Caro maestro
Immagine dalla sigla della serie
PaeseItalia
Anno1996-1997
Formatoserie TV
Generecommedia
Stagioni2
Episodi13
Durata90 min (episodio)
Lingua originaleitaliano
Rapporto1,66:1 (originale)
1,78:1 (rimasterizzato)
Crediti
IdeatoreMassimo Del Frate
RegiaRossella Izzo
SceneggiaturaSimona Izzo, Roberta Colombo, Francesco Bonelli
Interpreti e personaggi
FotografiaEmilio Loffredo
MontaggioRaimondo Crociani
MusicheAntonio Di Pofi
ScenografiaMaurizia Narducci
CostumiValentina Di Palma (1ª stagione), Luciana Morosetti (2ª stagione)
ProduttoreAntonino Antonucci Ferrara
Produttore esecutivoRoberto Sessa (1ª stagione), Marco Bassetti (2ª stagione)
Casa di produzioneAran, RTI (Fininvest/Mediaset)
Prima visione
Dall'8 marzo 1996
Al17 aprile 1997
Rete televisivaCanale 5
Opere audiovisive correlate
AltreSei forte, maestro

Caro maestro è una serie televisiva italiana prodotta in due distinte stagioni, trasmesse su Canale 5 nelle primavere del 1996 e del 1997.

Il format è stato successivamente acquistato dalla società di produzione televisiva spagnola Zeppelin e trasmesso da Telecinco tra il 1997 e il 1998.[1]

Trama

Stefano Giusti, un conducente d'autobus fa domanda al Provveditorato agli studi ed ottiene una supplenza proprio nella scuola elementare che aveva frequentato da bambino, a Forte dei Marmi. Viene così ospitato dall'eccentrica zia Ottilia e, dal momento in cui sale in cattedra, instaura un fortissimo legame di complicità con i suoi alunni, risolvendo i problemi di ogni bambino. Si susseguono varie storie d'amore che vanno a finire più o meno bene, in particolare la ricostituzione della coppia tra il maestro Stefano e Elisa, insegnante e dirigente della scuola, che, dopo essere stati fidanzati da bambini, si ritrovano dopo anni di lontananza e, dopo varie peripezie, coronano il loro amore con il matrimonio e la nascita del piccolo Luca.

Episodi

Stagione Episodi Prima TV Italia
Prima stagione 7 1996
Seconda stagione 6 1997

Cast

Nella serie, oltre agli attori già citati, si trovano anche altri attori famosi, tra cui Franca Valeri nel ruolo dell'anziana bidella, Antonella Elia nel ruolo di sua nipote, Francesca Reggiani nel ruolo della sorella di Stefano, sposata con Nicola Pistoia che interpreta Carlo Carloni, un agente della polizia municipale. Gli altri professori sono invece Francesco Bonelli (il maestro di matematica), Isa Gallinelli (insegnante di educazione fisica), Edoardo Nevola (padre Andrea, l'effervescente insegnante di religione) e Stefania Sandrelli, dalla seconda stagione, nel ruolo dell'insegnante di inglese che fa invaghire il cognato di Stefano, Carlo Carloni (Nicola Pistoia).

Tra i bambini invece spiccano soprattutto Roberta Scardola (futura Carlotta ne I Cesaroni) nel ruolo di Giulia, figlia di Elisa, Giordano Coccomini, che interpreta Simone e Carlotta Jazzetti, nel ruolo di Carlotta, miglior amica di Giulia, e Margot Sikabonyi nel ruolo di Cristina (in seguito divenuta nota per il ruolo di Maria Martini nella serie televisiva Rai, Un medico in famiglia).

Gli altri alunni sono: Paolino (Andrea Palumbo), Salvatore (Massimiliano Cagnucci), Robertino (Matteo Ripaldi), Enrichetto (Mattia Moscardini), Salvatore (Gianluca Malavista), Marzia (Marta Giudici), Flavia (Chiara Giudici), Pablo (Daniel Di Francesco), Mirella (Carlotta Aggravi), Chiara (Chiara Murolo), Veronica (Veronica Ronci), Alessio (Alessio De Simone), Ilaria (Ilaria Argentin), Francesco (Francesco Ciaraffo), Christian (Mattia Barilli).

Nella seconda stagione spicca la presenza di Antonella Elia, alla sua prima esperienza da attrice, nel ruolo della giovane e laureata Antonella, nipote della bidella Elvira Piersanti.

Personaggi

Principali

Secondari

Sigla

La sigla è interpretata dallo stesso Columbro.

Accoglienza

La fiction è andata in onda nella sua prima stagione il venerdì sera in prima serata su Canale 5 dall'8 marzo 1996[2] ottenendo un ottimo successo di pubblico, tanto da ottenere oltre 7 milioni di spettatori[3] e da avviare le riprese della seconda stagione già nel maggio dello stesso anno.[4]

La seconda stagione è stata trasmessa l'anno successivo, a partire dal 13 marzo 1997, inizialmente nella prima serata del venerdì di Canale 5, poi spostato al giovedì.[5] Anche questo secondo ciclo di puntate ha ottenuto un'ottima accoglienza da parte del pubblico, registrando ascolti di oltre 6 milioni di spettatori.[6]

Nonostante il successo non è stata proposta una terza stagione della fiction, poiché si reputava esaurita la storia,[7] ma nel 2000 si tornò a parlare di un'eventuale nuova stagione sempre avente come protagonista Marco Columbro,[8] concretizzatasi poi con la realizzazione di un'altra fiction che ne ricalcava il format, Sei forte maestro, con Emilio Solfrizzi.[9]

La buona riuscita della fiction, apprezzata dal pubblico e dalla critica, ha portato a frequenti riproposizioni delle puntate delle due stagioni sulle reti Mediaset, sia sulle tre principali emittenti in chiaro, sia sulle reti digitali (Iris, Boing, Mediaset Extra) e satellitari (Happy Channel).[10][11]

Note

  1. ^ (ES) Eduardo Ladrón de Guevara, Cuéntame cómo pasó; Querido maestro, su books.google.it, Fundamentos. URL consultato il 27 gennaio 2015.
  2. ^ Silvia Fumarola, Arriva Columbro maestro ideale, in la Repubblica, 6 marzo 1996. URL consultato il 22 maggio 2016.
  3. ^ Il taccuino, in la Repubblica, 14 aprile 1996. URL consultato il 22 maggio 2016.
  4. ^ Brevi, in la Repubblica, 22 maggio 1996. URL consultato il 22 maggio 2016.
  5. ^ Il ritorno del maestro Columbro, in la Repubblica, 14 marzo 1997. URL consultato il 22 maggio 2016.
  6. ^ Angela batte Dandini & co, in la Repubblica, 16 marzo 1997. URL consultato il 22 maggio 2016.
  7. ^ Rita Celi, Columbro: "Ciao maestro ora divento inventore", in la Repubblica, 23 luglio 1997. URL consultato il 22 maggio 2016.
  8. ^ Silvia Fumarola, Mediaset: serie lunghe per battere la Rai, in la Repubblica, 4 marzo 1999. URL consultato il 22 maggio 2016.
  9. ^ Silvia Fumarola, Il maestro innamorato, in la Repubblica, 11 giugno 2000. URL consultato il 22 maggio 2016.
  10. ^ Rete 4, in la Repubblica, 30 agosto 2009. URL consultato il 22 maggio 2016.
  11. ^ Grasso, p. 120.

Bibliografia

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