Il territorio di Calcata, che si sviluppa lungo l'asse nord-sud, è prevalentemente collinoso, con altitudini mediamente intorno ai 200 metri (Pizzo Piede 223 m., Narce 200 m., Calcata 217 m., Cerasolo 176 m.), che non superano i 254,8 m. di Monte li Frati nella parte più meridionale del territorio comunale. Le alture tufacee sono separate da profonde forre dove scorrono corsi d'acqua a carattere torrentizio, come il Treja, il Fosso della Moia di Magliano, il Fosso della Selva.[5]
Il centro storico è arroccato su un pianoro di tufo che guarda alla valle del Treja (Paleotevere).
Nelle memorie di Mastro Titta boia dello Stato Pontificio, nel 1801 è riportata la condanna alla forca e allo squartamento del Bargello di Calcata e delle due guardie (birri) Giacomo D’Andrea e Giuseppe Sfreddi, accusati di grassazione per un fatto accaduto a Baccano, nel territorio di Calcata. La macabra esecuzione avvenne pubblicamente a piazza del Popolo a Roma.[6]
«Mentre se ne stava nella propria abitazione sopraggiunsero nove soldati tedeschi con un camion dirigendosi nella sua stalla i quali abbatterono la porta impossessandosi del suo maiale del peso di circa 170 chili. Alle vive proteste gli venivano puntate contro le pistole e i fucili mitragliatori»
(Archivio di Stato di Viterbo – Fondo Questura B 558)
Il 9 gennaio 1944 venne ucciso dai nazifascisti Filippo Tremanti di 78 anni:[7][8]
«Mentre attendeva ai lavori campestri sopraggiungevano 4 soldati tedeschi che si impossessavano di un agnello di sua proprietà. Alle sue proteste gli puntavano contro le rivoltelle»
(Archivio di Stato di Viterbo – Fondo Questura B 558)
Nel comune di Calcata durante la resistenza è stata operativa la Banda partigiana Faleria – Calcata riconosciuta dalla commissione Regionale del Lazio 08/01/1949, come partigiana autonoma[10][11]
Il paese vecchio di Calcata si erge su uno sperone tufaceo sulla valle del Treja: al borgo si accede dall'unica porta che si apre sulle mura.
La chiesa del Santissimo Nome di Gesù si trova nel paese vecchio. La sua struttura risale al XIV secolo, ma è stata ristrutturata nel 1793 per volere della famiglia dei Sinibaldi. Nella chiesa, costituita da un'unica navata e con il soffitto a capriate, sono conservati un fonte battesimale, un'acquasantiera del XVI secolo e un tabernacolo a muro. Dietro l'altare si trova una serie di pitture che rappresenta storie del Cristo.
Di fronte al centro storico di Calcata, su di un pianoro tufaceo, è l'area archeologica di Narce, toponimo moderno dato a un insediamento i cui resti risalgono dall'epoca preistorica sino a quella arcaica[12]. Il sito è accessibile dal percorso detto "piegaru", che viene dal fondovalle dove scorrono il fiume Treja e il torrente Rio. I reperti archeologici sono visibili nel museo virtuale archeologico MAVNA[13], nel comune di Mazzano Romano.
Vicino a Calcata si trovano i resti del tempio arcaico di Monte Li Santi.
Il comune di Calcata è parte dell'Itinerario delle forre etrusche e della valle del Tevere, all'interno del progetto del Sistema delle Aree Protette della Regione LazioLe Strade dei Parchi[14]. Questo itinerario percorre i paesaggi fluviali e i caratteristici borghi del Lazio a nord di Roma, affacciati sulla valle del Tevere. È composto da 4 tappe:[15]
Secondo i dati ISTAT[21], al 31 dicembre 2015 la popolazione straniera residente era di 90 persone. La nazione di origine maggiormente rappresentata era la Romania (32 = 3,49%).
Opera Bosco Museo di Arte nella Natura: museo-laboratorio sperimentale all'aperto di arte contemporanea. Il museo, inaugurato nel 1996, fa parte del MUSART, il sistema museale tematico storico-artistico della Regione Lazio. Opera Bosco si estende su due ettari di bosco nella forra della Valle del Treja, un percorso che coniuga arte ed ecologia, essendo le opere realizzate con i materiali grezzi del bosco. È stato premiato con Menzione Speciale nell'ambito del Premio Paesaggio del Consiglio d'Europa negli anni 2011, 2013 e 2015.[24]
I Luoghi della S/Cultura pause d'arte sul Sentiero Ceciuli: 7 opere scultoree in tre pietre del Lazio, installate permanentemente nel 2013 lungo il Percorso naturalistico, promosso dal Comune di Calcata, L'Accademia di Belle Arti di Roma[25] Corso di Scultura Ambientale e Lapis Tiburtinus[26], il Parco Naturale Regionale Valle del Treja, l'Associazione Culturale Il Granarone.
Nel paese di Calcata è stata girata la scena della distruzione del paesello nel film Amici miei (1975).
Nel 1978 la stessa piazza è stata il set per alcune scene nel film La mazzetta di Sergio Corbucci, con Nino Manfredi e Ugo Tognazzi. Nello stesso anno, Calcata è stata scelta come location per le scene riguardanti l'immaginario paese di Cioci per il film Scherzi da prete, con Pippo Franco, Bombolo e Oreste Lionello nei ruoli di alcuni abitanti. Sempre nel 1978 vi furono girate alcune scene de "la soldatessa alle grandi manovre" di Nando Cicero, con Renzo Montagnani, Edwige Fenech e Lino Banfi.
Di seguito la tabella storica elaborata dall'Istat a tema Unità locali, intesa come numero di imprese attive, e addetti, intesi come numero addetti delle unità locali delle imprese attive (valori medi annui).[32]
2015
2014
2013
Numero imprese attive
% Provinciale Imprese attive
% Regionale Imprese attive
Numero addetti
% Provinciale Addetti
% Regionale Addetti
Numero imprese attive
Numero addetti
Numero imprese attive
Numero addetti
Calcata
40
0,17%
0,01%
62
0,1%
0,004%
48
66
50
67
Viterbo
23.371
5,13%
59.399
3,86%
23.658
59.741
24.131
61.493
Lazio
455.591
1.539.359
457.686
1.510.459
464.094
1.525.471
Nel 2015 le 40 imprese operanti nel territorio comunale, che rappresentavano lo 0,17% del totale provinciale (23.371 imprese attive), hanno occupato 62 addetti, lo 0,1% del dato provinciale (59.399 addetti); in media, ogni impresa nel 2015 ha occupato una persona (1,55).
^Statistiche demografiche ISTAT, su demo.istat.it. URL consultato il 5 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2016).
^Molto interessanti erano dei graffiti raffiguranti guerrieri lanzichenecchi che si trovavano nel palazzo baronale, presumibilmente lasciati da loro stessi durante il sacco di Roma. Con il restauro del palazzo sono sparite anche delle incisioni lasciate sui muri da detenuti, quando il castello funzionava da carcere.