Chiesa di San Domenico
Facciata
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneSicilia
LocalitàPalermo
Coordinate38°07′08.46″N 13°21′48.18″E
Religionecattolica di rito romano
TitolareDomenico di Guzmán
Arcidiocesi Palermo
Stile architettonicobarocco
Inizio costruzione1458
Completamento1480
Sito webOrdine domenicano a Palermo

La Chiesa Basilica Pantheon di San Domenico è il secondo edificio religioso più importante di Palermo, dopo la Cattedrale e si trova nell'omonima piazza nel quartiere La Loggia.[1][2][3]

Nel complesso architettonico si riscontrano più stili, dal medioevo all’età moderna, frutto delle vicende storiche che interessarono l’edificio: il chiostro e diversi ambienti limitrofi sono in stile gotico, il resto dell’edificio fu rifatto principalmente in stile barocco.

È stata eletta a pantheon degli uomini illustri della Sicilia.[4] Alcuni dei personaggi illustri sepolti nella chiesa sono: Giovanni Falcone, Francesco Crispi, Rosolino Pilo, Pietro Novelli, Giovanni Meli e Giuseppe Pitrè.

Storia

Origini epoca sveva

L'emblema dell'Ordine: la croce gigliata bianca e nera con il motto "laudare, benedicere, praedicare".
Vista della Piazza, Colonna e prospetto principale.
Statua di Papa Benedetto XI, prospetto.
Statua di Papa Benedetto XIII, prospetto.
Stemma e motto domenicano.
Statua di San Domenico, prospetto.
Navata.

Nella cristianissima Sicilia, potere politico e potere religioso hanno sempre camminato a braccetto, specie dopo la riconquista dell'isola dovuta al Conte Ruggero del casato d'Altavilla. L'opportunità di ricristianizzazione venne da Ruggero e dal fratello Roberto il Guiscardo sfruttando il pretesto di accorrere in aiuto all'Emiro di Siracusa allora in lotta contro l'Emiro di Castrogiovanni, avviando l'inizio della completa riconquista della Sicilia sottraendola al dominio arabo.

Il ritorno alla sovranità di matrice cristiana di obbedienza romana costituisce l'impulso per la ricostruzione del tessuto sociale dopo due secoli di cultura di matrice religiosa islamica.

Nel 1215, durante il Concilio Lateranense presieduto da Innocenzo III contro gli eretici albigesi, vengono convocati il vescovo di Palermo Berardo di Castagna quale ambasciatore dell'Imperatore Federico II di Svevia e il rappresentante del vescovo di Tolosa Domenico di Guzmán. Favorevolmente impressionato dalla personalità di Domenico, il prelato palermitano lo esorta a inviare alcuni religiosi onde creare sedi dell'Ordine in Sicilia, l'accordo è suggellato con un breve di Papa Onorio III. Con il beneplacito del Sovrano, l'Ordine dei frati predicatori giunge in Sicilia mentre San Domenico è ancora attivo e ha costituito l'ordine in Francia nel 1216-1220.[3][5] Nel 1217 i primi frati sono ospitati inizialmente presso l'Ordine teutonico della Magione fondato da religiosi tedeschi, quindi ben visti agli occhi dell'Imperatore.[6] Riparano brevemente nell'ex monastero delle suore basiliane presso la primitiva chiesa di San Matteo al Cassaro, queste ultime passate definitivamente nel monastero del Santissimo Salvatore.[7][8]

Nel 1270, le famiglie Santa Flora e Mastrangelo donano alla comunità un terreno ove sorge la primitiva chiesa di Sant'Orsola[9] e, tra il 1280 e il 1285, viene eretta la nuova chiesa orientata in senso inverso all'attuale, in stile gotico-normanno, con annesso convento e chiostro, i cui lavori furono rallentati dai moti dei Vespri siciliani, l'edificio assolve le funzioni fino al 1457. Sotto la direzione dell'ordine, nella sede del Cassero è istituito il monastero femminile di Santa Caterina, grazie agli ingenti lasciti di Benvenuta Mastrangelo, della madre Palma Mastrangelo e del marito Guglielmo di Santa Flora. Nel 1310-1312, il testamento di Benvenuta Mastrangelo dispone il proprio monumento funebre nella primitiva "Cappella di Sant'Orsola" e il futuro trasferimento dello stesso nell'erigenda chiesa del monastero di Santa Caterina.

Epoca aragonese

L'apprezzamento verso l'opera domenicana e il conseguente accrescimento del numero di fedeli, rendono necessario l'ampliamento della chiesa, grazie al contributo di potenti famiglie palermitane e ai finanziamenti elargiti dal Papa Martino V. Nel 1414, Pietro Ranzano e Bartolomeo Carbone iniziano i lavori interrotti con l'esecuzione della sola navata principale.[10]

Intorno al 1420, su commissione dell'Arcivescovo Simone Beccadelli di Bologna, lavori e progetto sono affidati all'architetto frate Salvo Cassetta Doza,[11] il tempio è rinnovato e ampliato. I proventi derivano in gran parte dalla concessione di speciali indulgenze a fronte di oboli per la ricostruzione del tempio. Grazie anche al mecenatismo della famiglia Sabia e di altre famiglie nobili, la chiesa venne edificata nel 1458 ed il 1480 in stile rinascimentale.[12]

Fra le tante espressioni del rinascimento siciliano andate distrutte nelle varie riedificazioni, Gioacchino di Marzo documenta il monumento funebre di Guglielmo Ajutamicristo realizzato nel 1524 da Antonino Berrettaro.[13]

Epoca spagnola

La configurazione attuale è più recente, dipende dalla ricostruzione totale che la chiesa ebbe nel 1640 da parte dell'architetto Andrea Cirrincione dietro l'impulso dell'arcivescovo Giannettino Doria,[3][11] la facciata invece è costruita più tardi, nel 1726.

Durante i moti della Rivoluzione siciliana del 1848 il 25 marzo 1848 durante la mattinata all'interno del tempio nacque ufficialmente il Regno di Sicilia, fu inaugurato il nuovo parlamento siciliano presieduto da Vincenzo Fardella di Torrearsa. Dopo oltre trent'anni, le due camere, quella dei pari e quella dei Comuni, tornavano in attività ed eleggevano Ruggero Settimo, come primo presidente del consiglio. Il 27 marzo fu presentato il primo governo: nominati ministri, figure liberali come Mariano Stabile, il barone Pietro Riso, lo storico Michele Amari, il principe di Butera Pietro Lanza e il futuro Primo ministro del neonato regno italiano Francesco Crispi.

Nel 1853 la chiesa divenne il pantheon dei siciliani illustri che iniziarono a farsi seppellire al suo interno, la sua accresciuta importanza era anche dovuta al taglio di via Roma che incluse la piazza San Domenico.

Il 4 settembre 1982 vi si tennero nella chiesa i funerali del generale Carlo Alberto dalla Chiesa.

Il 25 maggio 1992 il cardinale Salvatore Pappalardo vi celebrò i solenni funerali di Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta. Nel giugno 2015 nella Chiesa di San Domenico fu traslata la salma di Giovanni Falcone.

La chiesa ha subito un profondo restauro che ha riportato alla luce i colori originali.

Architettura

Stile

Acquasantiera sinistra.

Lo stile è tipicamente barocco scenografico, il frontone è costellato da due alti campanili, sulla facciata sono inoltre presenti molte statue in stucco che raffigurano santi e papi, alcune di queste inserite in nicchie, queste statue sono opera del nipote di Giacomo Serpotta, Giovan Maria Serpotta. Sempre sulla facciata sono presenti dodici colonne, disposte a coppie, otto di queste incorniciano la zona centrale e l'ingresso, le altre quattro sono poste alla base dei campanili. L'interno è molto ampio ed austero in pietra di Billiemi e all'interno sono conservate alcune importanti opere d'arte del periodo barocco posizionate all'interno di nicchie. Sono presenti otto colonne per lato, in stile tuscanico, che dividono le tre navate secondo uno schema classico. Per estensione è una delle più grandi chiese della Sicilia.[3]

Facciata

La facciata attuale risalente al 1726 sull'odierna piazza San Domenico, l'antica "Piazza Imperiale" o "Largo Imperiale" del 1724, ricalca lo stile barocco classico.[2] L'impianto costituito originariamente da pilastri paraste binati in pietra viva che unitamente ai due cornicioni con modanature articolano il reticolo dei primi due ordini. Un terzo ordine comprende i corpi dei due campanili laterali simmetrici e balaustre a colonnine che delimitano un frontone ad arco rialzato dotato di un articolato cornicione esterno, il tutto realizzato sotto la direzione di Andrea Cirrincione in stile doricoromano. Il prospetto attuale non è altro che la combinazione mirata data dalla sovrapposizione in tempi successivi e contigui all'impianto preesistente, di una struttura di colonne per rendere meno severo, più armonioso e dinamico l'impianto originario.

Quattro coppie di colonne binate in stile dorico delimitano gli ingressi al primo ordine, altre due coppie sormontate da capitelli corinzi incorniciano il finestrone nicchia centrale nel secondo ordine. Le colonne monolitiche provengono dalle cave di monte Billiemi. Il primo ordine comprende gli ingressi e finestre rettangolari in corrispondenza delle entrate laterali, il secondo ordine è caratterizzato da nicchie che rispettano la medesima corrispondenza. È aumentato prospetticamente il senso di profondità: è peculiarità delle colonne interne essere lievemente più avanzate rispetto alle corrispettive colonne esterne, sfalsamento reso ancora più evidente per le quattro colonne centrali. La contaminazione, l'alternanza delle forme, degli spazi, dei volumi, dei colori concorre alla realizzazione della parte mediana e di un timpano spezzato a rilievo dal forte carattere dinamico e movimentato, tipico del Barocco siciliano.

Al centro dell'architrave dell'ingresso principale un grande stemma dell'ordine, un cane con la fiaccola in bocca, seduto sul libro delle Costitutiones, che assieme alle decorazioni poste sui basamenti dei papi e i fregi posti dietro le statue, simboleggianti il potere papale, conferisce all'insieme una connotazione vagamente rococò. Sui quattro contrafforti delle coppie di colonne esterne sono collocate statue in stucco di pontefici appartenenti all'ordine dei frati predicatori: "INNOCENTIUS V P.M.", "PIUS V P.M.", "BENEDICTUS XI P.M.", "BENEDICTUS XIII P.M." opere di Giovanni Maria Serpotta diretto dall'architetto Consalvo, all'interno delle nicchie laterali del secondo ordine sono esposte le statue di "S. THOMAS AQUINAS", "S. PETRUS M." in stucco realizzate da Giacomo Serpotta, ("Papa Innocenzo V", "Papa Pio V", "San Tommaso D'Aquino", "San Pietro martire", "Papa Benedetto XI", "Papa Benedetto XIII").

Sormonta la finestra ad arco centrale incorniciata da un riquadro, un fregio recante l'iscrizione "LEX VERITATIS FUIT IN ORE EJUS". Nella nicchia del timpano ad arco sotto la decorazione a conchiglia simboleggiante il pellegrinaggio, la statua raffigurante San Domenico[14]. Al campanile di sinistra del 1723 in stile Barocco siciliano si affianca specularmente quello di destra identico al primo e recante un orologio completato nel 1770. Un quarto ordine compete esclusivamente i campanili limitatamente alle sopraelevazioni poste sulle celle campanarie, terminanti con cupole a bulbo sfaccettate a base quadrata, monofore sui quattro lati e ricche decorazioni con volute lungo gli spigoli della cuspide, ai vertici merli pinnacolati provvisti di sfere con croci e banderuole. Il campanile destro è progettato da Tommaso Maria Napoli[14], il sinistro realizzato più tardi come copia del precedente, finanziato da monsignor Vincenzo Maria de Francisco e Galletti.

Interno

La navata destra lato sud

Acquasantiera destra.

La navata sinistra lato nord

Altorilievo.
Altorilievo.

Transetto

Cappellone di San Domenico.
Cappellone della Madonna del Rosario.

Absidiole

Altorilievo.

Altare e abside

Altare
Particolare altare
Organo.

L'altare maggiore è in marmi mischi con modanature in rame, sotto la mensa dell'altare è ospitata l'urna contenente le reliquie del beato Pietro Geremia scrittore domenicano nato a Palermo. Nel transetto della chiesa è stato posto il nuovo altare di bronzo rivolto al popolo realizzato nel 1987 dallo scultore Sebastiano Milluzzo, con smalti colorati su argento, pregevole opera del frate domenicano Leonardo Gristina, raffiguranti scene evangeliche e santi domenicani.

Preziosi e pregevoli i due organi posti ai lati dell'abside e del raffinato pulpito dello stesso periodo. Collocati su due identiche cantorie, racchiusi in casse lignee con prospetto a tre campate, ricchi di sculture e dorature in oro zecchino. L'organo in «cornu Evangelii» (a sinistra) fu costruito nel 1768-1774 da Domenico Del Piano, quello in «cornu Epistulae» nel 1781 dal palermitano Giacomo Andronico e completamente rifatto da Pacifico Inzoli nel 1898.

Dietro l'altare, nell'area del coro, è collocato un grande coro in noce del 1700 eseguito su disegno del domenicano Giovanni Battista Ondars, dello stesso autore il pulpito in noce realizzato da intagliatori ignoti nel 1732 con raffinata finezza di intagli e con le figure di cinque santi e beati domenicani: beato Giovanni Liccio, san Vincenzo Ferreri, san Tommaso d'Aquino, san Antonino Pierozzi, beato Giacomo Salomoni.

Elenco delle casate patrocinanti la costruzione dell'area absidale:

Dimensioni

Navata.
Controfacciata.

La chiesa di San Domenico è la seconda chiesa cattolica più grande di Palermo e dell'intera Sicilia.

Lunghezza massima esterna: 88,92 m
Larghezza massima esterna: 38,84 m
Larghezza delle navate: 28,84 m
Larghezza delle cappelle: 5 m
Superficie dell'edificio: 3.600 m² circa
16 colonne h 7,50 x 1,08 in pietra di Billiemi pesanti 16 tonnellate ciascuna

Sacrestia

Arredo ligneo patrocinato da Vincenzo Maria de Francisco e Galletti, vescovo di Lipari eseguito su progetto di Lorenzo Olivier con raffigurazioni dei pontefici domenicani Innocenzo V, Benedetto XI, Pio V e Benedetto XIII.

Personalità sepolte o ricordate in San Domenico

Giuseppe Velasco, tondo commemorativo.

La chiesa è adibita a Pantheon dei siciliani illustri, su iniziativa nel 1840 di Agostino Gallo. Vi sono allocate tombe, lapidi, cenotafi e targhe che ne commemorano il ricordo.[2]

Si possono ammirare opere scultorie di Benedetto Civiletti, Rosario Bagnasco, Girolamo Bagnasco, Ignazio Marabitti, Leonardo Pennino, Valerio Villareale, Rosolino La Barbera, Salvatore Valenti, Rosario Anastasi, Domenico De Lisi e Benedetto De Lisi, Vito D'Anna, Antonello Gagini, Gaspare Serpotta, Ernesto Basile, Gaspare Vazzano molto spesso, espressioni artistiche d'altissimo pregio.

Recenti sepolture:

Il lungo elenco comprende:

Targa a Gioacchino di Marzo.
Valerio Villareale.

Primitive sepolture documentate:

Chiostro

Gianfilippo Ingrassia, targa commemorativa.

Altre personalità sepolte o celebrate nel Chiostro:

Convento

Sepolture:

Celebrazioni e festività

Altare del Santissimo Crocifisso.

In questa Chiesa hanno luogo ogni anno tre importantissimi eventi per la vita pastorale e liturgica del cammino dell'Arcidiocesi di Palermo. In ordine di tempo il primo appuntamento è per la Solennità del Corpus Domini, l'Arcivescovo di Palermo al mattino presiede la Santa Messa Pontificale e nel pomeriggio dall'imponente Chiesa si snoda la Solenne Processione Eucaristica del Corpus Domini che raggiunge la Cattedrale. Il Secondo appuntamento è la Festa Cittadina della Madonna del Rosario la prima Domenica di Ottobre, al mattino l'Arcivescovo di Palermo presiede la S. Messa solenne al termine della quale ha luogo la tradizionale pia Supplica alla Beata Vergine Maria del Rosario di Pompei, nel pomeriggio si snoda la festosa e solenne processione della Madonna del Rosario con S. Domenico, magnifica opera di Fede e di arte del rinomato scultore palermitano Girolamo Bagnasco. Il corteo mariano raggiunge la Cattedrale per fare poi ritorno in tarda serata a San Domenico. Terzo appuntamento è la Festa dell'Immacolata Concezione che vede protagonista la piazza della Chiesa al mattino e alla sera dell'8 Dicembre, rispettivamente del primo omaggio floreale spontaneo che i cittadini e le associazioni di ispirazione cattolica pongo ai piedi del monumento all'Immacolata e l'altro nel primo pomeriggio a cura dei Vigili del Fuoco che a nome di tutta la Città pongono un omaggio floreale alla statua bronzea dell'Immacolata che troneggia sull'alta colonna marmorea. Quest'ultimo omaggio avviene quando giunge in piazza il venerato e prodigioso Simulacro argenteo dell'Immacolata proveniente processionalmente dalla Basilica di San Francesco d'Assisi - Casa e Reggia dell'Immacolata, ivi ha luogo il tradizionale discorso e la benedizione che l'Arcivescovo di Palermo rivolge alla Città.

 calata 'a tila

"A Tila" durante la Quaresima

È costume in molte chiese di Sicilia, addobbare con drappeggi colorati di forte impatto scenografico le pareti e i luoghi ove si officiano le sacre funzioni durante le solennità dell'anno liturgico, delle feste del Santo cui l'edificio è dedicato. Durante i riti della Settimana Santa è usanza celare l'altare con panneggi che richiamano e manifestano il lutto della chiesa e dell'intera comunità religiosa, felice preludio alla rinascita, alla gloriosa risurrezione. Veli bianchi, grigi, neri proliferano un po' dappertutto, sete, rasi viola e purpurei ricoprono altari e nascondono croci, costituendo talvolta veri e propri sipari.

Nella chiesa di San Domenico è montata durante la Quaresima a tila, un tessuto esteso alto 30 metri e largo quanto l'arco absidale in tessuto di canapa, riproducente pitture molto intense sulla morte e deposizione di Cristo su fondo azzurrognolo. Durante la celebrazione della notte di Pasqua "a tila" al Gloria, cade liberamente svelando l'altare maggiore, annunciando visivamente "il Cristo risorto", suscitando animata commozione e giubilo tra i fedeli.

"Â calata 'a tila", rito che prevede l'improvviso disvelamento del presbiterio durante la Veglia della Notte di Pasqua al pronunciamento del Gloria, per rappresentare e mostrare in modo figurato il Cristo risorto. È un rito comune in molte parrocchie delle diocesi siciliane, desueto e recentemente in fase di voluto ripristino. La "velatio" o l'esposizione delle tele della Passione o "velum quadragesimale" o "velo quaresimale" o "panni della fame" dal tedesco "Hungertuch" o "Fastentuch", è una consuetudine tedesca tipica del IX secolo legata alla penitenza quaresimale, la cui introduzione in Sicilia è riconducibile all'opera dei Missionari dell'Ordine teutonico giunti a Palermo e Messina grazie al volere, all'appoggio e considerazione del Gran Conte Ruggero, avvenuta dopo la riconquista normanna della Sicilia. A Palermo, presso la chiesa di San Domenico dell'Ordine domenicano, in strettissima relazione con l'Ordine Teutonico, è possibile ammirare durante il tempo quaresimale, una monumentale tila raffigurante una deposizione tra le più grandiose in Italia e Europa. [5].

Convento di San Domenico

Quarta istituzione dell'Ordine dei frati predicatori in terra di Sicilia fondata nell'anno 1300.[32] Con la grande ristrutturazione effettuata a partire dal Cinquecento il complesso è dotato di chiostri, dormitori, refettori, infermeria, magazzini, sagrestie, cappelle, biblioteche, sale per studio.

Il convento è posto a settentrione della chiesa ed è accessibile dalla navata sinistra.[3] Il chiostro patrocinato dalla famiglia Chiaramonte nella figura di Manfredi I Chiaramonte,[33] presenta colonne e archi con alcuni manufatti risalenti alle primitive costruzioni del XIII secolo. I muri sono dipinti con immagini raffiguranti santi domenicani, scene dell'Apocalisse, del Giudizio Universale, opere di Nicola Spalletta di Caccamo. Prospetto realizzato da Giovanni Biagio Amico nella prima metà del XVIII secolo.[34] All'interno presenta un magnifico refettorio e una ricchissima libreria.

Centro di studi di filosofia e teologia, annovera tra i suoi priori lo storico, teologo Tommaso Fazello.

Tra gli innumerevoli ambienti si annovera la Sala del Calendario, recante un affresco del 1723 con le date del Calendario Liturgico del padre domenicano Benedetto Maria Castrone, opera realizzata nel 1723.[35] Il calendario perpetuo abbraccia un arco temporale compreso tra 1700 e il 2192, permette di stabilire attraverso calcoli matematici misti a fondamenti astronomici, le date delle più importanti festività mobili tra cui la Pasqua e altre legate ricorrenze legate all'anno liturgico. Introduce a concetti di astronomia e geofisica strettamente legati ai principi generali di agronomia, riconducibili ad antiche tradizioni e consuetudini agresti e contadine siciliane e del bacino del Mediterraneo. Il dipinto incornicia la porta d'accesso della sala adiacente - in passato la biblioteca privata della Casa dei Domenicani - alla parete sul quale è realizzato. È concepito come un frontone di stile classico e reca il motto "IANUA TEMPORU PERPETUA" ovvero "Porta Perpetua del Tempo".

La sala utilizzata come piccola biblioteca dei religiosi costituisce vano di passaggio e varco di accesso al Salone del Cinquecento.

All'interno sono altresì presenti:

Opere documentate:

Cappella di Sant'Orsola

Galleria d'immagini

Note

  1. ^ Abate Francesco Sacco, "Dizionario geografico del Regno di Sicilia", Palermo, Reale Stamperia, 1800, p. 107. URL consultato il 1º gennaio 2016.
  2. ^ a b c d e Touring Club Italiano, p. 154.
  3. ^ a b c d e f g h i Vincenzo Mortillaro, p. 11.
  4. ^ Pantheon degli illustri di Sicilia - Palermo, su domenicani-palermo.it. URL consultato il 25 gennaio 2022.
  5. ^ Gaspare Palermo Volume primo, p. 235.
  6. ^ Gaspare Palermo Volume primo, p. 236.
  7. ^ Tommaso Fazello, "Della storia di Sicilia, Deche due del r.p.m. Tommaso Fazello siciliano ...", vol. 6, p. 474. URL consultato il 1º gennaio 2016.
  8. ^ Gaspare Palermo Volume primo, p. 237.
  9. ^ Gaspare Palermo Volume primo, da pagina 235 a pagina 253.
  10. ^ Gaspare Palermo Volume primo, p. 238.
  11. ^ a b c d Gaspare Palermo Volume primo, p. 239.
  12. ^ Gioacchino di Marzo, p. 15.
  13. ^ a b Gioacchino di Marzo, p. 157.
  14. ^ a b Gaspare Palermo Volume primo, p. 241.
  15. ^ Gaspare Palermo, Volume primo, p. 247.
  16. ^ a b c Gaspare Palermo Volume primo, p. 246.
  17. ^ Gaspare Palermo Volume primo, p. 247.
  18. ^ Touring Club Italiano, pp. 154, 155.
  19. ^ a b c d e f g h i j Touring Club Italiano, p. 155.
  20. ^ La salma di Giovanni Falcone traslata a San Domenico, su Live Sicilia. URL consultato l'8 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale l'11 febbraio 2017).
  21. ^ askanews, Falcone riposa ora nella Chiesa di San Domenico a Palermo, 24 giugno 2015. URL consultato l'8 febbraio 2017.
  22. ^ a b c Gaspare Palermo Volume primo, p. 245.
  23. ^ Gaspare Palermo Volume primo, p. 248.
  24. ^ Gioacchino di Marzo, pp. 354 e 355.
  25. ^ Gioacchino di Marzo, pp. 405-407.
  26. ^ Gaspare Palermo Volume primo, p. 243.
  27. ^ Gaspare Palermo Volume primo, p. 244.
  28. ^ Gioacchino di Marzo, p. 338.
  29. ^ Svelata tomba di Tomasi di Lampedusa in chiesa di San Domenico. URL consultato il 24 marzo 2024.
  30. ^ Società Siciliana Storia Patria
  31. ^ Gioacchino di Marzo, p. 459.
  32. ^ Pagina 364, Juan Lopez, "Quinta parte dell'Istoria di San Domenico, e del suo Ordine de' Predicatori" [1] Archiviato il 10 gennaio 2018 in Internet Archive., Stamperia di Iacopo Mattei, Messina, 1652.
  33. ^ Pagina 173, Agostino Inveges, "La Cartagine Siciliana" [2], Libri uno, due e tre, Palermo, Giuseppe Bisagni, 1651.
  34. ^ Pagina 151, Giovanni Biagio Amico, "L'Architetto Pratico" [3], II° volume, Palermo, Stamperia Angelo Felicella, 1750.
  35. ^ Redazione, La Sala Del Calendario - www.palermoviva.it, su palermoviva.it. URL consultato il 3 febbraio 2016.
  36. ^ a b Pagina 113, Gioacchino di Marzo, "Diari della città di Palermo dal secolo 16 al secolo 19" [4], Luigi Pedone Laurel Editore, Volume VIII, Palermo, MDCCCLXXI.
  37. ^ Gioacchino di Marzo, p. 715.

Bibliografia

Voci correlate

Chiese legate all'Ordine domenicano

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