Giggi Zanazzo (1895)

Giggi Zanazzo, all'anagrafe Luigi Antonio Gioacchino Zanazzo (Roma, 31 gennaio 1860Roma, 13 dicembre 1911), è stato un poeta, commediografo, antropologo e bibliotecario italiano.

Studioso delle tradizioni del popolo romano e poeta in romanesco, è considerato, insieme con Francesco Sabatini, il padre fondatore della romanistica. Alla sua scuola mossero i primi passi Trilussa e i più bei nomi della poesia dialettale della Roma d'inizio secolo.

Biografia

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Giggi Zanazzo all'età di 23 anni
La loggetta e il busto di via dei Delfini, oggi
Il periodico romanesco Rugantino (1889)

Zanazzo nacque a Roma nel 1860, in Via dei delfini 5 nel rione Campitelli dal padre Carlo, nativo di Lozzolo ma originario del Veneto, che si era trasferito all'incirca nel 1830 a Roma, dove gestiva un'osteria a Testaccio, e con cui il figlio non ebbe ottimi rapporti; sua madre era invece romana. Studiò ragioneria presso il collegio Poli, poi lavorò alla Biblioteca Vittorio Emanuele e quindi fu distaccato, sempre come bibliotecario, presso il Ministero della pubblica istruzione.

Fondò in collaborazione dell'attore e poeta Pippo Tamburri la Compagnia Romanesca, e successivamente ne sposò la prima donna Agnese Bianchini; la compagnia agiva al Teatro Rossini e mise in scena molte fortunate commedie, fra cui più d'una di pugno dello stesso Zanazzo, come l'operetta Li Maganzesi a Roma, che debuttò il primo ottobre 1882 con le musiche del maestro Mascetti, o la scoppiettante Pippetto ha fatto sega a scola[1], interpretata dall'incontenibile Oreste Capotondi. La Compagnia Romanesca dette forte impulso al teatro dialettale romanesco e incuriosì anche la regina Margherita di Savoia, cui poi Zanazzo avrebbe dedicato una poesia, la quale il 2 dicembre 1887 volle assistere al Rossini alle recite della compagnia.

Oltre all'attività drammaturgica, Zanazza lavorò come folklorista contribuendo alla conoscenza del popolo di Roma e delle sue tradizioni, registrandole dalla viva bocca degli anziani appena in tempo prima che andassero definitivamente perdute, quando la città, ormai capitale d'Italia e soggetta a un'intensa immigrazione e modernizzazione, subiva una rapida trasformazione economica e sociale. Parte dei suoi manoscritti di argomento folkloristico si trovano attualmente conservati presso la Biblioteca Angelica; in particolare, Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma, edita in tre volumi, è considerata una guida fondamentale per lo studio della cultura popolare cittadina, oltre che un raro esempio di prosa in romanesco.

Per i tipi dell'editore Perino, Zanazzo fondò i periodici dialettali Rugantino (1887) e Casandrino (1897), che nello stesso anno si fusero dando vita al Rugantino e Casandrino per riassumere in breve la prima testata[2].Si avvalse nella direzione di questi periodici della preziosa collaborazione di Adolfo Giaquinto. Inaugurò così la più prolifica stagione della stampa periodica romanesca: i suoi articoli apparivano con le firme pseudonime soprattutto di Abbate Luviggi[3], ma anche di Mappa, Adorfo e Miodine. Fu dalle colonne del Rugantino che prese il via il festival della canzone romanesca di San Giovanni. Sempre per lo stesso editore nel 1896 diresse Il Valore Italiano, periodico storico-militare-patriottico-aneddotico illustrato sino alla sua definitiva chiusura avvenuta il 14 marzo 1897.

Fu inoltre un abile verseggiatore, di grande sensibilità e realismo, e collaborò anche al libretto dell'opera lirica Tosca scrivendo per l'occasione uno stornello originale, cantato da un pastorello all'inizio del terzo atto[4].

Sostenitore di Crispi, fu estromesso dal suo impiego di bibliotecario del Ministero della pubblica istruzione a seguito della tristemente famosa epurazione della Minerva[5].

Morì poco dopo, nella città natale, a soli cinquantuno anni nel 1911. Alla sua memoria è intitolata una via di Trastevere e un monumento eseguito nel 1929 da Amleto Cataldi[6] e collocato all'inizio di Via dei delfini, sulla parete della sua casa natale, oggi cadente, verso la chiesa di Santa Caterina dei Funari, sotto la sua loggetta. Il monumento è composto da un'edicola lapidea con un'apertura tonda centrale che ospita il busto bronzeo dell'autore; le iscrizioni riportano a sinistra la nota «Nacque in questa casa il XXXI di gennaio MDCCCLX», al centro sotto il busto la dedicazione «Al poeta Giggi Zanazzo / che dell'anima popolare romana / seppe esprimere il riso e la tenerezza / con accenti d'arte non perituri / i concittadini memori / XXXI GENNAIO MCMXXXIX XVII E.F.», e a destra i versi del poeta «Da la loggetta / di casa mia m'affaccio / e guardo in giù / vedo la strada / vedo la piazzetta».

Opere

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Poesie

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Li quattro mejo fichi der bigonzo, da Prose e Poesie di Giggi Zanazzo
Una firma di dedica de "lo sfacciatissimo Giggi Zanazzo"

Saggi

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Lavori teatrali

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In musica

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Rappresentate e pubblicate
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Rappresentate ma inedite
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In prosa

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Rappresentati e pubblicati
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Rappresentati ma inediti
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Inediti e non rappresentati
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Riduzioni e traduzioni

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Studi su Zanazzo
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Le voci di Roma, omaggio a Giggi Zanazzo (Atti del convegno di studi. Roma, 18-19 novembre 2010), a cura di Franco Onorati e Gabriele Scalessa, Roma, il Cubo, 2011

Note

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  1. ^ La maschera di Pippetto, creata da Zanazzo, incarnava un romano raffinato, tappo e vanesio, che vestiva attillato e con un buffo cappello e, da bravo spaccamonti, pretendeva di essere rispettato come un gigante. Il personaggio entrò nella cultura popolare e i romani diedero poi il soprannome di Pippetto a Vittorio Emanuele III.
  2. ^ L'alternarsi delle denominazioni era dovuto a questioni di copyright, un problema che sarebbe tornato a incomodare Zanazzo in altre occasioni.
  3. ^ L'Abate Luigi è una delle sei statue parlanti di Roma, insieme con Pasquino, Marforio, il Babuino, Madama Lucrezia e il Facchino. La statua, raffigurante un magistrato o oratore romano di tarda età imperiale, scambiato dal popolino per un abate, è attualmente posta sul muro esterno della chiesa di Sant'Andrea della Valle, dal lato di Piazza Vidoni. Cfr.: Italo De Tuddo, IV, in Roma quarto giorno, Roma, Libreria Frattina Editrice, 1967, p. 95.
  4. ^ Tommaso Montefiore, Il libretto della "Tosca", in Cronache musicali illustrate, vol. 1, n. 2, Roma, Casa Editrice E. Voghera, 10 gennaio 1900, p. 6.
  5. ^ Romano Ugolini, Per una storia dell'amministrazione centrale. Il Ministero della Pubblica istruzione 1859-1881, Roma, Edizioni dell'Ateneo & Bizzarri, 1979.
  6. ^ Francesco Sessa, Amleto Cataldi, un grande scultore dimenticato del primo Novecento italiano, su Francesco Sessa, arte e architettura, 2 luglio 2010. URL consultato il 27 dicembre 2023.

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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