Il nome del genere è stato coniato da Linneo nell'anno 1737 coniugando le parole di due radici greche: polys (= molto) e gonu (= nodo o ginocchio), alludendo all'aspetto dei numerosi nodi (internodi) che si formano lungo il fusto delle sue specie.
Ma secondo altre ricerche etimologiche sembra che il nome del genere, nella seconda parte, derivi dalla parola greca gònos (= discendenza); e quindi formando, insieme alla prima parte, la frase “tanta discendenza”, si allude alla facilità di propagazione delle piante di questa specie.
L'epiteto specifico (aviculare) indica che gli uccelli si nutrono dei frutti e dei semi di queste piante.
Gli inglesi chiamano questa pianta Knotweed ma anche Knotgrass; i francesi la chiamano Renouée des oiseaux; i tedeschi la chiamano Vogel-Knöterich.
Il primo carattere che si osserva in questa pianta è la sua disposizione, piatta e omogenea, sul terreno. La forma biologica infatti è terofita reptante (T rept), ossia si tratta di una pianta a ciclo biologico annuo (raramente biennale) con fusti striscianti al livello del terreno.
Il fusto può assumere diversi portamenti: da quello strisciante (con apertura a raggiera) a quello prostrato-ascendente fino a quello eretto (in terreni favorevoli possono elevarsi fino a 20 cm). In genere è molto ramificato con accentuazione della fogliosità verso l'alto. La sua superficie è glabra e striata, mentre la sezione è cilindrica. Alla base del fusto sono presenti delle stipole fuse insieme, inguainanti e tubolari (chiamate più propriamente “stipole ocreate”) di consistenza membranosa e colore rossastro e con 4 - 6 nervature (lunghezza 4 mm); queste ocree sono presenti anche alla base degli internodi ma hanno un colore più argentino e sono più lunghe (10 mm). La lunghezza del fusto può variare da 10 a 60 cm, ma in condizioni favorevoli si può formare un tappeto fino a 1,5 metri di diametro.
Questa è una speciepolimorfica nella forma delle foglie (vedere il paragrafo “Variabilità”); in effetti in uno dei suoi sinonimi il termine specifico è eterophyllum che significa letteralmente “a foglie diverse”.
Le foglie del fusto principale sono disposte in modo alterno, sono sub-sessili (o con un piccolo picciolo); la forma è oblanceolato - spatolata o anche lanceolato – ovata; il margine è intero con superficie glabra (al massimo è presente una sottile peluria). Le foglie dei rami laterali sono di dimensioni progressivamente minori ed hanno una forma più decisamente lineare - ellittica; l'apice è acuto. Questa “diversità fogliare” è soprattutto evidente in giovane età della pianta. Il colore delle foglie è verde ma anche verde – bluastro e sono persistenti fino all'autunno ma scoloriscono e si rischiarano. Dimensione massima delle foglie maggiori: larghezza quasi 2 cm; lunghezza 4 cm.
L'infiorescenza è composta da fiori raggruppati all'ascella delle foglie; generalmente questi gruppi vanno da 2 a 5 fiori e si trovano da metà fusto fino al termine di rami.
La struttura dei fiori di questa specie è diversa dal “classico” fiore delle Angiorsperme in quanto il calice e la corolla non sono ben differenziati; abbiamo quindi un perigonio con diversi tepali (e non un perianzio con un calice e i suoi sepali e una corolla con i suoi petali). Questa “diversità” non sempre è chiara e ben definita, o accettata dai vari botanici, per cui in alcuni casi strutture di questo tipo si definiscono come “perianzio corollino con tepali”[2] oppure “perianzio aciclico”[3] I fiori sono ermafroditi, attinomorfi, pentameri e persistenti. Dimensione dei fiori: 1,8 – 5,5 mm; dimensione del perigonio : 3 – 4 mm.
Perigonio: i tepali sono 5 e di sopra sono rosati, verdastri e bianchi (mentre la parte inferiore è completamente verde); la forma è triangolare quasi ellittica; i segmenti sono lunghi da 3 a 4 volte il tubo “corollino” (parte inferiore del perigonio a tepali riuniti).
Androceo: gli stami sono 5 – 8 disposti a spirale; non sporgono dal fiore in quanto i filamenti sono più corti dei tepali; le antere sono rotondeggianti.
I frutti sono degli acheni piriforme (a forma di fiamma) ad un solo loculo e quindi un solo seme; la sezione dei frutti è triangolare (sono trigoni) e sono appuntiti all'apice, mentre alla base sono arrotondati; le tre facce sono lievemente concave. Il frutto rimane racchiuso nei tepali che sono persistenti. Questa pianta si riproduce solamente attraverso i semi. Dimensione dei frutti: 2 – 3,5 mm.
Geoelemento: l'area di origine di questa pianta è sconosciuta in quanto è diffusa in tutto il mondo, per cui il tipo corologico è indicato come Cosmop. (“Cosmopolita”). In effetti la presenza di questa pianta sul globo è antichissima: sono state trovate tracce fossili nei giacimenti del terziario in Europa (un arco di tempo che va da 65 milioni di anni fa ad oggi). Altre classificazioni[5] cercano di definire in modo più specifico il tipo corologico definendolo: Eurasiat. | Nord-Am. (-Subcosmop.).
In Italia è presente su tutto il territorio (manca nelle pianure alluvionali come la Pianura Padana), come anche è comune in tutta l'Europa e nel resto del mondo.
L'habitat tipico per questa pianta sono i bordi dei sentieri o strade, zone di calpestio e antropizzate, ma anche fossi e zone a macerie oppure campi, colture e incolti. Sopporta bene la siccità e cresce anche in terreni compatti e duri. Il substrato per questa pianta è sia calcareo che siliceo, con pH neutro ma bisognoso di terreni con buoni livelli nutrizionali.
Distribuzione altitudinale: la fasce vegetazionali frequentate da questa pianta sono (oltre al piano a livello zero) la fascia collinare, quella montana e in parte quella subalpina fino a 1800 – 2000 ms.l.m..
Polygonum aviculare viene considerata una specie complessa per i suoi caratteri morfologici variabili ed è anche controversa tra i vari botanici; infatti è polimorfica sia nel portamento che nella forma delle foglie, che nella lunghezza degli internodi (le piante gracili hanno internodi più lunghi e si presentano quindi più slanciate; quelle più densamente cespugliose hanno gli internodi più ravvicinati). In altre parole questa pianta è capace di adattarsi spontaneamente, ma in modo temporaneo, alle condizioni ambientali più disparate, per poi riprendere le usuali forme vegetative al ritorno delle normali condizioni. Ad esempio negli ambienti a carattere litorale le foglie sono più grassette (subsp. littorale). Sono presenti inoltre alcune strutture che rendono più facile l'impollinazione incrociata aumentando così la diversità della specie.
Studi recenti hanno dimostrato che il complesso delle sottospecie di questa pianta ha una comune origine allopoliploide[7]. Pignatti negli (anni ottanta) si lamentava che questo gruppo non avesse ricevuto ancora una soddisfacente trattazione sistematica e sospettava che più di qualche segnalazione di questa pianta poteva essere riferibile ad altre specie simili (vedi il paragrafo “Specie simili”). Probabilmente a tutt'oggi la situazione non è ancora cambiata; molti autori suddividono diversamente la specie base in diverse sottospecie, mentre altri considerano alcune sottospecie autonome e le portano a rango di specie.
Nell'elenco che segue sono indicate alcune varietà e sottospecie (l'elenco può non essere completo e alcuni nominativi sono considerati da altri autori dei sinonimi della specie principale o anche di altre specie):
Polygonum aviculare L. subsp. aequale Ascherson & Graebner (1913) (sinonimo = P. avivulare subsp. depressum)
Polygonum aviculare L. subsp. agrestinum (Jordan ex Boreau) Berher in L. Louis (1887)
Polygonum aviculare L. subsp. aviculare : è la specie più comune.
Polygonum aviculare L. subsp. calcatum (Lindman) Thell. (1913) (sinonimo = P. aviculare subsp. depressum)
Polygonum aviculare L. subsp. depressum (Meisn.) Arcang
Polygonum aviculare L. subsp. erectum Schübler & Martens (1834)
Polygonum aviculare L. subsp. heterophyllum (Lindman) Ascherson & Graebner (1913)
Polygonum aviculare L. subsp. humifusum (Jordan ex Boreau) Berher in L. Louis (1887)
Polygonum aviculare L. subsp. littorale (Link) Ball (1878)
Polygonum aviculare L. subsp. littorale H. Gross (1913)
Polygonum aviculare L. subsp. microspermum (Jordan ex Boreau) Berher in L. Louis (1887) (sinonimo = P. aviculare subsp. depressum)
Polygonum aviculare L. subsp. monspeliense (Pers.) Arcangeli (1882)
Polygonum aviculare L. subsp. nanum (Bory) Arcangeli (1882)
Polygonum aviculare L. subsp. neglectum (Besser) Arcangeli (1882)
Polygonum aviculare L. subsp. pulchellum (Loisel.) O. Bolòs & Vigo (sinonimo = Polygonum arenarium subsp. pulchellum)
Polygonum aviculare L. subsp. rectum Chrtek (1956)
Polygonum aviculare L. subsp. robertii (Loisel.) O. Bolòs & Vigo (1974) (sinonimo = Polygonum robertii)
Polygonum aviculare L. subsp. rurivagum (Jord ex Boreau) Berher – Poligono gracile: questa sottospecie in realtà nella maggioranza delle classificazioni viene considerata specie autonoma (vedi paragrafo “Specie simili”).
Polygonum aviculare L. var. angustissimum Meisn. (sinonimo = Polygonum bellardii)
Polygonum aviculare L. var. arenastrum (Jord. Es Boreau) Rouy (sinonimo = Polygonum arenastrum)
Polygonum aviculare L. var. bellardii (All.) Duby (1828) (sinonimo = Polygonum bellardii)
Polygonum aviculare L. var. calcatum (Lindman) Hylander (1945) (sinonimo = P. aviculare subsp. depressum)
Polygonum aviculare L. var. depressum Meisner in DC. (1856) (sinonimo = P. aviculare subsp. depressum)
Polygonum aviculare L. var. erectum (L.) Roth. Ex Meisn. (sinonimo = Polygonum erectum)
Polygonum aviculare L. var. heterophylum Muschei & Javeid (1986)
Polygonum aviculare L. var. humifusum (Jordan ex Boreau) Cariot & St-Lager (1889)
Polygonum aviculare L. var. littorale (Link) Mertens & Koch [(831) (sinonimo = Polygonum buxiforme)
Polygonum aviculare L. var. microspermum (Jordan ex Boreau) Cariot & St-Lager (1889) (sinonimo = P. aviculare subsp. depressum)
Polygonum aviculare L. var. minimum Murith (1810)
Polygonum aviculare L. var. monspeliense (Pers.) Ascherson (1866)
Polygonum aviculare L. var. neglectum (Besser) Nyman (1881)
Per meglio comprendere la sezione Avicularia (vedi paragrafo “Sistematica”) ed individuare le varie specie simili alla specie aviculare, l'elenco che segue utilizza in parte il sistema delle chiavi analitiche. In particolare le piante qui sotto elencate appartengono al “Gruppo di P. aviculare”[2]:
Gruppo 1A : i semi sono rugosi, opachi e non superano il perianzio (su questo termine vedere le note relative al paragrafo “Fiori”);
Gruppo 2A : il tubo del perianzio è lungo; le foglie sia inferiori che superiori sono indistinguibili come dimensioni;
Polygonum arenastrum Boreau – Poligono dei sabbioni: differisce soprattutto per le foglie che sono tutte uguali come dimensioni; mentre il tubo del perianzio è lungo la metà dei suoi segmenti.
Gruppo 2B : il tubo del perianzio è brevissimo; le foglie lungo il fusto sono progressivamente più piccole verso l'alto;
Polygonum rurivagum Boreau (1857) (sinonimo = Polygonum aviculare L. subsp. rurivagum (Jord ex Boreau) Berher) – Poligono campagnolo: le foglie maggiori sono larghe fino a 4 mm; il portamento di questa specie è (come dice il nome) più gracile della specieaviculare; gli internodi (distanza tra foglie e foglie) sono più lunghi; mentre le foglie sono lanceolate – lineari con evidenti nervature longitudinali; il perianzio è più breve e i vari segmenti sono ben separati (non sovrapposti).
Polygonum aviculare : le foglie maggiori sono più larghe di 4 mm (da 5 a 18 mm); i segmenti del perianzio si sovrappongono (almeno in parte);
Gruppo 1B : i semi sono lisci e lucidi e in lunghezza superano il perianzio;
Polygonum raii Bab. – Poligono di Ray: si distingue anche per le ocree che negli internodi sono molto più brevi.
A volte la specie Polygonum aviculare può essere confusa anche con le specie come Polygonum minus, Polygonum mite e Poligonum persicaria; in realtà le tre specie citate hanno un portamento più eretto (meno strisciante) e l'infiorescenza è più simile ad una spiga con fiori molto più minuti.
Proprietà curative: nell'ambito della medicina popolare questa pianta viene considerata per le sue proprietà cardiotoniche (regola la frequenza cardiaca), vasocostrittrici (restringe i vasi sanguigni aumentandone la pressione), diuretiche (facilita il rilascio dell'urina), emetiche (utile in caso di avvelenamento in quanto provoca il vomito), vermifughe (elimina i vermi intestinali), antiflogistiche (guarisce dagli stati infiammatori), vulnerarie (guarisce le ferite), espettorante (favorisce l'espulsione delle secrezioni bronchiali).
Le parti commestibili di questa pianta sono le foglie e i semi in quanto contengono un albume farinoso. Con le foglie si possono preparare degli infusi.
È considerata pianta infestante in quanto disponendosi orizzontalmente si propaga su vaste aree ostacolando le coltivazioni di alcune piante alimentari come i cereali o le bietole; crea problemi anche alle aree a pascolo anche se cavalli, porci e altri animali domestici ricercano avidamente queste piante. È comunque una pianta mellifera.