Diocesi di Cesena-Sarsina
Dioecesis Caesenatensis-Sarsinatensis
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Ravenna-Cervia
Regione ecclesiasticaEmilia-Romagna
 
Mappa della diocesi
 
VescovoDouglas Regattieri
Vicario generalePier Giulio Diaco
Presbiteri139, di cui 90 secolari e 49 regolari
1.160 battezzati per presbitero
Religiosi62 uomini, 60 donne
Diaconi47 permanenti
 
Abitanti174.494
Battezzati161.301 (92,4% del totale)
StatoItalia
Superficie1.530 km²
Parrocchie94
 
ErezioneI secolo (Cesena)
IV secolo (Sarsina)
in plena unione dal 30 settembre 1986
Ritoromano
CattedraleSan Giovanni Battista
ConcattedraleSan Vicinio
Santi patroniMadonna del Popolo
San Vicinio
San Mauro vescovo
IndirizzoVia Don Giovanni Minzoni 47, 47521 Cesena, Italia
Sito webwww.diocesicesenasarsina.it
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
La concattedrale di San Vicinio a Sarsina

La diocesi di Cesena-Sarsina (in latino: Dioecesis Caesenatensis-Sarsinatensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Ravenna-Cervia, appartenente alla regione ecclesiastica Emilia-Romagna. Nel 2021 contava 161.301 battezzati su 174.494 abitanti. È retta dal vescovo Douglas Regattieri.

Territorio

La diocesi comprende la parte orientale della provincia di Forlì-Cesena ad eccezione di cinque comuni, afferenti alla diocesi di Rimini. Si estende sui comuni di Bagno di Romagna, Montiano, Bertinoro, Mercato Saraceno, Cesena, Sarsina, Cesenatico, Sogliano al Rubicone, Civitella di Romagna, Gambettola, Roncofreddo, Gatteo, Verghereto e Longiano.

Sede vescovile è la città di Cesena, dove si trova la cattedrale di San Giovanni Battista. A Sarsina si trova la concattedrale di San Vicinio. A Cesena sorge anche la basilica minore dell'abbazia di Santa Maria del Monte.

Il territorio è suddiviso in 94 parrocchie.

Zone e unità pastorali

Lo stesso argomento in dettaglio: Parrocchie della diocesi di Cesena-Sarsina.

Con decreto vescovile del 14 settembre 2008, le parrocchie della diocesi sono state raggruppate in 6 zone pastorali e 21 unità pastorali:

Storia

Sede di Cesena

Secondo la tradizione, la diocesi di Cesena fu eretta nel I secolo. La cronotassi tradizionale riporta un lungo elenco di vescovi, sulla cui esistenza storica o sulla cui attribuzione alla sede cesenate molti dubbi sono stati sollevati. Primi vescovi storicamente documentati sono quelli che la cronotassi tradizionale chiama Natale II e Concordio II, menzionati nelle lettere di Gregorio Magno, tra la fine del VI secolo e gli inizi del VII.

Nel 1159 papa Alessandro III, con la bolla Ad hoc sumus[1], confermò tutti i privilegi, i possedimenti e le giurisdizioni della Chiesa di Cesena, e pose la diocesi sotto l'immediata soggezione della Santa Sede. Dal XVI secolo Cesena entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Ravenna.

Nel 1241 l'antica cattedrale di Cesena, che si trovava presso il castello, fu consegnata insieme con il castello all'imperatore Federico II che demolì entrambi gli edifici.

Il 27 maggio 1357 Cia degli Ordelaffi, moglie di Francesco II Ordelaffi, nemica dei vescovi di Cesena, ordinò l'incendio del campanile della cattedrale e del palazzo vescovile; anche numerose case di Cesena furono distrutte.

Nel 1376 le truppe mercenarie di Giovanni Acuto, guidate personalmente da Roberto, cardinale di Ginevra e futuro antipapa Clemente VII, si impadronirono di Cesena, che rifiutava di assoggettarsi allo Stato Pontificio, uccidendo centinaia di persone ed espellendone tutti gli abitanti.

Nel 1378 papa Urbano VI concedeva la costruzione di una nuova cattedrale, che fu edificata a partire dal 1408.

Si deve al vescovo Odoardo Gualandi la costruzione e l'istituzione del seminario per la formazione dei preti nel 1569. Diversi furono i sinodi diocesani celebrati dai vescovi di Cesena nei secoli successivi.

Il 7 ottobre 1975 la Congregazione per i Vescovi decretò il passaggio dalla diocesi di Sansepolcro a quella di Cesena delle parrocchie della Valle del Savio comprese nel territorio comunale di Bagno di Romagna e di Verghereto.

Sede di Sarsina

Incerte sono le origini della Chiesa sarsinatese. Tradizionalmente la sua fondazione è attribuita al IV secolo, epoca in cui avrebbe vissuto il protovescovo san Vicinio, attuale compatrono della diocesi.

Di molti onori, privilegi e concessioni fu arricchita la Chiesa di Sarsina dall'imperatore Corrado II nel 1026, all'epoca del vescovo Uberto I. Nel 1220 l'imperatore Federico II concesse al vescovo Alberico e ai suoi successori il dominio feudale e temporale su oltre settanta castella e pagi del territorio.

Se da un lato questo determinò un aumento del prestigio e della ricchezza della Chiesa di Sarsina, dall'altro causò anche dolorose conseguenze, per il predominio ed il controllo di queste terre. Nel 1265 il vescovo Guido fu ucciso per aver voluto difendere i beni ecclesiastici contro i tentativi di usurpazione di Alessandro Aldobrandi e Renerio. Nel XIV secolo anche i possedimenti temporali della Chiesa di Sarsina furono minacciati dagli Ordelaffi, con l'appoggio di qualche membro della Curia. La giurisdizione sulla città di Sarsina passò alla Camera apostolica, ma nel 1372 il vescovo Giovanni Numai la riottenne per sé i e per i suoi successori mediante una sentenza, confermata da papa Gregorio XI due anni dopo.

Negli anni 80 del XIV secolo Sarsina e i castelli circostanti tornarono ad essere assoggettati alla signoria degli Ordelaffi, che li mantennero fino al 1406 quando la città passò sotto i Malatesta e i vescovi videro tramontare definitivamente il loro potere feudale. Nel 1515 il vescovo Galeazzo Corbara si accordò con i governanti del comune di Sansepolcro, nella parte fiorentina dell'Alta Valle del Tevere, per trasferire là la sede della diocesi, che avrebbe così preso la denominazione di Sansepolcro e Sarsina. Nonostante l'approvazione da parte di papa Leone X il progetto non ebbe esecuzione, probabilmente per il mancato sostegno della Repubblica fiorentina, che preferiva attribuire all'erigenda Diocesi di Sansepolcro l'intero territorio altotiberino[2].

Nel XVII secolo il vescovo Nicolò Brauzi ebbe l'incauta idea di far rivalere i suoi antichi diritti temporali e la sua esenzione dalla Camera Apostolica. Forse per questo motivo, fu rinchiuso per molti anni da papa Paolo V nelle prigioni di Castel Sant'Angelo.

Sulle indicazioni del concilio di Trento, il vescovo Carlo Bovio istituì nel 1643 il seminario diocesano.

Negli anni del dominio napoleonico la diocesi di Sarsina fu soppressa dall'autorità civile, ma fu ristabilita con la caduta del governo francese.

Il 28 agosto 1824, in forza della bolla Dominici gregis di papa Leone XII, la sede di Sarsina, a causa della povertà della mensa episcopale, fu unita a quella di Bertinoro. L'unione, problematica soprattutto per la difficoltà di comunicazione tra le due sedi, fu revocata attorno al 1872, quando la diocesi di Sarsina tornò ad avere un proprio vescovo.

Il 7 luglio 1850 cedette una porzione di territorio a vantaggio dell'erezione della diocesi di Modigliana (oggi diocesi di Faenza-Modigliana). Queste parrocchie le furono restituite il 25 marzo 1908, in forza del decreto Anno millesimo della Congregazione Concistoriale.[3]

Al momento della piena unione con Cesena, la diocesi di Sarsina comprendeva 33 parrocchie nei comuni di Sarsina (10), Bagno di Romagna (1), Civitella di Romagna (2), Mercato Saraceno (13), Sogliano al Rubicone (2) e Verghereto (5).[4]

Sedi unite

Il 1º maggio 1976 Augusto Gianfranceschi, vescovo di Cesena, fu nominato anche vescovo di Sarsina, unendo così in persona episcopi le due sedi.

Il 30 settembre 1986, in forza del decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi, fu stabilita la plena unione delle due diocesi e la nuova circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome attuale.

Cronotassi dei vescovi

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Vescovi di Cesena

Vescovi di Sarsina

Vescovi di Cesena-Sarsina

Statistiche

La diocesi nel 2021 su una popolazione di 174.494 persone contava 161.301 battezzati, corrispondenti al 92,4% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
Diocesi di Cesena
1950 96.500 97.000 99,5 178 124 54 542 81 206 67
1959 110.700 110.920 99,8 189 138 51 585 53 218 74
1970 124.912 125.000 99,9 190 136 54 657 1 72 238 81
1980 152.000 152.500 99,7 201 151 50 756 58 176 108
Diocesi di Sarsina
1950 26.000 26.000 100,0 66 66 - 393 44 55
1970 13.000 13.000 100,0 46 46 - 282 17 52
1980 13.200 13.500 97,8 34 34 - 388 12 52
Diocesi di Cesena-Sarsina
1990 153.200 154.000 99,5 207 160 47 740 5 64 133 122
1999 154.500 155.900 99,1 193 152 41 800 16 50 125 122
2000 154.500 155.900 99,1 192 151 41 804 16 50 125 121
2001 155.000 157.970 98,1 183 144 39 846 17 48 110 104
2002 157.970 160.000 98,7 182 143 39 867 17 48 110 104
2003 155.970 157.837 98,8 178 141 37 876 18 46 110 104
2004 155.900 157.900 98,7 173 136 37 901 20 46 110 101
2006 160.000 167.000 95,8 166 126 40 963 26 49 92 101
2013 159.700 168.600 94,7 148 111 37 1.079 32 44 76 96
2016 170.638 173.948 98,1 138 105 33 1.236 42 42 83 95
2019 167.503 172.043 97,4 146 103 43 1.147 44 56 60 94
2021 161.301 174.494 92,4 139 90 49 1.160 47 62 60 94

Note

  1. ^ Testo della bolla in Cappelletti, op. cit., p. 537.
  2. ^ Cfr. A. Czortek - F. Chieli, La nascita di una diocesi nella Toscana di Leone X: Sansepolcro da Borgo a città, Roma, 2018.
  3. ^ (LA) Decreto Anno millesimo, in Pii X pontificis maximi acta, vol. V, Romae 1914, pp. 193-196.
  4. ^ Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 45, 24 febbraio 1987, p. 28 e seguenti. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle parrocchie della diocesi che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale del 10 febbraio 1987 su richiesta del vescovo del 30 giugno 1986.
  5. ^ Secondo Lanzoni, Floriano sarebbe vescovo di Siena, non di Cesena.
  6. ^ La sequenza dei vescovi Natale e Concordio è sospetta, secondo Lanzoni, perché identica a quella degli inizi del VII secolo.
  7. ^ Nelle cronotassi di Mengozzi e di Lanzoni, Natale II è il primo vescovo autentico della serie cesenate.
  8. ^ I vescovi Costantino, Candido, Marcello e Claudio sono esclusi dalla cronotassi di Mengozzi.
  9. ^ I vescovi Giovanni I e Romano sono esclusi dalla cronotassi di Mengozzi.
  10. ^ Menzionato da Gams, sconosciuto a Mengozzi.
  11. ^ (EN) The Cardinals of the Holy Roman Church-Fattiboni
  12. ^ Aderì al partito dell'antipapa Clemente VII (circa (1378), che nel 1380 lo trasferì ad Angoulême.
  13. ^ Menzionato da Gams, escluso da Mengozzi, inserito da Eubel ma con un punto interrogativo.
  14. ^ Secondo Eubel e Mengozzi, i tre vescovi di nome Giacomo, presenti nelle cronotassi dal 1379 al 1405, sono in realtà un solo e medesimo vescovo.
  15. ^ Gams distingue due vescovi di nome Paolo: Paolo Sebantini e Paolo Ferrante. Questa distinzione è esclusa sia da Eubel che da Mengozzi.
  16. ^ Nominato vescovo titolare di Pergamo.
  17. ^ Secondo Lanzoni, Lorenzo, episcopus bobiensis presente ai sinodi romani del 501 e 502, non fu vescovo di Sarsina (nel medioevo Sarsina ebbe anche il nome di Bobium), ma di Boiano.
  18. ^ Secondo Lanzoni, ad eccezione di Vicinio, gli altri vescovi menzionati dalle cronotassi tradizionali, da Rufino a Sergio, «sono nomi con dati storici e cronologici estremamente sospetti». Circa la cronologia, Mengozzi riporta le date tradizionali ma sempre affiancate da un punto interrogativo, fino al vescovo Giusto.
  19. ^ Eubel inserisce un vescovo Gioacchino, che il 10 febbraio 1209 sarebbe stato trasferito da Sarsina a Faenza. Né Cappelletti né Mengozzi accennano a questo vescovo. Secondo lo storico Strozzi (Serie cronologica dei vescovi faentini, p. 135) questo Gioacchino era stato in passato vescovo di Sarzana, ma nella cronotassi sarzanese non appare un vescovo con questo nome.
  20. ^ Secondo Mengozzi, Alberico e Alberto sono la stessa persona.
  21. ^ Confusa è la cronotassi sarsinatese dell'inizio del XVI secolo. Secondo Cappelletti, a Galeazzo Corvara, che muore nell'anno stesso della sua elezione, succede dopo anni di sede vacante Antonio Ronchi (1515-1524). Secondo Eubel, il 18 maggio 1523 Giovanni Antonio Corvara viene nominato coadiutore con diritto di successione dello zio Galeazzo Corvara, che dunque era ancora vivo all'epoca. Non è chiaro tuttavia se il nipote fece in tempo a succedere alla zio, poiché probabilmente morì prima di lui. Il Mengozzi esclude Antonio Ronchi dalla sua cronotassi.
  22. ^ Durante la vacanza della sede fu nominato amministratore apostolico Pietro Giacomo Pichi, vescovo di Cittaducale, che mantenne l'amministrazione dal 1718 alla morte, nel mese di marzo 1733.

Bibliografia

Per la sede di Cesena

Per la sede di Sarsina

Voci correlate

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