Zaccaria Seriman (Venezia, 9 novembre 1709 – Venezia, 22 ottobre 1784) è stato uno scrittore, poeta e librettista italiano.
Figlio di Diodato Sceriman (ma lo stesso Zaccaria preferiva firmarsi "Seriman") e di Elisabetta Torninben, proveniva da una nobile e ricca famiglia di mercanti armeni, stabilitasi a Venezia alla fine del Seicento a causa delle persecuzioni anticristiane che avvenivano in Persia[1].
Visse in Laguna per gran parte della sua esistenza, fatto salvo il periodo 1721-1725 in cui studiò a Bologna presso il Collegio dei Nobili di San Saverio, retto dai gesuiti. In questi anni ebbe modo di frequentare gli ambienti culturali della città, come l'Università e l'Istituto di scienze, in cui si animava il dibattito tra le teorie cartesiane e la nuova filosofia newtoniana[1].
La sua opera più nota è il romanzo Viaggi di Enrico Wanton alle terre incognite australi ed ai regni delle Scimmie e dei Cinocefali, pubblicato nel 1749, considerato uno dei romanzi precursori della fantascienza italiana.[2] Si tratta di un'opera colossale (consta nell'edizione definitiva di Berna del 1764, di 2380 pagine) di carattere fantastico e satirico, ove si narra del viaggio compiuto da Enrico Wanton in terre australi in compagnia dell'amico Roberto prima nelle terre delle Scimmie e in seguito in quella dei Cinocefali. La metafora del viaggio serve al Seriman (ma Giambattista Marchesi lo chiama sempre Sceriman) per stilare - con un paragone ellittico di un altro mondo che è sempre un mondo altro rispetto al nostro-, una satira degli usi e costumi del proprio tempo.[3]
Il giudizio del Marchesi: "Lo Sceriman volle dare all'Italia un grande romanzo satirico, filosofico; ma gli mancò la mordace fantasia dello Swift e l'eloquenza arguta del Montesquieu; fu troppo fiacco; e a descrivere fondo a tutto l'universo, gli mancò l'ala del genio"[4]