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Digitale gialla grande
Digitalis grandiflora
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi I
Ordine Lamiales
Famiglia Plantaginaceae
Sottofamiglia Digitalidoideae
Tribù Digitalideae
Genere Digitalis
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Scrophulariales
Famiglia Scrophulariaceae
Genere Digitalis
Specie D. grandiflora
Nomenclatura binomiale
Digitalis grandiflora
Mill., 1768
Nomi comuni

Digitale gialla maggiore
Digitale a grandi fiori

La digitale gialla grande (nome scientifico Digitalis grandiflora Mill., 1768) è una pianta erbacea e perenne dai grandi fiori gialli, appartenente alla famiglia delle Plantaginaceae.[1]

Etimologia

Il primo studioso ad introdurre il nome del genere (Digitalis) fu il botanico e fisico germanico Leonhart Fuchs (17 gennaio 1501 – 10 maggio 1566); il termine significa “ditale” e indubbiamente il fiore ricorda questo utile oggetto. In seguito fu il botanico francese Joseph Pitton de Tournefort (Aix-en-Provence, 5 giugno 1656 – Parigi, 28 dicembre 1708) ad elevare questo termine a valore di genere ed infine fu Carl von Linné (Rashult, 23 maggio 1707 – Uppsala, 10 gennaio 1778), biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, a completare questo genere con una dozzina di specie.[2]

È stato invece il botanico scozzese Philip Miller (Chelsea 1691 – Chelsea, 1771) a definire il binomio scientifico della pianta di questa voce nel 1768 (pubblicazione "Gardeners Dictionary, Edition 8. London - Ed. 8"). L'epiteto specifico grandiflora (ma anche quello comune “digitale gialla grande”) fa riferimento alla bellezza dei suoi grandi fiori gialli.[3]

Descrizione

Descrizione delle parti della pianta
Il portamento
La foglia
Infiorescenza
Il fiore
I frutti

Si tratta di una pianta mediamente alta (da 5 cm fino a 1 metro) la cui forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap), ossia è una pianta perennante con gemme situate alla base del terreno e con fusti a infiorescenza terminale.[2][4][5][6][7]

Radici

La radice è ramosa con la parte centrale ingrossata.

Fusto

Il fusto è eretto, verde, molto foglioso e finemente pubescente. È inoltre semplice (non ramificato) e ingrossato alla base.

Foglie

Tutte le foglie sono pubescenti, soprattutto sulla pagina inferiore; mentre quella superiore è lievemente bollosa. Le foglie si dividono in:

  • foglie basali: le foglie basali sono semplici con una forma lineare-spatolata, acute all'apice e dentellate sui bordi; dimensione delle foglie basali: larghezza 4 – 5 cm; lunghezza 15 – 25 cm;
  • foglie cauline: le foglie cauline sono progressivamente ridotte, sessili e quasi amplessicauli e a disposizione alterna lungo il fusto.

Infiorescenza

L'infiorescenza è formata da un folto racemo terminale bratteale (alla base di ogni pedicello è presente una brattea). Generalmente i fiori hanno una disposizione unilaterale (specialmente quelli superiori) causata dalla torsione dei pedicelli. I singoli fiori sono inoltre penduli, questo per proteggere il polline e il nettare dalla pioggia. Lunghezza dei pedicelli : 6 – 9 mm (alla fruttificazione si allungano fino a 18 mm).

Fiore

I fiori sono ermafroditi, leggermente attinomorfi quasi zigomorfi, tetraciclici (composti da 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo), pentameri (calice e corolla divisi in cinque parti).

X o * K (4-5), [C (4) o (2+3), A 2+2 o 2], G (2), capsula.[5]

Frutti

Il frutto è del tipo a capsula prolungata in un becco acuto e dall'aspetto peloso-glandoloso. All'interno sono disposte due logge a deiscenza “septicida” (ossia è un frutto che si apre per fenditure longitudinali) : vengono così dispersi al vento un gran numero di piccolissimi semi. La forma dei semi è angolosa. Nella fruttificazione inoltre il calice è persistente. I semi maturano in settembre.

Riproduzione

Distribuzione e habitat

Distribuzione della pianta in Italia
(Distribuzione regionale[8] – Distribuzione alpina[9])

Fitosociologia

Areale alpino

Dal punto di vista fitosociologico alpino Digitalis grandiflora appartiene alla seguente comunità vegetale:[9]

  • Classe: Epilobietea angustifolii

Areale italiano

Per l'areale completo italiano Digitalis grandiflora appartiene alla seguente comunità vegetale:[10]

  • Classe: Mulgedio alpini-Aconitetea variegati Hadač & Klika in Klika & Hadač, 1944
  • Ordine: Calamagrostietalia villosae Pawl. in Pawl., Sokolowski & Wallisch, 1928
  • Alleanza: Calamagrostion arundinaceae (Luquet, 1926) Jenik, 1961

Descrizione: l'alleanza Calamagrostion arundinaceae è relativa alle comunità mesofile della fascia montana-altimontana. Questa alleanza è composta da erbe alte e megaforbie elio-termofile che si sviluppano nei piani bioclimatici, soleggiati e ripidi ricoperti dalla neve per brevi periodi, sia subalpino che alpino. Altre caratteristiche dei suoli: devono essere moderatamente ricchi di humus (e altre sostanze organiche) e parzialmente esposti al vento. Questa alleanza è relativa ai Pirenei, Alpi settentrionali e alla maggior parte delle montagne più basse dell'Europa centrale (compresi i Carpazi occidentali).[10]

Specie presenti nell'associazione: Calamagrostis arundinacea, Athyrium distentifolium, Calamagrostis villosa, Dryopteris filix-mas, Lilium martagon, Laserpitium latifolium, Gentiana lutea, Molopospermum peloponesiacum, Aconogonon alpinum, Allium victorialis, Eryngium alpinum, Athyrium distentifolium.[10]

Tassonomia

La famiglia di appartenenza (Plantaginaceae) è relativamente numerosa con un centinaio di generi, mentre il genere della Digitalis comprende una ventina di specie di cui mezza dozzina sono presenti nella flora spontanea italiana.

La classificazione tassonomica della Digitalis grandiflora è in via di definizione in quanto fino a poco tempo fa il suo genere apparteneva alla famiglia delle Scophulariaceae (secondo la classificazione ormai classica di Cronquist), mentre ora con i nuovi sistemi di classificazione filogenetica (classificazione APG) è stata assegnata alla famiglia delle Plantaginaceae; anche i livelli superiori sono cambiati (vedi il box tassonomico iniziale).

Questa pianta appartiene alla tribù delle Digitalideae (Dumort.) Dumort. (1829)

Il numero cromosomico di D. grandiflora è: 2n = 56.[11]

Sinonimi

Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:[1]

Specie simili

La Digitalis purpurea L. (Digitale rossa) è molto simile alla pianta di questa voce anche se non è possibile nessuna confusione in quanto la corolla è decisamente colorata di rosso-purpureo con chiazze interne bianche. Inoltre anche la distribuzione in Italia è diversa: mentre la presenza della “Digitale rossa” in Sardegna è ben certificata, non altrettanto si può dire per alcune sporadiche presenze nella provincia di Bolzano e di Vercelli.

Più simile è forse la Digitalis lutea L. (Digitale gialla piccola), ma come dice il nome i fiori sono più piccoli e molto più pubescenti alle fauci (il resto della pianta invece è più glabro); anche le antere di colore giallo-aranciato sono più visibili.

Usi

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

Farmacia

Giardinaggio

La “Digitale grande gialla” è una pianta molto decorativa è quindi ampiamente usata nei giardini di tipo roccioso (in luoghi accidentati) anche per la sua facilità ad essere coltivata. Sono valide anche come piante da fiore reciso per i fioristi.[2]

Piante protette

In molte regioni italiane queste piante sono regolamentate e protette dalla raccolta indiscriminata.

Questioni scientifiche

I vari botanici si sono chiesti l'utilità delle macchie e delle setole pelose all'interno della corolla. Probabilmente le macchie hanno una funzione di guida alla ricerca del nettare da parte degli insetti pronubi; mentre la presenza delle setole pelose non trova tutti concordi in una univoca spiegazione (c'è chi dice che servano a tenere lontani certi insetti troppo piccoli, o chi al contrario che le setole servano come punto di appoggio).[2]

Altre notizie

La digitale gialla maggiore in altre lingue è chiamata nei seguenti modi:

Galleria d'immagini

Note

  1. ^ a b The Plant List, http://www.theplantlist.org/tpl1.1/record/kew-2768008. URL consultato l'8 agosto 2018.
  2. ^ a b c d e f Motta 1960, Vol. 2 - pag. 15.
  3. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato l'8 agosto 2018.
  4. ^ Kadereit 2004, pag. 394.
  5. ^ a b Judd et al 2007, pag. 493.
  6. ^ Strasburger 2007, pag. 852.
  7. ^ Pignatti 1982, Vol. 2 - pag. 551.
  8. ^ Conti et al. 2005, pag. 87.
  9. ^ a b Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 212.
  10. ^ a b c Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. Digitalis grandiflora. URL consultato l'8 agosto 2018.
  11. ^ Tropicos Database, su tropicos.org. URL consultato l'8 agosto 2018.

Bibliografia

  • Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole, 1996.
  • Richard Olmstead, A Synoptical Classification of the Lamiales, 2012.
  • Maria Teresa della Beffa, Fiori di campo, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 2002.
  • Maria Teresa della Beffa, Fiori di montagna, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 2001.
  • Wolfgang Lippert Dieter Podlech, Fiori, TN Tuttonatura, 1980.
  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume secondo, Milano, Federico Motta Editore, 1960.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume secondo, Bologna, Edagricole, 1982, ISBN 88-506-2449-2.
  • AA.VV., Flora Alpina. Volume secondo, Bologna, Zanichelli, 2004.
  • Kadereit J.W, The Families and Genera of Vascular Plants, Volume VII. Lamiales., Berlin, Heidelberg, 2004.
  • Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 496, ISBN 978-88-299-1824-9.
  • Strasburger E, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, ISBN 88-7287-344-4.
  • D. C. Albach, H. M. Meudt and B. Oxelman, Piecing together the “new” Plantaginaceae, in American Journal of Botany, vol. 92, n. 2, 2005, pp. 297-315 (archiviato dall'url originale il 30 novembre 2016).
  • F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, ISBN 88-7621-458-5.

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