Tardivi genealogisti affermano che traessero il nome dal conte Ademaro (o Aldemaro), loro antenato in età carolingia, consanguineo di Pipino il Brevere d'Italia e figlio di Carlomagno. Altri genealogisti hanno supposto che il nome derivasse, invece, dal palazzo posseduto a Genova a ridosso del porto, l'attuale Palazzo San Giorgio[1][2].
L'origine attestata si fa risalire al visconte Ido di Carmandino, in comune origine con i grandi famiglie della nobiltà genovese all'epoca dell'Impero (tra cui i Spinola e i Malocelli), appartenenti alla consorteria dei Carmandino. L'origine comune con gli Usodimare risale ai fratelli Oberto e Ogerio, nipoti del visconte Ido, e ciascuno capostipite dei rispettivi rami, ritrovate insieme dall'epoca dei Carmandini e dall'inizio dell'albergo Uso di Mare, il più antico della Repubblica[3].
Erano "uomini d'arme e di mare", notevoli per la sua attività navale nel bando ghibellino[4]. Tra i più celebri era l'ammiraglioAnsaldo de' Mari, comandante della flotta imperiale all'epoca delle guerre comunale, anche capostipite dei Mari stabilì nell'isola di Corsica, acquistandovi alcuni castelli, col titolo di signori di Colombano e di Capocorso.
A Genova i de' Mari ricoprirono il ruolo di consoli della Repubblica ed ebbero quattro dogi biennali: Stefano (1663-1665); Girolamo (1669-1701); Domenico Maria (1707-1709) e Lorenzo (1744-1476).
A Napoli risiedettero stabilmente, senza mai interrompere i legami con Genova, già sin dalla prima metà del ‘500 occupandosi di finanza. L'Archivio storico del Banco di Napoli annovera tra i banchieri genovesi in Napoli residenti Stefano, Andrea, Niccolò ed Agostino de' Mari. Nel 1690 vennero ascritti al Seggio di Porto. Nel Regno di Napoli entrarono in possesso di vari feudi e titoli fra i quali quello di Marchese di Assigliano nel 1641 e Principe d’Acquaviva nel 1665.
La famiglia è iscritta nel Liber Primus Nobilitatis[5], il Libro d'Oro della Nobiltà Genovese[6] e l'Elenco ufficiale Nobiliare Italiano (con i titoli di principe di Acquaviva, marchese d'Assigliano o Torrepiana predicato di Castellaneta e Gioia del Colle). La linea secondogenita vi è iscritta con il titolo di patrizio napoletano e predicato dei principi di Acquaviva.
Vittorio Spreti. Enciclopedia Storico-Nobiliare Italiana. Vol. IV.
Berardo Candido Gonzaga. Famiglie Nobili d'Italia Vol. IV
Chiara Dalfino Spinelli. Il caso dei de Mari ad Acquaviva delle Fonti. Cassarmonica.it
Aurelio Musi. Mercanti genovesi nel Regno di Napoli. Edizioni ESI 1996. Napoli.
Alessia Ceccarelli, Notai, togati e nobili di provincia. I percorsi sociali, economici e politici di una famiglia genovese nel Regno di Napoli, secc. XV-XVII, Lacaita, 2007.
Martino Mastrorocco. Cronistoria della Città di Acquaviva. Tratto da “La nostra storia “. Acquaviva delle Fonti. Ed. 2002.
Sito di genealogia italiana del progetto globale Geneall.
Genealogie delle Famiglie Nobili del Mediterraneo.