Trireme | |
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La trireme (in greco antico: τριήρης?, triérēs al singolare, τριήρεις al plurale) era un tipo di nave greca da guerra che utilizzava come propulsione, oltre alla vela, tre file di rematori (da cui deriva il nome greco) disposti su ciascuna delle due fiancate dello scafo.
Il sostantivo italiano trireme deriva dall'aggettivo latino trirēmis, "a tre ordini di remi".
In greco antico l'imbarcazione era invece detta τριήρης, l'unico tema femminile uscente in -ες della III declinazione, formato dal prefisso τρι- (derivante da τρεῖς, τρία "tre") e dal radicale indoeuropeo *ar-, che indica l'idea di "ordinare" o "adattare". Τριήρης è un aggettivo sostantivato, perché originariamente era sempre accompagnato dal sostantivo ναῦς ("nave"), che in seguito fu omesso lasciando solamente l'aggettivo che assunse così anche il valore di sostantivo.
Lo stesso argomento in dettaglio: Marina da guerra nell'antica Grecia.
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La trireme comparve dapprima nella Ionia tra il 550 e il 525 a.C., quale evoluzione della Pentecontera, per essere poi (o forse contemporaneamente) adottata dai Corinzi e, ben presto, anche dagli altri Greci. Anche se Tucidide segnala la prima trireme come opera costruita da Aminocle di Corinto nel 709 a.c. (Tucidide I, 13), questa affermazione non è dimostrata né confermata da altre fonti, anche se joni e corinzi furono i primi a usare le triremi, probabilmente prima del 550 quando questo tipo di unità incominciò a diffondersi massicciamente nell'Egeo e nelle colonie greche.
La prima potenza a generalizzare l'uso delle triremi, abolendo le altre unità da guerra (come le biremi) fu Samo sotto la tirannia di Policrate , che in circa sette anni (tra il 533 e il 525 a.C.) ne varò più di un centinaio. Essendo una nave relativamente piccola, facile da costruire, spesso anche con legni poco stagionati (anche perché non usata per la navigazione ordinaria, ma per brevi spedizioni di guerra) era relativamente facile potenziare rapidamente le flotte, pare che Atene inventò la propria flotta quasi dal nulla dopo aver scoperto le miniere di argento di Maronea (483 a.C.) tanto che alla battaglia di Salamina (480 a.C.) la sua flotta, in precedenza quasi priva di questo tipo di unità, arrivò a schierarne almeno 200.[1]
Le triremi vennero utilizzate (con qualche differenza costruttiva) anche da Fenici (che anzi potrebbero averla sperimentata contemporaneamente o prima dei Greci, a livello archeologico è dimostrata l'invenzione fenicia della biremi, che i Greci si auto-attribuivano) e da Romani. Fecero anche parte della flotta persiana, sebbene tutte le triremi persiane, sia per costruzione sia per equipaggio, fossero di provenienza fenicia, caria e ionica.
In effetti Clemente di Alessandria, un erudito greco-romano del II secolo, affermò che la triremi era un'invenzione fenica della città di Sidone. Erodoto menziona le prime trirermi (mercenarie, greche o fenice) come al servizio del faraone Necho II (610-595 a.C.) ma presumibilmente sono da intendere come sinonimi di nave da guerra. Più circostanziato e credibile è, sempre in Erodoto (III, 44) la seconda citazione di queste navi, nella battaglia di Pelusio (525 a.C.), quando il tiranno Policrate ne affittò 40 ai Persiani contro gli Egiziani. Ai tempi della battaglia di Lade (495 a.C.) le flotte sembrano composte per lo più da triremi, o in maggioranza da tale tipo di unità (quella dei Greci joni in rivolta ne annovera ben 353, di cui ben 100 della sola isola di Chios, anche se Atene inviò solo biremi e pentacotere), e riguardano tanto i Greci, quanto i Persiani e i loro alleati (che oltre ai Fenici comprendevano altri Greci, mentre 119 triremi della flotta greca defezionarono in favore dei Persiani all'inizio dello scontro).
L'importanza storica delle triremi è notevole. Esse divennero l'arma principale dell'antica marineria greca (e di tutte le principali potenze navali mediterranee, venendo replicata fino all'epoca ellenistica anche da Romani, Etruschi, Fenici e Punici). Le triremi, lucidamente volute e guidate da Temistocle, sconfiggendo la flotta persiana nella celeberrima Battaglia di Salamina, diventarono protagoniste di un momento di svolta per la storia e i destini politici del Mediterraneo.
L'utilizzo delle triremi si prolungò fino all'età di Costantino il grande, anche se dall'età ellenistica in poi il ruolo principale delle navi da guerra fu preso da quadriremi, quinqueremi e altre unità di maggiore dislocamento (e con la capacità di trasportare artiglieria, come balliste, scorpioni e catapulte, e fanteria), mentre nel tardo impero e nel Medioevo, prima si utilizzarono unità più piccole come la Liburna e poi si tornò a unità più grandi come il Dromone, per poi arrivare alla galea, quindi dall'età del bronzo al '600 le unità da guerra mediterranee furono essenzialmente unità a remi.
Era un'imbarcazione leggera, a un solo albero, dotata di una vela rettangolare (e qualche volta triangolare), la quale veniva ammainata durante lo scontro.
Anche se l'albero era effettivamente solo uno, ogni trireme ne imbarcava due, quello ordinario, e l'akateion (albero piccolo/albero di servizio), l'albero "maestro" o "ordinario" era utilizzato nella navigazione, ma in caso di imminenza di uno scontro veniva lasciato a terra, mentre l'akateion era sempre tenuto a bordo, e montato solo dopo la battaglia (che avveniva, in genere, a scafo disalberato) per manovrare con i rematori stremati e per favorire un'eventuale fuga. Interpretazioni rivelatesi errate delle fonti, nel XIX e nel primo XX secolo hanno fatto ritenere che akateion e albero principale fossero montati in due punti diversi dello scafo e che fosse possibile montarli in contemporanea, con delle triremi "a due alberi", cosa che invece non è mai avvenuta.
Dimensioni:
Sulla prua, nella parte inferiore, si trovava il rostro, uno sperone in legno, rivestito di bronzo, con lame taglienti, che serviva a sfondare e successivamente ad affondare le navi nemiche. Il rostro si allungava, a pelo dell'acqua, per circa 2 metri. A poppa era presente un doppio timone.
Nei modelli più evoluti erano presenti le murate con lo scopo di proteggere tutti i rematori dai colpi del nemico: le triremi fenicie, ad esempio, avevano ponti più larghi, adatti a ospitare più fanti, e murate per impedirne la caduta in mare.
La trireme arcaica dislocava circa 70 tonnellate, fino ad arrivare alle circa 90 dopo la guerra del Peloponneso. Il rostro in particolare conobbe una continua evoluzione verso la fine dell'epoca classica, rinforzandosi e aumentando in massa e complessità, anche perché le battaglie navali classiche si differenziavano molto da quelle arcaiche proprio per lo scarso ruolo assegnato alla fanteria di marina e agli arcieri, e la grande importanza nelle tattiche di speronamento e nelle manovre navali vere e proprie.
Facile e veloce da costruire era anche frequentemente soggetta ad avarie e danni, quindi difficilmente un'unità era ancora operativa dopo 10 anni dal varo, anche per le caratteristiche del legno e del calafataggio, che le rendevano, se vecchie, facili a imbarcare acqua.
Una trireme greca nel periodo classico aveva un equipaggio di 200 uomini, compresi 5 ufficiali. In genere era formato da:
La disposizione esatta dei 170 vogatori, è da sempre questione controversa. Rimane infatti difficile immaginare la possibilità di stipare in spazi così angusti un equipaggio così numeroso evitando al contempo che i remi entrassero in contatto e che l'innalzamento del baricentro, dovuto ai tre ordini di rematori, non compromettesse la stabilità della nave.[5]
Gli arcieri, talvolta mercenari sciti (ad Atene) o cretesi, avevano in dotazione arco e frecce, mentre i fanti di marina, protetti da grandi scudi rotondi, elmi e corazze di bronzo, erano provvisti di lance e giavellotti.
I rematori, in genere, non erano schiavi, ma cittadini poveri altamente addestrati, che durante la battaglia oltre a vogare seduti su un cuscino, completamente nudi, lanciavano all'occorrenza, giavellotti o usavano la fionda durante gli abbordaggi.[2] Spesso le potenze navali erano o diventavano democrazie, i Greci pensavano che questo dipendesse dall'importanza militare dei vogatori, visto che la Polis era innanzi tutto un organismo politico-militare, e chi vi ricopriva un importante ruolo militare riusciva, di solito, ad averne anche uno politico.
All'occorrenza la nave adibita al trasporto di cavalli, fino a una trentina, veniva utilizzata solo con la terza fila di rematori.
Pochi sono gli esempi rimasti e peraltro in pessime condizioni. Ma una scoperta eccezionale, avvenuta nel 1988, ha permesso di studiare e capire il mondo della navigazione greca: la nave greco arcaica di Gela che per le dimensioni, la tecnica costruttiva, il carico e il sorprendente stato di conservazione costituisce il migliore esempio di nave greca e uno dei più importanti ritrovamenti subacquei di tutti i tempi. Si tratta di una trireme di oltre 20 metri di lunghezza e quasi 7 di larghezza. Sempre nel mare di Gela si è scoperta recentemente[in che anno?] un'altra trireme greca.