Pellegrino Capaldo (Atripalda, 10 luglio 1939) è un banchiere, economista e politico italiano.
Dopo la laurea in economia e commercio conseguita a 21 anni nel 1960, ha intrapreso la carriera accademica. Nel 1961 è assistente ordinario, consegue la libera docenza e diventa nel 1970 professore ordinario dell'Università La Sapienza.
Pubblica opere in tema di programmazione e finanza aziendale, bilanci dello Stato e d'impresa e risanamento di imprese in crisi. Svolge, inoltre, consulenze professionali per aziende ed enti ricoprendo incarichi di consigliere di amministrazione e presidente di diverse società, soprattutto nel settore del credito.
All'inizio degli anni ottanta fu uno dei tre probiviri designati dalla Segreteria di Stato della Santa Sede per dirimere la questione Banco Ambrosiano-IOR.[1]
Nel 1987 diventò presidente della Cassa di Risparmio di Roma e portò a compimento l'acquisizione dall'IRI del pacchetto di controllo del Banco di Santo Spirito e, successivamente, del Banco di Roma; diventò nel 1992 presidente dell'istituto di credito nato da questa fusione per incorporazione, la Banca di Roma. Nel dicembre del 1995 diede le dimissioni dalle sue cariche per ritornare alla precedente attività universitaria e professionale. L'anno successivo fu indagato per la vicenda Federconsorzi[2], al relativo processo fu assolto con formula piena (non sussistenza dei fatti), sentenza confermata dalla Cassazione nel 2006; va ricordato, però, che il reato di abuso d'ufficio si dichiarava estinto per avvenuta prescrizione. Un tempo esponente della Democrazia Cristiana, appoggiò nel 1998 la nascita dell'Unione Democratica per la Repubblica (UDR) creata da Francesco Cossiga.