Vincenzo Agnetti (Milano, 14 settembre 1926Milano, 1º settembre 1981) è stato un pittore, scrittore e poeta italiano, esponente dell'arte concettuale.

Biografia

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Vincenzo Agnetti si diploma all'Accademia di belle arti di Brera e segue la scuola del Piccolo Teatro di Milano. Esordisce alla fine degli anni cinquanta nell'ambito della pittura informale e della poesia. Collabora con Enrico Castellani e Piero Manzoni alle attività della Galleria Azimut, aperta a Milano fra il 1959 il 1960, e della rivista omonima, con la pubblicazione di Non commettere atti impuri nel primo dei due numeri stampati (In questi articoli e riflessioni sostiene le tendenze più radicali dell'epoca).

Dal 1960 respinge la pratica della pittura per identificare l'arte con l'assenza operando in un ambito concettuale estremamente radicale, “freddo”, a volte criptico.

Nel 1962 si trasferisce in Argentina per lavorare nel campo dell'automazione elettronica. In quel periodo, chiamato dall'artista liquidazionismo o arte no (rifiuto di dipingere) spariscono le sue produzioni “pre-artistiche“. Nel 1967 tiene la prima personale (Principia) al Palazzo dei Diamanti a Ferrara. All'attività artistica affianca un'intensa attività di saggista, scrittore e teorico.[1] Vincenzo Agnetti muore improvvisamente per emorragia cerebrale nel 1981.[2]

Opere

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Mostre

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Collettive

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Pubblicazioni

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Note

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  1. ^ Pirovano 1993, p. 605.
  2. ^ Vincenzo Agnetti biografia (archiviato dall'url originale il 23 gennaio 2015).

Bibliografia

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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  1. ^ A2EMICA @ Centre Pompidou.