέρατος oppure κέρως | τοῖν κεράτοιν oppure κερῷν | τῶν κεράτων oppure κερῶν |
Dativo | τῷ κέρατι oppure κέρᾳ | τοῖν κεράτοιν oppure κερῷν | τοῖς κέρασι |
Accusativo | τὸ κέρας | τὼ κέρατε oppure κέρα | τὰ κέρατα oppure κέρα |
1.Declinazione di τριήρης "trireme"
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ἡ τριήρης | τὰ τριήρει oppure τριήρη | αἱ τριήρεις |
Genitivo | τῆς τριήρους | ταῖν τριήροιν | τῶν τριήρων |
Dativo | τῇ τριήρει | ταῖν τριήροιν | ταῖς τριήρεσι |
Accusativo | τὴν τριήρη(ν) | τὰ τριήρει oppure τριήρη | τὰς τριήρεις |
Vocativo | ὦ τριῆρες | ὦ τριήρει oppure τριήρη | ὦ τριήρεις |
1.Nomi propri maschili in -κλῆς
Singolare | |
Nominativo | Ἡρακλῆς |
Genitivo | Ἡρακλέους |
Dativo | Ἡρακλεῖ |
Accusativo | Ἡρακλῆ oppure Ἡρακλέα |
Vocativo | Ἡράκλεις |
1. Temi in ι
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ πόρτις | τὼ πόρτιε | οἱ πόρτιες |
Genitivo | τοῦ πόρτιος | τoῖν πορτίοιν | τῶν πόλεων |
Dativo | τῷ πόρτιι | τoῖν πορτίοιν | τoῖς πόρτισι |
Accusativo | τὸν πόρτιν | τὼ πόρτιε | τoὺς πόρτιας |
Vocativo | ὦ πόρτι | ὦ πόρτιε | ὦ πόρτιες |
2. Temi in υ
1.Maschili e femminili
a) temi in ι
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ἡ πόλις | τὰ πόλει oppure πόλη oppure πόλεε | αἱ πόλεις |
Genitivo | τῆς πόλεως | ταῖν πολέοιν | τῶν πόλεων |
Dativo | τῇ πόλει | ταῖν πολέοιν | ταῖς πόλεσι |
Accusativo | τὴν πόλιν | τὰ πόλει oppure πόλη oppure πόλεε | τὰς πόλεις |
Vocativo | ὦ πόλι | ὦ πόλει oppure πόλη oppure πόλεε | ὦ πόλεις |
b) temi in υ
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ πῆχυς | τὼ πήχει oppure πήχη oppure πήχεε | οἱ πήχεις |
Genitivo | τοῦ πήχεως | τοῖν πηχέοιν | τῶν πήχεων |
Dativo | τῷ πήχει | τοῖν πηχέοιν | τοῖς πήχεσι |
Accusativo | τὸν πῆχυν | τὼ πήχει oppure πήχη oppure πήχεε | τοὺς πήχεις |
Vocativo | ὦ πῆχυ | ὦ πήχει oppure πήχη oppure πήχεε | ὦ πήχεις |
2.Neutri
a) temi in ι
Singolare | |
Nominativo | τὸ πέπερι |
Genitivo | τοῦ πεπέρεως |
Dativo | τῷ πεπέρει |
Accusativo | τὸ πέπερι |
b) temi in υ
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | τὸ ἄστυ | τὼ ἄστει oppure ἄστη oppure ἄστεε | τὰ ἄστη |
Genitivo | τοῦ ἄστεως | τοῖν ἀστέοιν | τῶν ἄστεων |
Dativo | τῷ ἄστει | τοῖν ἀστέοιν | τοῖς ἄστεσι |
Accusativo | τὸ ἄστυ | τὼ ἄστει oppure ἄστηoppure ἄστεε | τὰ ἄστη |
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ βασιλεύς | τὼ βασιλέε | οἱ βασιλεῖς |
Genitivo | τοῦ βασιλέως | τοῖν βασιλέοιν | τῶν βασιλέων |
Dativo | τῷ βασιλεῖ | τοῖν βασιλέοιν | τοῖς βασιλεῦσι |
Accusativo | τὸν βασιλέα | τὼ βασιλέε | τοὺς βασιλεῖς |
Vocativo | ὦ βασιλεῦ | ὦ βασιλέε | ὦ βασιλεῖς |
L'aggettivo greco si divide in due classi:
Accanto agli aggettivi regolari, esistono pochi aggettivi anomali di declinazione mista.
Il verbo greco conserva parecchi tratti arcaici del verbo indoeuropeo, ma mostra altresì notevoli forme innovative, e in particolare, rispetto alla lingua madre, è caratterizzato dalla generale tendenza a rendere coerente il sistema della coniugazione verbale per tutti i tempi, le forme e i modi.
Il verbo in greco, come in ogni lingua flessiva, si modifica aggiungendo in coda a una radice verbale una vocale tematica, un suffisso modale e/o temporale una terminazione; talora la radice stessa è ampliata con dei prefissi o degli infissi, per definire i vari temi temporali e le loro funzioni. Si serve inoltre spesso dell'apofonia o gradazione vocalica per distinguere i temi temporali fra di loro.
Qui di séguito esamineremo punto per punto i caratteri generali della flessione verbale greca, prima di mostrarne alcuni esempi.
I verbi greci si dividono in due grandi coniugazioni, che si differenziano solo e soltanto nel tema del presente:
Le due coniugazioni del greco corrispondono perfettamente alle due coniugazioni del sanscrito. Una coniugazione atematica in tutto simile a quella greca si rinviene anche in ittita. Il greco, nel presente e nell'imperfetto, conserva al novanta per cento la struttura del verbo indoeuropeo.
La relazione fra temi temporali, tempo dell'azione, qualità (durata, momentaneità compiutezza dell'azione verbale) è alquanto articolata in greco, e porta alle estreme conseguenze la struttura originaria del verbo indoeuropeo. Concettualmente, la grammatica del verbo greco si trova a metà strada fra quella del verbo sanscrito, che conserva le strutture del verbo indoeuropeo e molto delle sue valenze originarie, e quella del verbo slavo, che si fonda essenzialmente sull'aspetto verbale.
Il verbo greco conosce quattro sistemi temporali fondamentali. A ognuno di essi è associato un determinato aspetto verbale, o qualità dell'azione, in relazione alla sua durata o compiutezza. tali sistemi temporali sono:
A partire da questi quattro temi temporali, che costituiscono l'ossatura del paradigma del verbo greco, si formano tutti i tempi verbali del greco, che sono nel complesso sette:
I tempi del verbo greco si dividono in due categorie:
La definizione che il filosofo Aristotele dà del verbo è che esso "esprime in aggiunta il tempo" ( προσσημαίνει τὸν χρόνον. Ciò è vero unicamente per il modo indicativo, non per gli altri modi del verbo greco, che indicano, per ogni tema temporale, solo la qualità dell'azione (la sua durata o compiutezza), e la sua modalità logica (reale, potenziale etc.). Il greco ha quattro modi finiti (gli stessi dell'indoeuropeo, ancora conservati in vedico), e due forme nominali. I modi finiti del verbo greco sono:
Accanto a questi modi ci sono poi le forme nominali dell'infinito, che ha la stessa valenza dell'infinito italiano e latino, e del participio, corrispondente al participio e al gerundio italiani.
Non tutti i sistemi temporali si coniugano in tutti i modi. Uno sguardo d'insieme è fornito dal seguente specchio riassuntivo:
Il verbo greco ha tre diatesi (in questo, fra le lingue indoeuropee, è eguagliato solo dal sanscrito), tutte flesse, nella maggior parte dei tempi, con desinenze proprie, ben distinte per ognuna di esse (al contrario di ciò che avviene nelle moderne lingue europee occidentali). Queste forme o diatesi sono:
Le tre forme del greco sono ben diversificate solo in due tempi: il futuro e l' aoristo. Negli altri tempi, presente, imperfetto, perfetto, piucchepperfetto e futuro esatto, il medio e il passivo coincidono, e sono distinguibili solo dal contesto sintattico della frase, in base alla presenza o meno del complemento d'agente.
Attenzione: il medio del greco può essere usato come riflessivo propriamente detto (verbo che indica un'azione che il soggetto compie su se stesso), ma per lo più quest'ultima forma verbale è chiaramente espressa con il verbo transitivo attivo che regge un pronome riflessivo, che spesso è peraltro sottinteso.
Altre funzioni del medio:
Come in latino, in sanscrito e in molte altre lingue antiche, alcuni verbi greci depongono la forma attiva e hanno solo la forma media, che ha però valore attivo: essi perciò vengono definiti verbi deponenti medii. Ess.:
Molti verbi greci sono deponenti in alcune forme, e regolari in altre: così il verbo γίγνομαι, "divengo, nasco, accado, sono", ha un perfetto γέγονα, non deponente (simili paradigmi verbali vengono definiti semideponenti, poiché depongono l'attivo solo in parte).
Lo stesso verbo atematico εἰμί, "sono, esisto", ha un futuro deponente: ἔσομαι "sarò".
Dal sistema del presente, che qualifica l'azione incompiuta, si formano il presente, che ha tutti i modi, e l'imperfetto. Qui di séguito, esempi della loro coniugazione nei verbi tematici.
1. Premesse
Il presente dei verbi in -ω è caratterizzato dall'inserzione, sulla radice verbale, di una vocale tematica, su cui a loro volta si inseriscono le terminazioni.
Nella forma attiva:
Nella forma medio-passiva:
Fatte queste premesse, il paradigma tipico dei modi finiti del presente di un verbo in ω si coniuga secondo l'esempio del verbo λύω, "sciogliere":
1. Participio presente attivo
Il participio presente segue la terza declinazione dei temi in -ντ nel maschile e nel neutro, mentre si conforma alla prima declinazione in alfa impuro breve nel femminile. In tutto il paradigma, vocativo e nominativo sono identici.
2. Participio presente medio-passivo
Il participio presente medio passivo è un semplice aggettivo di I classe, che segue la II declinazione nel maschile e nel neutro, e la I declinazione in alfa impura lunga nel femminile. Nella declinazione, il vocativo è distinto dal nominativo solo nel singolare maschile:
Il participio si concorda in genere, numero e caso col nome a cui si riferisce, se è usato come participio congiunto o come attributo; può essere sostantivato mediante l'articolo. L'attivo può venire tradotto come participio attivo o gerundio attivo; il medio passivo come participio passivo, gerundio passivo o gerundio riflessivo.
2. Paradigmi del presente tematico attivo e passivo
Coniugazione attiva
Indicativo | Congiuntivo | Ottativo | Imperativo | |
---|---|---|---|---|
1° singolare | λύω | λύω | λύοιμι | - |
2° singolare | λύεις | λύῃς | λύοις | λῦε |
3° singolare | λύει | λύῃ | λύοι | λυέτω |
1° duale | - | - | - | - |
2° duale | λύετον | λύητον | λύοιτον | λύετον |
3° duale | λύετον | λύητον | λυοίτην | λυέτων |
1° plurale | λύομεν | λύωμεν | λύοιμεν | - |
2° plurale | λύετε | λύητε | λύοιτε | λύετε |
3° plurale | λύουσι | λύωσι | λύοιεν | λυόντων |
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme:
Infinito | participio | |
---|---|---|
λύειν | masch. λύων femm. λύουσα neu. λῦον |
Coniugazione medio-passiva
Indicativo | Congiuntivo | Ottativo | Imperativo | |
---|---|---|---|---|
1° singolare | λύομαι | λύωμαι | λυοίμην | - |
2° singolare | λύει oppure λύῃ | λύῃ | λύοιο | λύου |
3° singolare | λύεται | λύῃται | λύοιτο | λυέσθω |
1° duale | - | - | - | - |
2° duale | λύεσθον | λύησθον | λύοισθον | λύεσθον |
3° duale | λύεσθον | λύησθον | λυοίσθην | λυέσθων |
1° plurale | λυόμεθα | λυώμεθα | λυοίμεθα | - |
2° plurale | λύεσθε | λύησθε | λύοισθε | λύεσθε |
3° plurale | λύονται | λύωνται | λύοιντο | λυέσθω(σα)ν |
Il participio e l'infinito mediopassivi hanno le seguenti forme:
Infinito | participio | |
---|---|---|
λύεσθαι | masch. λυόμενος femm. λυομένη neu. λυόμενον |
3. Usi dei modi finiti del presente
L'imperfetto greco, come quello latino, si forma dal tema temporale del presente, ed è per questo che figura qui sotto la sezione relativa al sistema del presente. Esso ha soltanto il modo indicativo, a differenza del corrispondente tempo latino e italiano. Ciò accade perché solo l'indicativo, che descrive un'azione reale, indica effettivamente il tempo. L'imperfetto assume l' aumento, e si coniuga con le desinenze secondarie attive e medio-passive.
Si definisce aumento un prefisso che si antepone alla radice verbale per formare il tema dei tempi storici del verbo greco nel modo indicativo: esso è proprio dell'imperfetto, dell'indicativo dell'aoristo, e del piucchepperfetto. Tale procedura di formazione del passato dei verbi accomuna il verbo greco a quello sanscrito e alle terze persone singolari (con aumento-relitto) di alcuni verbi anomali in antico irlandese, ed è direttamente ereditato dal verbo indoeuropeo.
Relativamente all'oscillazione dell'aumento nei dialetti greci e in Omero,
Il nome di aumento, dato a questo particolare prefisso, deriva dal fatto che esso fa aumentare il numero di sillabe o la durata della pronuncia della radice del verbo.
L'aumento può essere pertanto di due specie, sillabico e temporale:
Aumento sillabico | Radice verbale | Vocale tematica | Terminazione |
---|---|---|---|
ἔ - | - λυ- | - ο- | - ν |
La struttura morfemica di un imperfetto con aumento temporale, come ᾖδον, dal verbo ᾄδω, "cantare", può essere così rappresentata e analizzata:
Radice verbale aumentata | Vocale tematica | Terminazione |
---|---|---|
ᾖδ- | - ο- | - ν |
Sia nel medio sia nel passivo, l'imperfetto indicativo di coniugazione tematica assume, oltre all'aumento, sillabico o temporale, anche le desinenze secondarie, che abbiamo già visto in parte comparire nel presente ottativo:
Prendiamo ancora a modello del tipico imperfetto indicativo attivo e medio-passivo di coniugazione tematica, quello del verbo λύω, "sciogliere":
Coniugazione dell'imperfetto indicativo
Forma attiva | Forma medio-passiva | |
---|---|---|
1° singolare | ἔλυον | ἐλυόμην |
2° singolare | ἔλυες | ἐλύου |
3° singolare | ἔλυε | ἐλύετο |
1° duale | - | - |
2° duale | ἐλύετον | ἐλύεσθον |
3° duale | ἐλυέτην | ἐλυέσθην |
1° plurale | ἐλύομεν | ἐλυόμεθα |
2° plurale | ἐλύετε | ἐλύεσθε |
3° plurale | ἔλυον | ἐλύοντο |
Alcuni verbi regolari della coniugazione in -ω terminano in vocale forte α ε ο: ciò determina la sistematica contrazione fra la vocale finale di radice e le vocali tematiche delle desinenze, sia in tutti i modi del presente, sia nell'imperfetto indicativo. Inoltre, questi verbi assumono parzialmente, nel presente ottativo, forme di coniugazione atematica. Anche la desinenza dell'infinito regolare, -*Fεν, nei verbi contratti, si inserisce direttamente sulla radice.
I verbi contratti si dividono in tre sottoclassi: i verbi in -άω i verbi in -έω, i verbi in -όω.
Indicativo attivo | Congiuntivo attivo | Ottativo attivo | Imperativo attivo | Indicativo medio | Congiuntivo medio | Ottativo medio | Imperativo medio | |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1° sing. | τιμῶ | τιμῶ | τιμῷμι oppure τιμῴην | - | τιμῶμαι | τιμῶμαι | τιμῴμην | - |
2° sing. | τιμᾷς | τιμᾷς | τιμῷς oppure τιμῴης | τίμα | τιμᾷ | τιμᾷ | τιμῷο | τιμῶ |
3° sing. | τιμᾷ | τιμᾷ | τιμῷ oppure τιμῴη | τιμάτω | τιμᾶται | τιμᾶται | τιμῷτο | τιμάσθω |
1° duale | - | - | - | - | - | - | - | - |
2° duale | τιμᾶτον | τιμᾶτον | τιμῷτον | τιμᾶτον | τιμᾶσθον | τιμᾶσθον | τιμῷσθον | τιμᾶσθον |
3° duale | τιμᾶτον | τιμᾶτον | τιμῴτην | τιμάτων | τιμᾶσθον | τιμᾶσθον | τιμῴσθην | τιμάσθων |
1° plur. | τιμῶμεν | τιμῶμεν | τιμῷμεν | - | τιμώμεθα | τιμώμεθα | τιμῴμεθα | - |
2° plur. | τιμᾶτε | τιμᾶτε | τιμῷτε | τιμᾶτε | τιμᾶσθε | τιμᾶσθε | τιμῷσθε | τιμᾶσθε |
3° plur. | τιμῶσι | τιμῶσι | τιμῷεν | τιμώντων τιμάτωσαν | τιμῶνται | τιμῶνται | τιμῷντο | τιμάσθων τιμάσθωσαν |
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme:
Infinito attivo | participio attivo | infinito medio | participio medio | |
---|---|---|---|---|
τιμᾶν | masch. τιμῶν femm. τιμῶσα neu. τιμῶν | τιμᾶσθαι | masch. τιμώμενος femm. τιμωμένη neu. τιμώμενον |
Indicativo attivo | Congiuntivo attivo | Ottativo attivo | Imperativo attivo | Indicativo medio | Congiuntivo medio | Ottativo medio | Imperativo medio | |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1° sing. | φιλῶ | φιλῶ | φιλοῖμι oppure φιλοίην | - | φιλοῦμαι | φιλῶμαι | φιλοίμην | - |
2° sing. | φιλεῖς | φιλῇς | φιλοῖς oppure φιλοίης | φίλει | φιλεῖ | φιλῇ | φιλοῖο | φιλοῦ |
3° sing. | φιλεῖ | φιλῇ | φιλοῖ oppure φιλοίη | φιλείτω | φιλεῖται | φιλῇται | φιλοῖτο | φιλείσθω |
1° duale | - | - | - | - | - | - | - | - |
2° duale | φιλεῖτον | φιλῇτον | φιλοῖτον | φιλεῖτον | φιλεῖσθον | φιλῆσθον | φιλοῖσθον | φιλεῖσθον |
3° duale | φιλεῖτον | φιλῆτον | φιλοίτην | φιλείτων | φιλεῖσθον | φιλῆσθον | φιλοίσθην | φιλείσθων |
1° plur. | φιλοῦμεν | φιλῶμεν | φιλοῖμεν | - | φιλούμεθα | φιλώμεθα | φιλοίμεθα | - |
2° plur. | φιλεῖτε | φιλῆτε | φιλοῖτε | φιλεῖτε | φιλεῖσθε | φιλῆσθε | φιλοῖσθε | φιλεῖσθε |
3° plur. | φιλοῦσι | φιλῶσι | φιλοῖεν | φιλούντων φιλείτωσαν | φιλοῦνται | φιλῶνται | φιλοῖντο | φιλείσθων φιλείσθωσαν |
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme:
Infinito attivo | participio attivo | infinito medio | participio medio | |
---|---|---|---|---|
φιλεῖν | masch. φιλῶν femm. φιλοῦσα neu. φιλοῦν | φιλεῖσθαι | masch. φιλούμενος femm. φιλουμένη neu. φιλούμενον |
Indicativo attivo | Congiuntivo attivo | Ottativo attivo | Imperativo attivo | Indicativo medio | Congiuntivo medio | Ottativo medio | Imperativo medio | |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1° sing. | δηλῶ | δηλῶ | δηλοῖμι oppure δηλοίην | - | δηλοῦμαι | δηλῶμαι | δηλοίμην | - |
2° sing. | δηλοῖς | δηλοῖς | δηλοῖς oppure δηλοίης | δήλου | δηλοῖ | δηλοῖ | δηλοῖο | δηλοῦ |
3° sing. | δηλοῖ | δηλοῖ | δηλοῖ oppure δηλοίη | δηλούτω | δηλοῦται | δηλῶται | δηλοῖτο | δηλούσθω |
1° duale | - | - | - | - | - | - | - | - |
2° duale | δηλοῦτον | δηλῶτον | δηλοῖτον | δηλοῦτον | δηλοῦσθον | δηλῶσθον | δηλοῖσθον | δηλοῦσθον |
3° duale | δηλοῦτον | δηλῶτον | δηλοίτην | δηλούτων | δηλοῦσθον | δηλῶσθον | δηλοίσθην | δηλούσθων |
1° plur. | δηλοῦμεν | δηλῶμεν | δηλοῖμεν | - | δηλούμεθα | δηλώμεθα | δηλοίμεθα | - |
2° plur. | δηλοῦτε | δηλῶτε | δηλοῖτε | δηλοῦτε | δηλοῦσθε | δηλῶσθε | δηλοῖσθε | δηλοῦσθε |
3° plur. | δηλοῦσι | δηλῶσι | δηλοῖεν | δηλούντων δηλούτωσαν | δηλοῦνται | δηλῶνται | δηλοῖντο | δηλούσθων δηλούσθωσαν |
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme:
Infinito attivo | participio attivo | infinito medio | participio medio | |
---|---|---|---|---|
δηλοῦν | masch. δηλῶν femm. δηλοῦσα neu. δηλοῦν | δηλοῦσθαι | masch. δηλούμενος femm. δηλουμένη neu. δηλούμενον |
τιμάω - Imperfetto attivo | τιμάω - Imperfetto medio | φιλέω - Imperfetto attivo | φιλέω - Imperfetto medio | δηλόω - Imperfetto attivo | δηλόω - Imperfetto medio | |
---|---|---|---|---|---|---|
1° sing. | ἐτίμων | ἐτιμώμην | ἐφίλουν | ἐφιλούμην | ἐδήλουν | ἐδηλούμην |
2° sing. | ἐτίμας | ἐτιμῶ | ἐφίλεις | ἐφιλοῦ | ἐδήλους | ἐδηλοῦ |
3° sing. | ἐτίμα | ἐτιμᾶτο | ἐφίλει | ἐφιλεῖτο | ἐδήλου | ἐδηλοῦτο |
1° duale | - | - | - | - | - | - |
2° duale | ἐτιμᾶτον | ἐτιμᾶσθον | ἐφιλεῖτον | ἐφιλεῖσθον | ἐδηλοῦτον | ἐδηλοῦσθον |
3° duale | ἐτιμάτην | ἐτιμάσθην | ἐφιλείτην | ἐφιλείσθην | ἐδηλούτην | ἐδηλούσθην |
1° plur. | ἐτιμῶμεν | ἐτιμώμεθα | ἐφιλοῦμεν | ἐφιλούμεθα | ἐδηλοῦμεν | ἐδηλούμεθα |
2° plur. | ἐτιμᾶτε | ἐτιμᾶσθε | ἐφιλεῖτε | ἐφιλεῖσθε | ἐδηλοῦτε | ἐδηλοῦσθε |
3° plur. | ἐτίμων | ἐτιμῶντο | ἐφίλουν | ἐφιλοῦντο | ἐδήλουν | ἐδηλοῦντο |
Oltre ai verbi contratti in άω έω όω, che sono la maggioranza, esistono anche altre forme di presenti con contrazione:
I verbi atematici, così chiamati perché nel sistema del presente inseriscono le desinenze direttamente sulla radice verbale, hanno caratteristiche proprie, distinte dai verbi tematici in -ω:
Il paradigma del verbo atematico εἰμί "essere", ha desinenze proprie:
Indicativo | Congiuntivo | Ottativo | Imperativo | |
---|---|---|---|---|
1° singolare | εἰμί | ὦ | εἴην | - |
2° singolare | εἶ | ἦς | εἴης | ἴσθι |
3° singolare | ἐστί | ἦ | εἴη | ἔστω |
1° duale | - | - | - | - |
2° duale | ἐστόν | ἦτον | εἶτον | ἔστον |
3° duale | ἐστόν | ἦτον | εἴτην | ἔστων |
1° plurale | ἐσμέν | ὦμεν | εἶμεν | - |
2° plurale | ἐστέ | ἦτε | εἶτε | ἔστε |
3° plurale | εἰσί | ὦσι | εἶεν | ὄντων oppure ἔστων, oppureἔστωσαν |
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme:
Infinito | participio | |
---|---|---|
εἶναι | masch. ὢν femm. οὖσα neu. ὄν |
Desinenze e strutture atipiche ha anche l'imperfetto di εἰμί.
In greco, a differenza di quanto accade nel latino classico, il futuro si forma sul tema verbale. Si coniuga in quattro modi, due finiti, indicativo e ottativo, e due indefiniti, infinito e participio. Il tema temporale della forma attiva e media del futuro è ben distinto da quello della forma passiva, e si divide in quattro sottospecie:
L'aoristo (dal greco ἀόριστος χρόνος "tempo indefinito") è uno dei tre temi temporali fondamentali del verbo greco. Esso indica un'azione passata di cui la durata non è definita, o comunque è intesa come colta nel momento finale del suo accadere nel passato, senza alcuna definizione della sua durata, o del suo rapporto col presente. Corrisponde al passato remoto e prossimo e al trapassato remoto dell'italiano.
L'aoristo ha tutti e quattro i modi del verbo greco. Assume l'aumento, e il significato di passato remoto, solo nell'indicativo. Gli altri modi, imperativo compreso, indicano solo l'azione momentanea, senza alcun riferimento al passato. Il participio dell'aoristo ha tuttavia il valore di gerundio passato.
L'aoristo greco distingue nettamente il tema delle forme attiva e media da quello della forma passiva.
L'aoristo greco eredita in tutto e per tutto dall'indoeuropeo le tre forme di aoristo originarie, perfettamente corrispondenti alle forme dell'aoristo vedico e sanscrito:
L'aoristo debole greco ha le seguenti peculiarità strutturali:
struttura morfemica dell'aoristo sigmatico
Aumento sillabico | Radice verbale | suffisso temporale | Terminazione (III pers. plur.) |
---|---|---|---|
ἔ - | - λυ- | - σα- | - ν |
struttura morfemica dell'aoristo asigmatico
Aumento sillabico | Radice verbale al grado allungato | suffisso temporale | Terminazione (III pers. plur.) |
---|---|---|---|
ἔ - | - φην- | -α- | - ν |
1. Aoristo debole sigmatico attivo e medio di λύω, "sciogliere"
Indicativo attivo | Congiuntivo attivo | Ottativo attivo | Imperativo attivo | Indicativo medio | Congiuntivo medio | Ottativo medio | Imperativo medio | |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1° sing. | ἔλυσα | λύσω | λύσαιμι | - | ἐλυσάμην | λύσωμαι | λυσαίμην | - |
2° sing. | ἔλυσας | λύσῃς | λύσαις | λῦσον | ἐλύσω | λύσῃ | λύσαιο | λῦσαι |
3° sing. | ἔλυσε | λύσῃ | λύσαι | λυσάτω | ἐλύσατο | λύσῃται | λύσαιτο | λυσάσθω |
1° duale | - | - | - | - | - | - | - | - |
2° duale | ἐλύσατον | λύσητον | λύσαιτον | λύσατον | ἐλύσασθον | λύσησθον | λύσαισθον | λύσασθον |
3° duale | ἐλυσάτην | λύσητον | λυσαίτην | λυσάτων | ἐλυσάσθην | λύσησθον | λυσαίσθην | λυσάσθων |
1° plur. | ἐλύσαμεν | λύσωμεν | λύσαιμεν | - | ἐλυσάμεθα | λυσώμεθα | λυσαίμεθα | - |
2° plur. | ἐλύσατε | λύσητε | λύσαιτε | λύσατε | ἐλύσασθε | λύσησθε | λύσαισθε | λύσασθε |
3° plur. | ἔλυσαν | λύσωσι | λύσαιεν | λυσάντων λυσάτωσαν | ἐλύσαντο | λύσωνται | λύσαιντο | λυσάσθων λυσάσθωσαν |
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme:
Infinito attivo | participio attivo | infinito medio | participio medio | |
---|---|---|---|---|
λῦσαι | masch. λύσας femm. λύσασα neu. λῦσαν | λύσασθαι | masch. λυσάμενος femm. λυσαμένη neu. λυσάμενον |
2. Aoristo debole asigmatico di φαίνω, "mostrare"
Indicativo attivo | Congiuntivo attivo | Ottativo attivo | Imperativo attivo | Indicativo medio | Congiuntivo medio | Ottativo medio | Imperativo medio | |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1° sing. | ἔφηνα | φήνω | φήναιμι | - | ἐφηνάμην | φήνωμαι | φήναίμην | - |
2° sing. | ἔφηνας | φήνῃς | φήναις | φῆνον | ἐφήνω | φήνῃ | φήναιο | φῆναι |
3° sing. | ἔφηνε | φήνῃ | φήναι | φηνάτω | ἐφήνατο | φήνῃται | φήναιτο | φηνάσθω |
1° duale | - | - | - | - | - | - | - | - |
2° duale | ἐφήνατον | φήνητον | φήναιτον | φήνατον | ἐφήνασθον | φήνησθον | φήναισθον | φήνασθον |
3° duale | ἐφηνάτην | φήνητον | φηναίτην | φηνάτων | ἐφηνάσθην | φήνησθον | φηναίσθην | φηνάσθων |
1° plur. | ἐφήναμεν | φήνωμεν | φήναιμεν | - | ἐφηνάμεθα | φηνώμεθα | φηναίμεθα | - |
2° plur. | ἐφήνατε | φήνητε | φήναιτε | φήνατε | ἐφήνασθε | φήνησθε | φήναισθε | φήνασθε |
3° plur. | ἔφηναν | φήνωσι | φήναιεν | φηνάντων φηνάτωσαν | ἐφήναντο | φήνωνται | φήναιντο | φηνάσθων φηνάσθωσαν |
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme:
Infinito attivo | participio attivo | infinito medio | participio medio | |
---|---|---|---|---|
φῆναι | masch. φήνας femm. φήνασα neu. φῆναν | φήνασθαι | masch. φηνάμενος femm. φηναμένη neu. φηνάμενον |
Il participio arrosto debole attivo:
Il participio aoristo debole passivo si flette in base alla II declinazione nei maschili e nei neutri, segue nei femminili la I declinazione in alfa impuro lungo (vedi il participio presente)
Il participio aoristo greco di tutte le forme e tipologie si traduce in genere come un gerundio passato. Unito al verbo ἔχω "avere", in posizione predicativa, forma una perifrasi in tutto e per tutto equivalente al passato prossimo italiano: es. ἔχω λύσας "ho sciolto", ἔχω περάνας "ho tentato". Tale perifrasi è già prefigurata nel dialetto omerico, ed è presente nei classici del V secolo, come Sofocle.
l'aoristo...Esso, formalmente, somiglia all'imperfetto, con una differenza sostanziale: si forma sulla radice verbale, e non sul tema del presente; spesso, inoltre la radice verbale assume l'apofonia al grado debole. A distinguere l'aoristo forte dall'imperfetto, è dunque non tanto la desinenza, quanto piuttosto la struttura che il tema verbale assume.
Come esempio di paradigma caratterizzato da apofonia, possiamo prendere in considerazione quello del verbo λείπω "lasciare", la cui radice al grado zero è λιπ. Per comprendere la natura dei procedimenti morfologici alla base della formazione dell'arrosto forte, sarà opportuno confrontare le strutture morfemiche dell'imperfetto e dell'aoristo di λείπω:
Struttura morfemica dell'imperfetto ἔλειπον, "io lasciavo":
Aumento sillabico | Radice verbale (grado normale) | Vocale tematica | Terminazione |
---|---|---|---|
ἔ - | - λειπ- | - ο- | - ν |
Struttura morfemica dell'aoristo forte a forno con le patate ἔλιπον, "io lasciai":
Aumento sillabico | Radice verbale (grado zero) | Vocale tematica | Terminazione |
---|---|---|---|
ἔ - | - λιπ- | - ο- | - ν |
Aoristo forte col spremuta di arancia attivo e medio di λείπω, "lasciare"
Indicativo attivo | Congiuntivo attivo | Ottativo attivo | Imperativo attivo | Indicativo medio | Congiuntivo medio | Ottativo medio | Imperativo medio | |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1° sing. | ἔλιπον | λίπω | λίποιμι | - | ἐλιπόμην | λίπωμαι | λιποίμην | - |
2° sing. | ἔλιπες | λίπῃς | λίποις | λίπε | ἐλίπου | λίπῃ | λίποιο | λίπου |
3° sing. | ἔλιπε | λίπῃ | λίποι | λιπέτω | ἐλίπετο | λίπῃται | λίποιτο | λιπέσθω |
1° duale | - | - | - | - | - | - | - | - |
2° duale | ἐλίπετον | λίπητον | λίποιτον | λίπετον | ἐλίπεσθον | λίπησθον | λίποισθον | λίπεσθον |
3° duale | ἐλιπέτην | λίπητον | λιποίτην | λιπέτων | ἐλιπέσθην | λίπησθον | λιποίσθην | λιπέσθων |
1° plur. | ἐλίπομεν | λίπωμεν | λίποιμεν | - | ἐλιπόμεθα | λιπώμεθα | λιποίμεθα | - |
2° plur. | ἐλίπετε | λίπητε | λίποιτε | λίπετε | ἐλίπεσθε | λίπησθε | λίποισθε | λίπεσθε |
3° plur. | ἔλιπον | λίπωσι | λίποιεν | λιπόντων λιπέτωσαν | ἐλίποντο | λίπωνται | λίποιντο | λιπέσθων λιπέσθωσαν |
Infinito attivo | participio attivo | infinito medio | participio medio | |
---|---|---|---|---|
λιπεῖν | masch. λιπών femm. λιποῦσα neu. λιπόν | λιπέσθαι | masch. λιπόμενος femm. λιπομένη neu. λιπόμενον |
L'aoristo a forno con le patate forte dà luogo talora a paradigmi anomali o difettivi. Ad es.:
L'aoristo fortissimo è un tipo estremamente arcaico di preterito. Esso si forma inserendo le desinenze direttamente sulla radice, senza suffissi né desinenze. Anche nei modi diversi dall'indicativo, ha suffissi caratteristici dei verbi atematici. Pochi verbi greci, estremamente conservativi, lo possiedono. Alcune forme di aoristo fortissimo sono prive di presente.