Salazar
Di rosso a tredici stelle d'oro (6) poste 3,3,3,3 ed 1 in punta
Casata di derivazioneSalazar (Spagna)
Casata principaleSalazar (Sardegna)
Titoliin Sardegna: Signore delle Scrivanie di Iglesias, Cavaliere, Nobile, Don
FondatorePeroche de Salazar
Data di fondazioneinizi XVI secolo

I Salazar sono un'antica famiglia discendente dall'illustre casata spagnola della quale ha mantenuto lo stemma[1], diramatasi in Italia nei rami sardo, napoletano, calabrese, lombardo e siciliano, questi ultimi ormai estinti. I Salazar di Sardegna espressero valorosi uomini d'arme, distintisi particolarmente nelle battaglie del Risorgimento.

Iglesias: Palazzo Salazar (XVI sec.) e la Cattedrale di S. Chiara
.
Cagliari (Castello): Palazzo Salazar in via Lamarmora (resti dei bombardamenti del febbraio 1943)

Stemma

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L'arma dei Salazar in origine era composto da un castello d'argento in campo verde. Questo fu sostituito con lo scudo attuale in seguito ad una singolar tenzone, tenutasi in Toledo alla presenza del re Alfonso VI di León, intorno alla metà del secolo XI, nella quale Lope Garcia de Salazar sconfisse un gigantesco moro che portava 13 stelle sul manto. La leggenda vuole che questo fosse il velo sottratto ad un'immagine della Madonna, sul quale erano raffigurate. Il re quindi, per premiare la valorosa impresa, concesse come trofeo le stelle al Salazar che divennero così l'emblema della sua famiglia[2].

Lo stemma antico del ramo di Sardegna dei Salazar, raffigurato nello Stemmario dell’Archivio Storico Comunale di Cagliari è: d'azzurro a tredici stelle (8) d'oro, alla bordura di rosso a tredici croci di Sant'Andrea d'oro[3]. La bordura caricata con le croci di S.Andrea fu concessa[4] dal re Ferdinando III di Castiglia ai 65 cavalieri che parteciparono alla riconquista della città di Baeza nel 1227[5], tra i quali erano i fratelli Lope Garcia de Salazar e Diego Garcia de Salazar.[6] Fu questa l'arma in uso sino al XIX secolo, a partire dagli inizi del secolo senza la bordura[7]. Alla fine del XIX secolo alcuni araldisti attribuirono ai Salazar di Sardegna tredici stelle d'argento in campo rosso, e nel XX secolo di rosso a tredici stelle d'oro (6) poste 3,3,3,3 ed 1 in punta.

Storia

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La famiglia Salazar, originaria della Spagna, giunse in Italia con l'imperatore Carlo V e si diramò quindi in Sardegna, Milano, Napoli e Calabria.

 
Salazar di Spagna
 
 
 
Salazar di Sardegna
 
  

Salazar di Milano

Salazar di Calabria
 
 
 
Salazar di Napoli

Il ramo di Sardegna

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Il capostipite dei Salazar del ramo di Sardegna fu il nobile don Peroche de Salazar[8], "caballer principal de la naçion espanola"[9], comandante di un'Infantaria e capitano di una nave, giunse nell'isola per "cose di guerra" per conto di "Sua Maestà".

Nel 1530 l'Imperatore Carlo V lo investì Vicario di Cagliari perché, "persona di Sua fiducia", sebbene ciò fosse in contrasto con gli Statuti della città[10].

Il Viceré di Sardegna Martín de Cabrera lo nominò Capitano di Oristano[11][12].

Egli tra le altre cose sovrintese alla fondazione della torre grande del porto della città, detta "Turri Manna", la più grande del sistema difensivo costiero della Sardegna, di cui fu anche primo Capitano e Alcayde.

Nel 1535 Peroche de Salazar partecipò alla conquista di Tunisi sovvenzionando di proprio gli approvvigionamenti per le truppe spagnole stanziate a Tunisi e in Francia.

Il Salazar nel 1530 acquisì la Signoria feudale delle Scrivanie del Capitanato di Iglesias - Signoria che la famiglia mantenne fino al 1814 - e quella delle Scrivanie di Oristano[12].

Sino al 1548, anno della sua morte, ricoprì l'incarico di Ricevitore del Sant'Uffizio della Sardegna[13].

La famiglia Salazar prese parte ai Parlamenti (Cortes) tenuti nell'isola, fino all'ultimo convocato sotto casa Savoia nel 1720, dove venne rappresentata nello Stamento Militare dai rami Salazar e Salazar Torrellas.

Nel 1677 Gavino Salazar rappresentó Iglesias come Sindaco nel Parlamento del Viceré Francisco de Benavides. Durante il suo mandato espose la difficile situazione in cui versava la città, a causa della grave epidemia di peste che l'aveva colpita pochi anni prima, chiedendo degli sgravi fiscali.

Ad Iglesias i membri della famiglia governarono la città ricoprendo innumerevoli volte, sin dalla fine del XVI secolo, spesso congiuntamente, le cariche di Giurato Capo[14], Tesoriere, Alcayde, e Capitano di Giustizia, anche con nomina “a vita"[15].

I membri della famiglia furono valorosi ufficiali che si distinsero[16][17] particolarmente durante le campagne Risorgimentali; venendo decorati, tra le altre, sei volte con medaglie d'argento al valor militare.

I Salazar per generazioni furono congregati ("Germani") dell'Arciconfraternita del Santo Monte di Iglesias; congregazione fondata nel XVI secolo che ancora oggi prende parte ai riti della Settimana Santa.[18]

I Salazar di Sardegna discendono per linea femminile dai Torrellas baroni di Capoterra; gli Otger baroni di Villaperucciu e i Sanjust conti di S. Lorenzo (estinte nei Salazar di Sardegna); i Manca marchesi di Nissa e Villhermosa, i Cantuti Castelvetri conti di Ligonchio. Discendono dai Salazar per linea femminile i principi di Porcia e Brugnera, i marchesi Pilo Boyl di Putifigari, gli Asquer visconti di Fluminimaggiore.

Tra gli ascendenti per via materna dell'attuale re Filippo del Belgio vi sono i Salazar di Sardegna[19].

Residenze e proprietà della famiglia Salazar di Sardegna

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Il palazzo Salazar di Iglesias, definito nel testamento seicentesco di Gavino Salazar come "palacio grande”, si trovava nell’area compresa tra le attuali piazza Collegio e piazza Municipio, di fronte al palazzo vescovile, occupando uno spazio forse destinato ad ospitare, oltre alle funzioni abitative, anche quelle amministrative; l'antico edificio è stato, nel corso del XIX secolo, frutto di frazionamenti e trasformazioni, che hanno portato la sua porzione prospicente alla piazza ad ospitare lo storico albergo Leon d'oro.

La famiglia Salazar di Sardegna ebbe varie proprietà anche a Cagliari e palazzo in via Lamarmora in Castello, di cui oggi rimangono solo le rovine dei bombardamenti del 1943[20].

Nel 1587 Perochet Salazar acquistò i Salti di Piscinas[21][1], terre che appartengono ancora alla famiglia. Nelle sue proprietà di Piscinas[22] don Tomaso Salazar impiantò, a metà del XIX secolo, una pionieristica azienda agricola integrale.

Alla fine del secolo, sorse - sulle rovine di una chiesa medioevale di cui si possono riconoscere alcune vestigia nelle colonne e negli archi a sesto acuto della sala al pianterreno - la villa Salazar[23], su progetto dell'Ingegner Giorgio Asproni.

Sita in via Salazar, la villa - insieme al parco - è stata acquistata dal Comune di Piscinas nel 2002 e vincolata dalla Soprintendenza per i Beni architettonici della Sardegna. Oggi è divenuta museo storico della famiglia e polo culturale[24]. Alla villa è dedicata la quarta puntata della trasmissione “Dimore antiche” del canale T.C.S. Tele Costa Smeralda.

Oltre alla proprietà di Piscinas i Salazar possedettero altri vasti latifondi nell’Oristanese e nel Sulcis-Iglesiente, in particolare a Pula[25], dove la proprietà[26][27] si estendeva per 800 ettari, comprendenti il monte Bagadiu e l'area che dalle sue pendici giunge al mare (una parte della quale oggi occupata dal campo da golf di Is Molas), e dove sorgeva la villa Salazar - poi passata in altra famiglia -, sita nella via un tempo detta via Salazar, oggi via Masenti.

Esponenti notabili della famiglia Salazar di Sardegna

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Nel 1797 si trovò ad affrontare una vertenza giudiziaria con Maria Grazia Salazar, figlia e ultima erede di Antonio, VII Signore delle Scrivanie di Iglesias, per il possesso di queste ultime. La contesa si risolverà poi con la rinunzia alla causa da parte di Agostino (II) figlio di Gregorio, e la devoluzione della Signoria feudale alla Corona nel 1814. Il nipote di Maria Grazia Salazar, Francesco Boyl, IV marchese di Putifigari e Conte di Villaflor, figlio di sua figlia Maddalena Vacca Salazar[7], - la quale nella causa veniva opportunamente chiamata Maddalena Salazar[30] - e di Vittorio Boyl, Comandante in Capo del Genio militare del Regno di Sardegna e Collare dell'Ordine supremo della Santissima Annunziata (e fratello di Pietro, Deputato, e Gioacchino Boyl di Putifigari, Deputato e Senatore del Regno), rivendicherà il possesso delle Scrivanie, ottenendone la Signoria dal 1839 al 1842, e chiedendo su queste anche il titolo di Conte di Iglesias, che però non gli verrà concesso.

Si ricordano anche:

Curiosità sulla famiglia Salazar di Sardegna

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L'arma dei Salazar di Sardegna è stata assunta dalla cittadina di Piscinas, divenuta Comune autonomo alla fine degli anni '80 del XX secolo, come suo stemma, partito con l'altro simbolo più rappresentativo del luogo e che dà il nome al Comune, ovvero la fonte termale detta un tempo S'Acqua Callenti e ora Sa Cracchera https://www.araldicacivica.it/stemmi/ricerca/civico-stemma/?wpv_post_search=Piscinas&wpv_filter_submit=Invia[collegamento interrotto].

Lo stemma della famiglia Salazar di Sardegna (nella versione presente nello Stemmario seicentesco conservato presso l’Archivio storico comunale di Cagliari) si trova raffigurato sulle etichette dei vini prodotti dalla Cantina di Santadi[2]- una delle più importanti aziende vitivinicole sarde con esportazioni in tutto il mondo -, alcuni dei quali premiati con i più prestigiosi riconoscimenti del settore enologico.

L’arma Salazar è visibile anche in uno dei quarti dello stemma di Ambrogio Machin, Generale dell’Ordine Mercedario, Arcivescovo di Cagliari e Primate di Sardegna nel XVII sec., scolpito sul monumento funebre sito nel transetto della Cattedrale di Cagliari [3].

Il palazzo Salazar di Iglesias dalla seconda metà del XIX secolo fino agli anni ‘30 del XX sec. divenne un albergo, il Leon d’Oro, dove risiedette Amedeo Modigliani[4], nel periodo in cui la famiglia Modigliani possedeva delle proprietà nell’Iglesiente.

Una foto di gruppo del 1863 raffigurante la famiglia Salazar di Sardegna è stata scelta per illustrare la copertina del volume “Gli stemmi della nobiltà sarda” a cura di F. Floris, edito nel 2005 dal quotidiano L’Unione Sarda nella collana “La Biblioteca dell’Identità” [5].

Il romanzo "Perdu" di Paride Rombi, pubblicato da Mondadori, tradotto in undici lingue e più volte riedito, con cui l'autore vinse la prima edizione del Premio letterario Grazia Deledda nel 1952, è ambientato nel Sulcis-Iglesiente nelle "terre del conte Salazar".

Ad un membro di fantasia della famiglia Salazar di Sardegna è ispirata la graphic novel di Stefano Obino “Bartolomeo Salazar l’ultimo medico della peste”, pubblicato nel 2022 da Camena Edizioni, casa editrice dell’Accademia d’Arte di Cagliari.

Il ramo di Milano

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Un ramo della famiglia giunse a Milano nella seconda metà del XVI secolo. Don Diego (1540-1627), figlio di Sebastiano, divenne gran cancelliere del ducato di Milano ed ottenne poi, con diploma di re Filippo III di Spagna il 19 gennaio 1618 la concessione del feudo di Romanengo, nel cremonese, e delle sue pertinenze, sul quale ottenne, con altro diploma di re Filippo IV di Spagna datato al 29 giugno 1627, poté appoggiare il titolo di conte per i maschi primogeniti suoi discendenti. Contrasse parentele illustri con le casate dei Trivulzio, dei Pallavicini, dei Crivelli e dei Resta.

Il ramo di Calabria

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Dalla Sardegna, un ramo della famiglia Salazar si stabilì in Calabria. Nel XVII secolo tale ramo aggiunse al cognome la particella "de" (forse per un errore di trascrizione notarile). I de Salazar dimorarono a Catanzaro, ove in via XX Settembre sorge il loro palazzo avito. Senza più continuità maschile le nobili de Salazar di Catanzaro, Carla (n. il 1º novembre 1945) e le gemelle Concetta e Giovanna (n. il 15 novembre 1946), con decreto della Prefettura di Catanzaro in data 4 maggio 2011 trasferirono il loro cognome al barone Ettore Gallelli Benso di Badolato (loro nipote), che ha dato quindi origine al casato Gallelli Benso de Salazar di Badolato.

Il ramo di Napoli

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Derivante dal ramo dei Salazar di Calabria, quello napoletano ebbe inizio con don Vincenzo Salazar, nato a Mongiana nel 1824 e morto a Napoli nel 1896, il quale per primo prese residenza nella capitale partenopea. Questi era figlio di Giovanni Salazar, Capitano di Artiglieria dell’Esercito Borbonico, studiò all'Accademia Militare della Nunziatella, che lo portò a diventare Capitano Aiutante Maggiore nell'Esercito Napoletano. Combatté nella Battaglia del Volturno, fu decorato della Croce di San Giorgio e si rifiutò di entrare nel Regio Esercito in seguito all’ Unità d’Italia.

Si sposò nel 1850 con Agnese D'Ajello di Sant'Irene, da cui ebbero: Eduardo (n. Napoli 6 maggio 1868), Capitano di Vascello della Regia Marina, Cavaliere di Giustizia all'Ordine di Malta, Cavaliere della Corona d'Italia; Giuseppina (n. l'11 gennaio 1871), sposata il 2 luglio 1892 al Dottor Amilcare Paliercio; Maria (n. 12 febbraio 1872), sposata l'11 marzo 1893 a Raffaele Barbetti, Colonnello di Fanteria; Luigi (n. Portici, 29 novembre 1863), Maggiore di Fanteria, sposato ad Isabella Siccardi generarono Vincenzo e Maria; Francesco (n. Napoli, 6 febbraio 1860) e Maggiore di Artiglieria e Michele (n. Napoli, febbraio 1859), Maggior Generale nel Regio Esercito. Quest'ultimo ereditò il titiolo di conte.

Egli si sposò con la N.D. Marianna Dousmet de Smours, da cui ebbe in ordine di nascita: Diego (n. 21 luglio 1888), Generale di Cavalleria, Dorotea, sposata a Gastone Rossi Maggiore dei Granatieri, Isabella, sposata ad Enea Chidelli, Capitano di Fanteria, Tommaso e Agnese sposata a Sir Foster Reuss Newland da cui ebbe Antonella Newland, Marchesa di Lothian. Grazie a codesto matrimonio i Salazar di Napoli possono vantare parentela con alcune tra le più importanti parie del Regno Unito come: i Duchi di Buccleuch e i Duchi di Grafton.

Diego il primogenito fu Generale di Cavalleria, combattette nella Prima Guerra Mondiale, sull’Altopiano d’Asiago dove venne ferito, per la sua impresa eroica che lo porto all’incidente Sua Signoria venne decorato con la Medaglia d’Argento al Valor Militare. Dopodiché fu in servizio nella Cirenaica, dove fu Capo della Scorta del Re Idris di Libia.

Sposò a San Pietro l'11 novembre 1911 la Nobildonna Marcella Theodoli dei Marchesi di San Vito e Romano, che però morì nel 1929. Egli infatti si risposo con la nobile Eugenia dei conti Petrangolini da cui ebbe una sola figlia: la Nobildonna Marcella Salazar y Munitones sposata a Giuseppe Lignana.

Note

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  1. ^ Per una storia della famiglia Salazar di Spagna e lo stemma dei rami Salazar di Spagna e di Sardegna si veda: http://www.blasonari.net/apellido.php?id=828 Archiviato il 2 aprile 2015 in Internet Archive.
  2. ^ F. Pifferer, Nobiliario de los reyno y señorios de España.
  3. ^ Per un riferimento iconografico dell'arma raffigurata nello "Stemmario" del XVII secolo conservato presso l'Archivio Comunale di Cagliari si veda "Gli Stemmi della nobiltà sarda" a cura di F. Floris, L'Unione Sarda La Biblioteca dell'identita, Cagliari, 2005. In copertina fotografia della famiglia Salazar
  4. ^ M. Jimena Jurado, Catalogo de los Obispos, 1654, pp. 118-123, su bibliotecavirtualdeandalucia.es.
  5. ^ Copia archiviata, su empresa.rediris.es. URL consultato il 13 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2015).
  6. ^ Copia archiviata, su empresa.rediris.es. URL consultato il 13 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2015).
  7. ^ a b A.A.G.N.d.S. - Quadro raffigurante Maddalena Vaca Salazar moglie di Vittorio Pilo Boyl. Lo stemma è: partito nel I Boyl, nel II Salazar, su araldicasardegna.org. URL consultato il 9 settembre 2019.
  8. ^ vedi pagina 23 https://www.comune.oristano.it/.galleries/doc-vivoristano/Bollettino1.pdf Archiviato il 23 settembre 2015 in Internet Archive.
  9. ^ (ES) Imbra Telecom S.L, Portugalete - De Salazar y Zubia, Luis, su es.lirondo.com. URL consultato il 9 settembre 2019 (archiviato dall'url originale l'8 marzo 2016).
  10. ^ consregsardegna.it, https://www.consregsardegna.it/XVILegislatura/attualita/acta-curiarum/acta-curiarum-i-volumi-pubblicati/#volume_6-2-pagina_370.
  11. ^ Antonio Era, Tre secoli di vita cittadina 1479-1720 dai documenti dell'Archivio Civico (PDF)[collegamento interrotto], Tipografia Ditta Pietro Valdès, 1937.
  12. ^ a b Copia archiviata (PDF), su comune.oristano.it. URL consultato il 18 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
  13. ^ Lea H. C., The Inquisition in the Spanish Dependencies, New York, The Macmillan Company, 1908; Loi S., Sigismondo Arquer, AM&D, 2003
  14. ^ Italia ~ Sindaci ~ I, su portalestoria.net. URL consultato il 9 settembre 2019 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
  15. ^ Città, su Comune di Iglesias. URL consultato il 9 settembre 2019.
  16. ^ Minieri Riccio, Il Valore dei sardi in guerra.
  17. ^ Spreti V., Enciclopedia Storico Nobiliare Italiana, voce Salazar.
  18. ^ Villa Salazar, su comune.piscinas.ci.it. URL consultato il 10 aprile 2019.
  19. ^ Paoletta Farina, Nelle vene del re scorre sangue dei marchesi Boyl [collegamento interrotto], su La Nuova Sardegna, 21 luglio 2013. URL consultato il 9 settembre 2019.
  20. ^ geoportale.comune.cagliari.it, https://geoportale.comune.cagliari.it/app/ef2581f5ebac42cfb9b145a31acc4ebf.
  21. ^ sardegnaturismo.it, https://www.sardegnaturismo.it/it/esplora/piscinas.
  22. ^ comunas.it, http://www.comunas.it/j/v/420?s=5&v=9&c=2019&na=1&n=10&c1=2369&t=1.
  23. ^ Villa Salazar ( Villa Bice ), su promozioneturismosardegna.it. URL consultato il 9 settembre 2019.
  24. ^ comune.piscinas.ci.it, http://www.comune.piscinas.ci.it/piscinas/zf/index.php/musei-monumenti/index/dettaglio-museo/museo/1.
  25. ^ Copia archiviata, su comune.piscinas.ci.it. URL consultato il 20 dicembre 2014 (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2014).
  26. ^ Copia archiviata (PDF), su socistara.it. URL consultato il 25 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
  27. ^ Le Vie della Sardegna, Pula, su Le Vie della Sardegna. URL consultato il 9 settembre 2019.
  28. ^ http://notedarchivio.myblog.it/media/02/02/490901828.doc
  29. ^ franzkerki, I Capi Giurati e Sindaci della Città di Iglesias dal 1500 ai giorni nostri | Notedarchivio, su notedarchivio.myblog.it. URL consultato il 9 settembre 2019 (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2021).
  30. ^ Scrivanie della Capitania d'Iglesias, su Archivio di Stato di Cagliari. URL consultato il 9 settembre 2019 (archiviato dall'url originale il 14 aprile 2016).
  31. ^ E. Bruno, V. Roggerone, "La Donna nella beneficenza in Italia", Torino, Botta, 1913
  32. ^ Accademia sarda di storia di cultura e di lingua » Blog Archive » Iniziative per l’infanzia in Sardegna tra Otto e Novecento – di Angelino Tedde, su accademiasarda.it. URL consultato il 9 settembre 2019.
  33. ^ marcoschirru.demografiastorica-sardegna.eu, http://marcoschirru.demografiastorica-sardegna.eu/educ.htm. URL consultato il 9 settembre 2019.
  34. ^ A.A.G.N.d.S. - Il Circolo Filarmonico di Cagliari, su araldicasardegna.org. URL consultato il 9 settembre 2019.
  35. ^ https://www.regione.sardegna.it/documenti/1_274_20150212122535.pdf

Bibliografia

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Collegamenti esterni

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