Elegia, dipinto di William-Adolphe Bouguereau, 1899

L'elegia è la denominazione del genere letterario che raggruppa i componimenti lirici della poesia greca e latina accomunati da una forma metrica specifica e da una diversità di argomenti in opposizione all'epica. Il termine elegia, dopo un periodo di abbandono in età medievale, ricompare nella poesia europea, ma la sua definizione fu collegata al contenuto e non più alla forma metrica.

Origini

Lo stesso argomento in dettaglio: Elegia greca.

Il termine "elegia" indicava inizialmente qualunque componimento il cui metro era il distico elegiaco (esametro + pentametro dattilico). Il termine orientale del flauto ('elegn') darebbe il nome al componimento, ma non mancano altre ipotesi degli antichi, secondo i quali "elegia" deriverebbe da έλεγος, col significato di "lamento funebre", o da «έ έ λέγειν», cioè "dire ahi, ahi!". Il suono del flauto accompagnava la recitazione. L'elegia greca ha un tono oggettivo, e anche nei casi in cui essa usa la prima persona singolare, essa si offre a un'interpretazione problematica: il cosiddetto io lirico è infatti normalmente la persona loquens (maschera parlante) di una collettività a cui l'esecutore chiede di immedesimarsi. Era eseguita in diverse occasioni, incentrate intorno al momento del simposio.

Il tono delle "elegie" era fermo, alto, severo: venivano utilizzate come strumento di riflessione e di esortazione; incitavano i cittadini a difendere e ad amare la patria proponendo, in tal modo, nuovi modelli di eroismo rispetto all'epica: alle gesta individuali venivano preferite le azioni di gruppo. Altre "elegie" erano pervase da riflessioni sul decadimento dei vecchi valori aristocratici, come l'amicizia leale e l'amore sincero, che avevano svolto una funzione coesiva dei gruppi.

Dal VII secolo a.C. in poi, l'elegia è usata per celebrare molteplici occasioni della vita pubblica e privata: accanto a componimenti di carattere guerresco, esortativo, polemico, vi sono elegie politiche, moraleggianti e marcatamente erotiche.

Nel corso dell'Ellenismo, i destini dell'elegia si confusero con quelli dell'epigramma e del poema didascalico: da tale commistione prese le mosse l'elegia latina.

Elegia latina

Lo stesso argomento in dettaglio: Elegia latina.

Il tratto distintivo dell'elegia latina è l'impostazione maggiormente soggettiva e autobiografica, che ha solo pochissimi precedenti nei poeti elegiaci ellenistici. Callimaco, ad esempio, esclude dalle elegie ogni elemento autobiografico, riservandolo agli epigrammi. L'elegia fu usata anche come espressione di lutto, nelle lamentazioni funebri: l'associazione dell'elegia al pianto divenne un topos (Orazio, Ars poetica - Ovidio, Amores). Lo status di autorità letteraria e stilistica accordato a questi autori ebbe un ruolo decisivo nell'evoluzione del genere letterario.

Elegia medievale

Dopo la caduta dell'impero, uno scrittore che ha prodotto elegie è stato Massimiano. Successivamente, la sua forma fu adottata da vari poeti cristiani: Venanzio Fortunato, poi Alcuino e Beda il Venerabile. La forma poetica rimase diffusa tra le classi elevate anche per le epigrafi; in particolare furono così scritti molti epitaffi presenti in cattedrali europee. Ovidio rimase un modello di riferimento per tutto il Medioevo, prima nella letteratura pagana e poi in quella cristiana, fino a quando, con il sorgere della nuova arte ritmica, l'elegia si contraddistinse non più per il metro ma per il tono e la disposizione d'animo.[1]

Commedia elegiaca

Lo stesso argomento in dettaglio: Commedia elegiaca.

De tribus puellis è un esempio di fabliau in latino, un genere di commedia con il distico elegiaco, a imitazione di Ovidio. Il teorico medioevale John of Garland scrisse che "tutta la commedia è elegia, ma non vale il contrario." Il latino medievale aveva infatti sviluppato un genere che era la commedia elegiaca. In ogni caso, come ha scritto Ian Thompson, "nessuna opera teatrale antica sarebbe stata scritta in distici elegiaci."

Rinascimento ed età moderna

Con il rinascimento, molti tentarono di far rinascere la cultura romana, e perciò ripresero le forme che permettevano di recuperare lo spirito degli scrittori di età augustea. Il latinista danese Johannes Secundus, ad esempio, ha incluso elegie d'amore in stile catulliano nel suo Liber Basiorum, e il poeta inglese John Milton ha scritto varie elegie in tutta la sua carriera. Questa tendenza è continuata negli scrittori latini recenti, che anche in questo hanno tentato di recuperare stili e tematiche degli scrittori antichi.

L'eredità classica

Letteratura

Nella latinità umanistica si ritrova il termine elegia come conseguenza della lettura dei classici latini: questo, nel passaggio dalla lingua latina ai volgari locali, segnò il trapasso del significato della parola a poesia di argomento luttuoso o malinconico. Nacquero così interi filoni di poesia "elegiaca". Tralasciando l'elegia neolatina si elencano titoli di poesie o raccolte poetiche europee in lingua volgare o nazionale in cui compare esplicitamente il termine.

Musica

Il Romanticismo musicale si appropriò del termine per definire composizioni di carattere funebre o semplicemente melanconico: tra quelle il cui titolo è esplicitamente elegia vanno ricordate:

Curiosità

Note

  1. ^ "Le Muse", De Agostini, Novara, 1965, Vol.IV, pag.325
  2. ^ (EN) Seven Is the Number, by Dave Carter & Tracy Grammer, su Tracy Grammer. URL consultato il 27 maggio 2022.
  3. ^ FAME Review: Dave Carter - Snake Handlin' Man, su www.acousticmusic.com. URL consultato il 27 maggio 2022.

Voci correlate

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