Arcidiocesi di Oristano
Archidioecesis Arborensis
Chiesa latina
Regione ecclesiasticaSardegna
 
Mappa della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
Diocesi suffraganee
Ales-Terralba
 
Arcivescovo metropolitaRoberto Carboni, O.F.M.Conv.
Vicario generalePaolo Ghiani
Arcivescovi emeritiPier Giuliano Tiddia,
Ignazio Sanna
Presbiteri89, di cui 87 secolari e 2 regolari
1 447 battezzati per presbitero
Religiosi12 uomini, 237 donne
Diaconi3 permanenti
 
Abitanti129 448
Battezzati128 798 (99,5% del totale)
StatoItalia
Superficie3 112 km²
Parrocchie85 (9 vicariati)
 
ErezioneXI secolo
Ritoromano
CattedraleSanta Maria Assunta
Santi patroniSant'Archelao
Beata Vergine del Rimedio
IndirizzoPiazza Giovanni Paolo II, 1, 09170 Oristano, Italia
Sito webwww.chiesadioristano.it
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
La basilica di Santa Maria a Bonarcado.
La basilica ed ex cattedrale di Santa Giusta.

L'arcidiocesi di Oristano (in latino: Archidioecesis Arborensis) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica in Italia appartenente alla regione ecclesiastica Sardegna. Nel 2021 contava 128 798 battezzati su 129 448 abitanti. È retta dall'arcivescovo Roberto Carboni, O.F.M.Conv.

Territorio

L'arcidiocesi comprende comuni di 3 province della Sardegna:

Sede arcivescovile è la città di Oristano, dove si trova la cattedrale di santa Maria Assunta. L'arcidiocesi conta, oltre alla cattedrale, altre tre basiliche minori: la basilica di Santa Maria a Bonarcado; la basilica santuario di Nostra Signora del Rimedio a Oristano e la basilica di Santa Giusta a Santa Giusta, antica cattedrale della diocesi omonima.

Il territorio si estende su 3 112 km² ed è suddiviso in 85 parrocchie, 4 rettorie (Donigala Fenughedu e San Quirico, frazioni di Oristano; Pardu Nou, frazione di Siamaggiore e Solarussa; e Santa Sofia, frazione di Laconi) e 2 cappellanie (Cirras, frazione di Santa Giusta; e Crastu, frazione di Laconi). L'arcidiocesi è territorialmente organizzata in un vicariato urbano (Oristano) e in 8 foranie: Busachi, Cabras, Ghilarza, Isili, Laconi, Milis, Santa Giusta e Sorgono.[1]

La provincia ecclesiastica di Oristano comprende una sola suffraganea, la diocesi di Ales-Terralba, unita in persona episcopi all'arcidiocesi dal 3 luglio 2021.

Storia

L'arcidiocesi è stata eretta nell'XI secolo in concomitanza con la nascita del giudicato di Arborea e trae origine dall'antica diocesi di Tharros di cui esistono notizie a partire dal V secolo. A causa delle incursioni arabe i vescovi e gli abitanti si trasferirono a Aristanis. La tesi tradizionale, stabilita per la prima volta da Giovanni Francesco Fara (morto nel 1591) nel suo In Sardiniae Chorographiam, sostiene che questo trasferimento di sede sia avvenuto nel 1070 all'epoca di papa Alessandro II; gli studi condotti da Corrado Zedda e Raimondo Pinna posticipano la nascita dell'arcidiocesi arborense all'epoca di papa Urbano II, all'incirca verso il 1093.[2]

L'arcidiocesi è documentata per la prima volta in un privilegium protectionis[3] concesso da Urbano II al suo arcivescovo, di cui non è fatto il nome. Un secondo vescovo anonimo è citato in una lettera di Guglielmo, arcivescovo di Cagliari, del 1118. Il primo nome noto della cronotassi arborense è quello di Omodeo, vissuto nella prima metà del XII secolo, che prese parte alla fondazione del monastero camaldolese di Santa Maria di Bonarcado, il primo monastero religioso fondato nell'arcidiocesi.

La provincia ecclesiastica di Oristano comprendeva tre diocesi suffraganee: Santa Giusta, Ales e Terralba.

Il 24 aprile 1296 alla chiesa di Oristano fu unita la sede di Tiro in Libano, dopo che quest'ultima era stata conquistata dai Mamelucchi. Per circa un secolo gli arcivescovi di Oristano aggiunsero al proprio titolo quello di Tiro.

Durante il XII secolo i benedettini cassinesi si insediarono a San Giorgio di Bonarcado; nel 1253 si trovano le prime fondazioni francescane ad Oristano.

Stretta fu la collaborazione fra gli arcivescovi e i giudici arborensi, e spesso, soprattutto nel XIV secolo, i prelati svolgevano le funzioni di principali consiglieri dell'autorità civile; tra questi si possono citare Guido Cattaneo (1312-1339), Leonardo de Zori (1387-1389) e Elia de Palma (1414-1437).

L'8 dicembre 1503, nell'ambito della riforma delle diocesi sarde voluta dai re spagnoli, nuovi padroni dell'isola, in forza della bolla Aequum reputamus di papa Giulio II, alla sede oristanese venne unita la soppressa diocesi di Santa Giusta.

Nel periodo post-tridentino, in attuazione delle decisioni del concilio, si distinsero i vescovi: Gerolamo Barbarà (1565-1571), che convocò nel 1566 il primo sinodo diocesano; Antonio Canopolo (1588-1621), che fondò a Sassari il seminario per la formazione teologica dei preti, dove dodici posti erano destinati ai seminaristi di Oristano; Francesco Masones Nin (1704-1717), che celebrò un altro sinodo diocesano, si impegnò per la fondazione nella città di una seconda sede del seminario arcivescovile e diede avvio ai lavori di restauro della cattedrale.

A causa della diffusione della malaria, che imperversava in Sardegna nei periodi più caldi dell'anno, tra i preti di campagna era diffusa l'usanza, comune a tutta l'isola, di abbandonare le parrocchie per rifugiarsi in luoghi salubri, a scapito della cura animarum e della normale attività pastorale; nel 1720 su 87 parrocchie dell'arcidiocesi, 52 erano amministrate dai cosiddetti «vicarii ad nutum, ecclesiastici di scarsa cultura che, abituati al clima della zona, gestivano le parrocchie per conto dei titolari accontentandosi di una piccola parte del reddito del beneficio».[4] La malaria era certamente un pericolo reale e devastante; ne fecero le spese anche i vescovi Vincenzo Giovanni Vico-Torrellas (1741-1744) e Nicola Maurizio Fontana (1744-1746), morti in giovane età, rispettivamente a 40 e a 38 anni.

Tra gli arcivescovi del Settecento si distinse in modo particolare Ludovico Emanuele del Carretto (1746-1772): fece costruire un nuovo seminario (per via della troppa distanza dal Seminario già fondato a Sassari dal Canopolo e saldamente in mano ai gesuiti); per tre volte compì la visita pastorale dell'arcidiocesi; si diede da fare per la formazione del clero attraverso l'istituzione di conferenze obbligatorie per i preti, e fondò in molti villaggi di campagna i monti frumentari per l'aiuto economico dei contadini privi di risorse.

Durante l'Ottocento, a causa delle difficoltà nelle relazioni fra autorità civili e autorità ecclesiastiche, l'arcidiocesi visse lunghi momenti di sede vacante, per un totale di circa 25 anni.

Nel 1924 ad Oristano si celebrò il primo concilio plenario sardo, e nel 1931 un congresso eucaristico regionale, entrambi durante l'episcopato di Giorgio Maria Delrio (1920-1938).

Il 31 maggio 1954, con la lettera apostolica Ex quo Beatissima, papa Pio XII ha proclamato la Beata Maria Vergine del Rimedio e Sant'Archelao patroni dell'arcidiocesi.[5]

Nell'ottobre del 1985 l'arcidiocesi ha ricevuto in visita pastorale papa Giovanni Paolo II.

Dal 3 luglio 2021 è unita in persona episcopi alla diocesi di Ales-Terralba.

Cronotassi degli arcivescovi

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Vescovi oriundi

I sacerdoti originari viventi promossi all'episcopato sono:

Istituti religiosi presenti nell'arcidiocesi

Nel 2023 contano case in diocesi i seguenti istituti religiosi:[9][10]

Statistiche

L'arcidiocesi nel 2021 su una popolazione di 129 448 persone contava 128 798 battezzati, corrispondenti al 99,5% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 130 000 130 000 100,0 142 116 26 915 34 143 77
1970 150 488 150 513 100,0 161 127 34 934 50 372 84
1980 148 425 148 650 99,8 162 119 43 916 49 362 86
1990 148 922 149 367 99,7 150 119 31 992 2 41 272 85
1999 150 507 151 320 99,5 143 111 32 1 052 5 38 362 85
2000 151 312 152 116 99,5 135 105 30 1 120 6 33 351 85
2001 150 723 151 527 99,5 128 99 29 1 177 6 31 372 85
2002 150 432 151 234 99,5 129 99 30 1 166 6 32 351 85
2003 148 884 149 721 99,4 130 101 29 1 145 6 33 356 85
2004 148 762 149 574 99,5 128 100 28 1 162 6 33 343 85
2010[11] 147 000 147 900 99,3 126 103 23 1 166 6 27 321 85
2013 147 300 148 200 99,4 128 104 24 1 150 5 34 272 85
2016 133 800 135 000 99,1 125 99 26 1 070 5 28 276 85
2019 133 000 133 650 99,5 111 87 24 1 198 3 34 238 85
2021 128 798 129 448 99,5 89 87 2 1 447 3 12 237 85

Note

  1. ^ Foranie, su Diocesi di Oristano. URL consultato il 28 agosto 2023 (archiviato dall'url originale il 17 febbraio 2015).
  2. ^ Corrado Zedda e Raimondo Pinna, La diocesi di Santa Giusta nel Medioevo, in La Cattedrale di Santa Giusta. Architettura e arredi dall’XI al XIX secolo, su Academia. URL consultato il 28 agosto 2023 (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2018).
  3. ^ Kehr, Italia Pontificia, X, p. 454, nº 1.
  4. ^ Dal sito Beweb - Beni ecclesiastici in web.
  5. ^ (LA) Lettera apostolica Ex quo Beatissima, AAS 47 (PDF), su vatican.va, (1955), pp. 488-489. URL consultato il 28 agosto 2023.
  6. ^ Casula, p. 1924.
  7. ^ Nominato dall'antipapa Benedetto XIII, fu confermato da papa Martino V il 27 luglio 1418.
  8. ^ Nella bolla di nomina di Gavino Mallano, si dice che la sede è rimasta vacante per la morte di Nieto. La nomina di Nieto a Cagliari, su cui Eubel non possiede dati certi, probabilmente non ebbe effetto.
  9. ^ Istituti religiosi maschili, su diocesioristano.it. URL consultato il 5 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 7 ottobre 2013).
  10. ^ Istituti religiosi femminili, su diocesioristano.it. URL consultato il 5 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 7 ottobre 2013).
  11. ^ Annuario Pontificio cartaceo del 2011.

Bibliografia

Voci correlate

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