Don Enzo Mazzi (Borgo San Lorenzo, 11 marzo 1927 – Firenze, 22 ottobre 2011) è stato un presbitero italiano.
Fu parroco nel quartiere Isolotto a Firenze dal 1954 al 1968, dove esercitò la sua azione pastorale aderendo radicalmente alle istanze rinnovatrici alimentate dal concilio Vaticano II. Con il consenso dell'Arcivescovo di Firenze, card. Elia Dalla Costa, poggiò le fondamenta della nuova parrocchia dell'Isolotto su due elementi: 1 - la pastorale dichiaratamente missionaria che non faceva riferimento a dogmi o a teoremi dottrinali: l'intento era quello di superare gli steccati tra credenti e non credenti, tra buoni e cattivi, gli steccati politici; 2 - l'esercizio gratuito del ministero in tutti i suoi aspetti, rifiutando le "tariffe" sia per la messa sia per tutti i sacramenti.[1] Solidarizzò con i cattolici che non si riconoscevano nella politica democristiana e alloggiò in canonica disabili, ex carcerati e tre nuclei familiari. Nel 1968 manifestò aperta solidarietà con i giovani cattolici dissenzienti che avevano occupato il Duomo di Parma.[2] Dopo un'assemblea della sua comunità parrocchiale, che raccolse diecimila persone,[1] fu rimosso dall'incarico di parroco da parte del cardinale Ermenegildo Florit, ma continuò ad esercitare la sua azione pastorale in alcuni locali contigui, che divennero sede della comunità cristiana di base dell'Isolotto. Nel 1974 fu prima sospeso a divinis e poi ridotto allo stato laicale.
Negli anni ottanta, l'arcivescovo Silvano Piovanelli[1] promosse un'opera di riconciliazione con la Comunità dei fedeli che si erano costituiti in "Comunità di base" insieme a Enzo Mazzi e Sergio Gomiti, tramite un doppio intervento, prima nella chiesa parrocchiale, poi nella sede della Comunità, alloggiata nelle "baracche verdi" messe a disposizione dal Comune di Firenze.
Nel 2009 accolse Beppino Englaro, padre di Eluana Englaro, quando venne a Firenze a ricevere la cittadinanza onoraria[3].
Scomparso nel 2011 all'età di 84 anni, scelse di essere cremato[4].
Fu a lungo collaboratore di Repubblica, per la quale affrontò spesso i temi del rinnovamento della Chiesa e della sua apertura alle istanze sociali.[1] Frequenti i suoi articoli su "Il Manifesto" col quale ha pubblicato alcuni dei suoi ultimi libri.