Georges Perec (Parigi, 7 marzo 1936Ivry-sur-Seine, 3 marzo 1982) è stato uno scrittore francese, membro dell'OuLiPo, le cui opere sono basate sull'utilizzo di limitazioni formali, letterarie o matematiche.

Biografia

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La vie mode demploi, prima edizione Hachette del 1978
La tomba Bienenfeld-Perec al Père Lachaise

Suo padre Icek Peretz (1909-1940) e sua madre Cyrla Szulewicz (1913-1945), entrambi ebrei d'origine polacca, si sposano nel 1934. Georges nasce la sera di sabato 7 marzo 1936 in una clinica parigina e passa l'infanzia nella rue Vilin nel quartiere di Belleville di Parigi.

Nel 1941 un treno della Croce Rossa lo porta verso Villard-de-Lans dove passa il resto della guerra con parte della famiglia paterna (il padre muore in guerra nel 1940, mentre la madre, tre anni più tardi, viene deportata e uccisa in un campo di concentramento, forse quello di Auschwitz). Torna a Parigi nel 1945 e viene adottato dalla sorella di suo padre, Esther Bienenfeld, e dal marito di quest'ultima.

Dal 1946 al 1954 compie i propri studi dapprima presso il liceo Claude Bernard e quindi al collegio Etampes; nel 1954, dopo un corso preparatorio al Liceo Enrico IV, inizia presso la Sorbona gli studi di storia, che abbandona però velocemente. Comincia, nel 1949, la psicoterapia presso Françoise Dolto. Nel 1956 inizia la psicoanalisi con Michel de M'Uzan.

Dal 1958 al 1959 presta servizio militare come paracadutista a Pau (Pirenei francesi). Nel 1960 si sposa con Paulette Pétras e parte per Sfax (Tunisia) da dove torna l'anno seguente. Nel 1962 diventa documentalista (nel senso francese dato a questo termine: documentaliste) in neurofisiologia presso il CNRS (Centre national de la recherche scientifique). Nel 1965 ottiene il Premio Renaudot per Le cose quindi, nel 1967, entra a far parte dell'OuLiPo divenendone ben presto figura di spicco: "dell'Ou-Li-Po Perec era diventato il maggiore esponente, e si può dire che almeno due terzi della produzione del gruppo erano opera sua" (Italo Calvino, Ricordo di Georges Perec, in "Perec, gnomo e cabalista", 1982).

Dal 1971 al 1975 è in psicoanalisi da Pontalis. Nell'ottobre del 1974, per tre giorni consecutivi, siede ai tavolini di un caffè di Place Saint-Sulpice osservando e annotando accuratamente tutto quello che gli passa davanti: questo esperimento "etno-antropologico" darà vita al libro "Tentativo di esaurimento di un luogo parigino".

Nel 1976 pubblica, settimanalmente, sul giornale "Le Point" una serie di parole crociate. Nel 1978 scrive La vita, istruzioni per l'uso e, in seguito al successo dell'opera, abbandona il posto al CNRS per dedicarsi completamente alla scrittura.

Passa i seguenti sei anni della sua vita con la cineasta Catherine Binet.

Muore di tumore ai polmoni il 3 marzo 1982 all'ospedale d'Ivry e viene sepolto nel famoso cimitero di Père-Lachaise. Sono seguite numerose pubblicazioni postume di romanzi e di raccolte di scritti.

Produzione letteraria

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La vita, istruzioni per l'uso

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Il libro più noto di Perec è, probabilmente, La vita, istruzioni per l'uso (La vie mode d'emploi, 1978) dedicato alla memoria di Queneau, in cui descrive metodicamente la vita degli abitanti di una casa parigina seguendo uno schema circolare (lo schema del cavaliere, ripreso dal movimento del cavallo nel gioco degli scacchi). Con questo libro ottenne il Prix Médicis.

Altre opere

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Perec era fanatico di elenchi, liste ed altre enumerazioni (in quest'ottica può essere vista anche la produzione di parole crociate e giochi di logica per i settimanali Le Point e Télérama): questo denota da un lato organizzazione e semplicità di spirito, ma dall'altro anche un bisogno di rassicurazione. In uno dei suoi elenchi, Perec ci dà una chiave di lettura della sua produzione:

«[...] i libri che ho scritto si rifanno a quattro campi diversi, a quattro modi di interrogare che, alla fine, pongono forse tutti la stessa domanda, ma secondo prospettive particolari che ogni volta corrispondono per me a un diverso tipo di lavoro letterario. La prima di queste interrogazioni può essere considerata di tipo “sociologico”: come guardare il quotidiano, ed è all'origine di testi come Les Choses (Le cose) [...]; la seconda è di ordine autobiografico: W ou le souvenir d'enfance, La Boutique obscure, Je me souviens, Liex où j'ai dormi, ecc.; la terza, ludica, rinvia al mio gusto per i contrasti, le prodezze, le “gamme”, e a tutti i lavori per i quali le ricerche dell'OuLiPo mi hanno dato l'idea e i mezzi: palindromi, lipogrammi, pangrammi, anagrammi, isogrammi, acrostici, parole incrociate, ecc.; la quarta, infine, riguarda il romanzesco, il gusto per le storie e le peripezie, la voglia di scrivere libri che si divorano stando comodamente a letto: La Vie mode d'emploi (La vita istruzioni per l'uso) ne è l'esempio tipico.»

La dimensione autobiografica è presente in tutte le opere di Perec: dall'autobiografia pura in W ou le souvenir d'enfance al romanzo autoreferenziante Un uomo che dorme (Un homme qui dort, 1967):

«[...] quasi tutti i miei libri non sfuggono a una certa impronta autobiografica (per esempio, inserisco in un capitolo che sto scrivendo un'allusione a un avvenimento che mi è capitato durante la giornata).»

Tra le opere di Perec che hanno conosciuto successo, Mi ricordo (Je me souviens), che è ispirato a I remember di Joe Brainard. Brainard ne pubblicò i primi frammenti nel 1970. Appartenente al genere del frammento, è una lista di piccole cose poco note e talvolta dimenticate dalle persone di una generazione, la cui enumerazione finisce per creare una particolare climax; questo testo è stato poi trasposto in ambito teatrale da Sami Frey.

Tra i suoi esercizi di stile più notevoli vi sono poi:

Un esempio del procedimento ma in italiano è stato fatto da Calvino (Italo Calvino, Piccolo sillabario illustrato - da Georges Perec in RR III - 1977) per la successione SA-SE-SI-SO-SU: «Per convincere il proprietario d'un night-club a scritturarla, una spogliarellista lo assicura della propria efficacia nel provocare l'eccitazione degli spettatori: - Sa? Sessi isso su!»

Influenza culturale

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L'asteroide numero 2817, scoperto nel 1982 (l'anno della morte dello scrittore), porta il nome di Perec.

Nell'episodio dei Simpson "Indovina chi viene a criticare" Marge informa Homer che sulla loro macchina da scrivere non funziona la lettera "e" e lui le risponde "Non ci serve una stupida e!". È un chiaro riferimento all'opera "La Disparition" di Perec.

In occasione del premio "Targa Tenco" del 2015 col brano L'ultimo metrò del gruppo italiano La Scapigliatura, vincitore della sezione Opera Prima, viene citato George Perec, per amor di rima ("Mi ha detto Edwige Fenech che adora Georges Perec")

Opere

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Romanzi e racconti

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Altre opere

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Pubblicazioni postume

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Opere collettive

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Opere raccolte

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Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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