Strage di Fiumicino del 1985 attentato | |
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L'aeroporto di Fiumicino poco dopo l'attentato | |
Tipo | Strage |
Data | 27 dicembre 1985 8:15 |
Luogo | Aeroporto di Roma-Fiumicino, Fiumicino, Roma Italia Aeroporto di Vienna-Schwechat, Vienna, Austria |
Coordinate | 41°48′27″N 12°15′02.88″E |
Responsabili | 4 terroristi palestinesi legati a Abu Nidal |
Conseguenze | |
Morti | 19 (inclusi 4 terroristi) |
Feriti | 138 |
L'attentato di Fiumicino del 1985 fu un attacco terroristico perpetrato il 27 dicembre 1985 dal gruppo palestinese estremista facente capo ad Abu Nidal, che assaltò l'aeroporto di Roma-Fiumicino; contemporaneamente venne colpito anche quello di Vienna; i due attacchi ebbero luogo con una differenza di pochi minuti l'uno dall'altro alle 9:15 circa[1]. In totale i due attentati causarono 19 morti e 120 feriti: 13 morti e 76 feriti a Roma, tre morti e 44 feriti a Vienna; tre terroristi del commando che attaccò l'aeroporto di Roma furono uccisi e uno, ferito, venne catturato, mentre nel commando che attaccò l'aeroporto di Vienna si contarono un morto e due feriti presi prigionieri[2].
L'azione terroristica fu perpetrata da uomini armati che, dopo aver gettato bombe a mano, aprirono il fuoco con raffiche di mitra sui passeggeri in coda per il check-in dei bagagli presso gli sportelli della compagnia aerea nazionale israeliana El Al e dell'americana TWA, scegliendo le loro vittime in modo indiscriminato. Nell'attacco all'aeroporto di Fiumicino furono uccise 13 persone (tra cui il diplomatico statunitense Wes Wessels e il generale Donato Miranda Acosta, addetto militare del Messico in Italia) e 76 furono ferite. I terroristi che parteciparono alla strage di Fiumicino furono in totale quattro: tre di essi furono uccisi dagli agenti di sicurezza israeliani che lavoravano presso il terminal per conto della El Al e uno, il capo del commando Mohammed Sharam, fu catturato vivo dalla Polizia italiana[1][3].
L'attacco all'aeroporto di Vienna, con modalità simili a quello di Roma, causò tre vittime, un israeliano e due austriaci, tra i passeggeri, e 44 feriti. L'attacco coinvolse tre terroristi poi fuggiti su un'automobile rubata: uno di loro, Mongi Ben Aballah Saadaoui, venne ucciso durante l'inseguimento, gli altri due, Abdelaziz Merzaughi e Mongi Ben Ahmed Shaaouali, furono catturati alla fine dell'inseguimento[4].
La regia del duplice attentato è stata attribuita al capo politico estremista e terrorista palestinese Abu Nidal. Secondo quanto riferisce l'ammiraglio Fulvio Martini (all'epoca direttore del SISMI) nella sua autobiografia Nome in codice: Ulisse, i servizi italiani erano stati avvertiti fin dal 10 dicembre della possibilità di un attentato e poi, grazie alle informazioni ricevute dai servizi di un paese arabo amico, il 19 dicembre erano riusciti a restringere il periodo temporale in cui sarebbe avvenuto tra il 25 e il 31 dicembre e a individuare il bersaglio nell'aeroporto di Fiumicino.
Stando a quanto afferma l'ammiraglio, sia le forze di polizia italiane sia i servizi alleati furono avvertiti. Gli stessi israeliani, dopo questo avvertimento, fecero appostare diversi tiratori scelti in difesa della postazione della compagnia El Al. Furono poi questi tiratori tra i primi ad aprire il fuoco sugli attentatori. Tuttavia, sempre secondo Martini, qualcosa non funzionò nella gestione delle forze dell'ordine italiane e nonostante le informazioni ottenute con più di una settimana di anticipo l'azione dei terroristi non venne fermata in tempo.