Il miglio verde
Titolo originaleThe Green Mile
AutoreStephen King
1ª ed. originale1996
1ª ed. italiana2000
Genereromanzo
Sottogenereurban fantasy, dark fantasy, realismo magico
Lingua originaleinglese
AmbientazioneCarcere di Cold Mountain
ProtagonistiPaul Edgecombe
AntagonistiWilliam Wharton
Altri personaggiJohn Coffey, Eduard Delacroix, Percy Wetmore, Dean Stanton, Harry Terwilliger, Brutus Howell

Il miglio verde (The Green Mile) è un romanzo urban fantasy scritto da Stephen King e pubblicato nel 1996, vincitore del Premio Bram Stoker.

È stato concepito come un romanzo a puntate scritto in corso di pubblicazione, nella tradizione del XIX secolo e in special modo di Charles Dickens, pubblicato in sei volumetti a cadenza mensile, dal 28 marzo al 29 agosto 1996. In seguito è stato pubblicato in un unico volume tradizionale in edizione economica, senza modifiche, se non la correzione di una svista (un passo in cui un condannato con la camicia di forza si asciugava la fronte) e l'aggiunta di una nuova introduzione, datata 6 febbraio 1997, nella quale l'autore spiega la genesi dell'opera e ammette che prima o poi vorrebbe rivedere completamente la storia per trasformarla nel romanzo che non ha potuto essere, per via delle circostanze in cui è stata creata.[1]

L'opera è stata adattata per il cinema da Frank Darabont per l'omonimo film del 1999, diretto dallo stesso Darabont ed interpretato da Tom Hanks nel ruolo di Paul Edgecombe e da Michael Clarke Duncan come John Coffey.

Trama

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La storia è raccontata in prima persona da Paul Edgecombe, capo delle guardie del braccio della morte (il Blocco E) del carcere di Cold Mountain, che la scrive in un ospizio dove ricorda della sua passata avventura negli anni trenta.[2] Il corridoio che dalle celle del Blocco E conduce alla sedia elettrica (scherzosamente soprannominata "Old Sparky", la "vecchia scintillante") è chiamato "l'ultimo miglio" nelle altre carceri, mentre a Cold Mountain è chiamato "il miglio verde" per via del colore del pavimento. Il compito di Paul e del suo team (formato da Percy Wetmore, Dean Stanton, Harry Terwilliger e Brutus Howell) è quello di badare ai prigionieri del blocco E e di eseguire materialmente la loro esecuzione.

La vicenda comincia quando viene giustiziato il criminale chiamato il "Capo" e la condanna del "Presidente" viene commutata, e al loro posto arriva il piromane e assassino cajun Eduard Delacroix (chiamato semplicemente Del); questi viene subito preso di mira dalla guardia Percy Wetmore, uomo insolente e crudele a cui piace picchiare e insultare i prigionieri e si dimostra incurante dei consigli dei colleghi, da cui è molto odiato, ma non viene licenziato perché ha parenti altolocati. Delacroix trova un topo che chiama Mr. Jingles, di cui diventa amico e, sostenendo che gli parli, gli insegna anche alcuni piccoli giochi; la presenza del topo è gradita alle guardie, anche perché sembra tranquillizzare il prigioniero, tranne Percy che tenta vanamente di schiacciarlo, e intendono organizzare per Del un piccolo spettacolo in cui si esibirà con l'intelligente roditore in alcuni giochi, come scusa per allontanarlo mentre si svolgono le prove per la sua esecuzione. Nel frattempo, al blocco arriva un nuovo prigioniero, un gigantesco uomo di colore di nome John Coffey, accusato dello stupro e dell'omicidio di due bambine; Coffey ha una scarsa intelligenza (tant'è che ha paura del buio e non riesce ad allacciarsi le scarpe) e si dimostra un buon prigioniero che non fa notare la sua presenza, nonostante la sua non indifferente mole. Inoltre è dotato di poteri soprannaturali, che prova curando una terribile infezione alle vie urinarie di Paul, che decide di non far parola del miracolo a nessuno. Il terzo prigioniero è il demoniaco William Wharton, il quale ama paragonarsi a Billy the Kid e, pur di stremare le guardie, farà di tutto e arriverà a tentare di strozzare Dean e Percy; questi uscirà tanto terrorizzato dal tentato omicidio che si urinerà addosso, e quando Del lo deride per questo, riesce finalmente a schiacciare Mr. Jingles per vendetta; Coffey però cura il topolino, mostrando i suoi poteri davanti al team di Paul. Vedendo fallire la sua vendetta, Percy decide di ritentare: prima dell'esecuzione di Del evita di bagnare la spugna che avrebbe dovuto permettere una migliore conduzione di elettricità nel suo corpo durante l'esecuzione, il che causa un incendio che darà al prigioniero una morte lunga e dolorosa. Paul ha intanto indagato sull'omicidio delle sorelline ed è diventato certo che Coffey è innocente; anzi, comprende che egli avrebbe voluto curarle con i suoi poteri, ma erano già morte quando è arrivato, insieme alla polizia, sulla scena del delitto. Non potendo fare nulla per dimostrare la sua innocenza, Paul decide comunque di risolvere un problema facendosi aiutare da Coffey: la moglie del direttore del carcere Moores è infatti malata terminale di un tumore cerebrale e non può neppure muoversi, quindi Paul e il suo team fanno evadere Coffey di notte per fargliela curare; per riuscirci narcotizzano Wharton, rinchiudono Percy nella cella di isolamento, bloccandolo con la camicia di forza e imbavagliandolo, e lasciano in carcere Dean per giustificare a possibili altri la loro assenza. La pericolosa sortita notturna riesce e Coffey, dopo aver convinto Moores a tentare la sua cura, risucchia il male dalla moglie e la guarisce, quindi le guardie e John tornano in carcere. John getta un "surrogato" del tumore dentro Percy, facendolo uscire di senno e portandolo ad uccidere Wharton, che Paul, grazie anche ad una visione donatagli da Coffey, capisce essere il vero omicida delle sorelline. Percy finisce quindi in stato catatonico, mentre Paul e il suo gruppo cercano un sistema per salvare Coffey, ma egli rifiuta e sarà giustiziato dagli stessi che sanno della sua innocenza. Dopo l'esecuzione di Coffey, Paul chiederà il trasferimento al carcere minorile e non prenderà parte ad altre esecuzioni.

Terminato di scrivere la storia nel presente, Paul la fa leggere alla sua amica Elaine Connelly e poi le mostra Mr. Jingles giusto prima che quest'ultimo muoia dopo 64 anni di vita. Paul spiega che i poteri curativi di John hanno l'effetto di prolungare innaturalmente la vita di coloro che ne sono guariti, ovvero il topolino e lui stesso; poco tempo dopo Elaine muore, senza che Paul abbia tempo di raccontarle come sua moglie gli morì tra le braccia durante un gravissimo incidente stradale di cui lui fu uno dei quatto superstiti, l'unico non ferito gravemente. In quella circostanza, ebbe anche modo di vedere il fantasma di John Coffey guardarlo da un cavalcavia. A 104 anni Paul è ormai rimasto solo, dato che tutti i suoi amici e familiari sono morti, e l'uomo la vede come una punizione per aver ucciso un miracolo vivente di Dio. Riflettendo sullo sproporzionato allungamento della vita di Mr. Jingles (normalmente i topi vivono tre anni) si chiede quindi quanto ancora avrà da vivere.

Personaggi

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Genesi dell'opera

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Il romanzo nasce come una delle "storie da letto" che l'autore sviluppava nella propria mente, a letto, di notte, quando non riusciva a dormire a causa dell'insonnia.[3] La stessa origine hanno le novelle della raccolta Stagioni diverse.[4]

Una di queste storie, risalente al 1992-1993, intitolata Quel che l'occhio vede, raccontava di un condannato a morte, un nero gigantesco, chiamato Luke Coffey, che prima dell'esecuzione prendeva a interessarsi di illusionismo e riusciva a far scomparire se stesso. L'io narrante era un vecchio detenuto, affiancato da un topolino. Pur trovandola una buona idea, provò decine di versioni senza esserne soddisfatto, finendo per abbandonarla.[5]

Un anno e mezzo più tardi, recuperò l'idea, trasformando il protagonista da aspirante mago in una sorta di guaritore[6] e cambiandogli nome in John Coffey (trattandosi di un innocente giustiziato e di un "redentore", ebbe l'idea di dargli le significative iniziali J.C., come già aveva fatto William Faulkner con il personaggio Joe Christmas nel romanzo Luce d'agosto),[7] sostituendo al vecchio detenuto nel ruolo di narratore un agente di custodia, e spostando il penitenziario da Evans Notch a Cold Mountain. Ma, pur continuando a trovarla una storia valida, la considerava anche difficilissima da scrivere, per il desiderio di mantenere il sapore favolistico, non realistico, e perché già impegnato in attività più agevoli.[6]

Quando il suo agente per i diritti esteri Ralph Vicinanza, dopo averne discusso con l'editore inglese Malcolm Edwards, gli propose di cimentarsi con l'esperimento di pubblicare un romanzo a puntate, come quelli di Dickens, King accettò il progetto proprio perché sarebbe stata l'occasione per forzarsi a terminare la storia, anche se questo significò dover rispettare impegnative scadenze di pubblicazione e strutturare la storia ideando un momento culminante per ogni episodio.[8]

Storia editoriale

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Il miglio verde venne originariamente pubblicato nei seguenti volumi:

L'accoglienza generale fu molto positiva, sia da parte dei lettori che di gran parte dei critici, ben al di sopra delle aspettative dell'autore, che temeva il fiasco commerciale.[9] Per sopperire però al punto dolente della pubblicazione a episodi, il prezzo complessivo, l'intero racconto, senza modifiche, fu poi pubblicato in un volume in edizione economica, nella cui introduzione King scrisse però che per essere un vero romanzo avrebbe dovuto essere rivisto interamente.[1]

Precedenti romanzi a puntate

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Nella prefazione, King cita due precedenti esperimenti di romanzi a puntate: Il falò delle vanità di Tom Wolfe, pubblicato su Rolling Stone, e Blackwater di Michael McDowell pubblicato per la Avon Books.[10]

Edizioni

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Note

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  1. ^ a b Stephen King, Il miglio verde, Sperling Paperback, 1998. ISBN 8878249424. p. XI
  2. ^ 1932 nel libro, 1935 nel film.
  3. ^ Stephen King, Il miglio verde, p. VII
  4. ^ Pat Cadigan, Marty Ketchum e Arnie Fenner, Has Success Spoiled Stephen King? Naaah., Shayol, inverno 1982. In L'orrore secondo Stephen King, a cura di Tim Underwood e Chuck Miller, Milano, Arnoldo Mondadori, Editore, 1999 ISBN 8804464224 p. 68
  5. ^ Stephen King, Il miglio verde, p. VIII
  6. ^ a b Stephen King, Il miglio verde, p. IX
  7. ^ Stephen King, On Writing: Autobiografia di un mestiere, Sperling & Kupfer, 2001. ISBN 8820031019 pp. 198-199
  8. ^ Stephen King, Il miglio verde, p. IX-X
  9. ^ Stephen King, Il miglio verde, p. X
  10. ^ Stephen King, Il miglio verde, p. XIV

Altri progetti

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