Abbazia territoriale di Montecassino
Abbatia Territorialis Montis Cassini
Chiesa latina
Regione ecclesiasticaLazio
 
AbateAntonio Luca Fallica, O.S.B.
Presbiteri7, tutti regolari
2 battezzati per presbitero
Religiosi10 uomini, 7 donne
 
Abitanti19
Battezzati19 (100,0% del totale)
StatoItalia
Superficie1 km²
Parrocchie1
 
ErezioneVI secolo
Ritoromano
CattedraleSanta Maria Assunta e San Benedetto abate
IndirizzoCuria Abbaziale, Piazza Corte, 03043 Montecassino [Frosinone], Italia
Sito webwww.abbaziamontecassino.it
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia

L'abbazia territoriale di Montecassino (in latino Abbatia Territorialis Montis Cassini) è una sede della Chiesa cattolica in Italia immediatamente soggetta alla Santa Sede, appartenente alla regione ecclesiastica Lazio. Nel 2021 contava 19 battezzati su 19 abitanti. È retta dall'abate Antonio Luca Fallica, O.S.B.

Territorio

Fino al 2014 l'abbazia territoriale estendeva la sua giurisdizione sulla cosiddetta Terra di San Benedetto; con la bolla Contemplationi faventes del 23 ottobre 2014 papa Francesco ha ridotto il territorio alla sola abbazia.

All'interno del monastero si trova la cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta e San Benedetto abate, che è anche l'unica parrocchia dell'abbazia territoriale.

Storia

Le origini

Quando san Benedetto verso l'anno 529 fondò l'abbazia di Montecassino nell'acropoli che si ergeva sul monte dell'antico castrum Casinum, sul confine meridionale del Latium novum, sembra che egli ottenesse quell'edificio pubblico grazie all'appoggio delle famiglie locali più in vista e con il beneplacito delle autorità ecclesiastiche più vicine, probabilmente – trovandosi da tempo vacante la sede episcopale di Cassino –, quel Costanzo, vescovo di Aquino, la cui stima verso Benedetto è ricordata nel II libro dei “Dialoghi” di san Gregorio Magno.

La città di Casinum, già piazzaforte sannitica, poi fedele a Roma, era stata anch'essa travolta nel V secolo dalle incursioni di Visigoti e Vandali. Dei vescovi che ne occuparono la sede un solo nome gode di un certo credito storico, quel Severus Cassinas, di cui è attestata la partecipazione al sinodo romano del 487, e alla cui memoria restarono fedeli gli stessi monaci cassinesi, che lo ricordavano già nei più antichi calendari di Montecassino risalenti alla fine del secolo VIII; altri due vescovi sono attribuiti alla sede di Cassino, Caprario episcopus Cassitanus, intervenuto al concilio romano del 465, e Fortunato[senza fonte].

In questo spazio privo delle cure di un effettivo pastore san Benedetto cominciò ben presto ad esercitare un'opera di evangelizzazione con l'autorevolezza di un carisma che non sfuggì allo stesso re dei Goti, Totila, il quale si recò in visita da lui poco prima di assediare Roma nel dicembre del 546, ricevendone tra l'altro la predizione della sua morte imminente. I primi quattro successori del santo nel governo di Montecassino furono Costantino, Simplicio, Vitale e Bonito, l'ultimo dei quali vide il monastero distrutto dai Longobardi di Zetone[1] attorno al 580[1], con il conseguente esilio della comunità monastica a Roma e la sua probabile estinzione.

Si apre infatti a questo punto un vuoto di documentazione che termina solo intorno al 718, allorché il nobile pellegrino Petronace, proveniente da Brescia e inviato a Montecassino da papa Gregorio II, getta le basi per la rinascita dell'antico monastero, grazie anche alla politica di collaborazione tra ducato beneventano, nel cui territorio ricade Montecassino, e Sede Apostolica. E proprio il duca di Benevento Gisulfo II compie nel 744 un atto epocale per il futuro dell'abbazia cassinese, facendole dono di “tutte le montagne e le pianure all'intorno”: era questo infatti il primitivo nucleo della Terra di San Benedetto, corrispondente al territorio compreso tra le contee di Aquino, Teano, Comino, Venafro e il ducato di Gaeta. Qualche anno dopo, nel 748, papa Zaccaria emetteva in favore dell'abbazia un primo privilegio di esenzione, a noi pervenuto in una redazione spuria, elaborata nondimeno sulla base di un documento genuino dello stesso papa, andato perduto.

Era un primo abbozzo alla forma della giurisdizione spirituale di Montecassino, poi confermata nel privilegio di incerta datazione, emesso da papa Niccolò I (858-867), nel quale è riconosciuta la totale esenzione dell'abbazia da qualsiasi giurisdizione episcopale. La Sede Apostolica garantiva così in modo espresso l'opera di governo ecclesiastico degli abati cassinesi a partire specialmente da Gisulfo († 817), che in pianura aveva fondato il nuovo monastero del Salvatore costituendo in esso il centro sia dell'organizzazione curtense nella Terra Sancti Benedicti sia della futura città fondata dall'abate Bertario con il nome grecizzante di "Eulogimenopoli" (città di Benedetto), in seguito sostituito da quello di San Germano (l'attuale Cassino).

Tali prerogative che si manifestarono anche nella fondazione di nuovi centri abitati, furono confermate nel privilegio di papa Giovanni VIII del 22 maggio 882, proprio alla vigilia della seconda distruzione del monastero ad opera dei Saraceni, che il 22 ottobre 883 provocarono la morte dello stesso abate Bertario e il lungo esilio, prima a Teano (883-914) poi a Capua (914-948), della comunità monastica.

Dal secolo X alle soglie dell'età moderna

Il definitivo ristabilimento dei monaci a Montecassino dopo l'esilio coincide con il governo dell'abate Aligerno (948[-950]-985). Questi il 7 giugno 967 otteneva con il beneplacito dell'imperatore Ottone I la concessione di un ampio privilegio da parte di Pandolfo I Capodiferro, principe di Capua e Benevento, il quale gli riconosceva la facoltà di costruire torri e castelli in tutti i possedimenti monastici, senza interferenza alcuna da parte di privati o agenti pubblici. Favorita in parallelo dall'esenzione pontificia e dalla protezione imperiale, la Terra di San Benedetto si consolida e si allarga sempre più, mentre tra XI e XII secolo il monastero cassinese raggiunge il massimo splendore, di cui è simbolo l'abate Desiderio (1058-1087), il futuro papa Vittore III.

Montecassino appare, come scrive il Baronio, un vero e proprio “vivaio di santi pastori”, al punto che diversi monaci ricoprono in quegli anni le cattedre episcopali di Gaeta, Fondi, Sora, Isernia, come pure Benevento, Salerno, Napoli.

La consacrazione della basilica cassinese da parte di papa Alessandro II il 1º ottobre 1071, con la partecipazione di numerosi arcivescovi, vescovi e signori locali, è come un sigillo impresso su quest'aurea età in cui Montecassino come Cluny contribuì alla riforma della Chiesa propugnata dalla Sede Apostolica. Negli anni successivi tuttavia la fine del regno normanno, i contrasti legati alla successione degli Svevi e la stessa dominazione sveva fino alla morte di Federico II (13 dicembre 1250) avrebbero avuto gravi ripercussioni nella Terra di San Benedetto, non senza qualche raggio di luce, come la precoce presenza dei Francescani a San Germano per concessione dell'abate Landolfo Sinibaldo (1227-1236).

Solo con il nuovo re Carlo I d'Angiò nell'abbazia e nel territorio di sua pertinenza si iniziava un nuovo periodo di stabilità promosso dall'abate Bernardo Aiglerio (1263-1282), già monaco dell'abbazia benedettina di Saint-Martin di Savigny, amico di san Tommaso d'Aquino, il quale oltre ad inchieste formali per il recupero di diritti, redditi e servizi dovuti all'abbazia dai singoli e dai centri abitati che le gravitavano intorno, celebrò anche nel 1275 il primo sinodo diocesano di cui si abbia notizia. Tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo si registrano brevi ed instabili abbaziati, finché papa Giovanni XXII, nel quadro del programma di ristabilimento dell'egemonia guelfo-angioina in Italia, il 2 maggio 1322 con la bolla Supernus opifex elevò l'abbazia al rango di sede episcopale. Sarà poi papa Urbano V che dopo aver riservato a sé la carica abbaziale, con la bolla Romanus Pontifex il 31 marzo 1367 soppresse l'episcopato e ripristinò lo status abbaziale.

E proprio verso la fine del Trecento ha inizio la costruzione del principale santuario mariano diocesano di Santa Maria de Piternis a Colleragni nei pressi di Cervaro, sul luogo dei presunti miracoli operati dalla Vergine. Nondimeno i tremendi effetti del terremoto del 1349, le complicazioni causate dallo scisma d'Occidente (1378), le contese per la successione nel regno di Napoli fino all'avvento di Alfonso V d'Aragona (1442), gravarono pesantemente sulle sorti di Montecassino, che tra l'altro a partire dal 1454 fino alla fine del XV secolo fu affidato a quattro abati commendatari, uno dei quali fu papa Paolo II.

Dal XVI al XVII secolo

Annessa nel 1504 alla Congregazione di Santa Giustina detta de Unitate, che da quel momento prende il nome di "Cassinese", l'abbazia, parte integrante del regno napoletano ormai attratto nell'orbita spagnola, rinacque ancora una volta sotto la guida dell'abate Eusebio Fontana, che diede inizio alla serie delle visite pastorali e dettò pure statuti per il clero della città di San Germano. In questo periodo furono inoltre celebrati sinodi, tra i quali di particolare risonanza quello indetto dall'abate Crisostomo d'Alessandro (1527-1531).

Ancora in attuazione delle norme dettate dal Concilio di Trento, nel 1590 fu istituito il seminario diocesano.

Nel corso del Seicento non mancarono episodi di contrasto tra l'abbazia e la città di San Germano, che aspirava ad ottenere il titolo di città regia liberandosi così dai pesi feudali, seguita in ciò dal capitolo dei canonici della collegiata di San Germano, che cercavano di avere un proprio vescovo svincolandosi così dalla giurisdizione spirituale degli abati. Un'istanza del 1674 in tal senso presso la Congregazione dei vescovi e regolari fu respinta dalla Sacra Rota il 30 aprile 1677; quindi il 22 marzo 1686 papa Innocenzo XI con la bolla Alias in causa poneva sulla questione un “perpetuo silenzio”. Ancora il 4 agosto 1725 papa Benedetto XIII con la bolla Quod inscrutabilis ratificava la volontà espressa nel Concilio romano di quello stesso anno, favorevole alla giurisdizione diocesana degli abati di Montecassino.

Dalle soppressioni ottocentesche al Vaticano II

Promulgata il 13 febbraio 1807 la legge napoleonica di soppressione degli Ordini monastici nel regno, il 21 febbraio 1810 seguì una lettera ministeriale con la quale l'abate Aurelio Visconti era privato della giurisdizione pastorale, e i paesi della diocesi divisi tra i vescovi confinanti, i quali tuttavia continuarono a collaborare con l'abate, che la Sede Apostolica riconosceva infatti come unico legittimo pastore del territorio cassinese.

Solo nel 1815, con il ritorno di Ferdinando IV di Borbone sul trono del regno di Napoli e grazie all'appoggio congiunto del sovrano e di papa Pio VII, veniva ripristinato l'esercizio della giurisdizione spirituale, ormai libera dai condizionamenti del potere feudale e della connessa giurisdizione civile, come fu poi confermato dal concordato del 16 febbraio 1818.

Il 19 novembre 1834 papa Gregorio XVI con la bolla Romanus Pontifex, abolendo la giurisdizione prepositurale di cui aveva goduto nei secoli Atina, pose quest'ultima sotto l'autorità dell'abbazia di Montecassino. Nel 1838 cedette le parrocchie calabresi di Cetraro e di Fella (frazione del comune di Bonifati) alla diocesi di San Marco Argentano.

Ripristinata la carica di preposito da papa Leone XIII nel 1878, essa fu attribuita agli abati cassinesi, mentre la chiesa atinate di Santa Maria veniva dichiarata concattedrale. Infine con il decreto Ad Casinum della Congregazione per i Vescovi del 21 marzo 1977 l'intero territorio della prepositura di Atina è stato conglobato con quello dell'abbazia territoriale di Montecassino, mentre nel contempo si dichiarava soppressa la denominazione di “prepositura”. Con lo stesso decreto numerose parrocchie furono sottratte alla giurisdizione dell'abbazia e annesse a diverse diocesi dell'Abruzzo, del Molise, del Lazio e della Campania. Contestualmente, l'abbazia estese la sua giurisdizione sui comuni di Acquafondata e Viticuso, che erano appartenuti alle diocesi di Isernia e Venafro e sulla parrocchia di Camino nel comune di Rocca d'Evandro che era appartenuta alle diocesi di Calvi e Teano.[2]

La cattedra dell'abate all'interno della cattedrale di Santa Maria Assunta e San Benedetto abate

Con la fine del Regno delle Due Sicilie e proclamato il Regno d'Italia il 17 marzo 1861, una nuova legge di soppressione delle corporazioni religiose colpiva il 7 luglio 1866 anche Montecassino, che veniva dichiarato monumento nazionale, mentre l'abate conservava la sua funzione di Ordinario della diocesi cassinese, la chiesa abbaziale costituiva la cattedrale, e il monastero stesso ospitava la residenza del capitolo formato dalla comunità dei monaci, oltre che gli uffici della curia e il seminario diocesano. L'8 dicembre 1889 anche il nuovo seminario diocesano di san Giuseppe sorgeva all'interno del monastero, in aggiunta all'altro già fondato in San Germano alla fine del XVI secolo. In seguito l'abate Bonifacio Maria Krug, in applicazione della riforma dei seminari voluta da papa Pio X, avrebbe unificato i due istituti.

Proprio al Krug († 1909) succedeva l'abate Gregorio Diamare (1865-1945), durante il cui governo si registrano ben quattro congressi eucaristici diocesani, e nel 1910 la fondazione di un "ricreatorio" per i giovani di Cassino, onde favorirne la formazione morale, spirituale e religiosa. Il 12 marzo 1928 la consacrazione episcopale ne coronava l'impegno pastorale.

Sarà lui a vivere in prima persona durante la Seconda guerra mondiale il dramma del bombardamento di Montecassino avvenuto il 15 febbraio 1944, prodigandosi anche per salvare la vita dei suoi fedeli. Scomparso l'anno seguente, gli succedeva nell'opera di ricostruzione materiale e morale l'abate Ildefonso Rea (1945-1971), che non solo provvide a riedificare il monumentale monastero ma anche le tante chiese e parrocchie della diocesi tra il Cassinate e la Valle di Comino, ricche di monumenti dell'arte medievale. Divenuto anch'egli vescovo nel 1962, partecipò con impegno ai lavori del Concilio Vaticano II, e proprio nel corso dell'assise ecumenica papa Paolo VI, accompagnato da una folta schiera di padri conciliari, il 24 ottobre 1964 consacrava la nuova basilica di Montecassino, proclamando san Benedetto patrono principale di tutta l'Europa. Era come il più alto riconoscimento anche della plurisecolare missione evangelizzatrice dell'abbazia cassinese.

Dopo il Concilio Vaticano II

Papa Giovanni Paolo II si recò in pellegrinaggio a Montecassino il 20 settembre 1980 in occasione del XV centenario della nascita di san Benedetto. Il 24 maggio 2009 papa Benedetto XVI compì una visita pastorale a Cassino e Montecassino.

Fino al 2014 l'abbazia territoriale di Montecassino comprendeva 53 parrocchie per un totale di circa 80.000 battezzati e si estendeva nella parte sud orientale del Lazio e nell'estremo nord della Campania, nei comuni di Cassino (dove aveva sede), Castelnuovo Parano, Cervaro, San Giorgio a Liri, Pignataro Interamna, San Vittore del Lazio, Sant'Andrea del Garigliano, Sant'Ambrogio sul Garigliano, Sant'Apollinare, Vallemaio, Viticuso, Acquafondata, Vallerotonda, Sant'Elia Fiumerapido, Atina, Belmonte Castello, Villa Latina, in provincia di Frosinone e Rocca d'Evandro e San Pietro Infine in provincia di Caserta.

Con la bolla Contemplationi faventes del 23 ottobre 2014 papa Francesco, applicando il motu proprio Catholica Ecclesia del 23 ottobre 1976[3], ha ridotto il territorio dell'abbazia territoriale alla sola chiesa abbaziale e al monastero, con le immediate pertinenze. Il resto dell'antico territorio è passato alla diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo, che contestualmente ha mutato il proprio nome in quello di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo.[4]

Cronotassi degli abati

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Statistiche

L'abbazia territoriale nel 2021 su una popolazione di 19 persone contava 19 battezzati, corrispondenti al 100,0% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1970 110.000 110.000 100,0 92 53 39 1.195 51 200 71
1980 100.200 101.300 98,9 69 41 28 1.452 34 77 47
1990 112.800 113.800 99,1 62 35 27 1.819 1 33 80 53
1999 76.000 78.000 97,4 72 35 37 1.055 42 76 53
2000 76.000 78.000 97,4 68 38 30 1.117 35 74 53
2001 76.000 78.000 97,4 74 42 32 1.027 36 77 53
2002 78.500 78.500 100,0 76 39 37 1.032 41 72 53
2003 79.000 79.000 100,0 70 39 31 1.128 35 72 53
2004 79.000 79.000 100,0 68 40 28 1.161 54 72 53
2007 79.500 79.500 100,0 73 39 34 1.089 56 64 53
2013 78.900 80.000 98,6 48 36 12 1.643 1 46 64 53
2014 11 11 100,0 8 8 1 1 12
2016 13 13 100,0 10 2 8 1 15 1
2019 18 18 100,0 7 7 2 10 7 1
2021 19 19 100,0 7 7 2 10 7 1

Note

  1. ^ a b c Paolo Diacono, Cenni biografici su Paolo, in Antonio Zanella (a cura di), Storia dei Longobardi, Vignate (MI), BUR Rizzoli, pp. 78-79, ISBN 978-88-17-16824-3.
  2. ^ (LA) Congregazione per i Vescovi, Decreto Ad Casinum, AAS 69 (1977), p. 217.
  3. ^ Testo sul sito del Vaticano.
  4. ^ Bollettino della Santa Sede.
  5. ^ Già monaco di Moissac e priore di Santa Maria della Daurade di Tolosa (Francia). Jean Guiraud, Les registres d'Urbain IV, n. 445 ; Georges Digard, Les registres de Boniface VIII, n. 915 e n. 1264

Bibliografia

Voci correlate

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