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Nacque a Licata[1] da padre falegname e madre casalinga. Fin da giovanissima era dotata di timbro vocale forte e originale che le permise in seguito di interpretare le canzoni popolari siciliane con un tono fortemente drammatico.
Si sposò con Giacomo Torregrossa, detto Iachinazzu. Fu un matrimonio combinato e dopo che il marito perse al gioco il corredo della figlia Angela, Rosa tentò di ucciderlo e subito andò a costituirsi dai carabinieri. Gioacchino sopravvisse e Rosa venne presto scarcerata con la condizionale. Per mantenere la figlia fece diversi lavori. Lavorò presso una famiglia dalla quale venne poi denunciata per furto e venne messa in carcere per altri sette mesi. Uscita dal carcere si trasferì a Palermo. Il conte Testa le diede lavoro come custode/sagrestana nella chiesa di Santa Maria degli Agonizzanti, dove visse nel sottoscala con il fratello Vincenzo. Ricevette le molestie del nuovo prete e, con i soldi delle elemosine, partì con il fratello per Firenze dove lavorò come domestica e il fratello poté aprire una bottega da calzolaio, richiamando a sé le sorelle Mariannina e Maria: una rimase a Licata, l'altra, dopo un ennesimo litigio con il marito, prese i figli e raggiunse Rosa. Il marito inseguì Maria, e trovatala, la uccise. Il padre per il dispiacere si impiccò. Rosa visse per 12 anni con il pittore Manfredi Lombardi, che la presentò ad artisti quali Mario De Micheli, Ignazio Buttitta, Dario Fo. Nel 1966 e nel 1969 partecipò alle prime due edizioni dello spettacolo Ci ragiono e canto per la regia di Dario Fo.
Per circa un ventennio visse a Firenze per poi trasferirsi nel 1971 a Palermo. Lasciata da Manfredi per una modella, per mantenere sé e la figlia che nel frattempo per amore aveva lasciato il collegio e aspettava un figlio, cantò per la Festa de l'Unità e recitò nel Teatro Stabile di Catania. Nel 1974 partecipò assieme ad altri esponenti del folk a Canzonissima. Dal 1976 è stata accompagnata spesso da Mario Modestini, musicista e compositore, che ha scritto per la sua voce le musiche de La ballata del sale (1979), di Buela (1982) e di Ohi Bambulè (1987).
Morì a 63 anni, presso l'ospedale palermitano Villa Sofia in seguito a un ictus cerebrale sopraggiunto durante una tournée in Calabria.
Rosa Balistreri è sepolta nel cimitero di Trespiano.
Nel 2017 viene prodotto e trasmesso da Rai Storia per la serie Italiani il film-documentario "Rosa Balistreri - un film senza autore"[2] di Marta La Licata, con la regia di Fedora Sasso, una monografia dedicata alla cantante con la pubblicazione di alcuni inediti e le testimonianze e l'omaggio di intellettuali che con lei collaborarono, fra i quali Andrea Camilleri, Leo Gullotta, Otello Profazio, Gianni Belfiore, Ignazio Buttitta, Luca Torregrossa.
Il 21 marzo2024, giorno del suo compleanno, è stata aperta la dimora della cantautrice, adesso trasformata in un museo.[3]
Rosa Balistreri, su sito curato da Luca Torregrossa. URL consultato il 12 gennaio 2024.
Luca Torregrossa, L'amuri ca v'haju- la vera storia di Rosa Balistreri, ISBN9788894854367.
Rosa Balistreri, su Enciclopedia delle donne. URL consultato il 16 marzo 2020.
Rosa Balistreri, su Centro studi storico-sociali, Catania. URL consultato il 1º marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2014).
Nicolò La Perna, Rosa Balistreri - Rusidda... a licatisi, 2012, ISBN978-88-6755-415-7.
Mario Grasso, Una Rosa di venti, ovvero 20 ricordanze in omaggio a Rosa Balistreri nel trentennale della morte, a cura di, contributi di S. Aglieco, M. Argento, S. Bommarito, M. Cairone, G. Cellura, A. Centonze, V. Di Prima, F. Foti, A. Gerbino, M. GIammarresi, R. Governali, M. Liseo, A. Lombardo, R. P. Maiolo, F. Marsana, C. Nicosia, S. Poidomani, L. Rizzo, G. Sciortino, G. L. Sottile, 2020, ISBN978-88-6282-238-1.
Francesco Giunta, Rosa Balistreri, in AA.VV., Dossier Ritratti d'artista - cinque documentari, un itinerario della memoria in Sicilia, senza data (realizzato negli anni 2000)