L'ars dictandi, anche detta ars dictaminis o ars dictaminum, dal latino dictare, "dettare" (dal medioevo, con riferimento al "comporre"), connotò per tutto il periodo medioevale la capacità dello scrivere epistole (epistolografia).

Storia

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Il genere

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Questa attività era in genere affidata al dictator, una figura colta che scriveva per incarico ufficiale tali lettere, generalmente redatte nelle cancellerie papali e laiche. Per facilitare i compiti del dictator furono elaborati dei modelli fittizi di epistole, a seconda del grado di importanza dei destinatari, nei quali si raggiunse la massima eleganza stilistica grazie anche al cursus.

Successivamente furono elaborati anche consigli teorici relativi all'ornamento retorico e all'armoniosa composizione delle sezioni, dato che l'epistola fu considerata un'orazione e quindi obbligata a rispettarne le norme, consistenti in sezioni sequenziali da inserire, partendo dalla salutatio, continuando con l'exordium e la narratio e terminando con la conclusio.[1]

Il cancelliere Alberto di Morra (futuro Papa Gregorio VIII) formalizzò le regole dell'ars dictandi, nel manuale Forma dictandi.

Con il trascorrere del tempo, intorno all'XI secolo, l'ars dictandi divenne il modello di qualunque dettato, comprendente anche la letteratura d'invenzione, sia scritta in latino sia in lingua volgare.

Diffusione

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In Italia, i luoghi di maggiore sviluppo dell'ars dictandi furono:

Per quanto riguarda il resto d'Europa, vanno menzionate le scuole di Parigi, Tours e di Orléans, che divennero importanti centri di insegnamento e di formazione di retori francesi e inglesi.

Nel XIII secolo l'ars notariae come teoria e insegnamento dei notai si distacca dalla ars dictandi. Rainerius Perusinus è uno dei più importanti autori dell'ars notariae.

Note

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  1. ^ "Le muse", De Agostini, Novara, 1964, Vol. I, pp. 396-397.

Bibliografia

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Voci correlate

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