Silvestre Cuffaro nel 1926

Silvestre Cuffaro (Bagheria, 25 dicembre 1904Villa Sperlinga, 21 settembre 1975) è stato uno scultore e politico italiano.

«Stracquannu merri e assicutannu cunigghia, ccà morsi Piriddu. Cani valenti, aveva tutti li pregi, sulu nun parrava. Dormi sutta a 'sta balata: cunigghia e merri, nun lu 'nquitati. (Scacciando merli ed inseguendo conigli, qui morì Piriddu. Cane valente, aveva tutti i pregi ma non parlava. Dormi sotto questa pietra: conigli e merli, lasciatelo in pace)»

Biografia

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Nato nel 1904 (la sua nascita fu registrata il 6 gennaio 1905 per posticipare di un anno la leva militare) dal cav. Pasquale Cuffaro (proprietario terriero) e Girolama Bartolotta, il 28 luglio 1937 a Palermo nella Cappella del Corpus Domini presso l'attuale Casa lavoro e preghiera Padre Messina sposò la pittrice Pina Calì; il viaggio di nozze, svoltosi tra Pompei, Capri e Napoli, ebbe un importante ruolo nella maturità artistica di entrambi. Dal matrimonio ebbe due figli, Pasquale Lucio (1939), laureato in Filosofia, e Girolama (1944), laureata in Lettere Classiche e anch'essa pittrice. Il 16 luglio 1952 ad Avellino, dopo la morte della moglie Pina (1949), si sposò con Maria Mazzino (2 aprile 1911-12 gennaio 1999).

Si diplomò in Scultura presso l'Istituto di Belle Arti di Palermo e all'Accademia di Belle Arti di Roma. Sempre a Roma conseguì il diploma alla Scuola dell'Arte della Medaglia.

Tra il 1952 e il 1956 fu sindaco di Bagheria, e ne istituì la Biblioteca Comunale. Nel 1957 fu direttore dell'Accademia di Belle Arti di Palermo.

La produzione artistica

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La critica

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1928 Il Traguardo, Rivista quindicinale di economia, politica, arte, Roma.

«Più volte i giornali si sono occupati di questo giovane artista siciliano le cui opere abbiamo potuto ammirare in diverse esposizioni. ( [...] ) Fervido ammiratore di Donatello, Jacopo della Quercia e di Michelangelo, studioso profondo, nella sua scultura recente si mostra più semplice e più costruito, si vede benissimo che è in cerca della forma, che comincia a fare la vera scultura, armonia di linee, compostezza architettonica e vita. Le sue opere, vivono, palpitano, si muovono; sono certo che questo giovanissimo artista si saprà affermare ancora più nel cammino dell'arte e saprà dare tutto il suo animo.»

1932 Renato Guttuso in Bagheria d'oggi, numero unico, Bagheria.

«Lontano dal verismo obiettivo e fotografico caro al gustaccio del borghese e da ogni sentimentalismo falso e letterario estraneo alla scultura ed alle sue leggi, come ad ogni forma di astrattismo avanguardistico, ugualmente cerebrale e letterario ed anch'esso fuori della scultura, questo nostro giovane artista produce, su di un piano di sintesi verista, opere intimamente moderne. Con rudezza primitiva (che non è primitivismo) assomma masse e volumi e ritmi di volumi, sintetizzando e liberandosi, attraverso processi di eliminazioni graduali di tutte le forme accidentali e contingenti contenute in una produzione serrata e ridotte alla loro pura essenza, le sue sculture parlano, nella loro apparente serenità, un mistico linguaggio che rivela un'anima tormentata e uno spirito desideroso di conquista e di liberazione.»

1992 Vittorio Sgarbi in Scultura italiana del primo Novecento, Catalogo della Mostra, Bologna.

«Una potente e candida visione della natura, una vera egloga pastorale, nelle belle testimonianze non accademiche di Cuffaro, gli garantiscono, per l'evidente sincerità di accenti e la meditata, arcaica, ancora neoquattrocentesca scelta formale, un posto non marginale nella vicenda della scultura di questo secolo, a dispetto della maledizione dell'isola.»

Retrospettive

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Note

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  1. ^ Stefano Grandesso, Il monumento ad Anita Garibaldi a Roma, su academia.edu, 2012, pp. 181-182 e 184. URL consultato il 21 luglio 2022.

Bibliografia

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Altri progetti

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Controllo di autoritàVIAF (EN65159880 · ISNI (EN0000 0000 6635 0370 · BAV 495/318049 · LCCN (ENnr2007007554 · GND (DE132173891