Carnia
(FUR) Cjargne
(DE) Karnien
I monti Coglians, la Creta delle Chianevate e il Monte Crostis visti da sud dal Monte Zoncolan.
StatiBandiera dell'Italia Italia
RegioniBandiera del Friuli-Venezia Giulia Friuli-Venezia Giulia
TerritorioVal Tagliamento, Val Degano, Valle del But, Val Chiarsò, Valcalda, Val Pesarina, Val Lumiei, Val Pontaiba in 28 comuni
CapoluogoTolmezzo
Superficie1 285,91 km²
Abitanti35 843 (31-12-2023[1])
Densità27,87 ab./km²
Lingueitaliano, tedesco, friulano carnico, antichi dialetti tedeschi: saurano, timavese
In rosso la Carnia nella ex provincia di Udine.

La Carnia (AFI: /ˈkarnja/[2]; Cjargne in friulano, Karnien in tedesco) è una regione storico-geografica prevalentemente montana, situata nella parte nord-occidentale della provincia di Udine, in Friuli, comprendente buona parte delle Alpi Carniche italiane con le sue valli alpine. Il centro principale è Tolmezzo.

Etimologia

Il nome deriva dal prediale latino "Carniacum",[3] riferito alla popolazione dei Carni, che dominò l'intero Friuli fra V e II secolo a.C., e dal cui nome deriva anche il toponimo "Cargnacco"; in epoca romana il territorio era parte della Carnorum Regio (la terra abitata dai Carni, descritta da Tito Livio), che probabilmente comprendeva l'odierno Friuli.

Geografia fisica

Monte Amariana

Confini

Ubicata nelle Alpi Carniche, in una zona a tratti impervia e dall'orografia piuttosto complessa e articolata, comprendente l'alto bacino del Tagliamento (escludendo le sorgenti che rimangono in Cadore in Veneto), confina:

Geomorfologia

Val Tagliamento
Val Lumiei
Val Degano
Val Pesarina
Valcalda
Valle del But
Val Pontaiba
Val Grande
Val di Lanza
Val di Preone

Costituita da fasce geologicamente differenziate, le montagne sono costituite da tre tipi di roccia, il calcare, la dolomia e la selce, ed è attraversata dalle Alpi Carniche che si estendono dal passo di Monte Croce di Comelico in Cadore alla sella di Camporosso dove cominciano le Alpi Giulie, che si innalzano (nel versante italiano) tra il fiume Fella e l'alto Isonzo.

La Catena carnica principale (suddivisa in catena carnica occidentale e catena carnica orientale) costituisce a nord il confine con l'Austria, delimitata a sud-est dal torrente Pontebbana e, a monte di Pontebba, dal corso del Fella. A sud di tale catena si stagliano le Alpi di Tolmezzo (Alpi Tolmezzine Occidentali e Alpi Tolmezzine Orientali) con elevazioni in media inferiori, mentre ancora più a sud si elevano le Prealpi Carniche e la relativa fascia montuosa.

Orografia

Il monte Coglians (2 780 m) è la vetta più alta delle Alpi Carniche nonché la maggiore elevazione della regione, che assieme al vicino gruppo della Creta delle Cjanevate e al Mooskofel in territorio austriaco forma un imponente gruppo montuoso proprio sul confine con l'Austria. Le altre maggiori cime della Carnia sono:

Valli

Sei sono le valli principali, ognuna attraversata da un torrente da cui prendono il nome. Le valli assumono anche il nome di canale (cjanâl), sottolineando così la loro conformazione stretta e allungata (tra parentesi la denominazione in friulano):

N.B.: ne è esclusa la Val d'Aupa, nel territorio del comune di Moggio Udinese, che pur appartenendo alle Alpi Carniche, viene fatta rientrare per motivi storico-geografici nella zona del Canal del Ferro (bacino del Fella) e la vallata di Sappada che appartiene alla regione storico-geografica del Cadore.

Ciascuna di queste e gli omonimi torrenti confluiscono nel fondovalle dove sorge Tolmezzo centro principale e capoluogo della Carnia.

Valichi alpini e prealpini

I principali valichi alpini stradali sono:

Idrografia

Passo di Monte Croce Carnico

Il fiume più importante è il Tagliamento, che nasce nei pressi dal Passo della Mauria in Veneto (comune di Lorenzago di Cadore) a 1 195 metri d'altitudine. Durante il suo lungo percorso attraverso la Carnia, il Tagliamento riceve l'acqua di quattro affluenti principali, provenienti tutti da sinistra:

Tra i laghi si hanno:

Clima

Il clima è molto rigido in inverno e fresco in estate; è caratterizzato da venti impetuosi e abbondante piovosità. Rispetto alle altre zone delle Alpi, in Carnia troviamo un abbassamento dei limiti altimetrici di circa 400–500 m; così, ad esempio, se nelle Alpi Occidentali la vegetazione arborea cessa di crescere sopra i 2 300 m essa in Carnia smette già a 1 900 m. L'abbassamento del limite altimetrico della regione arborea è dovuto al costante afflusso di correnti fredde nord orientali (vento burano) che dalle regioni siberiane e danubiane raggiungono la zona.

Ambiente

Flora

Rododendro

Sono molto estese le foreste, costituite in massima parte da abeti, faggi e larici; i pascoli si trovano per lo più in alta quota, in pendii soleggiati ma non adatti all'agricoltura. La Carnia vanta numerose ricchezze naturali grazie all'assenza di grossi centri industriali e per l'attiva opera di tutela di enti e associazioni ambientaliste. Vi sono 2 000 specie vegetali, un migliaio di tipi di fungo, una cinquantina di tipi di orchidee.

La vegetazione cambia con l'aumentare della quota. Fino a 400 - 500 metri di altitudine salgono i boschi di rovere e di castagni e le macchie e le colture della zona submontana; ben presto subentra la flora montana ed è per eccellenza la zona delle foreste: faggete, abetine e pinete. Al di sopra dei 1 500 metri la vegetazione arborea si presenta piuttosto povera, gli alberi si fanno via via più radi, più piccoli e spogli, fino a raggiungere il limite altimetrico di crescita che in Carnia è a quota 1 700 metri ed è il più basso di tutta la regione alpina. Oltre questa quota crescono cespugli, rovi, e verdissimi pascoli. In tarda primavera si può ammirare nei pascoli l'esplosione di colore dei rododendri, e delle genziane selvatiche.

Genziane carniche

Fauna

La fauna è caratterizzata dalla presenza sporadica di passaggio di orsi, linci europee (queste due prime specie sono ricomparse alla fine del XX secolo, provenienti dalla vicina Slovenia), lupi, gatti selvatici, stambecchi (reintrodotti nel XX secolo), cervi, caprioli, camosci, tassi, galli forcelli, francolini di monte, ermellini e marmotte. Negli ultimi anni si è assistito a un arrivo di consistenti popolazioni di sciacalli dorati, stabilitisi prevalentemente a quote basse sul Carso e sulle Alpi giulie, ma non sono mancati avvistamenti sulle Alpi Carniche e sulle Dolomiti Friulane. Sono inoltre presenti falconiformi come la poiana, il falco e l'aquila reale.

Tra i rettili si segnalano l'aspide meglio conosciuta come vipera comune, il marasso, la vipera dal corno. Nei rilievi friulani e in alta collina non sono rare due specie di anfibio diffuse anche in molte altre zone dell'arco alpino: il tritone alpestre e la salamandra alpina. Numerose sono infine le specie ittiche d'acqua dolce presenti nei ruscelli di montagna e nella zona pedemontana: fra queste predominano le trote, le tinche e i barbi. Il lupo è ritornato nella regione a partire dagli ultimi anni, con presenze sporadiche. Nel 2018, tuttavia, è stata accertata la prima riproduzione di lupi nella regione dopo circa 90 anni.

Aree naturali protette

Storia

La Carnia è frequentata già nel Paleolitico Medio (122 000 anni da oggi) e nell'età del ferro dai Veneti e da gruppi di stirpe celtica, da cui trae il suo nome. I Carni vissero per diverse centinaia d'anni nelle fertili pianure tra il Reno (Germania) e il Danubio dove abitavano altri popoli celtici. Intorno al 400 a.C. la crescita demografica e la pressione dei popoli germanici generarono un flusso migratorio verso sud. I Carni valicarono le Alpi attraverso il passo di Monte Croce Carnico e si stabilirono nell'odierna Carnia e nella zona pedemontana del Friuli, dedicandosi alla caccia e alla pastorizia. Durante i rigidi inverni i pastori si spostavano con le loro mandrie nelle pianure pedemontane. Erano anche abili nella lavorazione del ferro e del legno. I Carni erano comandati da un re e da una casta sacerdotale (i druidi).

La prima data storica relativa all'arrivo dei Carni è il 186 a.C., quando circa 12 000 Carni, tra uomini armati, donne e bambini, scesero verso le zone pianeggianti che utilizzavano per svernare e fondarono su un colle un insediamento fortificato stabile, Akileja. I Romani, preoccupati dall'espansione di questo popolo, nel 183 a.C. ricacciarono i Carni oltre le Alpi, e fondarono una colonia a difesa dei confini del nord-est. Il nuovo insediamento venne chiamato Aquileia sulla base del nome del precedente insediamento antico (Akileja). I triumviri fondatori della colonia furono Publio Scipione Nasica, Gaio Flaminio e Lucio Manlio Acidino.

I Carni, per arginare l'espansione romana e per conquistare le fertili e più ospitali terre pianeggianti, cercarono alleanze con i Celti Istriani, Giapidi e Taurisci. Roma, a sua volta, avvertendo sempre più il pericolo incombente dei Carni e volendo accelerare la propria espansione, inviò a nord est le legioni del console Marco Emilio Scauro, che sconfisse definitivamente i Carni nella battaglia del 15 novembre 115 a.C. In seguito i Carni si sottomisero a Roma, accettandone le imposizioni e anche le concessioni.

Intanto Aquileia accrebbe la sua importanza; divenne municipium romanum nel 90 a.C.; era un importante centro commerciale e artigianale, nonché principale porto sull'Adriatico e presidio militare. Alla figura di Giulio Cesare (proconsole della Gallia Cisalpina tra il 58 e il 49 a.C.) sono legate la fondazione di Tergeste (Trieste), Forum Iulii (Cividale) e Iulium Carnicum (Zuglio), che successivamente divenne sede vescovile. A Zuglio sono visibili i resti del Foro romano e a poca distanza è possibile visitare il Civico Museo Archeologico che si sviluppa su tre piani e ricostruisce la storia del territorio carnico, dalla Preistoria al Rinascimento, con particolare riferimento all'epoca romana. I durissimi colpi inferti dai Barbari all'Impero romano ebbero conseguenze anche in Carnia.

La Carnia fu invasa dai Visigoti (410 d.C.), e poi dagli Unni di Attila (452 d.C.), che devastarono Aquileia e altre città sorte nella pianura. Gli Ostrogoti (489 d.C.) dominarono il Friuli e la Carnia per 60 anni. Alcuni gotismi sono rimasti nella lingua friulana. Nello stesso periodo gli Slavi riuscirono a penetrare dalla Carantania (Alta Carinzia) nelle Valli del Bût, del Degano e del Fella. Si affermarono nella zona anche i Bizantini, che rafforzarono i preesistenti presidi militari romani. Nel 568 d.C. i Longobardi, provenienti dalla Pannonia, giunsero in Friuli guidati da Alboino con l'obiettivo di occupare la penisola.

I Longobardi trasferiscono la capitale del Ducato del Friuli a Cividale. Aquileia perde così la sua importanza politica. Diversi sono i reperti archeologici risalenti a questo periodo storico. Nella Chiesa di S. Pietro di Carnia sono tuttora visibili frammenti di scultura e architettura longobarde, inglobati in alcuni muri. Sono inoltre stati trovati orecchini e fibule a Forni di Sotto; orecchini di bronzo a Clavais; anelli di bronzo, pugnali e balsamarii ad Ampezzo. Presso Cercivento in località Gjai ("bosco bandito" in longobardo) fu rinvenuto uno scheletro rivolto verso levante con il cranio appoggiato a una grossa pietra.

Nel 773 - e fino al 952 - fu la volta del dominio franco; l'unica differenza rispetto alla dominazione precedente per la Carnia fu che i duchi longobardi furono sostituiti dai marchesi e dai conti Franchi. Carlo Magno nel 798 dichiarò Salisburgo sede metropolitica per le terre settentrionali. Nell'811 la Drava venne dichiarata nuovo confine tra la giurisdizione di Salisburgo e il patriarcato di Aquileia sempre per opera di Carlo Magno. Nell'888 ebbe fine la dinastia carolingia e iniziarono le invasioni degli Ungari; i quali, provenienti dalla regione danubiana, distrussero e depredarono tutto, guadagnandosi una fama peggiore degli Unni di Attila.

Nonostante le invasioni ungare la Carnia visse un periodo di ripresa economica e incremento demografico grazie alla sua posizione geografica: isolata e ben protetta dai monti non venne saccheggiata. Attorno al 1000 verranno creati la Gastaldia (Giurisdizione civile) e i due Arcidiaconati (Giurisdizione ecclesiastica): quello di Gorto (sottoposto all'Abbazia di Moggio) e quello della Carnia. Nel 1077 venne ufficialmente riconosciuto lo Stato Patriarchino Aquileiese, sorto per opera dell'imperatore tedesco Enrico IV. In un periodo storico dove fiorivano i Comuni e le Signorie, le cui vicissitudini caratterizzarono il Medioevo, la Carnia visse un periodo di autonomia e indipendenza.

Lo Stato Patriarchino durò 343 anni; esso presenta i caratteri di uno stato feudale di stampo germanico, a capo del quale vi è un Principe-Vescovo, il Patriarca di Aquileia. La lingua ufficiale per il documenti era il latino; il tedesco era l'idioma delle classi altolocate e della corte del Principe-Vescovo. Il popolo parlava il friulano con tutte le sue varianti locali, derivanti dall'assorbimento dei vari idiomi degli invasori che nei secoli si erano susseguiti. Il 1420 segnò la fine dello Stato Patriarchino Aquileiese: il 4 giugno di quell'anno Udine si arrese alla Repubblica Veneta, che soggiogò anche la Carnia e la ridusse a provincia nel contesto della Terraferma, dopo quasi 400 anni di germanizzazione temperata sempre della Chiesa cattolica di Aquileia.

Il Patriarcato di Aquileia continuò a esistere fino al 1751 esclusivamente nella sua forma ecclesiastica, retto da patriarchi veneti. Nel corso dei secoli XV e XVI la Carnia, assieme al Friuli sottostante, venne ripetutamente razziata dalle armate irregolari turche (in realtà si trattava probabilmente di bosniaci), utilizzate dall'Impero ottomano per tenere una spina nel fianco alla Serenissima con incursioni quasi annuali in una terra che, pur scarsamente difesa poiché considerata quasi colonia da Venezia, rientrava pur sempre nei territori della Repubblica. In questo contesto avvenne la battaglia del Cason di Lanza (1478) in cui le popolazioni locali affrontarono e sconfissero gli incursori turchi in uno dei pochi episodi di resistenza organizzata del periodo.

Alpini travolti e caduti da una valanga sul Pal Piccolo

Dal 1814 al 1866 la Carnia fu parte dell'Impero austriaco, poi, dopo la terza guerra di indipendenza, il 21 ottobre 1866, il Friuli e la Carnia furono annessi all'Italia, seguendone le vicende storiche (anche se una parte restò austriaca fino al 1918), come la partecipazione alle sanguinose guerre del 1915-18 e del 1940-45, oltre che a tutte le vicende coloniali in Africa. Molti dei sentieri montani tuttora utilizzati risalgono alla prima guerra mondiale ed è ancora possibile individuare i resti dei fortini e le feritoie.

Durante la prima guerra mondiale la Carnia, trovandosi al confine tra Regno d'Italia e l'allora Impero austro-ungarico, divenne zona di guerra. Il settore di fronte compreso tra il Monte Peralba e il Monte Rombon costituiva la "Zona Carnia", a comandare la quale fu posto il generale Lequio; al 24 maggio 1915 vi erano dislocati 31 battaglioni (di cui 16 alpini). La zona Carnia aveva primaria importanza in quanto anello di congiunzione tra la 4ª armata del Cadore e la 2ª dell'Isonzo. Particolare importanza ebbe la zona del passo di Monte Croce Carnico con le alture circostanti: Pal Piccolo, Freikofel, Pal Grande, dove alpini e Kaiserschützen condussero una guerra di trincea logorante.

Sui monti carnici si combatté fino all'ottobre del 1917, mese in cui si verificò la rotta di Caporetto, e le truppe della Zona Carnia dovettero ripiegare. In seguito alla rotta di Caporetto, la Carnia dovette subire l'invasione austro-tedesca, che durò un anno intero; un anno che fu per la gente carnica pieno di miserie, privazioni e requisizioni. Durante la seconda guerra mondiale la Carnia fu zona di reclutamento privilegiato dei reparti alpini, impegnati sui fronti più diversi e in particolare in Russia. Dopo l'otto settembre vi fiorì un'intensa attività partigiana, culminata nella proclamazione della Repubblica Partigiana della Carnia, con capoluogo Ampezzo, che per estensione fu la più vasta d'Italia.

A causa dell'importanza strategica della zona, passaggio privilegiato tra la Pianura Padana e l'Austria grazie alla relativamente scarsa altitudine raggiunta dalle montagne e all'accessibilità dei passi, la Repubblica Partigiana ebbe vita breve, venendo attaccata e distrutta da ingenti forze naziste e fasciste congiunte. Con l'avvento della Repubblica, nella regione sono rifiorite istanze autonomiste, sostenute negli anni settanta anche da un politico nazionale di origine carnica, Bruno Lepre. Negli ultimi anni a causa della crisi che ha portato un'alta disoccupazione si sono creati malcontenti verso lo Stato italiano spesso sfociati in richieste di autonomia e talvolta secessione (di tutto il Friuli) dallo Stato centrale, additato come la causa della disoccupazione e quindi dei malcontenti.

Geografia antropica

Comuni

Sono 28 i comuni carnici con le rispettive frazioni (accanto al nome italiano è riportato quello in lingua friulana):

Comune Abitanti (31-12-2023) Superficie (km²) Frazioni
Amaro (Damâr) 846 33,26 -
Ampezzo (Dimpeç) 894 73,63 Oltris, Voltois
Arta Terme (Darte) 2036 42,77 Avosacco, Cabia, Cedarchis, Lovea, Piano d'Arta, Piedim, Rivalpo, Valle
Cavazzo Carnico (Cjavaç) 955 39,44 Cesclans, Mena, Somplago
Cercivento (Çurçuvint) 640 15,78 Cercivento di Sotto, Cercivento di Sopra, Casali
Comeglians (Comelians, loc. Comalians) 426 19,41 Calgaretto, Maranzanis, Mieli, Noiaretto, Povolaro, Runchia, Tualis
Enemonzo (Enemonç) 1264 23,76 Colza, Esemon di Sotto, Fresis, Maiaso, Quinis, Tartinis
Forni Avoltri (For Davôtri, loc. Fôr Davuatri) 501 80,75 Collina, Collinetta, Frassenetto, Sigilletto
Forni di Sopra (Fôr Disore) 914 81,66 Andrazza, Cella, Vico
Forni di Sotto (Fôr Disot) 530 93,60 Tredolo, Baselia, Vico
Lauco (Lauc) 652 34,76 Allegnidis, Avaglio, Buttea, Chiassis, Trava, Vinaio
Ovaro (Davâr) 1724 57,90 Agrons, Cella, Chialina, Clavais, Cludinico, Entrampo, Lenzone, Liariis, Luincis, Luint, Mione, Muina, Ovasta
Paluzza (Paluce) 1952 69,75 Casteons, Cleulis, Rivo, Timau
Paularo (Paulâr) 2340 84,24 Casaso, Chiaulis, Dierico, Misincinis, Ravinis, Rio, Salino, Trelli, Villafuori, Villamezzo
Prato Carnico (Prât) 825 81,72 Avausa, Croce, Osais, Pesariis, Pieria, Pradumbli, Prico, Sostasio, Truia
Preone (Preon) 254 22,47 -
Ravascletto (Ravasclêt, loc. Monai) 509 26,48 Salars, Zovello
Raveo (Raviei) 437 12,60 Esemon di Sopra
Rigolato (Rigulât) 373 30,77 Givigliana, Gracco, Ludaria, Magnanins, Stalis, Tors, Valpicetto, Vuezzis
Sauris (Zahre, nel locale dialetto germanico) 392 41,49 La Màina, Latéis, Sàuris di Sotto, Sàuris di Sopra, Velt
Sappada (Plodn, nel locale dialetto sappadino) 1311 62,06 -
Socchieve (Soclêf) 872 66,12 Caprizzi, Dilignìdis, Feltrone, Lungis, Mediis, Nonta, Priuso, Viaso
Sutrio (Sudri) 1228 20,75 Nojaris, Priola, Zoncolan
Treppo Ligosullo (Trep Liussûl) 679 35,58 Ligosullo, Gleris, Siaio, Tausia, Zenodis, Murzalis
Verzegnis (loc. Verzegnas) 846 39,33 Chiaicis, Chiaulis, Intissans, Villa
Villa Santina (Vile) 2127 13,00 Invillino
Zuglio (Zui) 535 18,21 Fielis, Formeaso, Sezza
Tolmezzo (Tumieç) 9781 64,62 Cadunea, Caneva, Casanova, Cazzaso, Fusea, Illegio, Imponzo, Terzo, Lorenzaso
Totale 35843 1 285,91 125

Società

Demografia

La Carnia conta circa 35 000 abitanti; nella sola Tolmezzo ne risiedono circa 10 000 i rimanenti nei paesi distribuiti nelle vallate.

Dal periodo successivo alla prima guerra mondiale ma in particolare dal secondo dopoguerra, la Carnia ha visto un vero e proprio "esodo" dei suoi abitanti verso le città della pianura, verso la Francia, la Germania e verso le Americhe. Quest'ondata emigratoria, dovuta alla prospettiva di una vita più facile e più sicura, unita alle scarse risorse fornite dalla montagna e alla carenza di industrie, fu la causa del progressivo spopolamento delle valli carniche. In questi ultimi anni si assiste a un lento declino della popolazione dei paesi delle vallate a favore dei comuni del fondovalle e della Conca Tolmezzina, anche per la facilità occupazionale e di trasporto, Tuttavia gli stessi centri di fondovalle si trovano, negli ultimi anni, a dover subire un principio di spopolamento. La stessa città di Tolmezzo ha perso, dal censimento del 2011, circa 700 abitanti.

Economia

Settore primario

Il territorio montuoso e il clima rigido non sono favorevoli a uno sviluppo agricolo tale da costituire una voce importante nell'economia della regione; si riescono a coltivare in prevalenza patate (cartufules), fagioli (fajuis) e mais (sorch), da cui si ricava la farina per la polenta.

Polenta con funghi e insaccati
Il prosciutto di Sauris

L'allevamento è fiorente; a livello familiare si allevano galline (gjalines) e tacchini (dindis). Importante è l'allevamento dei bovini da latte dal quale si ricavano diverse varietà di formaggio (čuč o formadi), ricotta affumicata (scuete fumade) e burro (spongje e ont burro cotto), che in piccola parte viene anche esportato fuori dalla regione. Si allevano suini, anche in questo caso a conduzione familiare, con la cui carne si produce in prevalenza salame (salamp), speck, salsicce (luanie), un insaccato simile al cotechino, ma più magro (muset), pancetta (panzete), lardo (argjel) e braciole (brusadule): tutti i prodotti vengono affumicati (fumâts) secondo un'antica tradizione che aveva lo scopo di conservare a lungo i prodotti. Famoso a livello regionale è il prosciutto crudo di Sauris anch'esso affumicato.

Settore secondario

Le industrie principali sono quelle relative allo sfruttamento del legname (segherie, falegnamerie, mobilifici), vi sono inoltre fabbriche di occhiali, orologi e cartiere.

Settore terziario

Nonostante la presenza di importanti cime montuose alpine, le amene vallate e i caratteristici paesini, i numerosissimi e ben tracciati sentieri CAI (lungo i quali in alcune zone è possibile ammirare i resti dei fortini della grande guerra) e rifugi alpini ben attrezzati, la Carnia non è meta del turismo di massa che invade invece il vicino Cadore. Tuttavia sono abbastanza numerose le strutture alberghiere e di ristorazione e il turismo sta divenendo sempre più una voce di particolare rilevanza nell'economia carnica.

È attivo ad Arta Terme uno stabilimento termale dal quale sgorga l'acqua minerale "pudia" (acqua solfato-calcico-magnesiaca-sulfurea) conosciuta e utilizzata fin dall'antichità, a una temperatura di 9 °C. Nel centro viene esercitata la cura idropinica, la fangoterapia, la balneoterapia e cure inalatorie con aerosol, nebulizzazione e insufflazione.

Infrastrutture e trasporti

Val Pesarina, in fondo la Forcella Lavardet

Alta Carnia

Sella Chianzutan e Monte Piombada

I trasporti urbani e interurbani del comune vengono svolti con autoservizi di linea gestiti da TPL FVG. La bassa Val Tagliamento (Tolmezzo, Villa Santina) era percorsa fino al 1960 dalla ferrovia Carnia-Tolmezzo-Villa Santina, mentre oggi la stazione ferroviaria più vicina è quella di Carnia, frazione di Venzone.

Bassa Carnia

La regione è attraversata e servita dalle seguenti arterie stradali statali:

a cui si aggiungono le strade provinciali che attraversano la Valcalda, la Val Lumiei, la Val Chiarsò, la Val Pontaiba, Val di Preone e la Val di Lanza ovvero:

Cultura

Architettura rurale

Gli esempi di architettura rurale in Carnia si possono dividere in 5 tipi fondamentali:

Case tipiche in Carnia (Forni Avoltri)

Gli edifici caratteristici di questa zona presentano solide pareti in legno squadrato (blockbau) costruite su un basamento in muratura, abbondanza di sovrastrutture in legno quali ballatoi e scale esterne. La presenza di questi ballatoi è dovuta alla situazione climatico - ambientale della zona: l'allevamento dei bovini, infatti, assai sviluppato, richiedeva grandi quantità di fieno. Poiché i tagli avvenivano sul finire della stagione, c'era la necessità di fare l'essiccamento sul ballatoio, anziché sui prati, data la stagione umida. Il ballatoio serviva anche a far maturare artificialmente i cereali come il granoturco. (Forni Avoltri)

L'abitazione caratteristica di Sauris è solitamente staccata dal rustico, e si compone in più piani. Al piano terra c'è un vano ingresso o atrio preferibilmente centrale, dal quale si accede alla cucina, al tinello e a uno o due locali, posti a monte, che fungono da cantina. Attraverso una scala di legno si sale al primo piano, dove si trovano uno o più corridoi dai quali si accede alle camere da letto e ai ballatoi (in questi troviamo spesso una latrina). Per un'altra scaletta di legno si accede al sottotetto, dotato di abbaino, nel quale vengono conservati i prodotti dell'agricoltura e gli attrezzi, ma non il fieno. I materiali da costruzione sono la pietra e la calce per i pianterreni, tronchi squadrati e incastrati tra loro per i piani superiori (blockbau). La copertura dei tetti, tutta e sempre in scandole di legno, è simile a quella utilizzata nella zona di Forni; in autunno sopra le scandole vengono disposte assi molto lunghe, fermate da ciottoli e pietre, perché tengano ferme le assicelle sotto il peso della neve.

Un accesso più facilitato alla Valle del Tagliamento e i valichi hanno permesso alla Val Degano di sviluppare maggiori contatti con le vicine popolazioni delle valli situate a oriente e occidente, e questo ha portato a evidenti influssi sull'architettura della zona.

Palazzo tipico carnico (Paularo)

La casa tipica di questa valle è una costruzione rettangolare, in muratura, senza sovrastrutture in legno, a due o tre piani, con scala interna preferibilmente in legno. Si differenzia da quella tipica della Val Tagliamento per aver il tetto a due grandi spioventi molto inclinati e nei lati più corti della casa altri due spioventi mozzi molto piccoli. Il tetto è coperto di tegole Bieberschwanz, introdotte a partire dal secolo XVIII. Il rustico è generalmente separato dall'abitazione.

La tipica casa carnica della zona della casa centrale è quella a loggiati, che risente dell'influenza veneta ed è caratterizzata da una serie di ampi archi che formavano appunto grandi loggiati e sottoportici, i quali non avevano solo funzione decorativa ma servivano anche ad accogliere le attività lavorative degli abitanti. Solitamente una casa possiede due o tre loggiati al piano terra che corrispondono spesso ad altrettanti archi al piano superiore. Il sottoportico è collegato al primo piano da una scala interna in pietra. I locali sono così disposti: al piano terra gli ambienti in cui si vive (cucina e talvolta una sorta di tinello) e si lavora, o un tempo si lavorava (legnaia, deposito attrezzi); al piano superiore trovano posto le camere da letto; quindi nel sottotetto, si trova il solaio.

Musei

Tempio Ossario di Timau
Pieve di San Pietro in Carnia a Zuglio
Pieve di San Floriano

Case espositive

Monumenti militari

Santuario del monte Castoia

Santuari religiosi

Monumenti e luoghi di interesse

Pievi della Carnia

Lo stesso argomento in dettaglio: Cammino delle Pievi.

In Carnia esisteva nel passato un sistema territoriale organizzato sulle Pievi (da plebs, popolo),[4] antiche chiese costruite a partire dal V secolo sotto la giurisdizione del Patriarcato di Aquileia e che trovavano nella Chiesa di Zuglio (Julium Carnicum) il centro principale di evangelizzazione e amministrazione, specie a seguito delle invasioni barbariche. Le Pievi sorgono sovente in posizione sopraelevata e lontane dai centri abitati e questo consente di controllare i fondovalle e le principali vie di comunicazione oltre a consentire la comunicazione tra esse. Il loro ruolo preminente perde importanza con l'aumentare della popolazione e la costituzione delle parrocchie a partire dal XIV-XV secolo.

Pieve di Villa di Verzegnis
Pieve di Cesclans

Le Pievi storiche della Carnia sicure e documentate sono dieci:

Duomo di Tolmezzo

Malghe della Carnia

[5]

Sauris di sotto
Forni Avoltri nella Val di Gorto
Treppo Ligosullo in Val Pontaiba
Malga Pramosio (Paluzza)
Mucche a malga Ramaz (Val Chiarsò)
Verzegnis

Val Pesarina/Lumiei[modifica | modifica wikitesto]

Val Degano[modifica | modifica wikitesto]

Monte Crostis[modifica | modifica wikitesto]

Arvenis[modifica | modifica wikitesto]

Col Gentile[modifica | modifica wikitesto]

Val Bùt[modifica | modifica wikitesto]

Tersadia[modifica | modifica wikitesto]

Val Chiarsò/Lanza[modifica | modifica wikitesto]

Monte Verzegnis[modifica | modifica wikitesto]

Rifugi alpini

Turismo

Aree turistiche principali

Monte Zoncolan
Salita Monte Zoncolan

Siti naturali d'interesse

[6]

Dolomiti Pesarine
Creta di Timau
Creta di Aip

Trekking ed escursioni

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Rifugio Giovanni e Olinto Marinelli
Rifugio Fratelli De Gasperi (Dolomiti Pesarine)
Tolmezzo, capoluogo della Carnia
particolare ad Ampezzo
centro di Villa Santina
Paularo nella Valle d'Incarojo
Ovaro nella Val Degano
Sutrio
Ravascletto
Comeglians
Forni Avoltri
Paluzza
Socchieve
Cavazzo Carnico

Sci di fondo - piste sportive

Eventi

Periodo Ricorrenza Paese
da Natale a Epifania Borghi & Presepi Sutrio
5 gennaio La medate ta cort di Flon Arta Terme
5 gennaio La Femenate Paularo
5 gennaio La Befana cul feral Forni di Sopra
5 gennaio Il sedere della Bèlin Sauris
fine gennaio Vertical race notturna Ravascletto / Monte Zoncolan
1º venerdì di febbraio Ski krono Varmost Forni di Sopra
sabato antecedente il martedì grasso Carnevale saurano Sauris
venerdì santo Via Crucis vivente Lauco
Ascensione Rito del Bacio delle croci Zuglio
1ª domenica di marzo Fums, profums, salums Sutrio
3ª o 4ª domenica di maggio Festa dell'asparago di bosco, del radicchio di montagna e dei funghi di primavera Arta Terme
fine maggio Verzegnis-Sella Chianzutan Verzegnis
ultimo weekend di maggio Cronoradime Villa Santina
1º sabato di giugno Festa della mela Tolmezzo
1ª domenica di giugno I Cjarsons Sutrio
1º weekend di giugno Festa delle erbe di primavera Forni di Sopra
1ª domenica di giugno Fiesta dal pan Ampezzo
metà giugno International Sky race Timau di Paluzza
24 giugno Ciurciuvint: Ierbas e tradision Cercivento
ultima domenica di giugno o prima di luglio Rally Valli della Carnia Ampezzo
1ª domenica di luglio Mondo delle malghe. Sagra del Malgaro Ovaro
da luglio a settembre CarniaRmonte Tolmezzo
primi due weekend di luglio Festa del prosciutto Sauris
ultima domenica di luglio Fasin la mede Sutrio
3ª settimana di luglio Concorso ippico internazionale Arta Terme
dall'ultima domenica di luglio a fine agosto Rassegna artigianale ed artistica della Carnia (il futuro della tradizione) Socchieve
terza domenica di luglio Festa del malgaro Ovaro
domeniche di luglio (ultima) e agosto (prima) Festa dei frutti di bosco Forni Avoltri
3º weekend di luglio Festa del Borgat Tolmezzo
ultima domenica di luglio Fasin la mede Sutrio
10 agosto Festival internazionale del folclore Villa Santina
2º sabato di agosto Varmost vertical challenge Forni di Sopra
2ª settimana di agosto Palio das cjarogiules. Golosez: amor di contrade Paluzza
metà agosto Un venerdì da Leoni - festa sulla sabbia Tolmezzo
1ª domenica dopo ferragosto Staffetta internazionale dei Tre Rifugi Forni Avoltri
prima domenica dopo ferragosto Fiesta tas corts - Savors di una volta Ravascletto
ultimo sabato e domenica di agosto Mistirs: "cultura, tradizioni e mestieri in Val d'Incarojo" Paularo
ultima domenica di agosto Carnia classic Tolmezzo
ultima domenica di agosto Sky race delle Dolomiti friulane Forni di Sopra
prima domenica di settembre Magia del legno Sutrio
seconda domenica di settembre Arlois e Fasois Pesariis - Prato Carnico
3º weekend di settembre Festa della mela Tolmezzo
ultima domenica di settembre Fiesta dal Pastor Lauco Uerpa
31 ottobre Fiesta dalis muars Ampezzo
11 novembre Tradizionale e antico mercato di San Martino Ovaro
8 dicembre A Sauris è Natale - Mercatino di Natale Sauris
2º weekend di dicembre Antico mercato di Santa Lucia Arta Terme
da Natale all'Epifania Forni, neve e... magica atmosfera Forni di Sopra
31 dicembre La marcia della pace Zuglio
vari mesi dell'anno Tîr des cidulis (o des cjdulos o das cidules o anche das pirulas) Arta Terme, Lauco, Forni Avoltri, Paularo, Comeglians, Ovaro, Ravascletto.

Gastronomia

Frico di solo formaggio
Cjarsons

Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina friulana.

La cucina tipica carnica è una cucina per lo più povera, a causa della scarsezza dei generi alimentari un tempo reperibili in Carnia. In questo territorio montano infatti pochi sono i terreni adatti all'agricoltura. I piatti principali sono quindi la polenta, che per anni ha permesso la sopravvivenza in montagna, e le minestre, necessarie in un clima rigido. La minestra era spesso piatto unico, talvolta cremosa, con pane raffermo e aggiunta di farinate. Le due minestre "classiche" sono quella di fagioli e la jota.

A Sutrio la minestra di fagioli è detta dal disesiet (del diciassette) anno dell'invasione austroungarica, perché in quell'anno di miseria era l'unica pietanza disponibile. Piatto tipico per eccellenza sono i cosiddetti Cjarsons, sorta di "agnolotti" di patate e farina di grano tenero ripieni di erbe e spezie o (versione della Carnia settentrionale) di frutta secca, ricotta e cacao, conditi con burro fuso e ricotta affumicata, tra i primi troviamo anche gli gnocchi di patate o più raramente di zucca gialla; tra i secondi il frico. Non va poi dimenticata la carne, in modo particolare quella di maiale. Del purcit non si buttava nulla: sangue, interiora, cotenna, tutto veniva utilizzato ed era una grande festa in paese quando venivano uccisi i maiali, tra dicembre e gennaio. Specialità tipiche sono il muset, simile a un cotechino ma più magro, il salame "di cjase" leggermente affumicato, il prosciutto crudo lievemente affumicato, e a Timau il varhackara, crema spalmabile a base di lardo e carne suina. Notevole per qualità è poi la produzione casearia.

Media

Radio

TV

Cinema

Inno

Nel 2001 Giovanni Canciani ha composto e musicato il "Carnorum Regio - Inno alla Carnia". L'Inno è stato presentato in pubblico per la prima volta l'11 novembre 2001 nel Duomo di Tolmezzo, festa di San Martino,

Il "Carnorum Regio" è stato eseguito dall'Orchestra di Trieste e da tre cori: "Corale di Paluzza", "Corùt di Paularo", "Coro dei Giovani del Duomo di Tolmezzo".[14]

Note

  1. ^ Bilancio demografico mensile anno 2023 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Luciano Canepari, Carnia, in Il DiPI: dizionario di pronuncia italiana, Bologna, Zanichelli, 2009, ISBN 978-88-08-10511-0.
  3. ^ Barbara Cinausero Hofer, Ermanno Dentesano (con la collaborazione di Enos Costantini e Maurizio Puntin), Dizionario toponomastico. Etimologia, corografia, citazioni storiche, bibliografia dei nomi di luogo del Friuli storico e della provincia di Trieste, Udine, Ribis, 2011.
  4. ^ www.camminodellepievi.it
  5. ^ Gian Franco Dreossi-Mauro Pascolini, Malghe e alpeggi della montagna friulana, editrice Co.El..
  6. ^ Attilio De Rovere, Luoghi e incanti della natura, in Carnia, itinerari, n. 1.
  7. ^ Promo Turismo FVG, Trekking in Carnia, in Come e Dove, n. 1.
  8. ^ Ritorna “Maria Zef”, opera maestra sul Friuli degli umiliati e degli offesi, su cinetecadelfriuli.org.
  9. ^ Ritorna "Maria Zef", opera maestra sul Friuli degli umiliati e degli offesi, su ricerca.gelocal.it.
  10. ^ MERCOLEDÌ TUTTI AL CINEMA! (PDF), su auserfriuli.it.
  11. ^ Carlo Gaberscek su PENNE NERE (Oreste Biancoli, IT 1952), su cinetecadelfriuli.org.
  12. ^ Effetto Carnia, il film-documentario targato Rai proiettato in tre comuni, su studionord.news.
  13. ^ Inchiesta in Carnia. Un film di Dante Spinotti. Documentario, - Italia 2014., su mymovies.it.
  14. ^ Cjargne on Line, Carnorum Regio - Inno alla Carnia, su cjargne.it, Associazione culturale Ciberterra, novembre 2001.

Bibliografia

Voci correlate

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