I Salazar sono un'antica famiglia discendente dall'illustre casata spagnola della quale ha
mantenuto lo stemma[1], diramatasi in Italia nei rami sardo, napoletano, calabrese, lombardo e siciliano, questi ultimi ormai estinti. I Salazar di Sardegna espressero valorosi uomini d'arme, distintisi particolarmente nelle battaglie del Risorgimento.
L'arma dei Salazar in origine era composto da un castello d'argento in campo verde. Questo fu sostituito con lo scudo attuale in seguito ad una singolar tenzone, tenutasi in Toledo alla presenza del re Alfonso VI di León, intorno alla metà del secolo XI, nella quale Lope Garcia de Salazar sconfisse un gigantesco moro che portava 13 stelle sul manto. La leggenda vuole che questo fosse il velo sottratto ad un'immagine della Madonna, sul quale erano raffigurate. Il re quindi, per premiare la valorosa impresa, concesse come trofeo le stelle al Salazar che divennero così l'emblema della sua famiglia[2].
Lo stemma antico del ramo di Sardegna dei Salazar, raffigurato nello Stemmario dell’Archivio Storico Comunale di Cagliari è: d'azzurro a tredici stelle (8) d'oro, alla bordura di rosso a tredici croci di Sant'Andrea d'oro[3]. La bordura caricata con le croci di S.Andrea fu concessa[4] dal re Ferdinando III di Castiglia ai 65 cavalieri che parteciparono alla riconquista della città di Baeza nel 1227[5], tra i quali erano i fratelli Lope Garcia de Salazar e Diego Garcia de Salazar.[6] Fu questa l'arma in uso sino al XIX secolo, a partire dagli inizi del secolo senza la bordura[7]. Alla fine del XIX secolo alcuni araldisti attribuirono ai Salazar di Sardegna tredici stelle d'argento in campo rosso, e nel XX secolo di rosso a tredici stelle d'oro (6) poste 3,3,3,3 ed 1 in punta.
Stemma antico (Stemmario fine XVI- inizi XVII sec. Archivio Storico Comunale di Cagliari)
Il capostipite dei Salazar del ramo di Sardegna fu il nobile don Peroche de Salazar[8], "caballer principal de la naçion espanola"[9], comandante di un'Infantaria e capitano di una nave, giunse nell'isola per "cose di guerra" per conto di "Sua Maestà".
Nel 1530 l'Imperatore Carlo V lo investì Vicario di Cagliari perché, "persona di Sua fiducia", sebbene ciò fosse in contrasto con gli Statuti della città[10].
Egli tra le altre cose sovrintese alla fondazione della torre grande del porto della città, detta "Turri Manna", la più grande del sistema difensivo costiero della Sardegna, di cui fu anche primo Capitano e Alcayde.
Nel 1535 Peroche de Salazar partecipò alla conquista di Tunisi sovvenzionando di proprio gli approvvigionamenti per le truppe spagnole stanziate a Tunisi e in Francia.
Il Salazar nel 1530 acquisì la Signoria feudale delle Scrivanie del Capitanato di Iglesias - Signoria che la famiglia mantenne fino al 1814 - e quella delle Scrivanie di Oristano[12].
Sino al 1548, anno della sua morte, ricoprì l'incarico di Ricevitore del Sant'Uffizio della Sardegna[13].
La famiglia Salazar prese parte ai Parlamenti (Cortes) tenuti nell'isola, fino all'ultimo convocato sotto casa Savoia nel 1720, dove venne rappresentata nello Stamento Militare dai rami Salazar e Salazar Torrellas.
Nel 1677 Gavino Salazar rappresentó Iglesias come Sindaco nel Parlamento del Viceré Francisco de Benavides. Durante il suo mandato espose la difficile situazione in cui versava la città, a causa della grave epidemia di peste che l'aveva colpita pochi anni prima, chiedendo degli sgravi fiscali.
Ad Iglesias i membri della famiglia governarono la città ricoprendo innumerevoli volte, sin dalla fine del XVI secolo, spesso congiuntamente, le cariche di Giurato Capo[14], Tesoriere, Alcayde, e Capitano di Giustizia, anche con nomina “a vita"[15].
I Salazar di Sardegna discendono per linea femminile dai Torrellas baroni di Capoterra; gli Otger baroni di Villaperucciu e i Sanjust conti di S. Lorenzo (estinte nei Salazar di Sardegna); i Manca marchesi di Nissa e Villhermosa, i Cantuti Castelvetri conti di Ligonchio. Discendono dai Salazar per linea femminile i principi di Porcia e Brugnera, i marchesi Pilo Boyl di Putifigari, gli Asquer visconti di Fluminimaggiore.
Tra gli ascendenti per via materna dell'attuale re Filippo del Belgio vi sono i Salazar di Sardegna[19].
Residenze e proprietà della famiglia Salazar di Sardegna
Il palazzo Salazar di Iglesias, definito nel testamento seicentesco di Gavino Salazar come "palacio grande”, si trovava nell’area compresa tra le attuali piazza Collegio e piazza Municipio, di fronte al palazzo vescovile, occupando uno spazio forse destinato ad ospitare, oltre alle funzioni abitative, anche quelle amministrative; l'antico edificio è stato, nel corso del XIX secolo, frutto di frazionamenti e trasformazioni, che hanno portato la sua porzione prospicente alla piazza ad ospitare lo storico albergo Leon d'oro.
La famiglia Salazar di Sardegna ebbe varie proprietà anche a Cagliari e palazzo in via Lamarmora in Castello, di cui oggi rimangono solo le rovine dei bombardamenti del 1943[20].
Nel 1587 Perochet Salazar acquistò i Salti di Piscinas[21][1], terre che appartengono ancora alla famiglia. Nelle sue proprietà di Piscinas[22] don Tomaso Salazar impiantò, a metà del XIX secolo, una pionieristica azienda agricola integrale.
Alla fine del secolo, sorse - sulle rovine di una chiesa medioevale di cui si possono riconoscere alcune vestigia nelle colonne e negli archi a sesto acuto della sala al pianterreno - la villa Salazar[23], su progetto dell'Ingegner Giorgio Asproni.
Sita in via Salazar, la villa - insieme al parco - è stata acquistata dal Comune di Piscinas nel 2002 e vincolata dalla Soprintendenza per i Beni architettonici della Sardegna. Oggi è divenuta museo storico della famiglia e polo culturale[24]. Alla villa è dedicata la quarta puntata della trasmissione “Dimore antiche” del canale T.C.S. Tele Costa Smeralda.
Oltre alla proprietà di Piscinas i Salazar possedettero altri vasti latifondi nell’Oristanese e nel Sulcis-Iglesiente, in particolare a Pula[25], dove la proprietà[26][27] si estendeva per 800 ettari, comprendenti il monte Bagadiu e l'area che dalle sue pendici giunge al mare (una parte della quale oggi occupata dal campo da golf di Is Molas), e dove sorgeva la villa Salazar - poi passata in altra famiglia -, sita nella via un tempo detta via Salazar, oggi via Masenti.
Esponenti notabili della famiglia Salazar di Sardegna
Perochet (Iglesias 1557), Giurato Capo di Iglesias a più riprese, a partire dal 1606, si distinse nella difesa della città e dell'isola di S. Antioco dai Saraceni. Fu legato al Duca di Gandia, che nel 1613 lo fece nominare Luogotenente del Maestro Razionale. Inviato a Corte come Sindaco di Iglesias, parteggiò per la fazione favorevole alla Unión de Armas del Conte Duca di Olivares. Ritornato nell'isola nel 1625 fu nominato Capitano di giustizia di Iglesias dal re Filippo IV di Spagna.
Lorenzo, il "Magnifich" Llorenz Salazar fu Consigliere di Iglesias nel 1593[28]; Collettore delle Regie Vendite e, a partire dal 1604, più volte Giurato Capo della città[29].
Antioco (Iglesias 1585), III Signore delle Scrivanie. Ebbe titolo di Nobile e Don da Filippo IV di Spagna nel 1647. Fu Tesoriere di Iglesias. Più volte Giurato Capo della città, morì per la peste nera mentre ricopriva tale incarico.
Gavino (I) el Mayor (Iglesias 1615), IV Signore delle Scrivanie, Capitano di Giustizia di Iglesias, con giurisdizione su S.Antioco e più volte Giurato Capo a partire dal 1662. Fu Tesoriere di Iglesias. Nel 1677 rappresentò la città come Sindaco nel Parlamento Bonavides.
Gerolamo, V Signore delle Scrivanie di Iglesias, Capitano di Giustizia e Giurato Capo di Iglesias.
Gavino (II) el Menor, VI Signore delle Scrivanie di Iglesias, Capitano di Giustizia e Giurato Capo di Iglesias.
Antonio, VII Signore delle Scrivanie di Iglesias.
Agostino I (Iglesias 1666), VIII Signore delle Scrivanie di Iglesias. Nelle lotte tra Spagna ed Austria per il possesso della Sardegna si schierò con la fazione favorevole agli Asburgo, subendo gravi ritorsioni da parte degli spagnoli. Al passaggio dell'isola sotto casa Savoia nel 1720 fu risarcito delle perdite subite, fu più volte Giurato Capo di Iglesias ed ebbe la nomina a Capitano di giustizia ed Alcayde della città a vita.
Diego (XVIII secolo), Vicario Generale ed Arcidiacono di Iglesias.
Nicola (XVIII secolo), Arcidiacono, Canonico, Vicario Generale della Diocesi sulcitana iglesiente e carica del Capitolo della cattedrale di Iglesias.
Gregorio (Iglesias 1725), IX Signore delle Scrivanie di Iglesias, Dottore in Utroque jure, Avvocato e Deputato alla sanità di Iglesias, fu Capitano di Giustizia e più volte Giurato Capo della città. Fu Amministratore delle Dogane e delle Saline di Iglesias, ed ebbe l'arrendamento dell'Aguardiente. Deputato ai Dipartimenti di Portoscuso e Porto Paglia nel Pregone Bricherasio del 1754.
Nel 1797 si trovò ad affrontare una vertenza giudiziaria con Maria Grazia Salazar, figlia e ultima erede di Antonio, VII Signore delle Scrivanie di Iglesias, per il possesso di queste ultime. La contesa si risolverà poi con la rinunzia alla causa da parte di Agostino (II) figlio di Gregorio, e la devoluzione della Signoria feudale alla Corona nel 1814. Il nipote di Maria Grazia Salazar, Francesco Boyl, IV marchese di Putifigari e Conte di Villaflor, figlio di sua figlia Maddalena Vacca Salazar[7], - la quale nella causa veniva opportunamente chiamata Maddalena Salazar[30] - e di Vittorio Boyl, Comandante in Capo del Genio militare del Regno di Sardegna e Collare dell'Ordine supremo della Santissima Annunziata (e fratello di Pietro, Deputato, e Gioacchino Boyl di Putifigari, Deputato e Senatore del Regno), rivendicherà il possesso delle Scrivanie, ottenendone la Signoria dal 1839 al 1842, e chiedendo su queste anche il titolo di Conte di Iglesias, che però non gli verrà concesso.
Agostino II (Iglesias 1763), X Signore delle Scrivanie di Iglesias, Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, Comandante del Corpo d'armata di Porto Paglia e del Golfo di Palmas, Colonnello Comandante della Cavalleria miliziana del Sulcis, eroico combattente nel tentativo di invasione francese del 1793. Fu Amministratore delle Dogane e delle Saline di Iglesias e Reggitore interino dello Stato di Oliva e dei feudi di Benavente. Divenne protagonista di un'aspra contesa contro il Visconte Asquer di Flumini per il predominio sulla città di Gonnesa, che vedrà la fine solo con il matrimonio di sua nipote con l'Asquer.
Luigi (Cagliari 1878), apprezzato medico chirurgo, Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia, autore di varie opere di farmacologia edite dall'Istituto di Farmacologia sperimentale della R. Università di Cagliari e pubblicate su riviste specialistiche. Combatté con il grado di Tenente durante la prima guerra mondiale. Costituì la ditta Luigi Salazar per le Bonifiche Sarde e fu Consigliere della Società Anonima Sarda Bonifiche Idrauliche e Agrarie (SASBIA) con sede a Milano. Fu Deputato provinciale di Cagliari.
Si ricordano anche:
Carlo (Cagliari 1905), Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia.
Maria Antonietta, nata Corrias, conosciuta con il nome di Maria Antonietta Salazar, pittrice[35]
Lo stemma della famiglia Salazar di Sardegna (nella versione presente nello Stemmario seicentesco conservato presso l’Archivio storico comunale di Cagliari) si trova raffigurato sulle etichette dei vini prodotti dalla Cantina di Santadi[2]- una delle più importanti aziende vitivinicole sarde con esportazioni in tutto il mondo -, alcuni dei quali premiati con i più prestigiosi riconoscimenti del settore enologico.
Il palazzo Salazar di Iglesias dalla seconda metà del XIX secolo fino agli anni ‘30 del XX sec. divenne un albergo, il Leon d’Oro, dove risiedette Amedeo Modigliani[4], nel periodo in cui la famiglia Modigliani possedeva delle proprietà nell’Iglesiente.
Una foto di gruppo del 1863 raffigurante la famiglia Salazar di Sardegna è stata scelta per illustrare la copertina del volume “Gli stemmi della nobiltà sarda” a cura di F. Floris, edito nel 2005 dal quotidiano L’Unione Sarda nella collana “La Biblioteca dell’Identità” [5].
Il romanzo "Perdu" di Paride Rombi, pubblicato da Mondadori, tradotto in undici lingue e più volte riedito, con cui l'autore vinse la prima edizione del Premio letterario Grazia Deledda nel 1952, è ambientato nel Sulcis-Iglesiente nelle "terre del conte Salazar".
Ad un membro di fantasia della famiglia Salazar di Sardegna è ispirata la graphic novel di Stefano Obino “Bartolomeo Salazar l’ultimo medico della peste”, pubblicato nel 2022 da Camena Edizioni, casa editrice dell’Accademia d’Arte di Cagliari.
Un ramo della famiglia giunse a Milano nella seconda metà del XVI secolo. Don Diego (1540-1627), figlio di Sebastiano, divenne gran cancelliere del ducato di Milano ed ottenne poi, con diploma di re Filippo III di Spagna il 19 gennaio 1618 la concessione del feudo di Romanengo, nel cremonese, e delle sue pertinenze, sul quale ottenne, con altro diploma di re Filippo IV di Spagna datato al 29 giugno 1627, poté appoggiare il titolo di conte per i maschi primogeniti suoi discendenti. Contrasse parentele illustri con le casate dei Trivulzio, dei Pallavicini, dei Crivelli e dei Resta.
Dalla Sardegna, un ramo della famiglia Salazar si stabilì in Calabria. Nel XVII secolo tale ramo aggiunse al cognome la particella "de" (forse per un errore di trascrizione notarile). I de Salazar dimorarono a Catanzaro, ove in via XX Settembre sorge il loro palazzo avito. Senza più continuità maschile le nobili de Salazar di Catanzaro, Carla (n. il 1º novembre 1945) e le gemelle Concetta e Giovanna (n. il 15 novembre 1946), con decreto della Prefettura di Catanzaro in data 4 maggio 2011 trasferirono il loro cognome al barone Ettore Gallelli Benso di Badolato (loro nipote), che ha dato quindi origine al casato Gallelli Benso de Salazar di Badolato.
Derivante dal ramo dei Salazar di Calabria, quello napoletano ebbe inizio con don Vincenzo Salazar, nato a Mongiana nel 1824 e morto a Napoli nel 1896, il quale per primo prese residenza nella capitale partenopea. Questi era figlio di Giovanni Salazar, Capitano di Artiglieria dell’Esercito Borbonico, studiò all'Accademia Militare della Nunziatella, che lo portò a diventare Capitano Aiutante Maggiore nell'Esercito Napoletano. Combatté nella Battaglia del Volturno, fu decorato della Croce di San Giorgio e si rifiutò di entrare nel Regio Esercito in seguito all’ Unità d’Italia.
Si sposò nel 1850 con Agnese D'Ajello di Sant'Irene, da cui ebbero: Eduardo (n. Napoli 6 maggio 1868), Capitano di Vascello della Regia Marina, Cavaliere di Giustizia all'Ordine di Malta, Cavaliere della Corona d'Italia; Giuseppina (n. l'11 gennaio 1871), sposata il 2 luglio 1892 al Dottor Amilcare Paliercio; Maria (n. 12 febbraio 1872), sposata l'11 marzo 1893 a Raffaele Barbetti, Colonnello di Fanteria; Luigi (n. Portici, 29 novembre 1863), Maggiore di Fanteria, sposato ad Isabella Siccardi generarono Vincenzo e Maria; Francesco (n. Napoli, 6 febbraio 1860) e Maggiore di Artiglieria e Michele (n. Napoli, febbraio 1859), Maggior Generale nel Regio Esercito. Quest'ultimo ereditò il titiolo di conte.
Egli si sposò con la N.D. Marianna Dousmet de Smours, da cui ebbe in ordine di nascita: Diego (n. 21 luglio 1888), Generale di Cavalleria, Dorotea, sposata a Gastone Rossi Maggiore dei Granatieri, Isabella, sposata ad Enea Chidelli, Capitano di Fanteria, Tommaso e Agnese sposata a Sir Foster Reuss Newland da cui ebbe Antonella Newland, Marchesa di Lothian. Grazie a codesto matrimonio i Salazar di Napoli possono vantare parentela con alcune tra le più importanti parie del Regno Unito come: i Duchi di Buccleuch e i Duchi di Grafton.
Diego il primogenito fu Generale di Cavalleria, combattette nella Prima Guerra Mondiale, sull’Altopiano d’Asiago dove venne ferito, per la sua impresa eroica che lo porto all’incidente Sua Signoria venne decorato con la Medaglia d’Argento al Valor Militare. Dopodiché fu in servizio nella Cirenaica, dove fu Capo della Scorta del Re Idris di Libia.
Sposò a San Pietro l'11 novembre 1911 la Nobildonna Marcella Theodoli dei Marchesi di San Vito e Romano, che però morì nel 1929. Egli infatti si risposo con la nobile Eugenia dei conti Petrangolini da cui ebbe una sola figlia: la Nobildonna Marcella Salazar y Munitones sposata a Giuseppe Lignana.
^Per un riferimento iconografico dell'arma raffigurata nello "Stemmario" del XVII secolo conservato presso l'Archivio Comunale di Cagliari si veda "Gli Stemmi della nobiltà sarda" a cura di F. Floris, L'Unione Sarda La Biblioteca dell'identita, Cagliari, 2005. In copertina fotografia della famiglia Salazar
^(ES) Imbra Telecom S.L, Portugalete - De Salazar y Zubia, Luis, su es.lirondo.com. URL consultato il 9 settembre 2019 (archiviato dall'url originale l'8 marzo 2016).
^Scrivanie della Capitania d'Iglesias, su Archivio di Stato di Cagliari. URL consultato il 9 settembre 2019 (archiviato dall'url originale il 14 aprile 2016).
^E. Bruno, V. Roggerone, "La Donna nella beneficenza in Italia", Torino, Botta, 1913