Una tromba marina o tromba d'acqua è un fenomeno atmosferico, assimilabile alla tromba d'aria, che si sviluppa o si muove su uno specchio d'acqua (un mare, una laguna o un lago). Il fenomeno si genera in presenza di un cumulo con forti correnti ascensionali e presenta in genere una minore intensità rispetto a quello terrestre per la maggiore instabilità della base, dovuta alla presenza dell'acqua. Esso ha in genere termine all'esaurirsi della cella stessa o nel momento in cui la tromba incontra un fronte di pioggia. Come un tornado, anche una tromba marina può provocare danni, ma in genere l'entità è minore.
A Eden, Nuovo Galles del Sud, Australia, il 16 maggio 1898 fu avvistata la tromba marina più alta; si stima misurasse più di 1500 m.
Il meccanismo di formazione di una tromba marina (o, in casi tutt'altro che rari, di più trombe marine contemporaneamente), è di norma più semplice di quello di una tromba d'aria, in quanto è sufficiente la presenza di un cumulus congestus (cumulo congesto) e non di un cumulonembo in fase matura. La formazione di questi fenomeni deriva soprattutto dall'elevata temperatura della superficie marina, che può fornire notevole energia a sistemi nuvolosi in apparenza di scarsa consistenza portando al contrasto aria calda ascendente (marina) e aria fredda discendente (della perturbazione), dando quindi origine a moti vorticosi favoriti anche dall'assenza di corrugamenti e ostacoli in mare. In questa situazione la forma della tromba d'aria sarà assottigliata, molto contorta e poco potente, ma tuttavia in grado di provocare danni significativi a persone o cose. Queste trombe marine sono dette "waterspout" e sono tipiche dell'Italia e dell'Europa. Però capita ogni tanto che forti temporali a supercella si formino al largo e si spostino verso la terraferma. In queste circostanze, alla base della tempesta, si formano delle potenti trombe marine, dette "tornadiche". La loro genesi è identica a quella dei forti tornado mesociclonici e i loro effetti sono altrettanto devastanti per le zone costiere.
Da un punto di vista prettamente visivo, la tromba marina è preceduta dalla comparsa di una nube a imbuto detta "funnel cloud", che si evolve dalla tipica base appiattita del cumulonembo verso la superficie del mare fino a raggiungerla se l'umidità nei bassi strati è sufficiente. Il ciclo vitale "tipo" di una waterspout può essere diviso in cinque fasi, come descritto dal dott. Joseph Golden del NOAA[1]. Alcune fasi sono osservabili dalla costa, altre solo da una posizione sufficientemente rialzata:
Le trombe si formano con maggiore frequenza sui mari caldi (ad esempio sul Mediterraneo) e nelle zone delle calme equatoriali, cioè dove sono più alte le probabilità di formazione dei sistemi nuvolosi temporaleschi. In zone con acque fresche, come l'Europa occidentale, sono piuttosto rare e quando si formano generano più sorpresa e meraviglia che spavento data la loro scarsa dimensione. La frequenza è minima tra i 10 e i 20° di latitudine ed è media tra i 30 e i 40°. Oltre i tropici la frequenza massima si verifica nei mesi fra il termine dell'estate e l'inizio dell'autunno, nella zona temperata in estate. In Italia le trombe marine sono frequenti .
Le trombe marine rappresentano ovviamente un pericolo per le imbarcazioni, in quanto non sono prevedibili essendo fenomeni di breve durata e di piccola estensione. Le carte sinottiche di previsione non le indicano e inoltre sono state osservate nelle condizioni più disparate: depressionarie o anticicloniche, in calma di vento o in condizioni di venti irregolari. Occorre quindi tener presenti i seguenti fattori:
In tempi antichi si pensava che le trombe marine fossero dei mostri marini. Nel 1687 il pirata ed esploratore inglese William Dampier riportò su carta l'avvistamento di una tromba marina, scrivendo[3]:
«Una tromba è un piccolo pezzo sfilacciato di nube, che pende come un pennone dalla parte più nera di essa. Di solito pende inclinandosi. Quando la superficie del mare comincia a muoversi, vedrete l'acqua, per circa cento passi di circonferenza, schiumeggiare e girare in tondo prima piano, poi più velocemente, fino a quando vola verso l'alto a formare una colonna. Così continua per mezz'ora più o meno, fino a quando l'aspirazione cessa. Allora tutta l'acqua che stava sotto la tromba cade di nuovo in mare, provocando un gran rumore e movimento disordinato del mare».
Si sperimentarono vari metodi per dissolvere le trombe marine, dalle cannonate all'urlare e pestare i piedi sul ponte delle imbarcazioni; ma su quest'ultimo metodo perfino Dampier commentò:
«Non ho mai sentito dire che si sia dimostrato di qualche utilità».