Regi corpi truppe coloniali
Una cartolina rappresentante il gruppo squadroni amhara
Descrizione generale
Attiva1885 - 1946
NazioneBandiera dell'Italia Italia
Servizio Regio Esercito
TipoCorpi militari di fanteria, cavalleria, artiglieria e genio
Battaglie/guerreGuerra d'Eritrea
Campagna contro i dervisci
Guerra d'Abissinia
Riconquista della Libia
Guerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
Comandanti
Degni di notaOreste Baratieri
Antonio Baldissera
Amedeo di Savoia-Aosta
Amedeo Guillet
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I Regi corpi truppe coloniali erano dei corpi delle forze armate del Regno d'Italia nei quali vennero raggruppate tutte le truppe di ogni colonia, fino alla fine della seconda guerra mondiale in Africa. I militari erano sia nazionali che indigeni residenti delle colonie.

Storia

Nei primi anni dell'insediamento italiano nella colonia eritrea presso la baia di Assab ed in Somalia fino alla guerra d'Etiopia, gli italiani fecero grande uso di bande irregolari di mercenari, che prendevano il nome dell'area di provenienza o dal comandante proprietario. Si dimostrarono tuttavia poco affidabili, passando spesso, soprattutto durante la guerra d'Abissinia, allo schieramento avversario.

Le prime unità costituite nel 1887 dipendevano direttamente dai governatori delle colonie italiane. Erano corpi autonomi pluriarma, con unità di fanteria, artiglieria, cavalleria e genio proprie. Queste truppe furono impiegate su tutti i fronti africani a partire dalla guerra d'Eritrea e dalla guerra di Abissinia, poi nella guerra italo-turca, fino alla riconquista della Libia.

Dal 1924 ai corpi della Tripolitania e Cirenaica e alle forze armate di Eritrea e Somalia, vennero aggregate le legioni e battaglioni Milizia Coloniale della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale.

Tutti gli Ufficiali erano nazionali del Regio Esercito, i sottufficiali erano sia nazionali che indigeni, mentre la truppa era nella quasi totalità composta da eritrei, somali, libici ed in piccola parte yemeniti e sudanesi. Dal 1926 le truppe coloniali passarono dalle dipendenze del ministero della guerra al ministero delle colonie.

Nella campagna di conquista dell'Etiopia (1935-36) il Regio corpo truppe coloniali d'Eritrea fornì un intero Corpo d'armata eritreo.

Nel 1940 erano presenti 182000 ascari (anche etiopi) nell'Africa Orientale Italiana e 68000 nazionali, mentre 74000 ascari erano di stanza in Libia allo scoppio della seconda guerra mondiale.

Caratteristiche

Uniformi

Le uniformi differivano tra le varie specialità e, in minor misura, nei differenti periodi. Comune a tutti i reparti regolari di tutte le colonie era invece il sistema delle fasce-distintivo. Ogni reparto era identificabile dai colori e dal motivo della larga fascia di lana avvolta intorno alla vita ("etagà") e, nei reparti di cavalleria eritrea e dell'AOI, avvolta intorno al tarbush[1][2]. Gli stessi colori erano ripresi sulla filettatura delle controspalline degli ufficiali nazionali che guidavano i reparti[3].

Gli ascari di Eritrea, Somalia ed AOI indossavano l'uniforme coloniale in tela bianca o cachi con le suddette fasce-distintivo, tarbush in feltro con fiocco e fregio a seconda della specialità[3]. Le fasce mollettiere o i gambali erano spesso indossati sui piedi nudi: infatti, nel rispetto della tradizione, le calzature erano facoltative. Quando presenti potevano essere costituite sia da sandali che da scarponi o stivali d'ordinanza.

Gli ascari musulmani dell'Africa Orientale (la maggior parte dei coloniali erano copti) indossavano come copricapo il turbante, con una fascetta del colore di battaglione. Gli ascari libici e i savari usavano, in luogo del tarbush, la tradizionale tachia[4] di feltro rosso granata con fiocco azzurro e "sotto-tachia" bianca[3]. I colori della farmula distinguevano i reparti savari, oltre alle solite fasce.

Gli zaptié di tutte le colonie si distinguevano per gli alamari dei carabinieri, la fiamma sul copricapo e la fascia distintivo scarlatta.

Solo il personale nazionale indossava le stellette, in quanto segno distintivo della condizione militare del cittadino italiano. Dal 1939, poiché la colonia libica era diventata a tutti gli effetti territorio nazionale (come provincia di Tripoli e di Bengasi) il personale militare libico si fregiò anch'esso delle stellette.

Per definizione per i reparti irregolari (dubat, basci-buzuk, spahis e le bande) non è possibile parlare di uniformi né di distintivi di grado.

Equipaggiamento

Secondo il regolamento del 1929 le giberne e bandoliere erano del tipo regolamentare del Regio Esercito: giberne Mod. 77, Mod. 91, Mod. 07, giberne per spahis Mod. 27, cartucciere Mod. 28 e soprattutto bandoliere Mod. 97, in cuoio naturale.[1]

L'armamento individuale per la truppa era costituito dai fucili e moschetti con relative baionette dei modelli Vetterli Mod. 1870 e Vetterli-Vitali Mod. 1870/87, mai del tutto sostituiti dai Carcano Mod. 91. Dalla Grande Guerra, le truppe coloniali ricevettero anche i Steyr-Mannlicher M1895 di preda bellica austro-ungarica. Gli sciumbasci e gli zaptié erano armati anche di revolver Chamelot-Delvigne Mod. 1874 e Bodeo Mod. 1889. La cavalleria era armata anche di sciabola da cavalleria Mod. 71; gli squadroni indigeni eritrei erano dotati anche di lancia da cavalleria Mod. 1860 con l'asta in frassino sostituita dal bambù. Alle armi bianche d'ordinanza si affiancavano pugnali e spade tradizionali, come i billao e gli shotel[5].

Le armi di squadra, assegnate a partire dagli anni dieci, erano le Gardner binate dismesse dalla marina per l'impiego in postazione fissa e le Maxim someggiabili. Dopo la grande guerra le compagnie mitraglieri ricevettero le Fiat Mod. 14 e le Schwarzlose di preda bellica. Negli anni trenta i meharisti ricevettero anche la mitragliatrice leggera Breda Mod. 5C.

Gli autoveicoli negli anni venti erano ancora dotati della targa con la sigla "S.M." (Servizio Militare); mentre infatti in Patria dal 1923 le sigle delle targhe furono diversificate per ogni forza armata, in colonia la vecchia targa fu abbandonata più tardi. Agli inizi degli anni trenta fu infatti sostituita dalle targhe con sigla "R.C.T.C." ed in seguito anche "R.C.T.L." (Regio corpo truppe libiche), a caratteri rossi su fondo bianco sulla riga superiore, mentre sulla riga inferiore era stampato il numero a quattro cifre in nero. Queste targhe scomparirono negli anni precedenti la guerra, sostituite da quelle con la sigla "R.E." del Regio Esercito[6].

Gradi e distintivi

Il personale indigeno aveva una propria gerarchia diversa da quella del Regio Esercito, anche questa uguale per tutti i RCTC. Il più alto grado raggiungibile per gli indigeni era quello di sottufficiale, mentre gli ufficiali dei corpi erano tutti nazionali.

I distintivi di grado erano costituiti da galloni i tessuto di lana rossa e gialla, fatto ad angolo, con la punta rivolta verso la spalla, soppannato di panno nero a triangolo. I gradi erano ripetuti sul tarbush con galloni e stellette a cinque punte. I gradi erano[2][7]:

Sul triangolo di panno nero del distintivo erano posti anche i contrassegni di anzianità - secondo la tabella qui di seguito - e di merito (la corona dei Savoia) come distintivo di promozione per merito di guerra, nonché il fregio di specialità (mitragliere, mitragliere scelto, musicante, trombettiere, tamburino, sellaio, maniscalco, bracciale internazionale) e il distintivo di ferita in guerra.

Gradi delle truppe coloniali Galloni Regi corpi truppe coloniali Regio Esercito Sottufficiali Sciumbasci capo Maresciallo capo Sciumbasci Maresciallo ordinario Truppa Bulucbasci capo Sergente maggiore Bulucbasci Sergente Muntaz Caporale Uachil Nessun corrispondente Àscari Soldato
1 stelletta di panno rosso 2 anni di anzianità
2 stellette di panno rosso 6 anni di anzianità
3 stellette di panno rosso 10 anni di anzianità
1 stelletta di tessuto argento 12 anni di anzianità
2 stellette di tessuto argento 14 anni di anzianità
3 stellette di tessuto argento 15 anni di anzianità
1 stelletta di tessuto oro 20 anni di anzianità
2 stellette di tessuto oro 24 anni di anzianità
3 stellette di tessuto oro 28 anni di anzianità
Regi corpi truppe coloniali
Sciumbasci capo Sciumbasci Bulucbasci capo Bulucbasci Muntaz Uachil Ascaro
Solo distintivo della specialità

Specialità

Comprendevano sia specialità comuni a tutte le colonie, sia specialità peculiari, frutto della tradizione militare dei singoli luoghi:

Zaptié arabo di pattuglia a Tripoli con un carabiniere nazionale.
Dubat nella Somalia italiana (1938)
Meharisti nel deserto libico.

Oltre agli Ufficiali ed ai quadri, in tali corpi servirono anche reparti organici interamente formati da nazionali. Alcune di queste unità erano specifiche per l'impiego in colonia:

Anche il Regno albanese costituì dei propri reparti che combatterono con le forze armate italiane; tuttavia questi non potevano essere considerati corpi coloniali in quanto l'Albania non era una colonia ma un regno in unione personale con la corona del Regno d'Italia dal 1939 al 1943. Le forze armate albanesi confluirono in quelle italiane con legge del 13 luglio 1939 n. 1115. Anche la Gendarmeria reale albanese e la Guardia di confine confluirono rispettivamente nei carabinieri reali e nella Regia Guardia di Finanza. Mantenevano invece la propria specificità albanese:

Altre truppe straniere combatterono nelle forze armate italiane durante la seconda guerra mondiale ma, non trattandosi di sudditi dell'Impero italiano, non facevano parte dei RCTC.

I corpi

In tempi diversi furono costituiti i seguenti:

Dal 1936, con la creazione dell'Africa Orientale Italiana, i Regi corpi truppe coloniali di Eritrea e Somalia confluirono nelle:

che, sebbene non denominate RCTC, ebbero la stessa funzione e le stesse specialità.

Onorificenze

Regio corpo truppe coloniali dell'Eritrea

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'oro al valor militare
«In centocinquanta combattimenti gloriosamente sostenuti al servizio di S. M. il Re e dell'Italia, dava costanti eroiche prove di salda disciplina militare, di fiero spirito guerriero, di indiscussa fedeltà e alto valore, prodigando il proprio sangue con uno slancio e una devozione che mai ebbero limiti. Eritrea, Tripolitania, Cirenaica, 1889-1929»
— regio decreto 12 maggio 1930[19]
Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'oro al valor militare
«Con l'ardimento proprio della razza alimentato dall'amore per la Bandiera e dalla fede nei più alti destini d'Italia in terra d'Africa - dava, durante la guerra, innumerevoli prove del più fulgido eroismo. Con generosità larga, quanto sicura è la sua fedeltà, offriva il proprio sangue per la consacrazione dell'Impero Italiano. Guerra italo-etiopica, 3 ottobre 1935-5 maggio 1936»
— regio decreto 19 novembre 1936.[20]

Regio corpo truppe coloniali della Libia

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'oro al valor militare
«Con l'ardimento proprio della razza - alimentato dall'amore per la Bandiera e dalla fede nei più alti destini d'Italia in terra d'Africa - dava, durante la guerra, innumerevoli prove del più fulgido eroismo. Con generosità larga, quanto sicura è la sua fedeltà, offriva il proprio sangue per la consacrazione dell'Impero Italiano. Guerra italo-etiopica, 3 ottobre 1935-5 maggio 1936»
— regio decreto 19 novembre 1936 [21]

Regio corpo truppe coloniali della Somalia

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'oro al valor militare
«Con l'ardimento proprio della razza - alimentato dall'amore per la Bandiera e dalla fede nei più alti destini d'Italia in terra d'Africa - dava, durante la guerra, innumerevoli prove del più fulgido eroismo. Con generosità larga, quanto sicura è la sua fedeltà, offriva il proprio sangue per la consacrazione dell'Impero Italiano. Guerra italo-etiopica, 3 ottobre 1935-5 maggio 1936»
— regio decreto 19 novembre 1936 [22]

Note

Bibliografia

Voci correlate

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