La frana del Monte Toc che causò il disastro del Vajont
Segnale di rischio frana secondo la norma internazionale ISO 7010.

Con il termine frana si indica il movimento o la caduta di una massa di terreno o roccia sotto l'azione della forza di gravità. Con lo stesso termine ci si riferisce, per metonimia, al materiale coinvolto nel movimento, cioè al corpo di frana.

Le frane possono avere caratteristiche molto diverse tra loro, sia per quanto riguarda il materiale coinvolto e il tipo di movimento, sia per la loro estensione e profondità, sia per la loro velocità e durata. Alcuni esempi di frane sono le colate rapide di detrito o di fango, i crolli di roccia e gli scorrimenti di terreno lenti e profondi. Le frane caratterizzano una grande varietà di ambienti, dall'alta montagna alla collina, finanche lungo falesie costiere e pendii sottomarini.

La forza di gravità è il motore principale di una frana, ma esistono una serie di fattori che possono condizionare un pendio e predisporlo a fenomeni di instabilità e movimenti. Tra questi, possono giocare ruoli importanti l'azione degli agenti atmosferici (ad esempio attraverso la saturazione del terreno e l'erosione superficiale dovuta alle piogge), le variazioni climatiche stagionali (che possono indurre deformazioni e provocare fratture), la sismicità (che può indebolire o fratturare la roccia), così come l'azione dell'uomo (ad esempio attraverso il disboscamento e l'agricoltura intensiva). Generalmente, esiste una causa scatenante che innesca il movimento franoso (come ad esempio una forte pioggia o un terremoto, oppure uno scavo per costruire una strada o un edificio), sebbene non sempre questa è ben identificabile o unica.

Descrizione

La frana che seppellì Sant'Antonio Morignone (SO) in Valtellina nel 1987
La frana di Randa in Svizzera (Canton Vallese) del 1991.
Colata di fango a Brienz (Canton Berna) nel 2005.
La frana di colamento di Nocera Inferiore del 2005.
La frana del Valegion di Preonzo (Canton Ticino) dopo il franamento del 2012.

Le frane possono dare luogo a profonde trasformazioni della superficie terrestre, e a causa della loro alta pericolosità, in alcune aree abitate, devono essere oggetto di attenti studi e monitoraggi. Lo scopo dello studio delle frane è quello di essere in grado di prevedere un loro movimento o comunque se non fosse possibile bloccare la caduta del materiale tentare di deviarne o rallentarne la corsa tramite l'utilizzo di particolari strutture di ingegneria naturalistica, oppure, nei casi "inoperabili", approntare Piani di Protezione Civile finalizzati a sgombero preventivo, temporaneo o definitivo.

Per frana o dissesto è da intendersi qualsiasi situazione di equilibrio instabile del suolo, del sottosuolo o di entrambi, compreso fenomeni di intensa erosione superficiale, o fenomeni franosi che interessano i pendii in profondità, tali movimenti sono controllati dalla gravità. I fattori o le cause che producono una frana o un movimento di massa sono molteplici si distinguono in tre tipi:

Spesso movimenti franosi sono conseguenza di situazioni di alto rischio idrogeologico se non di conclamato dissesto idrogeologico che combinano insieme fattori meteorologico-climatici, geologici e antropici.

Parti di una frana

In genere una frana è caratterizzata da tre parti:

L'alveo o pendio di frana è quella zona in cui il materiale coinvolto nella frana si trova a una quota inferiore rispetto alla superficie originaria del pendio. La zona di accumulo è quella zona in cui il materiale si trova a una quota superiore rispetto al versante originario. Un'ulteriore divisione prevede di considerare:

La massa di terreno coinvolta dal fenomeno viene chiamata materiale mobilizzato e viene comunemente suddiviso in corpo principale (parte del materiale che in seguito al movimento resta nell'alveo della frana) e piede della frana (materiale che si attesta nella zona di accumulo).

Classificazione

Frane per tipo di movimento

Per classificare i vari tipi di frane ci si può riferire al tipo di materiale coinvolto (che può essere suddiviso, ad esempio, in roccia, detrito e terreno) ed al tipo di movimento. Queste due caratteristiche possono essere integrate considerando anche altri aspetti, quali la velocità, la dimensione, e il contenuto d'acqua.
Una delle classificazioni più usate è quella di Cruden e Varnes,[1] successivamente aggiornata da Hungr, Leroueil e Picarelli.[2] Questa classificazione suddivide le frane secondo 5 tipi di movimento principali (più la categoria delle frane complesse o composite) e 3 classi di materiali.

tipo di movimento tipo di materiale
roccia detrito terreno
crollo (fall) crollo di roccia crollo di detrito crollo di terreno
ribaltamento (topple) ribaltamento di roccia ribaltamento di detrito ribaltamento di terreno
scorrimento o scivolamento

(slide)

rotazionale scorrimento rotazionale di roccia scorrimento rotazionale di detrito scorrimento rotazionale di terreno
traslazionale scorrimento traslazionale di roccia scorrimento traslazionale di detrito scorrimento traslazionale di terreno
espansione laterale (lateral spread) espansione laterale di roccia espansione laterale di detrito espansione laterale di terreno
colata o flusso (flow) flusso di roccia (deformazione gravitativa profonda di versante) colata di detrito colata di terreno
frana complessa o composita (complex) combinazione di due o più tipi nello spazio (diversi tipi di movimento in diverse zone del corpo di frana) e/o nel tempo (evoluzione del movimento da un tipo di frana all'altro)
Frana di scivolamento
Frana di colamento

Deformazioni gravitative profonde di versante", o DGPV, sono particolari fenomeni dei quali si è presa esatta coscienza solo negli ultimi decenni

Colate rapide di fango (approfondimento)

Le frane da scorrimento-colata rapida di fango avvengono durante prolungati periodi piovosi e si attivano, infine, in concomitanza di eventi meteorici record, è un tipo di frana molto liquida, ed ha origine all'interno del manto di copertura piroclastica (a) o comunque detritica giacente su substrato roccioso (b).

a) I terreni piroclastici (etimologia: fuoco - detrito) si sono depositati nel corso dei secoli durante eruzioni vulcaniche, e in genere sono ancora giacenti su fianchi di apparato vulcanico. Lo scioglimento repentino delle nevi di quota - a causa di imminente eruzione - oppure piogge intense o prolungate, mobilizzano la coltre piroclastica creando un flusso "autoalimentante" che scorre verso valle a grande velocità, avendo massa molto densa fortemente erosiva. Sono famose le colate che si verificano su vulcani giapponesi, ma, soprattutto, su quelli centro americani. (vedi Ecuador, Indonesia, Giappone, vulcano Monte sant'Elena, 1980, USA). Oppure si attivano in terreni vulcanici antichi ove siano presenti valli e fianchi vallivi. (in Italia, vedi Frane di Sarno, Irpinia, 1998)

b) Altri tipi di substrato possono essere i più vari: molto "produttivi sono - in Italia - i terreni terziari e quaternari di origine sedimentaria, meno competenti e più facilmente alterabili in superficie. In assenza di piogge prolungate o ripetitive, o di periodi storici piovosi, la coltre di alterazione si imposta in loco approfondendo verso il basso, a scapito degli strati superficiali "rocciosi" sottostanti. In Italia le colate di fango - meglio chiamate "Frane per saturazione e fluidificazione dei terreni detritici superficiali" sono normali nei versanti ad alta pendenza di Appennini e Alpi. (vedi Valle d'Ossola, 1978, Langhe piemontesi, 1994 - Pubblicazioni Servizio Geologico Regionale Piemonte)

In genere la frana inizia con un piccolo smottamento più a monte in corrispondenza di punti deboli (balze rocciose, strade, etc) che impatta sul versante di terreni saturi d'acqua che si mobilizzano e "scorrono" a valle con notevole energia. In genere la zona di "colata", a valle della nicchia di distacco, si imposta sulla superficie topografica naturale preesistente che funge da "piano di flusso". Quando la frazione liquida è predominate su quella solida il pendio attraversato si conserva integro con copertura erbosa intatta. In questi casi, e stante l'esistenza di condizioni geometriche ottimali, quali una sensibile lunghezza e pendenza del versante, la lunghezza totale della frana può essere di molte unità (5 - 10) superiore alla sua larghezza. La zona di accumulo, alla base del versante, è tipicamente in forma di ventaglio.

Cause

Lo stesso argomento in dettaglio: Dissesto idrogeologico.

I movimenti di versante avvengono a causa dei fenomeni in grado di modificare le forze interne ed esterne agenti sul terreno o sull'ammasso roccioso. I fattori si possono dividere in condizionanti o scatenanti. I primi sono

la forma del rilievo, la natura e la struttura del terreno, i secondi sono fattori esterni che influenzano la stabilità. Tra i fattori condizionanti troviamo quindi la geometria del rilievo, la litologia, la struttura geologica e l'assetto strutturale, le proprietà meccaniche e il grado di alterazione dei materiali ed infine la presenza di vegetazione. Tra i fattori scatenanti troviamo le precipitazioni e i cambiamenti delle condizioni idrologiche, la variazione dei carichi statici o dinamici, la variazione della geometria dei pendii, l'erosione e l'azione climatica.

In ogni caso la rottura del materiale secondo una data superficie indica che lungo quella superficie gli sforzi agenti, che tendono a far muovere la massa, sono maggiori degli sforzi reagenti, che invece tendono a bloccarla. Di conseguenza è possibile suddividere le cause delle frane in fattori che aumentano gli sforzi agenti e fattori che diminuiscono quelli reagenti.

I fattori che determinano un aumento degli sforzi agenti possono essere suddivisi in:

I fattori che generano una ridotta capacità portante del materiale si suddividono in:

Monitoraggio

Il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 14/01/2008 afferma al capitolo 6 (Stabilità dei pendii naturali) che "Lo studio della stabilità dei pendii naturali richiede osservazioni e rilievi di superficie, raccolta di notizie storiche sull'evoluzione dello stato del pendio e su eventuali danni subiti dalle strutture o infrastrutture esistenti, la constatazione di movimenti eventualmente in atto e dei loro caratteri geometrici e cinematici, la raccolta dei dati sulle precipitazioni meteoriche, sui caratteri idrogeologici della zona e sui precedenti interventi di consolidamento."[3]

Il monitoraggio delle frane ha come obiettivi:

Un monitoraggio attento e continuo può essere molto proficuo dal punto di vista della gestione del rischio nell'ambito della protezione civile.

Attraverso la strumentazione geotecnica è possibile valutare:

Ulteriori strumenti per il monitoraggio dei movimenti franosi sono:

Prevenzione

Una rete paramassi presso le cascate Mutnomah in Oregon, USA

Per evitare di causare i movimenti franosi è necessario porre attenzione alle aree a rischio ed osservare alcuni accorgimenti:

In ogni caso all'atto della progettazione di un'opera in prossimità di un pendio è necessaria la valutazione della stabilità globale del pendio stesso.

Uno dei metodi utilizzato per proteggere le strutture e la popolazione a valle di un pendio roccioso a rischio di frana sono reti, rilevati e barriere paramassi, interventi passivi in grado di frenare i blocchi in movimento ed evitare che questi raggiungano le strutture sottostanti.

Per aumentare il fattore di sicurezza in un'area a rischio frana si possono progettare interventi attivi di vario tipo. Fondamentalmente si distinguono questi interventi in interventi che diminuiscono gli sforzi di taglio che il materiale deve mobilitare per mantenersi in equilibrio ed interventi che aumentino le caratteristiche di resistenza al taglio del materiale.

Interventi per la riduzione della resistenza a taglio mobilitata

Gli interventi principali per ridurre la resistenza a taglio mobilitata, e quindi per far sì che ci sia sempre una differenza accettabile tra questi e la resistenza a taglio massima del materiale, sono:

In caso di terreni rocciosi si può intervenire anche con tiranti, bulloni o chiodi infissi nella roccia che quindi possano sostenere la massa.

Interventi per migliorare la resistenza del materiale

Esistono degli interventi in grado di migliorare la resistenza intrinseca di un materiale agli sforzi esterni. Questi interventi sono:

Note

  1. ^ David M. Cruden, Varnes David J., Landslides: investigation and mitigation. Chapter 3 - Landslide types and processes, in Transportation research board special report, vol. 247, 1996.
  2. ^ Oldrich Hungr, Serge Leroueil e Luciano Picarelli, The Varnes classification of landslide types, an update, in Landslides, vol. 11, n. 2, 30 novembre 2013, pp. 167–194, DOI:10.1007/s10346-013-0436-y. URL consultato il 19 maggio 2019.
  3. ^ Decreto Ministeriale 14/01/2008 Archiviato il 7 aprile 2009 in Internet Archive.

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

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