Di modeste origini (al limite della povertà dopo la decaduta agiatezza della famiglia) e terzo degli otto figli di Giuseppe e Maria Soffritti[4] si trasferì con la famiglia a Bondeno nel 1836, restandovi per un decennio.[5] Dopo un primo apprendistato, si trasferì nel 1847 a Bologna per studiare all'Accademia dove fu allievo del canoviano Cincinnato Baruzzi,[6] ottenendo premi per il Nudo nel 1849 e 1850,[7] riuscendo a proseguire gli studi artistici grazie ad una sovvenzione dell'amministrazione comunale. Dal 1853, usufruendo di un nuovo aiuto economico, poté studiare all'Accademia di San Luca a Roma dove perfezionò la sua tecnica sotto la guida di Pietro Tenerani, uno dei firmatari del manifesto del purismo italiano. Nella città capitolina strinse amicizia con Degas[8] ed ebbe contatti con Moreau[9] e Bizet.[10]
L'apice della sua carriera fu il 1899 quando ricevette l'elezione, rinnovata nel 1900, a Presidente di quella stessa Accademia di San Luca che lo vide giovane allievo.[10]
Nel 1904 fu tra i fondatori dell'Unione Artisti di Roma, avente sede a Palazzo Colonna, assieme tra gli altri a Rosina Mantovani e Leonardo Bistolfi.[7]
Per quanto riguarda i suoi vari allievi, Galletti tra il 1881 e 1882 raccomandò all'Amministrazione Provinciale di Ferrara l'intagliatore centese Stefano Schiavini[7] mentre affidò ad un altro suo allievo, il romano Antonio Buttinelli, l'esecuzione della propria tomba di famiglia.[11]
Morì a causa di un attacco cardiaco, mentre lavorava al gruppo Bruto e i figli di Tarquinio.[10]
Sulla casa natale a Cento, nel 1931 fu posta la targa recante l'iscrizione:[12]
«Il giorno XV giugno MDCCCXXXII nasceva in questa casa Stefano Galletti ornamento e decoro dell'arte scultoria italiana che, nei sublimi concepimenti di Fabiola e del Tobia dell'Ezechiello e del Redentore, fu interprete ispirato di Antonio Canova. Morì a Roma il V luglio MCMV - Il Patrio Municipio a perenne ricordo questa memoria pose.»
Nonostante fosse autore di monumenti celebrativi, ritratti, busti e statuette di genere inseribili nella corrente del Realismo bolognese,[6] in generale si può dire che il suo stile sia stato incline a seguire, in base all'occasione, l'ispirazione artistica, le richieste della committenza o le linee guida dei concorsi.[10]
1882: oltre a porre a San Marino il primo Garibaldi eseguito e posizionato appena dopo la morte dell'Eroe,[13][14] vinse il III° premio al primo Concorso per l'erezione del monumento romano a Vittorio Emanuele II (presentando due bozzetti, il primo col motto Alleanza[15]) e partecipò alla progettazione di Piazza Venezia[10]
1885: vittoria al concorso per il Cavour romano[10][6]
1887: fece parte della commissione per il monumento a Garibaldi a Pisa[7]
1903: ricevette dal suo paese natale la commissione per un monumento dedicato ad Ugo Bassi (bozzetto del 1891-92, opera rimasta irrealizzata[16])[10]
1905: fece parte della giuria per il monumento a Garibaldi a Massa.[11]
Socio dal 1870, Galletti partecipò alle Mostre della Società Benvenuto Tisi da Garofalo nel 1872 (L'Odorato, presumibilmente era l'opera poi chiamata Fanciulla delibante profumo di fiori[13].) e nel 1882 (due busti in terracotta).[7]
1876: Statua della Libertà, marmo, San Marino, piazza della Libertà (ed una copia alla Biblioteca di Stato[22])[23] con medaglione a Ottilia Heyroth-Wagener[24] nel basamento[25]
1878: Vittorio Emanuele II, medaglione in marmo, Cento, Palazzo Comunale[26]
Tomba Barbantini, Medaglione di Antonietta Barbantini, 1879-82, marmo,[7][44] con decorazione bronzea di Ernesto Maldarelli e Giuseppe Mentessi, su progetto ascrivibile a Mentessi o Luigi Barbantini.[45]
Maria De Mattias (con l'Ezechiele, immagine che presentò alla prima Mostra Nazionale di Firenze del 1861, ora al cimitero di Cento[7] e premiata a Londra[12]
Il profeta Ezechiele e la Resurrezione dei morti, 1867, marmo[39]
Putto che preme col piede destro un otre detto La Lavina (detto anche Putto che preme l'otre o Putto che calpesta un otre[52]), 1869, bronzo e marmo[53]
Michelangelo Buonarroti assorto nel progetto di una statua, 1882, gesso[54]
La Primavera (o La Giovinezza), 1883, marmo[55][56]
Bruto schernito dai figli di Tarquinio, 1900, gesso, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma (in deposito alla Pinacoteca di Ascoli Piceno[6] dove sono presenti altre sue opere.[7][57]
A Bologna, i busti in marmo di Pellegrino Rossi nella sede centrale dell'Università degli Studi,[33] all'Accademia quello di Agostino Carracci (1852),[58] del marchese Carlo Bevilacqua (1876) nella Sala delle Assemblee della Cassa di Risparmio;[36] una copia del Putto che calpesta un otre (1875) nel cortile del Museo Civico Archeologico ed il Ritratto di G. B. Fabri alle Gallerie d'Arte Moderna.[59]
A Ravenna, Il Genio della Pesca, Museo della città.[60]
Nel 1857 ne eseguì diversi per gli Uffizi, raccomandato da Arcangelo Michele Migliarini, all'epoca direttore del civico Museo archeologico.[7]
Altri suoi disegni, anche a carattere funerario, sono conservati alla Pinacoteca Civica di Cento.[7]
Oltre ai numerosi riconoscimenti ricevuti in varie esposizioni, che gli procurarono anche la nomina sia di cavaliere della Corona d'Italia che di ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro,[67] nel 1876 fu eletto professore onorario dell'Accademia di Belle Arti di Rio de Janeiro[7] e nominato Presidente dell'Accademia di San Luca nel 1899 e nel 1900.[67]
^In Marco Cecchelli, Maria Censi e Fausto Gozzi, Ingegno e sentimento - La scultura di Stefano Galletti, Bergamo, Bolis, 1995. Mentre è indicato Stefano Luigi Maria Gaspare in Lucio Scardino e Antonio P. Torresi, Post Mortem - Disegni, decorazioni e sculture per la Certosa ottocentesca di Ferrara, Ferrara, Liberty house, 1998, p. 172.
^In base alla lapide posta sulla casa natale. Indicato 14 giugno in Marco Cecchelli, Maria Censi e Fausto Gozzi, Ingegno e sentimento - La scultura di Stefano Galletti, Bergamo, Bolis, 1995. Indicato il 15 luglio in Alfonso Panzetta, Nuovo dizionario degli scultori italiani dell'Ottocento e del primo Novecento, Torino, Ad Arte, 2003, p. 423..
^Quarta di copertina in Lucio Scardino (a cura di), Disegnar la Scultura - Primo quaderno dello statuario Stefano Galletti, Ferrara, Liberty house, 2007.
^Che ritrasse a figura intera in un disegno, ubicazione ignota, Lucio Scardino (a cura di), Disegnar la Scultura - Primo quaderno dello statuario Stefano Galletti, Ferrara, Liberty house, 2007, p. 32.
^Presumibilmente il pittore Gustave, durante il suo Gran Tour.
^Erroneamente indicata come Ottilia Wagner in, Ada Dini, Il piacevole eclettismo dello scultore centese Stefano Galletti, in La Pianura n. 3, Ferrara, La Pianura, 1982, p. 92.
^Monumento a Camillo Cavour, su Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali - Roma. URL consultato il 12 aprile 2021.
^ Paolo Conti, Cavour, la sua piazza e una certa Italietta, in Corriere della Sera - Archivio storico, 28 novembre 2003, p. 57. URL consultato il 12 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 31 ottobre 2015).
^Erroneamente chiamato Niccolò Modesti in Panzetta.
^ Alessandro Cremona, Sabina Gnisci e Alessandra Ponente (a cura di), Il giardino della memoria. I Busti dei Grandi Italiani al Pincio, Roma, 1999, pp. 60, 146, 194, 204. Citato in Lucio Scardino (a cura di), Disegnar la Scultura - Primo quaderno dello statuario Stefano Galletti, Ferrara, Liberty house, 2007, p. 22.
Ada Dini, Il piacevole eclettismo dello scultore centese Stefano Galletti, in La Pianura, Ferrara, La Pianura, n. 3, 1982, pp. 91-94.
Marco Cecchelli, Maria Censi e Fausto Gozzi, Ingegno e sentimento - La scultura di Stefano Galletti, Bergamo, Bolis, 1995, ISBN88-7827-071-7.
Lucio Scardino e Antonio P. Torresi, Post Mortem - Disegni, decorazioni e sculture per la Certosa ottocentesca di Ferrara, Ferrara, Liberty house, 1998, p. 172.
Lucio Scardino e Antonio P. Torresi, La Certosa di Bondeno - Note storico-artistiche su un cimitero della provincia ferrarese, Ferrara, Liberty house, 2003, pp. 13 e 43.
Alfonso Panzetta, Nuovo dizionario degli scultori italiani dell'Ottocento e del primo Novecento, Torino, Ad Arte, 2003, p. 423, ISBN88-89082-00-3.
Lucio Scardino (a cura di), Disegnar la Scultura - Primo quaderno dello statuario Stefano Galletti, Ferrara, Liberty house, 2007.
Una sala monografica del museo è dedicata allo scultore. Nella finestra Autore, selezionare Galletti Stefano e poi Cerca per visualizzare l'elenco delle schede (alle quali corrisponde una scheda per ciascuna, cliccando sul titolo) in: Opere, su Pinacoteca Civica "Il Guercino" di Cento. URL consultato il 28 gennaio 2011.