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Millefoglio di Barrelier
Achillea barrelieri subsp. oxyloba
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Euasteridi II
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Asteroideae
Tribù Anthemideae
Sottotribù Matricariinae
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Asteroideae
Tribù Anthemideae
Sottotribù Achilleinae
Genere Achillea
Specie A. barrelieri
Nomenclatura binomiale
Achillea barrelieri
Ten., 1855

Il Millefoglio di Barrelier (nome scientifico Achillea barrelieri Ten., 1855) è una piccola pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Asteraceae simile alle “margherite”.

Etimologia

La tradizione (trasmessa a noi da Plinio) vuole che Achille curò alcune ferite dei suoi compagni d'arme, nell'assedio di Troia, con tale pianta; da qui il nome del genere (Achillea). Sembra che sia stato Chirone (suo maestro) ad informarlo delle capacità cicatrizzanti della pianta.[1] Il nome della specie (barrelieri) è in onore al biologo e domenicano francese Jacques Barrelier (1606 – 1673).[2]

Il binomio scientifico attualmente accettato (Achillea barrelieri) è stato proposto da Michele Tenore (1780 – 1861) medico e botanico abruzzese in una pubblicazione del 1855.

Descrizione

(La seguente descrizione è relativa alla specie Achillea barrelieri s.l.; per i dettagli delle varie sottospecie vedere più avanti.)

Sono piante non molto alte: 5 – 25 cm. La loro forma biologica viene definita come emicriptofita scaposa (H scap), ossia sono piante erbacee, perenni con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve; inoltre sono dotate di un asse fiorale eretto e spesso con poche foglie.

Radici

Le radici sono fittonanti.

Fusto

Foglie

Le foglie sono disposte in modo alterno e profondamente divise del tipo pennatosette. I segmenti laterali sono delle strette lacinie.

Infiorescenza

Le infiorescenze sono dei piccoli capolini terminali peduncolati (uno solo per ogni fusto). La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: un peduncolo sorregge un involucro emisferico composto da più squame (o brattee) bordate di scuro che fanno da protezione al ricettacolo piatto a pagliette trasparenti[1] sul quale s'inseriscono due tipi di fiori: quelli esterni ligulati (13 – 18) che sono di colore bianco con ligule riflesse, disposti in un unico rango e quelli interni tubulosi di colore bianco-cenerino con stigmi sporgenti di colore giallo. Diametro del capolino: 2 – 3 cm. Diametro dell'involucro: 8 mm.

Fiore

I fiori sono simpetali, zigomorfi (quelli ligulati) e attinomorfi (quelli tubulosi); sono inoltre tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Sono inoltre ermafroditi, più precisamente i fiori del raggio (quelli ligulati) sono femminili; mentre quelli del disco centrale (quelli tubulosi) sono bisessuali.

* K 0/5, C (5), A (5), G (2), infero, achenio[3]

Frutti

I frutti sono degli acheni privi di pappo.[1] La forma è compressa quasi appiattita.[5]

Biologia

Tassonomia

La famiglia di appartenenza della Achillea barrelieri (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23000 specie distribuite su 1535 generi[6] (22750 specie e 1530 generi secondo altre fonti[7]). Il genere di appartenenza (Achillea) è composto da circa un centinaio di specie, delle quali due dozzine circa fanno parte della flora spontanea italiana.

La tassonomia di questa pianta in questi ultimi anni ha subito alcuni aggiornamenti rispetto alla descrizione fatta da Sandro Pignatti nella sua “Flora d'Italia” (1982). In Pignatti sono elencate tre specie distinte ora raccolte in una sola specie[8]:

  • Achillea barrelieri Ten., ora Achillea barrelieri Ten. subsp. barrellieri
  • Achillea mucronulata Bertol., ora Achillea barrelieri Ten. subsp. mucronulata (Bertol.) Heimerl
  • Achillea oxyloba Ten., ora Achillea barrelieri Ten. subsp. oxyloba (DC.) F.Conti & Soldano

Inoltre nelle varie checklist anglosassoni il nominativo della specie è accompagnato da autori diversi:

Oppure alcune entità sono ancora descritte come specie separate:

Il numero cromosomico di A. barrelieri è: 2n = 18[10]

Descrizione sottospecie italiane

In Italia allo stato spontaneo sono presenti tre sottospecie[8] qui di seguito descritte.

Sottospecie barrelieri

Distribuzione regionale della subsp. barrelieri[8]

Sottospecie mucronulata

Distribuzione regionale della subsp. mucronulata[8]

Sottospecie oxyloba

Distribuzione della subsp. oxyloba
(Distribuzione regionale[8] – Distribuzione alpina[12])
Achillea barrelieri subsp. oxyloba
Località: Passo di Falzarego, Cortina (BL), 2105 m s.l.m. - Data: 25/07/2008
Formazione: delle comunità delle fessure, delle rupi e dei ghiaioni
Classe: Thlaspietalia rotundifolii

Sinonimi

Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:

Specie simili

Tutti i Millefoglie sono molto simili tra di loro. Questa specie (Achillea barrelieri e sottospecie) può essere distinta in quanto è l'unica ad avere l'infiorescenza con un solo capolino per ciascun fusto.

Note

  1. ^ a b c Motta 1960, Vol. 1 – pag. 25.
  2. ^ Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 78.
  3. ^ Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 20 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2011).
  4. ^ Judd 2007, pag. 523.
  5. ^ Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 7.
  6. ^ Judd 2007, pag. 520.
  7. ^ Strasburger 2007, pag. 858.
  8. ^ a b c d e Checklist of the Italian Vascular Flora, pag. 45.
  9. ^ Flora Europaea (Royal Botanic Garden Edinburgh), su 193.62.154.38. URL consultato il 20 aprile 2011.
  10. ^ a b Tropicos Database, su tropicos.org. URL consultato il 21 aprile 2011.
  11. ^ a b Flora Europaea (Royal Botanic Garden Edinburgh), su 193.62.154.38. URL consultato il 20 aprile 2011.
  12. ^ a b Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 484.

Bibliografia

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