Fu uno dei più originali interpreti pittorici dell'età della Controriforma ed uno dei più apprezzati artisti attivi a Roma nella seconda metà del XVI secolo: fu riscoperto dallo storico dell'arte Federico Zeri che gli dedicò il saggio Pittura e Controriforma - L'"arte senza tempo" di Scipione da Gaeta (1957).
Allievo forse di Jacopino del Conte, fortemente influenzato dalle scuole veneta e fiamminga e da Sebastiano del Piombo, seppe elaborare uno stile originale e particolarmente efficace che è la conclusione di un percorso stilistico che intreccia esigenze religiose e tradizione; molto apprezzato dalla committenza religiosa dell'età della Controriforma.
Le opere autonome del Pulzone, come la Sacra Famiglia, sono un esempio concreto di ciò che poi è stato definito dai critici "arte senza tempo": cioè all'apparenza senza un vero e proprio contesto storico, ma basata su un esperto utilizzo di elementi stilistici arcaicizzanti, che suscitano nell'osservatore sentimenti di pietà, devozione e momenti di meditazione religiosa. L'arte di Scipione Pulzone da Gaeta è in realtà estremamente legata alla sua epoca e ai suoi committenti, soprattutto i Gesuiti, e seppe precorrere i modi carracceschi nella scernita dei modelli da utilizzare per comporre le opere. Scipione resta uno dei punti cardine, e forse l'apice, di quel vago e ancora incerto periodo artistico.