L'Arma di artiglieria è una delle varie componenti dell'Esercito italiano.
È nata dalla fusione della componente dell'Armata sarda con quella degli stati dell'Italia centrale e meridionale, avvenuta con decreto del ministro della guerra, generale Manfredo Fanti, il 24 gennaio 1861.
Il primo ordinamento, derivato da tale decreto, comprendeva un reggimento operai cioè l'Arma del genio, mentre l'artiglieria veniva divisa in artiglieria da piazza e artiglieria da campagna.
Fu una batteria del 7º reggimento artiglieria che aprì la famosa Breccia di Porta Pia dando l'avvio alla definitiva presa di Roma del 1870.
Successivamente l'artiglieria da piazza venne trasformata in artiglieria da fortezza. Le esperienze franco-prussiane fecero rilevare la fondamentale importanza che l'artiglieria andava assumendo nell'economia dell'impresa bellica, determinando una continua evoluzione dei quadri ed una specializzazione all'interno dell'Arma.
Ciononostante, all'inizio della prima guerra mondiale, poteva disporre di poco più di 2.000 bocche di fuoco ma, nel corso della campagna, ne furono costruite ben 23.000, di vario calibro, la cui azione si rivelò determinante per contenere l'offensiva nemica del giugno 1918.
Nel 1938 l'organico dell'Arma di artiglieria comprendeva: 1 ispettorato d'artiglieria, 1 direzione del servizio tecnico delle armi e munizioni, 1 istituto superiore tecnico delle armi e munizioni, 15 comandi di artiglieria di corpo d'armata, 15 direzioni di artiglieria di corpo d'armata, 34 reggimenti di artiglieria per divisione di fanteria, 5 reggimenti di artiglieria alpina, 3 reggimenti di artiglieria di divisione celere, 2 reggimenti di artiglieria di divisione motorizzata, 1 gruppo artiglieria per l'Egeo, 14 reggimenti e 1 gruppo autonomo di artiglieria di corpo d'armata, 10 reggimenti di artiglieria d'armata, 5 reggimenti e 2 gruppi autonomi di artiglieria controaerei[1].
La Seconda guerra mondiale chiede già nuove necessità tattiche, essendosi aggiunta alla tradizionale concezione di impiego, la rilevante consistenza dell'apporto di fuoco dell'aviazione. Si dovette inoltre sviluppare in modo del tutto nuovo le caratteristiche dell'artiglieria contraerea e di quella controcarri.
Nel 1946 ha inizio la ricostituzione dei reggimenti, in quantità commisurata alle esigenze della Forza Armata. Il processo di ampliamento si interrompe nel 1975 con la prima grande ristrutturazione dell'Esercito, e i reggimenti cedono il posto ai Gruppi autonomi. Nel corso degli anni novanta, ulteriori varianti ordinative riportano in vita il livello reggimentale e dalla fine del 1999 l'Arma si riarticola in due specialità: Terrestre e Controaerei.[2]
Nell'ottobre 2010 l'Ispettorato dell'Arma di Artiglieria viene unificato con il Comando brigata artiglieria di Portogruaro e la Scuola di artiglieria di Bracciano per costitutire il "Comando artiglieria dell'Esercito Italiano", nella sede di Bracciano (Roma). Il Comando custodisce la Bandiera di Guerra dell'Arma di Artiglieria.
Lo stesso argomento in dettaglio: Elenco dei reggimenti di artiglieria dell'Esercito Italiano.
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La bandiera di guerra dell'Arma di artiglieria, custodita dal 25 ottobre 1947 presso la Scuola di artiglieria, e dal 2010 al Comando artiglieria, è decorata delle seguenti onorificenze[6]:
Guerra italo-etiopica, 3 ottobre 1935 - 5 maggio 1936
(all'Arma di Artiglieria del Regio Esercito)»
Lo stesso argomento in dettaglio: Militaria dell'Esercito.
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