Secondo la Ligue Internationale pour les Droits et la Libération des Peuples, tra 1916 e 1923, quasi 350000 greci del Ponto furono uccisi[4]. Merrill D. Peterson indica 360000 vittime[5]. GK Valavanis stima 5238000 vittime per gli omicidi, le impiccagioni, la fame e le malattie[6]. Secondo Ismail Enver, uno dei principali responsabili del genocidio e consulente per l'esercito tedesco, il ministro turco della Difesa ha riferito nel 1915 che voleva "risolvere il problema greco ... allo stesso modo in cui pensava di aver risolto il problema armeno"[7].
Testimonianze scritte del genocidio greco si trovano nel libro di George Horton, console generale degli USA a Smirne nel 1922[8], e nel libro di Henry Morgenthau, ambasciatore statunitense a Costantinopoli[9]. Inoltre c'è l'opera letteraria di Ilias VenezisIl numero 31328 (1931), ritenuto dall'autore come "il libro della schiavitù", dove descrive le sue esperienze nel momento in cui viene preso come ostaggio all'interno dell'Asia Minore. Dei 3000 ostaggi presi con lui, soltanto 23 sopravvissero. Altre opere conosciute su questi dettagli sono La catastrofe minorasiatica (Atene 1970) e Terre sanguinose (in italiano intitolato Addio Anatolia, Atene 1989) di Dido Sotiríou, e Neanche il mio nome di Thea Halo.
Secondo molteplici fonti il genocidio e il conseguente scambio di popolazioni ha portato solo in Grecia, secondo il censimento del 1928, 1221849 di profughi[10] su un totale di 6204684 abitanti[11] (il 20% circa della popolazione totale). A questo numero si devono aggiungere i decessi dei profughi per stenti e il loro flusso migratorio dalla Grecia verso gli Stati Uniti dal 1922 al 1928, le vittime delle operazioni di pulizia etnica e i greci rifugiati in altri paesi del Mar Nero e del Mediterraneo.
Secondo Rudolph Rummel tra il 1914 e il 1918 furono sterminati 384000 Greci e tra il 1920 e il 1922 ne sarebbero stati uccisi altri 264000, per un totale di 648000.[12] Secondo la storica Constantine Hatzidimitriou il numero delle vittime ammonterebbe a circa 735370.[13]
Nel dicembre 2007 l'associazione denominata International Association of Genocide Scholars (IAGS) ha approvato a larga maggioranza una risoluzione in cui afferma che la campagna del 1914-1923 contro i greci dell'Impero ottomano costituì un genocidio.[25][26]
Da parte sua la Turchia rigetta il termine di genocidio, pratica adottata anche contro il Genocidio armeno. Ritenendo inoltre che indire la giornata commemorativa il 19 maggio sia una provocazione, poiché tale data coincide con una festa nazionale turca[27][28].
^(EN) Merrill D. Peterson, Starving Armenians: America and the Armenian Genocide, 1915-1930 and After
^(EN) G.K. Valavanis, Contemporary General History of Pontos, 1925, 1ª ediz.
^(EN) Ferguson, Niall. The War of the World: Twentieth-Century Conflict and the Descent of the West. New York: Penguin Press, 2006 p. 180. ISBN 1-5942-0100-5
^(GR) AA.VV. I Mikrasiatikì Katastrofì (La Catastrofe dell'Asia Minore), Lambrakis Foundation, Atene, 2010 ISBN 978-960-469-871-4 p.110, (da Ath. Petsalis, 1930)
^^(GR) Kiochos Petros, I exelixi tou ellinikoù plithysmoù kai i provlepsi aftoù mechri to 2000
Copia archiviata (PDF), su digilib.lib.unipi.gr. URL consultato il 23 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2012).
^ Constantine G. Hatzidimitriou, American Accounts Documenting the Destruction of Smyrna by the Kemalist Turkish Forces: September 1922, New Rochelle, Caratzas, 2005, p. 2.
^(EN) Conseil de l'EuropeArchiviato il 27 novembre 2006 in Internet Archive. (PDF), Charte Européenne pour les Langues Régionales ou Minoritaires, The First Report of the Republic of Armenia According to Paragraph 1 of Article 15 of European Charter for Regional or Minority Languages, Strasbourg, 3 septembre 2003, p. 39.
Samuel Totten, Steven L. Jacobs, Pioneers of Genocide Studies, Transaction Publishers, 2002. ISBN 0-7658-0151-5.
Francesco Pongiluppi, La tragedia dei greci del Ponto (1914-1923), in Locci e Santuccio (a cura di), "Guerre e battaglie : conflitti di ieri, tensioni di oggi", BastogiLibri, Roma, 2016, pp. 131–150.
George Horton, The Blight of Asia, Bobbs-Merrill Company, Indianapolis, 1926.