Helga Schneider (Steinberg, 17 novembre 1937) è una scrittrice tedesca naturalizzata italiana che compone le sue opere in lingua italiana.

Alcuni dei suoi libri sono stati tradotti in varie lingue.[1]

Biografia

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Nasce nel 1937 in Slesia, territorio tedesco che dopo la seconda guerra mondiale sarà assegnato alla Polonia. Nel 1941 Helga e suo fratello Peter, rispettivamente di 4 anni e 19 mesi, con il padre già al fronte, vengono abbandonati a Berlino dalla madre che arruolatasi come ausiliaria nelle SS diverrà guardiana al campo femminile di Ravensbrück e successivamente a quello di Auschwitz-Birkenau.

Helga e Peter vengono accolti nella lussuosa villa della sorella del padre, zia Margarete (dopo la guerra morirà per suicidio), in attesa che la nonna paterna arrivi dalla Polonia per occuparsi dei nipoti. La donna accudisce i bambini per circa un anno nell'appartamento situato a Berlin-Niederschönhausen (Pankow), dove i piccoli avevano vissuto in precedenza con i genitori.

Durante una licenza dal fronte, il padre conosce una giovane berlinese, Ursula, e nel 1942 decide di sposarla. Ma la matrigna accetta solo il piccolo Peter e fa internare Helga prima in un istituto di correzione per bambini difficili, e poi in un collegio per ragazzi indesiderati dalle famiglie, o provenienti da nuclei familiari falliti.

Dal collegio, che si trova a Oranienburg-Eden, presso Berlino, nell'autunno del 1944 la zia acquisita Hilde (sorella della matrigna), riconduce Helga in una Berlino ormai ridotta a un cumulo di rovine e macerie. Dagli ultimi mesi del 1944 fino alla fine della guerra, Helga e la sua famiglia sono costretti a vivere in una cantina a causa dei continui bombardamenti effettuati dagli inglesi e dagli americani, patendo il freddo e la fame.

Nel dicembre del 1944 Helga e suo fratello Peter, per via della zia Hilde collaboratrice nell'ufficio di propaganda del ministro Joseph Goebbels, vengono scelti, insieme a molti altri bambini berlinesi, per essere "i piccoli ospiti del Führer", null'altro che un'operazione propagandistica escogitata da Goebbels, che li porterà nel famoso bunker del Führer dove incontreranno Adolf Hitler in persona, descritto dalla scrittrice come un uomo vecchio, con uno sguardo ancora magnetico ma dal passo strascicato, la faccia piena di rughe e la stretta di mano molle e sudaticcia.[2] [3] Nel 1948 Helga e famiglia rimpatriano in Austria stabilendosi in un primo momento ad Attersee am Attersee, accolti dai nonni paterni.

Dal 1963 Helga vive in Italia, a Bologna.

Nel 1971, venuta a sapere dell'esistenza ancora in vita della madre che l'aveva abbandonata sente il desiderio di andarla a visitare a Vienna dove vive la donna. Scoprirà che la madre, condannata dal Tribunale di Norimberga a sei anni di carcere come criminale di guerra, dopo 30 anni non ha rinnegato nulla del suo passato, di cui conserva orgogliosamente come caro ricordo la divisa di SS che vorrebbe che Helga indossasse, e vuole regalarle gioielli di ignota provenienza.[4] Stravolta da quell'incontro tuttavia Helga vorrà, con gli stessi risultati, tornare a trovare la madre nel 1998. Da questo secondo incontro negativo e traumatico a causa della fede irriducibile della madre nell'ideologia nazista nasce il libro Lasciami andare, madre uscito in Italia nel 2001.[5]

Nel 2004 dal suo romanzo Lasciami andare, madre è stata tratta la pièce teatrale diretta da Lina Wertmüller e interpretata da Roberto Herlitzka e Milena Vukotic[6].

Nel 2017 la regista e sceneggiatrice scozzese Polly Steele ha realizzato un film sulla scrittrice intitolato Let me go, presentato all’Edinburgh International Film Festival[7].

Opere letterarie

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Teatro

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Filmografia

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Premi e riconoscimenti

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Note

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  1. ^ Books by Helga Schneider (Author of Let Me Go), su goodreads.com. URL consultato il 6 agosto 2019.
  2. ^ Helga Schneider, Io, piccola ospite del Führer, Einaudi 2006, p.117
  3. ^ Da bambina incontrai Hitler, su viaggio-in-germania.de. URL consultato il 19 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 14 dicembre 2016).
  4. ^ Viaggio in Germania, intervista a Helga Schneider, su viaggio-in-germania.de. URL consultato il 19 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 14 dicembre 2016).
  5. ^ Helga Schneider incontra sua madre - Tou Tube
  6. ^ “Lasciami andare madre” di Lina Wertmuller e Helga Schneider
  7. ^ Let me go: il film su Helga Schneider all’Edinburgh International Film Festival

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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