L'aereo è caratterizzato da una fusoliera lunga; da un'ala bassa con winglet; una coppia di turbofan Pratt & Whitney Canada PW307 montati nella sezione di coda della fusoliera ed il terzo montato al disotto della deriva verticale; con piani orizzontali in posizione bassa e utilizza il nuovo cockpit EASy (Enhanced Avionics System) sviluppato da Dassault sulla base del sistema EPIC/PRIMUS prodotto da Honeywell e comune a tutti i Dassault Falcon.
Il Falcon 7X è stato sviluppato dalla Dassault per entrare nel mercato dei business jet a lungo raggio entrando in concorrenza diretta con il Gulfstream V, il Global Express e ai business jet derivati dai grossi aerei di linea (A320, B737 ecc.) sostituendo il Falcon 900 nel ruolo di aereo di punta della gamma.
Il Falcon 7X è il primo aereo al mondo interamente sviluppato al computer grazie agli strumenti creati da Dassault come il CATIA e il PLM; che hanno permesso alla ditta di non dover realizzare né modelli, né prototipi di studio; ma solo i velivoli di preserie necessari per la certificazione.
Il modello venne portato in volo per la prima volta il 5 maggio 2005 dall'aeroporto di Bordeaux-Mérignac. La certificazione e le prime consegne sono state effettuate nel primo trimestre del 2007. Il costo del velivolo si aggira tra i 37 e i 39 milioni di dollari in base all'allestimento richiesto dal cliente.
Il 3 luglio 2009 l'Armée de l'air ha ufficialmente ricevuto il primo Falcon 7X per il trasporto presidenziale, l'aereo è stato battezzato Carla One dagli aviatori dell'Armée de l'air in omaggio alla moglie del presidente francese Carla Bruni[3]; con i Falcon 7X l'Armée de l'air prevede di sostituire i Falcon 900 in suo possesso.
^(FR) La famille Falcon, su dassault-aviation.com, Dassault Aviation, 22 luglio 2009. URL consultato il 13 luglio 2021 (archiviato dall'url originale l'8 aprile 2013).
^(FR) Falcon 7X, su dassault-aviation.com, Dassault Aviation. URL consultato il 26 luglio 2010 (archiviato dall'url originale il 29 luglio 2010).
^(FR) Le nouvel avion de Nicolas Sarkozy, su lepoint.fr, Le Point.fr, 9 luglio 2009. URL consultato il 26 luglio 2010 (archiviato dall'url originale il 16 luglio 2013).