Aermacchi MB-326 | |
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Un MB-326K dell'Aeronautica Militare | |
Descrizione | |
Tipo | addestratore avanzato attacco al suolo |
Equipaggio | 1 pilota 1 istruttore |
Progettista | Ermanno Bazzocchi |
Costruttore | Aermacchi |
Data primo volo | 10 dicembre 1957 |
Data entrata in servizio | febbraio 1962 |
Utilizzatore principale | AM FAB |
Altri utilizzatori | RAAF Suid-Afrikaanse Lugmag TAF |
Esemplari | 762 |
Dimensioni e pesi | |
Tavole prospettiche | |
Lunghezza | 10,65 m |
Apertura alare | 10,56 m |
Altezza | 3,72 m |
Superficie alare | 19 m² |
Peso a vuoto | 2 237 kg |
Peso max al decollo | 3 765 kg |
Propulsione | |
Motore | un turbogetto Armstrong Siddeley Viper Mk 11 |
Spinta | 11,1 kN |
Prestazioni | |
Velocità max | 0,75 Ma (806 km/h in quota) |
Velocità di salita | 22,3 m/s |
Autonomia | 1 300 km |
Tangenza | 12 500 m |
Armamento | |
Mitragliatrici | 2 M2 Browning da 12,7 mm |
Piloni | 6 sub-alari |
Note | dati relativi alla versione MB-326E |
i dati sono tratti da: | |
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L'Aermacchi MB-326 è un aereo da addestramento avanzato, biposto, monomotore a getto e monoplano ad ala bassa, sviluppato dall'azienda aeronautica italiana Aermacchi nei primi anni cinquanta.
Progettato dall'ingegner Ermanno Bazzocchi (M=Macchi, B=Bazzocchi) per equipaggiare i reparti da addestramento dell'Aeronautica Militare, dal modello originale ne venne anche sviluppata una variante da attacco al suolo (la K - combat) che riscosse un discreto successo commerciale per il mercato dell'aviazione militare da esportazione.
È stato l'aviogetto italiano più venduto nel dopoguerra, entrando in 800 esemplari nell'armamento di 12 nazioni, tra le quali Argentina, Brasile, Repubblica Democratica del Congo, Ghana, Paraguay, Sudafrica, Togo, Tunisia, Emirati Arabi Uniti, Zambia.[2]
Durante gli anni cinquanta un certo numero di nazioni ha iniziato a dotarsi di aerei da addestramento a getto con prestazioni simili ai velivoli operativi di prima linea, spesso varianti biposto prodotte dai medesimi modelli. Riconoscendo il potenziale per svolgere al meglio questo ruolo, diverse aziende aeronautiche hanno scelto autonomamente di iniziare lo sviluppo di modelli appositamente costruiti per operare nel ruolo di addestratore; questi includevano il francese Fouga CM-170 Magister, lo statunitense Cessna T-37 Tweet, il britannico Hunting Percival (BAC) P.84 Jet Provost e il cecoslovacco Aero L-29 Delfin. All'indomani della devastante seconda guerra mondiale, l'Italia spese diversi anni a recuperare e ristabilire la sua economia; in quanto tale, la nazione si è trovata incapace di dare la priorità ai finanziamenti necessari per lo sviluppo indipendente di velivoli militari di fascia alta che sarebbero stati competitivi con la successiva generazione di intercettori supersonici o bombardieri tattici. In quest'ambito l'italiana Aermacchi, storica azienda con sede a Varese, scelse di concentrare le proprie risorse e gli sforzi di sviluppo sulla produzione di una linea di caccia leggeri e di aerei da addestramento.
Quello che sarebbe diventato l'MB-326 ebbe le sue origini in un'iniziativa privata promossa dall'Aermacchi. Il progetto venne sviluppato da un gruppo di lavoro guidato dall'ingegnere aeronautico Ermanno Bazzocchi, direttore tecnico e ingegnere capo della società.[3] Secondo quanto riferito, Bazzocchi aveva considerato molte diverse configurazioni per il disegno provvisorio prima che l'ufficio tecnico decidesse di procedere con un progetto a motore monogetto. In conformità con l'uso primario previsto, la cellula era costituita da una struttura interamente metallica, robusta e leggera, relativamente semplice ed economica da costruire e da gestire nella sua manutenzione. Per la propulsione si optò per il motore turbogetto Armstrong Siddeley Viper, di costruzione britannica, per l'epoca ritenuta un'efficiente soluzione.[3] Il Viper era stato originariamente progettato come motore destinato all'uso su aerei bersagli teleguidati usa e getta, dalla vita operativa quindi limitata, tuttavia il motore si era dimostrato molto più affidabile e utile in altri ruoli. Nel 1954, le rappresentazioni iniziali di Bazzochi furono mostrate al Ministero dell'aeronautica.[3] Durante il 1953, la progettazione combinata di cellula e motore portò l'Aermacchi a lanciare formalmente il programma MB-326.
Al momento del lancio del programma, l'Aeronautica Militare si interessò al velivolo proposto. L'arma stava prendendo in considerazione le opzioni per la potenziale sostituzione della sua attuale flotta di addestratori, quindi, al momento di commissionare una competizione per selezionare un successore adatto, l'MB-326 era un evidente concorrente iniziale.[4] Per il concorso venne rilasciata una dettagliata specifica tecnica; tra i requisiti richiesti erano inclusi un carico massimo di 7 g quando volavano al peso massimo, una durata di 5 000 ore di volo, un intervallo di almeno 50-60 ore tra la manutenzione, ampio avviso in anticipo di stallo aerodinamico (di almeno 15 km/h (8 kn) al di sopra della velocità di stallo dell'aeromobile), la capacità di decollare al massimo peso in 800 m sopra un ostacolo alto 15 m (o 500 m in condizioni di peso minimo), essendo in grado di atterrare entro 450 m con un peso minimo, una velocità minima di 110/130 km/h e una velocità massima di 700 km/h (378 kn), una velocità variometrica di almeno 15 m/s (2 953 ft/min) e un'autonomia di volo di almeno tre ore a 3 000 m (9 843 ft).[4]
Il prototipo, spinto da un turbogetto Viper 8 da 7,78 kN (793 kgf; 1 749 lbf) compì il primo volo dalla pista di Lonate Pozzolo il 10 dicembre 1957, ai comandi del capo collaudatore della ditta Guido Carestiato. Le prove di volo che seguirono rivelarono però che il modello era sottopotenziato, così che l'azienda, nel completare il secondo prototipo, lo equipaggiò con la più potente versione Viper 11 da 11,12 kN (1 134 kgf; 2 500 lbf) di spinta.[5]
La struttura alare è in due parti con pianetto centrale (incorpora le prese d'aria) di continuità delle strutture del longherone, e quindi solidale alla fusoliera e alle semiali. Le ali sono a pianta trapezoidale con 8° 30' di freccia al quarto della corda alare e angolo di diedro di 2° 55'. Il profilo alare è un NACA 64A114 e 64A112 (all'estremità) del tipo laminare.
La fusoliera è a semiguscio in 4 tronchi: prua, tronco centrale (pressurizzato), tronco posteriore, poppino.
I flap (del tipo a fessura) hanno tre posizioni: DOWN (64°), T/O (28°) e UP. L'aerofreno ha un'apertura massima di 56°, e si ritrae automaticamente a 28°con l'abbassamento dei carrelli.
Il velivolo è dotato di seggiolino eiettabile Martin Baker Mk.04.
Il MB-326 fu destinato al programma addestrativo avanzato su jet a reazione per i piloti dell'Aeronautica Militare. Venne in seguito utilizzato per lungo tempo presso la Scuola di Volo Basico Iniziale nella base di Lecce-Galatina e poi sostituito dal successore MB-339.
Alcuni velivoli Aermacchi MB-326 sono attualmente utilizzati presso la National Test Pilot School presso il Mojave Air and Space Port in California (USA) per l'addestramento degli aspiranti piloti collaudatori sperimentatori.
Un MB-326 fu coinvolto il 6 dicembre 1990 nella Strage dell'Istituto Salvemini di Casalecchio di Reno,[6] in seguito al quale l'intera flotta fu temporaneamente messa a terra.
Numerosi sono gli esemplari che sono stati destinati, a fine servizio operativo, a essere esposti in musei aeronautici, oppure destinati a reparti di addestramento tecnico, a istituti tecnici o monumentati come gate guardian a caserme di forze armate o come monumento alla memoria, sia in Italia che all'estero. Tra questi si ricordano:
Informazioni tratte dal sito alatricolore.it[19]
MB-326 monumentato come memoria ai caduti del 4º stormo regia aeronautica militare - sito in via Gilching incrocio con viale della Repubblica a Marina di Cecina (LI)