Diocesi di Ragusa
Dioecesis Ragusina
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Spalato-Macarsca
 
VescovoRoko Glasnović
Presbiteri80, di cui 50 secolari e 30 regolari
925 battezzati per presbitero
Religiosi34 uomini, 159 donne
Diaconi1 permanente
 
Abitanti86.000
Battezzati74.000 (86,0% del totale)
StatoCroazia
Superficie1.368 km²
Parrocchie61
 
ErezioneIV secolo
Ritoromano
CattedraleAssunzione di Maria
Santi patroniSan Biagio, vescovo e martire
Indirizzop.p. 85, Poljana Paska Miličevića 4, 20000 Dubrovnik, Hrvatska
Sito webwww.dubrovacka-biskupija.hr
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Croazia

La diocesi di Ragusa di Dalmazia (in latino Dioecesis Ragusina) è una sede della Chiesa cattolica in Croazia suffraganea dell'arcidiocesi di Spalato-Macarsca. Nel 2021 contava 74.000 battezzati su 86.000 abitanti. È retta dal vescovo Roko Glasnović.

Territorio

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La diocesi comprende la porzione meridionale della Dalmazia croata.

Sede vescovile è la città di Ragusa, dove si trova la cattedrale dell'Assunzione di Maria. A Curzola sorge la chiesa di San Marco, già cattedrale della diocesi di Curzola. A Stagno si trova la chiesa di San Nicola, già cattedrale della diocesi di Stagno. A Marcana sorge la chiesa di San Michele, già chiesa abbaziale benedettina e cattedrale della diocesi di Marcana, oggi diocesi di Trebigne e Marcana, la quale porta nel proprio nome il titolo dell'antica sede soppressa anche se l'antica cattedrale è parte della diocesi di Ragusa.

Il territorio si estende su 1.368 km² ed è suddiviso in 61 parrocchie.

Storia

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Sede di Epidauro

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Epidauro, città romana chiamata in seguito Ragusa Vecchia, fu ben presto sede di una comunità cristiana, attestata nella vita dell'eremita sant'Ilarione scritta da san Girolamo, dove si racconta che, il santo eremita, per fuggire il mondo e la notorietà, si rifugiò a Epidauro, che dovette però ben presto abbandonare, perché ricercato dai cristiani locali. Questo racconto sarebbe avvenuto attorno al 360/370,[1] e attesterebbe l'esistenza di una comunità cristiana a Epidauro fin dalla metà del IV secolo.

Più tardiva è l'attestazione della sede vescovile di Epidauro. I primi vescovi storicamente documentati[2] sono Fabriciano e Paolo, che presero parte nel 530 e nel 532 ai concili provinciali di Salona, sede metropolitana di cui Epidauro era suffraganea.

L'epistolario di Gregorio Magno riporta il nome di un altro vescovo di Epidauro, Fiorenzo, che fu deposto dal suo metropolita Natale di Salona nel 592 circa, ma senza rispettare le regole canoniche dell'epoca. Questo fatto fu all'origine di uno scambio epistolare, perché i fedeli di Epidauro, ancora nel 597, reclamavano a gran voce il ritorno di Fiorenzo nella sua diocesi.[3] La mancanza di ulteriori documenti non permette di sapere come la vicenda andasse a finire.

A partire dai primi anni del VII secolo, la regione fu devastata dalle incursioni delle tribù slave. Epidauro fu definitivamente distrutta verso il 639 dagli Avari e gli abitanti, fra cui il vescovo, trovarono scampo nel castello di Lausio, vicino all'odierna Ragusa.

Sede di Ragusa

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A partire dalla metà del VII secolo Ragusa dunque ereditò l'organizzazione ecclesiastica che era stata di Epidauro e in alcuni documenti successivi i suoi vescovi portano ancora il titolo Epidauritanus. Nel concilio di Spalato del 926/927 la diocesi di Ragusa è sottomessa alla provincia ecclesiastica di Spalato, sede che a sua volta aveva ereditato i diritti metropolitici dalla distrutta Salona.[4]

Secondo la tradizione, nel corso del X secolo, dopo la distruzione della città di Doclea, i loro metropoliti si sarebbe trasferiti a Ragusa. Questo fatto portò Ragusa a rivendicare per sé diritti metropolitici a scapito di Spalato ed anche di Antivari, che a sua volta rivendicava i diritti che erano stati della sede di Doclea. Molto confusa è la storia di queste controversie, soprattutto perché, per garantirsi le prerogative metropolitane, furono prodotti documenti falsi. Tale, per esempio, è ritenuta la bolla di papa Zaccaria del 743, con la quale il pontefice attribuì all'arcivescovo Andrea di Ragusa il pallio ed elencava al contempo le diocesi dipendenti dalla sua provincia ecclesiastica. Con questa bolla si voleva comprovare l'antichità della sede metropolitana di Ragusa.[5]

Di certo Ragusa è attestata come sede metropolitana nella bolla di papa Benedetto VIII del 27 settembre 1022, con la quale il pontefice inviava il pallio a Vitali archiepiscopo sancte Epitabritane sedis. Discusso è il periodo esatto in cui Ragusa fu elevata a metropolia, se con Vitale oppure con Giovanni, verso la fine del X secolo, come riferito da alcune tradizioni.[6]

Altrettanto incerto e confuso è stabilire la provincia ecclesiastica su cui i metropoliti di Ragusa esercitavano la loro giurisdizione. Nella lotta tra Ragusa e Antivari che si protrarrà fino a metà del XIII secolo, la produzione di false bolle pontificie non rende semplice chiarire la questione. Nelle bolle autentiche dei papi Callisto II (1120) e Innocenzo II (1142) si ripete il medesimo elenco di suffraganee: Zachulmie regnum et regnum Servilie[7] Tribunieque regnum civitatem quoque Catharinensem seu Rose atque Buduanensem, Auarorum[8], Licinatensem atque Scodrensem nec non Drivastensem et Polatensem.[9]

Nel 1199 Antivari fu nuovamente elevata al rango di arcidiocesi metropolitana. Alla sua provincia ecclesiastica appartenevano diverse diocesi, tra cui Scutari, Pult, Drivasto e Dulcigno appartenute in precedenza a Ragusa.[10] Sembra che alla provincia ecclesiastica appartenesse anche la diocesi di Bosnia, fino al suo trasferimento, alla fine del XII secolo, alla provincia ecclesiastica di Kalocsa. Nel XIII/XIV secolo le suffraganee di Ragusa erano Budua, Risano, Stagno e Curzola, e Trebigne.[11]

Nel 1409 un decreto del Senato di Ragusa stabilì che da quel momento gli arcivescovi non potessero essere originari della città. Questa legge fu in vigore fino al 1721.

Ludovico Beccadelli, arcivescovo dal 1555 al 1564, prese parte al concilio di Trento; ritornato a Ragusa, introdusse le riforme tridentine, e soprattutto suddivise il territorio diocesano in parrocchie.

Dopo un periodo di 13 anni di sede vacante, il 30 giugno 1828 con la bolla Locum Beati Petri di papa Leone XII la sede di Ragusa si ampliò incorporando il territorio delle soppresse diocesi di Curzola e di Stagno, tuttavia perse il privilegio di sede metropolitana e divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Zara.

Dal 30 settembre 1839 all'8 luglio 1890 i vescovi di Ragusa ebbero in amministrazione perpetua la diocesi di Trebigne e Marcana.

Il 27 luglio 1969 è stata ristabilita la provincia ecclesiastica di Spalato-Macarsca, di cui Ragusa è divenuta suffraganea.

Cronotassi dei vescovi

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Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Vescovi di Epidauro

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Arcivescovi e vescovi di Ragusa

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Statistiche

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La diocesi nel 2021 su una popolazione di 86.000 persone contava 74.000 battezzati, corrispondenti all'86,0% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 72.000 74.200 97,0 97 61 36 742 15 170 57
1970 72.000 85.000 84,7 117 72 45 615 80 274 65
1980 78.177 84.000 93,1 99 64 35 789 40 289 65
1990 71.754 89.000 80,6 96 58 38 747 40 270 61
1999 77.600 90.200 86,0 92 57 35 843 37 224 61
2000 77.500 90.050 86,1 91 56 35 851 37 216 61
2001 75.680 90.380 83,7 86 53 33 880 35 209 61
2002 74.512 86.642 86,0 96 61 35 776 43 226 61
2003 75.000 87.500 85,7 94 62 32 797 38 228 61
2004 75.400 87.900 85,8 86 55 31 876 33 210 61
2006 76.500 88.000 86,9 89 57 32 859 34 210 61
2013 76.560 86.896 88,1 87 53 34 880 36 210 61
2016 74.384 80.125 92,8 91 54 37 817 40 185 84
2019 74.520 80.800 92,2 83 52 31 897 1 35 180 61
2021 74.000 86.000 86,0 80 50 30 925 1 34 159 61

Note

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  1. ^ Jacques Zeiller, Les origines chrétiennes dans la province romaine de la Dalmatie, Paris, 1906, pp. 96-97.
  2. ^ Alcune fonti riportano che un anonimo vescovo di Epidauro avrebbe preso parte al concilio romano indetto da papa Giulio I nel 341; questo presunto vescovo è ignoto a Farlati, Gams, Zeiller, Lucic, Aubert e altri autori.
  3. ^ (LA) Acta et diplomata res Albaniae mediae aetatis illustrantia, collegerunt et digesserunt Dr. Ludovicus de Thallóczy, Dr. Constantinus Jireček et Dr. Emilianus de Sufflay, vol. I, Vindobonae, 1913, pp. 8-9.
  4. ^ (LA) Fr. Rački, Documenta historiae Chroaticae periodum antiquam illustrantia, Zagabria, 1877, pp. 194-195.
  5. ^ Acta et diplomata res Albaniae mediae aetatis illustrantia, vol. I, p. 11, nº 50.
  6. ^ Cf. commento degli editori di Acta et diplomata res Albaniae mediae aetatis illustrantia, vol. I, p. 17 sx.
  7. ^ Sede di Serbia.
  8. ^ Sede da identificarsi probabilmente con quella di Antivari. Acta et diplomata res Albaniae mediae aetatis illustrantia, vol. I, pp. 25-26, nº 77 (e commento).
  9. ^ Acta et diplomata res Albaniae mediae aetatis illustrantia, vol. I, p. 28, nn. 83-84.
  10. ^ Acta et diplomata res Albaniae, vol. I, p. 39, nº 120. Ferlati, Illyricum Sacrum, vol. VII, pp. 29-30.
  11. ^ Eubel, Hierarchia catholica, vol. I, p. 543.
  12. ^ Dopo Fiorenzo, Farlati accenna ad un presunto vescovo di Epidauro, Giovanni, che per fuggire la persecuzione, abbandonò nel 604 circa la città portando con sé le reliquie di san Donato. Anche Gams riporta questo vescovo nella sua cronotassi, ma come un anonimo. Questo vescovo, come già supponeva Farlati, è da escludere dalla cronotassi di Epidauro, perché era vescovo di Eurea di Epiro.
  13. ^ Documentato in una bolla di papa Zaccaria, ritenuta un falso.
  14. ^ Nominato vescovo titolare di Aristio.
  15. ^ Rimase amministratore apostolico dal 16 dicembre 2020 al 22 gennaio 2022, giorno della presa di possesso di Roko Glasnović.

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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