L'arcidiocesi garganica si estende su 1666 km² e comprende 50 parrocchie, raggruppate in 5 vicarie comprendenti i seguenti comuni in provincia di Foggia:
Incerta è l'origine della diocesi di Siponto. Secondo la tradizione, fu lo stesso apostolosan Pietro a fondare la comunità cristiana di Siponto e a consacrare il suo primo vescovosan Giustino; la medesima tradizione riporta un lungo elenco di presunti vescovi sipontini, molti dei quali anonimi, tra II e IV secolo. Tuttavia il primo vescovo storicamente documentato è Felice I, che assistette al concilio romano indetto da papa Ilario nel 465. Tuttavia, «a dispetto del silenzio delle fonti, la comunità cristiana di Siponto doveva essere ben viva ed organizzata già sin dal IV secolo come prova l'esistenza di una basilica paleocristiana a tre navate e alcuni ipogei paleocristiani».[1]
La prima metà del VI secolo è segnata dalla presenza vescovo Lorenzo Maiorano che secondo la tradizione fu il destinatario delle tre apparizioni dell'arcangelo Michele, all'origine del santuario garganico di San Michele Arcangelo. Sul finire del secolo, l'epistolario di Gregorio Magno ci permette di conoscere altri due vescovi sipontini, Felice II e Vitaliano, attestati dal 591 al 599. Un'iscrizione epigrafica, mutila in più parti e databile tra VI e VII secolo, riporta il nome di Stefano e il titolo di episcopus. Ultimo vescovo noto dalle fonti antiche è Rufino, che partecipò al concilio lateranense del 649.
Nel 663Siponto fu distrutta una prima volta dalle incursioni degli slavi. In seguito a questa distruzione la città fu quasi abbandonata e anche la diocesi fu di fatto soppressa e unita all'arcidiocesi di Benevento; secondo la tradizione, riportata nella vita di san Barbato di Benevento, l'unione sarebbe avvenuta all'epoca di questo vescovo beneventano, nella seconda metà del VII secolo. Tuttavia il primo vescovo di Benevento che riporta entrambi i titoli è Davide II sul finire dell'VIII secolo, come attesta un diploma del 795, dove Davide si definisce vescovo sanctae sedis Beneventanae et Sipontinae ecclesiae.[2]
Siponto riottenne l'indipendenza ecclesiastica all'inizio dell'XI secolo, durante la dominazione bizantina, con il vescovo Leone documentato dal 1023 al 1037, periodo durante il quale la Chiesa sipontina fu elevata da papa Benedetto IX (1032-1044) al rango di Chiesa arcivescovile.[3] Le incertezze politiche del periodo, con il passaggio della Capitanata dai Bizantini ai nuovi dominatori Normanni, rendono difficile seguire le vicende storiche della diocesi sipontina. Alcuni documenti pontifici[2] sembrano confermare che, dopo Leone, per un certo periodo la diocesi fu nuovamente soggetta a Benevento, mentre tuttavia è attestato che Giovanni vescovo di Trani ebbe per un periodo l'amministrazione della Chiesa sipontina, fino a quando fu deposto nel 1059.
Il vero artefice della rinascita di Siponto fu il vescovo benedettino Geraldo, documentato dal 1064 al 1076, il cui pontificato «segna per la chiesa sipontina la totale emancipazione da Benevento, nei riguardi sia dell'autonomia diocesana sia di quella metropolitica».[4] Infatti, nel 1063/64papa Alessandro II concesse a Geraldo il titolo di arcivescovo[5]; all'epoca di papa Pasquale II (1099-1118) la Chiesa sipontina fu elevata al rango di sede metropolitana, con la diocesi di Vieste come unica suffraganea.[6]
La decadenza della città di Siponto, diruta da Guglielmo I poco dopo la metà del XII secolo, abbandonata dai suoi abitanti e da ultimo colpita da un terremoto, portò al trasferimento della sede vescovile nella vicina città di Manfredonia, costruita tra il 1256 e il 1263.[7] Tuttavia, nel linguaggio curiale, l'arcidiocesi continuerà a mantenere l'antico titolo ecclesiastico di dioecesis sipontina.
Il rito bizantino doveva essere ampiamente diffuso nell'antica diocesi di Siponto. Si mantenne l'uso del rito bizantino all'altare maggiore della cattedrale fino ai tempi del vescovo Domenico Ginnasi (1586-1607) alla fine del XVI secolo.
Nel 1620 la cattedrale di Manfredonia fu distrutta dai turchi e successivamente ricostruita durante l'episcopato di Antonio Marullo. Si deve al vescovo Domenico Ginnasi la costruzione del seminario diocesano nel 1598.[8]
Dal 1818, con la bollaDe utiliori di papa Pio VII, gli arcivescovi sipontini divennero anche amministratori perpetui della diocesi di Vieste.
Incerta è l'origine della diocesi di Vieste, che risale all'epoca della dominazione bizantina. Il primo vescovo conosciuto è Alfano, documentato nel 1019 grazie a una pergamena dell'abbazia di Santa Maria delle Tremiti, datata nel ventiseiesimo anno di episcopato di Alfano, che dunque divenne vescovo di Vieste all'incirca nell'anno 994. Il vescovo è ancora menzionato in pergamene del 1031 e del 1035.[10]
Non si hanno più notizie della diocesi e dei vescovi di Vieste per oltre un secolo, durante il quale la regione passò sotto la dominazione dei Normanni. Il successivo vescovo documentato dalle fonti coeve è Marando (o Maraldo), che un'altra pergamena dell'abbazia tremitese attesta nel 1158, e che venne deposto da papa Alessandro III per simonia.[10] Il vescovo Simeone prese parte al concilio lateranense del 1179.
La diocesi era molto piccola, comprendendo il solo territorio di Vieste, ed era poverissima di rendite, che nel XVI secolo ammontavano a meno di 300 ducati l'anno, cosa che la dispensava da qualsiasi tipo di imposizione fiscale.[12] Per questa sua particolare situazione, la diocesi vide l'avvicendarsi di molti vescovi, in particolare nel Cinquecento, con 15 vescovi che per lo più non misero mai piede a Vieste, prefigurando una permanente instabilità nel governo pastorale. La maggior parte di questi vescovi provenivano dagli ambienti curiali romani; tra questi bisogna ricordare Ugo Boncompagni, futuro papa Gregorio XIII, che governò la diocesi dal 1558 al 1565 e presenziò al concilio di Trento.[13]
La cattedrale di Vieste, risalente al X secolo, fu restaurata una prima volta nel XIII secolo all'epoca di Federico II; rimaneggiata in più occasioni a causa di frequenti terremoti, fu ricostruita nel Settecento all'epoca dei vescovi Nicola Cimaglia e Giuseppe Maruca.[14]
In seguito al concordato tra la Santa Sede e il Regno delle Due Sicilie, con la bollaDe utiliori di papa Pio VII del 27 giugno 1818 la diocesi di Vieste fu data in amministrazione perpetua agli arcivescovi di Manfredonia. Ai canonici della cattedrale di Vieste fu concesso di eleggere un proprio vicario capitolare ad ogni nuovo arcivescovo amministratore.
Il 30 aprile 1979 l'arcidiocesi di Manfredonia perse la dignità metropolitica, pur mantenendo il titolo arcivescovile, ed entrò a far parte, insieme con la diocesi di Vieste, della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Foggia.[17]
Celestino Maria Cocle, C.SS.R. (San Giovanni Rotondo, 22 novembre 1783 - Napoli, 3 marzo 1857), arcivescovo titolare di Patrasso (1831-1857) e rettore maggiore dei Redentoristi (1824-1832)
^Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, vol. I, Roma, 1999, p. 777.
^Pietri-Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, I, pp. 803-804.
^Pietri-Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, II, Roma, 2000, p. 2321. Un Vitaliano II viene inserito nelle cronotassi tradizionali, ma il suo nome è menzionato in un falso diploma di Gregorio Magno (Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, p. 284).
^Pietri-Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, II, p. 2131.
^Cristianziano Serricchio, Iscrizioni romane paleocristiane e medievali di Siponto, Manfredonia, 1978, pp. 40-41 nº 15.
^Kehr, Italia pontificia, IX, p. 235 nº 10. Klewitz, Zur geschichte der bistumsorganization Campaniens und Apuliensim 10. und 11. Jahrhundert, p. 54. Le cronotassi tradizionali inseriscono dopo Leone i vescovi beneventani Ulderico e Milone, che presuppongono una nuova unione di Siponto con l'arcidiocesi di Benevento (Sarnelli, Cronologia de' vescovi et arcivescovi sipontini, pp. 131-135). Secondo Tommaso Leccisotti sono da escludere, perché non ci fu nessuna seconda unione tra le due sedi (Due monaci cassinesi arcivescovi di Siponto, p. 160).
^Leccisotti, Due monaci cassinesi arcivescovi di Siponto, p. 160.
^(DE) Klewitz, Zur geschichte der bistumsorganization Campaniens und Apuliensim 10. und 11. Jahrhundert, p. 54. Kehr, Italia pontificia, IX, p. 235, nº 11.
^Cappelletti inserisce un vescovo Buono, dal 1049 al 1059, ignoto a tutti gli altri autori
^La presenza documentata dei vescovi Guglielmo I, Giovanni I e Gaudino porta ad escludere i vescovi Leone III (1118-1130) e Sergio Freccia (1130-1140) inseriti da Sarnelli nella cronotassi sipontina (Cronologia de' vescovi et arcivescovi sipontini, pp. 156-163). Klewitz, Zur geschichte der bistumsorganization Campaniens und Apuliensim 10. und 11. Jahrhundert, p. 55.
^Kehr, Italia pontificia, IX, p. 238, nº 19. Secondo una bolla di papa Alessandro III del 1176, Goffredo consacrò il vescovo Maraldo di Vieste, documentato per la prima volta nel 1158 (Italia pontificia, IX, p. 269 nº 2). Sarnelli e tutti gli autori che dipendono da lui inseriscono un vescovo Sigifredo tra il 1155 e il 1166, da identificarsi con il vescovo Goffredo, menzionato in documenti postumi.
^Le cronotassi tradizionali distinguono due vescovi di nome Gerardo, assegnati agli anni 1173-1175 e 1175-1179. Kamp documenta come si tratti della stessa persona, traslato dalla sede di Salona nel 1170, dopo il 20 giugno (Kirche und Monarchie…, II, p. 531). Anche Kehr, Italia pontificia, IX, p. 238, nº 19.
^abcdefKamp, Kirche und Monarchie…, II, pp. 530-540.
^Kamp documenta che la diocesi era vacante nel settembre 1271 e ancora nel 1272/73.
^abcdefgKamp, Kirche und Monarchie…, II, pp. 541-542.
^La documentazione coeva non menziona più vescovi di Vieste per parecchi decenni. Kamp attesta che la diocesi era vacante nell'ottobre 1239 e ancora tra il 1271 e settembre 1272.
^Il 12 gennaio 1594 fu nominato vescovo di Orihuela.