Bestie di Satana | |
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Vittime accertate | 4 |
Vittime sospettate | 18[1] |
Periodo omicidi | 17 gennaio 1998 - 18 marzo 2004 |
Luoghi colpiti | provincia di Varese, Lombardia |
Metodi uccisione | colpi di arma da fuoco e armi bianche, accoltellamento e induzione al suicidio |
Altri crimini | spaccio di stupefacenti, detenzione illegale di arma da fuoco, tortura, occultamento di cadavere |
Provvedimenti | Andrea Volpe (20 anni); Nicola Sapone (doppio ergastolo e isolamento diurno per 18 mesi); Paolo Leoni (ergastolo e isolamento diurno per 9 mesi); Mario Maccione (16 anni); Pietro Guerrieri (12 anni e 8 mesi); Marco Zampollo (29 anni e 3 mesi); Eros Monterosso (27 anni e 3 mesi); Elisabetta Ballarin (26 anni) |
Le Bestie di Satana sono stati un gruppo di serial killer e satanisti italiani della Provincia di Varese, responsabili di induzione al suicidio e di vari omicidi.[2][3] Anche all'estero venne dato risalto al caso, tanto che i crimini del gruppo vennero definiti tra i peggiori commessi in Italia[4].
La sentenza definitiva del 2007 ha ritenuto i membri del gruppo responsabili degli omicidi di Mariangela Pezzotta, Chiara Marino, Fabio Tollis e del relativo occultamento di cadavere e del suicidio indotto di Andrea Bontade.[5]
Successivamente sono stati ipotizzati dei collegamenti con altri suicidi e omicidi commessi nella stessa zona, arrivando a ipotizzare fino a diciotto vittime,[1] tra cui Andrea Ballarin[6] e Christian Frigerio. In mancanza di un quadro probatorio non è stata aperta nessuna nuova inchiesta e gli imputati sono ritenuti responsabili solo di tre omicidi e un'induzione al suicidio.
Il gruppo si ispirava al cosiddetto satanismo acido[7], anche se la vocazione satanista era alquanto confusa, limitandosi allo sfoggio di simboli esoterici quali pentacoli, croci rovesciate e il numero 666, il "numero della Bestia" dell'Apocalisse di Giovanni. Nato nella seconda metà degli anni novanta, il gruppo era più che altro dedito all'uso di sostanze stupefacenti, come ammesso anche dagli stessi membri nel corso dei processi[8][9]. Alcuni membri del gruppo erano noti nel circondario come spacciatori di droghe[10].
I luoghi abituali di ritrovo del gruppo erano il parco Sempione e la fiera di Sinigallia a Milano. Il clima di esaltazione dovuto alle droghe e la connotazione simil-satanica del luogo facevano sì che le pratiche degli aderenti al gruppo fossero delle “prove di coraggio” che venivano eseguite a cuor leggero a causa dello stordimento (come durante i riti d'affiliazione) oppure, in un ambito che era più o meno consapevolmente nichilista, le sedute consistevano nell'infliggere dolore fisico.
Dalla testimonianza di Andrea Volpe emerge, ad esempio, che una volta al giovane Fabio Tollis vennero spenti mozziconi di sigaretta sul corpo, mentre un altro membro, Paolo Leoni, lo mordeva sul collo. In un'altra occasione, lo stesso Paolo Leoni, capo carismatico del gruppo, venne fermato dalla polizia e accompagnato a casa dopo essere stato sorpreso a camminare sui binari della metropolitana, completamente ubriaco e sotto l'effetto di stupefacenti, mentre gridava frasi sconnesse. Nel corso di un'intervista rilasciata in carcere, il giovane, ricordando l'episodio, raccontò che in realtà fu un tentativo di suicidio a seguito della perdita, a pochi mesi di distanza l'uno dall'altra, del padre e della sorella.[8][11] I riti di affiliazione si svolgevano tramite il superamento di prove di coraggio, suggellate nel momento della riuscita da un patto di sangue, una volta compiuto il quale si sarebbe potuti uscire dal gruppo soltanto da morti.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i membri di più vecchia data erano Nicola Sapone e Paolo Leoni, conosciutisi casualmente durante una visita di leva. Nicola Sapone, idraulico e incensurato, di origine calabrese, ma da anni residente a Dairago, aveva condotto fino ad allora una vita normale, mentre Leoni, commesso in un ipermercato di Corsico, era figlio di un ex-detenuto per omicidio, noto nella zona come satanista[12]. Gli altri membri del gruppo si unirono in un secondo tempo. Andrea Volpe, di Somma Lombardo, disoccupato e tossicodipendente, descritto come un giovane squilibrato ma con un forte carisma personale, fu introdotto nel gruppo da Sapone. Nonostante Volpe fosse tra gli esecutori materiali in tutti e tre i delitti accertati, non fu mai considerabile come leader, probabilmente a causa del suo stato di tossicodipendenza - che lo costrinse a diversi ricoveri in ospedale e in alcune comunità per disintossicarsi. Tutti i rei confessi sono concordi sul fatto che proprio dopo l'entrata di Volpe si cominciò a progettare gli omicidi rituali.[senza fonte]
La diciannovenne Chiara Marino, amica di Paolo Leoni, era innamorata di lui[8] ed era l'unica ragazza stabilmente affiliata al gruppo, mentre altre giovani si allontanarono in quanto turbate dai rituali, dalle violenze e dalle minacce subite. Una ex-fidanzata di Leoni, amica della Marino, dichiarò che in diverse occasioni Leoni l'aveva aggredita e percossa, ferendola al collo, e aveva descritto il giovane come una persona esaltata, pericolosa e del tutto inaffidabile.
Uno dei membri, Mario Maccione, dichiarò agli altri membri che la Marino «incarnava la Madonna»,[13] generando ulteriori ritorsioni contro di lei. Ciò provocò nella ragazza un trauma psicologico[8] e l'intenzione di uscire dal gruppo. A seguito di questo, gli altri, una volta che ne furono al corrente, decisero di ucciderla. Sapevano inoltre che la giovane aveva da parte circa 110 milioni di lire (circa 55 000 euro), avuti come risarcimento in seguito a un incidente stradale in cui era rimasta coinvolta, e verosimilmente puntavano a impadronirsene.[senza fonte] Nel primo tentativo Sapone e gli altri la stordirono con una dose di tranquillanti, la portarono in un posto frequentato da tossicodipendenti per drogarla e simulare una morte per overdose di eroina ma l'arrivo di una volante li fece desistere e scappare.
Nel frattempo il sedicenne Fabio Tollis si era reso conto della piega che stava prendendo il gruppo e manifestò l'intenzione di andarsene, cosicché il gruppo decise di eliminare anche lui. Tollis, il membro più giovane del gruppo, era cantante e bassista di un gruppo chiamato Infliction; si unì al gruppo soprattutto in virtù dell'interesse per l'heavy metal e aveva più volte lasciato intendere di non prendere sul serio i rituali satanici[9], giungendo anche a imitare per gioco gli stati di presunta trance in cui cadeva Maccione[8]. La notte del 31 dicembre 1997 i componenti del gruppo fecero in modo che Tollis e la Marino si ritrovassero da soli in un'auto messa a disposizione da Pietro Guerrieri, uno dei membri. Gli altri posizionarono un petardo nel tubo di scappamento e la vettura esplose e prese fuoco molto lentamente, in modo che i due poterono allontanarsi senza nemmeno avvedersi dello scampato pericolo.
Nel gennaio 1998 il gruppo decise di ritentare l'omicidio e, col pretesto di un rito, Sapone, Volpe e Maccione attirarono i due ragazzi in una trappola, conducendoli nottetempo nei boschi di Mezzana Superiore, dove li aspettava una fossa profonda quasi due metri, scavata giorni prima da Sapone e Volpe, unitamente a Pietro Guerrieri e Andrea Bontade. Quest'ultimo doveva farsi trovare sul posto per fare da palo, ma non ne ebbe il coraggio e non si presentò sul luogo; Guerrieri, invece, non partecipò al delitto, ma, a partire da quel momento, rendendosi conto delle proprie responsabilità, piombò in un profondo stato di depressione, aggravato dall'uso sempre più pesante di stupefacenti.[senza fonte]
Una volta giunti sul luogo, la Marino venne uccisa a pugnalate da Sapone, mentre Volpe e Maccione si avventarono sul Tollis che, forte della sua prestanza fisica, tentò invano di difendere l'amica. Tollis venne sopraffatto a coltellate da Maccione e poi colpito ripetutamente sul capo con una mazzetta da muratore; Sapone gli infilò in bocca un riccio di castagno per soffocare le sue urla e gli inflisse una coltellata alla gola. Al termine le due vittime vennero gettate nella fossa. Due settimane dopo Sapone e Bontade si recarono nuovamente nel bosco per far sparire le tracce dell'assassinio, rimuovendo il fogliame macchiato di sangue e versando ammoniaca sulla fossa, per evitare che qualche animale fiutasse l'odore dei cadaveri. I corpi di Tollis e della Marino, ormai mummificati, saranno ritrovati dai carabinieri il 18 maggio 2004, a seguito delle indagini relative all'omicidio di Mariangela Pezzotta.
Poco prima di allontanarsi con gli amici verso Somma Lombardo, Fabio Tollis fu costretto da Sapone a telefonare a casa per avvisare il padre che non sarebbe rientrato a dormire, ma avrebbe trascorso la notte in casa dell'amica Chiara Marino[8]. Il padre del giovane si insospettì e si diresse verso un locale abitualmente frequentato dalla compagnia di amici, arrivando però troppo tardi, quando il figlio era già partito con il gruppo. Michele Tollis in seguito dichiarerà che Leoni aveva tentato di tranquillizzarlo, asserendo che Fabio si era appartato per flirtare con la Marino, che sarebbe tornato presto e non era assolutamente il caso di preoccuparsi.
Nei giorni successivi i membri del gruppo collaborarono attivamente alle indagini, distribuendo volantini con le fotografie degli amici da loro stessi uccisi, lasciandosi intervistare dal programma televisivo Chi l'ha visto? e dichiarandosi molto preoccupati per la sorte degli amici, facendo anche appelli televisivi perché tornassero a casa. Qualche mese dopo alle ricerche iniziò a contribuire anche la rivista Metal Shock nel numero 261 del 16-30 aprile 1998, che inserì in seconda copertina una foto di Tollis.[14] Leoni suggerì che la Marino e Tollis potessero essere fuggiti insieme in Spagna, dove la ragazza aveva stretto diverse amicizie nel corso di una vacanza[8].
Andrea Bontade, colpevole di non essersi presentato la sera dell'omicidio di Tollis e della Marino, fu vittima di vari tentativi degli altri membri di stordirlo con un cocktail a base di droghe pesanti con lo scopo di indurlo al suicidio. Infine, una sera gli intimarono: «Se non lo fai tu lo facciamo noi». Il 21 settembre 1998 Bontade, al termine di una serata trascorsa in un locale con gli altri membri, durante la quale aveva bevuto parecchi alcolici e assunto stupefacenti, salì sulla sua Fiat Punto e si schiantò contro un muro ad alta velocità, morendo sul colpo.
Il giorno di capodanno del 2004 Andrea Volpe ricevette da Nicola Sapone l'ordine[8] di assassinare Mariangela Pezzotta, ex-ragazza di Volpe, che conosceva troppi dettagli sulla scomparsa di Fabio Tollis e Chiara Marino. Sapone diede a Volpe un mese di tempo per eseguire l'ordine. Con il pretesto di una videocassetta da farsi restituire, Volpe invitò a cena la Pezzotta nella baita di Golasecca. Mentre Elisabetta Ballarin, la sua nuova fidanzata, era in cucina a preparare due dosi di speedball, egli, dopo una violenta discussione con la sua ex compagna, le sparò due colpi al volto, senza però ucciderla. Volpe e la Ballarin, in condizioni alterate a causa delle droghe assunte, chiamarono in aiuto Sapone, il quale finì l'agonizzante vittima a colpi di badile nella serra antistante lo chalet e, subito dopo, tornò a casa propria a Dairago, presso Legnano. Prima di andarsene, ordinò di lavare via ogni traccia di sangue, di seppellire la Pezzotta nel giardino e di spingere nel fiume la sua automobile. Sapone dirà poi di non essere stato lui a commettere quel delitto, ma di essere stato chiamato da Volpe a omicidio già commesso.
Una volta seppellita la Pezzotta, la Ballarin guidò l'auto della vittima per farla scivolare nel canale Villoresi vicino alla diga di Panperduto a Somma Lombardo, con Volpe che la seguì con la sua auto. La ragazza, però, a causa delle condizioni psicofisiche alterate per l'assunzione di cocaina ed eroina, non riuscì a condurre nel fiume la macchina e andò a incastrarsi su un muretto. Volpe scese dalla sua auto, si accorse delle condizioni della Ballarin ormai prossima al collasso, e si recò verso un parcheggio poco distante, invocando soccorso e dando in escandescenze[8].
A una pattuglia dei carabinieri accorsa sul posto inizialmente dichiarò che lui e la fidanzata erano stati aggrediti da alcuni balordi,[8] mentre si trovavano appartati in auto, ma i carabinieri si resero velocemente conto che in realtà la coppia aveva avuto un incidente d'auto causato dall'assunzione di stupefacenti e alcol e fece trasportare entrambi i giovani in ospedale. Qui Elisabetta, ancora sotto l'effetto della droga, cominciò a mugugnare e ripetere frasi, apparentemente sconnesse, riguardanti la morte di una certa "Mariangela". A questo punto i carabinieri, assieme alla procura, iniziarono a indagare e il giorno successivo venne ritrovato il corpo della Pezzotta nella serra dello chalet dei Ballarin, dove era stata sepolta che ancora respirava - come dichiarato da Volpe durante gli interrogatori.
Dopo il ritrovamento del cadavere della Pezzotta[15], dalla confessione di Volpe emerse che egli fu costretto ad agire sotto ricatto da Sapone, che lo aveva minacciato lasciandogli intendere che anche lui e la Ballarin sarebbero stati uccisi qualora non si fossero liberati della vittima. Inizialmente Volpe sostenne davanti agli investigatori di aver sparato a Mariangela durante una lite degenerata a causa della droga e la pista satanica non venne inizialmente presa in considerazione.
Michele Tollis, padre dello scomparso Fabio (amico di vecchia data di Volpe), da anni cercava di capire dove fosse finito suo figlio e aveva cominciato a frequentare l'ambiente per farsi un'idea; portò il caso alla trasmissione di Rai 3 Chi l'ha visto? partecipando a numerose puntate nel corso degli anni; sin dal principio, non si fidò degli affiliati alle “bestie di Satana”, i quali sostenevano che Fabio fosse scappato con Chiara per ragioni sentimentali.
Quando Michele Tollis seppe dell'arresto di Volpe, ipotizzò agli inquirenti che la scomparsa del figlio potesse essere collegata col delitto Pezzotta. Durante un interrogatorio Volpe decise di collaborare e confessò gli omicidi di Mariangela Pezzotta, Chiara Marino e Fabio Tollis e l'induzione al suicidio di Andrea Bontade.
Il coinvolgimento delle "bestie di Satana" è stato sospettato in altri casi di omicidi, scomparse e morti sospette di persone legate in vario modo a membri del gruppo, fino a quattordici.[16][17][18][19][20][21][22][23][24][25] Tra di essi:
In nessuno di questi casi, tuttavia, è mai stato dimostrato il coinvolgimento del gruppo; le morti di Ballarin, Dennis Carullo[29][30], Colombo, Lombardo, Molla e Scaramuzzino sono state archiviate come suicidi. Mario Maccione ha accusato altri membri del gruppo (Sapone, Volpe, Leoni, Zampollo e Monterosso) della responsabilità di tali delitti, accuse tuttavia da essi respinte e mai dimostrate.[31][32][33][34] La madre di Molla morì suicida nel 2012, poco tempo dopo l'archiviazione del caso da parte della Procura di Busto Arsizio.[35]
Le vittime sono:
Per gli omicidi di Chiara Marino, Fabio Tollis e Mariangela Pezzotta, il 31 gennaio 2006 la Corte d'assise di Busto Arsizio condannò Nicola Sapone a due ergastoli e all'isolamento diurno per tre anni; Paolo Leoni e Marco Zampollo a 26 anni, Elisabetta Ballarin (nonostante non facesse parte del gruppo, non fosse a conoscenza degli altri omicidi e fosse stata solo testimone, sotto effetto di stupefacenti, dell'omicidio di Mariangela) a 24 anni e tre mesi ed Eros Monterosso a 24 anni.
Nel giugno 2006, la Corte d'Assise d'Appello di Milano ridusse la pena per Andrea Volpe (già condannato in primo grado a 30 anni per gli omicidi commessi alla guida del gruppo) a 20 anni di carcere, e a 12 anni e 8 mesi la pena di Pietro Guerrieri, in precedenza condannato a 16 anni.
Il 15 maggio 2007 la Corte d'Assise d'Appello di Milano condannò Nicola Sapone a un doppio ergastolo e isolamento diurno per 18 mesi; Paolo Leoni all'ergastolo e isolamento diurno per 9 mesi; Elisabetta Ballarin a 23 anni di carcere; Eros Monterosso a 27 anni e 3 mesi e Marco Zampollo a 29 anni e 3 mesi. Andrea Volpe a 20 anni per aver collaborato con la giustizia alla risoluzione del caso.[41][42]
Il 25 ottobre 2007 la Corte di Cassazione confermò le condanne.[42][43][44] Il 9 novembre 2007 la Corte d'Assise d'Appello di Brescia condannò a 19 anni e mezzo Mario Maccione, all'epoca dei fatti contestati minorenne, inasprendo la precedente condanna a 16 anni di reclusione.
L'8 giugno 2005, a seguito della Giornata nazionale dell'Arma dei Carabinieri, il comandante dell'Arma riconobbe pubblicamente l'operato dei pubblici ministeri Antonio Pizzi e Tiziano Masini e degli ufficiali coinvolti nelle indagini per gli omicidi delle Bestie di Satana: il tenente Enzo Molinari, il comandante della stazione dei carabinieri di Somma Lombardo luogotenente Michelangelo Segreto e i marescialli Attilio Quaranta, Giuseppe Notaro e Paolo Marcolli.[53][54][55] I loro encomi dei 48 militari premiati furono riconosciuti dal generale Girone, Comandante Regionale dell'Arma, e conferiti per mano dei magistrati varesini.[56]
In nomine Satan (2012), di Emanuele Cerman[57][58][59]
Indagini: Lombardia, 1998-2004 (2022), podcast in due puntate a cura di Stefano Nazzi[60]
One More Time Podcast di Luca Casadei: Mario Maccione, le Bestie di Satana (2024), 2 episodi da 2 ore l'uno a cura di Luca Casadei
BESTIE (2024), podcast in sette puntate a cura di Antonio Cristiano e Marco Maisano[61]
Poco più di un fatto personale (2022), di Marco Di Stefano e Chiara Boscaro, regia di Stefano Beghi. Produzione La Confraternita del Chianti / Karakorum Teatro.[62][63][64]