Classiarii o Classici
Calco della colonna di Traiano durante la conquista della Dacia, raffigurante alcuni Classiarii su navi da guerra romane (Colonna, pannello n.58 secondo Cichorius).
Descrizione generale
Attiva31 a.C. - 476
NazioneRoma Antica
ServizioEsercito romano
TipoMarinai
RuoloManovrare la nave
Guarnigione/QGMiseno ( Classis Misenensis ),[1] Classe ( Classis Ravennatis ),[2] Forum Iulii (Gallia Narbonense),[3] Gesoriacum (Britannia), Castra Vetera - Colonia Agrippina (Germania sup. ed inf.), Aquincum (Pannonie), Sexaginta Prista-Noviodunum (Mesie), Trapezus (Ponto Eusino), Alexandria (Egitto).[4]
PatronoNettuno
Battaglie/guerresi veda la voce Battaglie romane
DecorazioniDona militaria
Comandanti
Comandante attualepraefectus classis
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Per Classiarii o classici (dal latino Classis = flotta) si intendeva l'insieme dei militari (dal grado più elevato del Praefectus Classis, a quello più semplice del miles classiarius) e del personale addetto alla manovra della nave (es. velarii o remiges) o alla sua costruzione/manutenzione (es. fabri navales), nell'ambito della marina militare romana, parte integrante dell'esercito romano.

Storia

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Per ogni eventuale approfondimento si rimanda a questa voce. In breve ricordiamo che:

«Avendogli chiesto i marinai qualcosa (indennità) per le loro scarpe, poiché dovevano fare a piedi spesso da Ostia e Pozzuoli fino a Roma, Vespasiano non reputò giusto non aver dato loro una risposta, aggiunse quindi che l'ordine era di andare scalzi, tanto che ancora oggi si fa così [epoca di Svetonio].»

Struttura gerarchica ed organizzazione

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Il nucleo di un equipaggio navale era formato dai rematori (in lingua latina remiges, sing. remex; in lingua greca eretai, sing. eretēs). Contrariamente a quanto si crede, la flotta romana, come pure quella di epoca antica in generale, basò la sua esistenza su rematori di condizione libera, non invece sugli schiavi, i quali al contrario erano utilizzati solo in casi di estrema necessità, tanto da essere poi resi liberi anzitempo.[12] Durante l'Impero romano, i provinciali, non ancora cittadini romani, ma nati liberi (peregrini), provenienti da Grecia, Fenicia, Siria ed Egitto, formarono il nucleo principale degli equipaggi delle flotte.[12][13]

Durante il periodo repubblicano, il comando della flotta era affidato ad un magistrato o ad un promagistrato, normalmente di rango consolare o pretorio.[14] Durante le guerre puniche per esempio, un console comandava la flotta, mentre l'altro l'esercito di terra. Nelle successive guerre condotte in Oriente, i pretori assunsero il comando della flotta. Tuttavia, poiché questi uomini avevano incarichi politici, la gestione effettiva delle flotte o di squadre navali fu affidata ai loro subordinati, i legati certamente più esperti. Fu quindi durante le guerre puniche che apparve, per la prima volta la figura del praefectus classis.[15]

Durante il primo principato, un equipaggio di una nave, al di là della sua dimensione, era comunque organizzato come una centuria. Essi erano inquadrati di fatto come soldati (miles classiarii), addetti alla manovra (remiges e velarii), addetti alla costruzione (fabri navales) ed altre mansione. Vi è da aggiungere che il personale della flotta era considerato inferiore, non solo a quello delle legioni, ma anche a quello delle truppe ausiliarie.[12]

Come nell'esercito romano ogni nave, organizzata in centuria, era posta sotto il comando di un centurio classiarius, il quale aveva nell'optio il suo più fidato secondo. Il beneficiarius dava invece una mano a livello amministrativo.[10] Tra l'equipaggio vi era poi un certo numero sia di principales sia di immunes, esattamente come accadeva nelle truppe ausiliarie.

Riguardo invece all'alto comando, durante il periodo imperiale, con Augusto il praefectus classis divenne procurator Augusti, a capo di ciascuna flotta permanente. Questi posti furono inizialmente occupati da coloro che appartenevano all'ordine equestre, o a partire da Claudio, dai suoi liberti, garantendo così il controllo imperiale diretto sopra le varie flotte.[16] Con la dinastia dei Flavi, la condizione di praefectus fu affidata ai soli cavalieri con esperienza militare, che avevano fatto carriera nelle militiae equestri.[16][17] Anche in questo caso il prefetto, seppure dotato di esperienza militare, era comunque un politico con scarse conoscenze navali, tanto da affidarsi a dei subordinati.[18]

Grande perizia e responsabilità era richiesta ai classiarii, in particolare ad alcune figure chiave:

Si calcola, infine, che vi fossero circa 40.000/50.000 Classiarii durante l'Alto Impero romano, organizzati secondo la seguente struttura gerarchica:

Altri ruoli importanti sulle navi, rientranti probabilmente tra il gruppo degli immunes erano, secondo quanto ci tramanda un'iscrizione rinvenuta a Cos della prima guerra mitridatica:

Abbigliamento, armi e armature

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Classiarii aiutano le truppe terrestri nella costruzione di ponti, strade e fortificazioni (Colonna di Traiano, scena 67).

Per evitare che le imbarcazioni in fase di esplorazione potessero essere riconosciute, venivano colorate di blu (il colore delle onde del mare), insieme alle funi ed alle vele, per meglio mimetizzarsi.[29] Identica cosa accadeva anche all'equipaggio dei classiarii, i quali indossavano divise azzurre, così da poter rimanere nascosti, non solo di notte ma anche di giorno.[30]

Durata servizio e paga

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Il personale della flotta (Classiari o Classici) era perciò diviso in due gruppi: gli addetti alla navigazione ed i soldati. Il servizio durava 26 anni[31] (contro i 20 dei legionari ed i 25 degli auxilia). Dal III secolo fu aumentato fino a 28 anni di ferma. Al momento del congedo (Honesta missio) ai marinai era data una liquidazione, dei terreni e di solito anche la cittadinanza concessa, essendo gli stessi nella condizione di peregrini al momento dell'arruolamento.[18][32] Il matrimonio era invece permesso loro, solo al termine del servizio attivo permanente.[32]

Vi era poi una sostanziale differenza di stipendium tra gli alti gradi del comando: i prefetti delle due flotte praetoriae (Misenensis e Ravennatis), erano inquadrati come procuratores ducenarii, ovvero percepivano 200,000 sesterzi annui; il prefetto della Classis Germanica, della Classis Britannica e più tardi della Classis Pontica erano invece procuratores centenarii (percependo 100,000 sesterzi), mentre gli altri prefetti erano denominati anche procuratores sexagenarii (ovvero guadagnavano 60,000 sesterzi).[33]

Classiarii impiegati nelle legioni e truppe ausiliarie

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Lo scudo rappresentato in questo fregio (dell'epoca di Marco Aurelio), ora sull'arco di Costantino apparterrebbe ad una delle due legioni Adiutrix di classiarii.

Una legio XVII Classica, ossia navale, probabilmente distinta da una di Ottaviano che ne portava la stessa numerazione, faceva parte dell'esercito di Marco Antonio, e dovette scomparire dopo la sua sconfitta ad Azio. Sorte analoga ttoccò alla Legio XXX Classica che sembra stazionasse in Asia in tarda epoca repubblicana.[34]

Altre due legioni "navali" furono, quindi, arruolate sotto Nerone nel 68 (la I Adiutrix dalla classis Misenensis), oltre ad una sua "gemella" nel 69 da Vespasiano (la II Adiutrix Pia Fidelis[35]).

Note

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  1. ^ AE 1999, 1486.
  2. ^ AE 1968, 472.
  3. ^ CIL XII, 258.
  4. ^ CIL III, 43.
  5. ^ Yann Le Bohec, L'esercito romano, Roma 1992, pp. 33 e seg.
  6. ^ a b Alessandro Milan, Le forze armate nella storia di Roma antica, XII, p. 118.
  7. ^ Saddington, 2007, p. 212.
  8. ^ L. Keppie, The making of the roman army, from Republic to Empire, p. 213.
  9. ^ Tacito, Historiae, 86; III, 7 e 21. AE 1972, 203.
  10. ^ a b Webster & Elton (1998), p. 166.
  11. ^ Wesch-Klein (1998), p. 25.
  12. ^ a b c d e Casson (1991), p. 188.
  13. ^ Starr (1960), p. 75 Table 1.
  14. ^ Rodgers (1976), p. 60.
  15. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri, XXVI, 48; XXXVI, 42.
  16. ^ a b Webster & Elton (1998), p. 165.
  17. ^ A Companion to the Roman Army, p. 210.
  18. ^ a b Gardiner, 2000, p. 80.
  19. ^ Vegezio, Epitoma rei militaris, IV, 43.1.
  20. ^ a b c d Vegezio, Epitoma rei militaris, IV, 43.3.
  21. ^ a b Vegezio, Epitoma rei militaris, IV, 32.1.
  22. ^ Saddington, 2007, p. 210.
  23. ^ Starr (1960), pp. 42-43.
  24. ^ a b Vegezio, Epitoma rei militaris, IV, 32.2.
  25. ^ a b Starr (1960), p. 39.
  26. ^ Webster & Elton (1998), pp. 165-166.
  27. ^ Saddington, 2007, pp. 210–211.
  28. ^ Saddington, 2007, pp. 201–202.
  29. ^ Vegezio, Epitoma rei militaris, IV, 37.5.
  30. ^ Vegezio, Epitoma rei militaris, IV, 37.6.
  31. ^ AE 2006, 1861.
  32. ^ a b CIL XVI, 1.
  33. ^ Pflaum, H.G. (1950). Les procurateurs équestres sous le Haut-Empire romain, pp. 50-53.
  34. ^ AE 1997, 1416.
  35. ^ Tacito, Historiae, III, 50 e 55.

Bibliografia

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Fonti primarie
Fonti storiografiche moderne