B-25 Mitchell
Un B-25C della U.S. Army Air Force North American in volo vicino a Inglewood in California, ottobre 1942
Descrizione
TipoBombardiere medio
Equipaggio6
CostruttoreBandiera degli Stati Uniti North American
Data primo vologennaio 1939
Utilizzatore principaleBandiera degli Stati Uniti USAAF
Altri utilizzatoriBandiera del Regno Unito RAF
Bandiera dell'Australia RAF
altri
Esemplari10 596 in 31 versioni
Sviluppato dalNorth American XB-21
Altre variantiNorth American XB-28 Dragon
Dimensioni e pesi
Tavole prospettiche
Lunghezza16,13 m (52 ft 11 in)
Apertura alare20,60 m (67 ft 7 in)
Altezza4,98 m (16 ft 4 in)
Superficie alare56,67 (610 ft²)
Peso a vuoto8 855 kg (19 480 lb)
Peso max al decollo15 876 kg (35 000 lb)
Propulsione
Motore2 Wright R-2600-92 Twin Cyclone
radiali 14 cilindri doppia stella raffreddati ad aria
Potenza1 700 hp (1 267 kW) ciascuno
Prestazioni
Velocità max438 km/h (272 mph, 237 kt) a 3 960 m (13 000 ft)
Velocità di crociera370 km/h (230 mph, 200 kt)
Autonomia2 173 km (1 350 mi, 1 174 nmi)
Tangenza7 378 m (24 200 ft)
Armamento
Mitragliatrici2-3 Browning M2 calibro .50 in (12,7 mm)
Cannoniun T13E1 calibro 75 mm (2.95 in)
Bombefino a 1 360 kg (3 000 lb)
Razzirastrelliere per 8 HVAR da 127 mm (5 in)
Notedati relativi alla versione B-25H

i dati sono estratti da United States Military Aircraft since 1909[1]

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Il North American B-25 Mitchell fu un bombardiere medio bimotore monoplano ad ala media, sviluppato dall'azienda aeronautica statunitense North American Aviation nei tardi anni trenta e impiegato principalmente dall'United States Army Air Forces (USAAF) durante la Seconda guerra mondiale e considerato come uno dei migliori bombardieri medi del conflitto. La designazione ufficiale integrava il nome "Mitchell" in onore del generale Billy Mitchell, uno dei primi grandi sostenitori dell'utilizzo della forza aerea per scopi militari.

Sedici B-25 Mitchell, al comando del tenente colonnello James Doolittle, con il famoso raid di bombardamento su Tokyo colpirono per la prima volta il territorio del Giappone all'indomani dell'attacco di Pearl Harbor. I bombardieri portarono a termine l'operazione decollando dalla portaerei USS Hornet, a 925 chilometri dalle coste giapponesi; per la prima volta aerei pesanti come il B-25 decollarono con successo da una portaerei.

Furono costruiti circa 10 000 esemplari, comprese le versioni PBJ-1 da pattugliamento navale e F-10 da ricognizione. Fu impiegato in tutti i teatri operativi da diversi paesi, tra cui la Gran Bretagna (che ne ricevette più di 900), l'Australia, la Cina, i Paesi Bassi e l'Unione Sovietica.

Storia del progetto

Il B-25 derivò dall'abbandonato progetto XB-21 risalente agli anni trenta: l'esperienza accumulata servì nel progetto dell'NA-40 (il futuro B-25). Fu costruito un solo NA-40 e furono introdotte diverse novità per testarne l'efficacia, come ad esempio l'adozione dei motori Wright R-2600, che poi divennero lo standard di produzione, al posto dei Pratt & Whitney R-1830. Il prototipo fu distrutto in un incidente di volo.

Il risultato di queste sperimentazioni, ridenominato NB-40, fu sottoposto allo US Army Air Corps alla fine del 1939 per una valutazione. Fu inteso come un aereo da attacco al suolo per essere esportato in Gran Bretagna e Francia, visto che nelle prime fasi della Seconda guerra mondiale entrambe facevano pressione per questo tipo di velivolo. Al progetto dell'NA-40B fu preferito il Douglas A-20 Havoc; nonostante questo, il progetto fu rivalutato dall'esercito per essere usato come bombardiere medio. L'NA-40B fu distrutto in un incidente l'11 aprile 1939, ma fece un'ottima impressione ai tecnici che ne continuarono lo sviluppo.

L'avvio alla produzione

Insieme al Martin B-26 Marauder, la produzione del B-25 iniziò nel 1939. La base per la prima versione del B-25 era un modello migliorato dell'NA-40B, chiamato NA-62. A causa del grandissimo bisogno di bombardieri medi, non furono costruite versioni sperimentali e tutte le modifiche che si rendevano necessarie venivano fatte direttamente in fase di produzione o, per i modelli già esistenti, in appositi centri.

Il cambiamento più importante fu la riprogettazione dell'ala. Nei primi nove esemplari di serie, l'ala aveva un diedro positivo; questa caratteristica comportava alcuni problemi di stabilità e così il diedro fu annullato nella parte esterna dell'ala, imponendo al B-25 una configurazione con ali "a gabbiano"; inoltre rispetto all'NA-40B la fusoliera fu allargata. Dopo la costruzione dei primi 24 esemplari, la designazione fu cambiata in B-25A in cui, rispetto al progetto NA-62, furono introdotte protezioni passive per il pilota e per i serbatoi di carburante.

Il primo gruppo operativo a bordo del B-25 fu il 17th Bomb Group che lo ricevette nella versione A nel 1941; fu da questo reparto che vennero scelti i 16 aerei che portarono a termine l'incursione aerea su Tokyo, il 18 aprile 1942.

Impiego operativo

Dopo un certo numero di modifiche, tra cui motori migliori, migliore visibilità per il navigatore, maggior armamento nel muso ed equipaggiamenti sghiaccianti e anti-ghiaccio, il B-25C fu consegnato all'esercito: fu la prima produzione di massa per questo velivolo. Furono inoltre introdotte anche le torrette servocomandate dorsali e ventrali per migliorare la difesa dei settori più vulnerabili, l'autopilota e rastrelliere subalari: era anche possibile trasportare un siluro.

La versione successiva, il B-25D era identica se non per il luogo di produzione: Inglewood (California) per la versione C, Kansas City (Kansas) per la D. Di queste due versioni ne furono prodotti 3.915 esemplari durante tutta la guerra.

Anche se era progettato per bombardare da quote medie e in volo livellato, nel teatro del Pacifico fu spesso utilizzato in missioni di mitragliamento a bassa quota contro aeroporti, basi e navi giapponesi. Dal bisogno di un aereo apposito per i mitragliamenti nacque il B-25G: al posto del muso trasparente erano fissate due mitragliatrici di calibro 0.50 e un cannone M4 da 75mm, l'arma con il maggior calibro usata su un bombardiere Americano. Il cannone da 75 veniva ricaricato manualmente dal navigatore che doveva stare nel muso senza finestrini con il fumo della polvere da sparo e doveva anche controllare costantemente la culatta del cannone mentre indietreggiava e stare attento ai bossoli incandescenti che venivano espulsi. I proiettili pesavano circa 6 chili ciascuno e ne venivano trasportati massimo 21. Il successore del B-25G, il B-25H, disponeva di una potenza di fuoco ancora maggiore: il cannone M4 fu sostituito con un'arma più moderna e leggera e nel muso furono montate altre 8 mitragliatrici (di cui 4 fissate in apposite carenature nella fusoliera), che si aggiungevano a quelle difensive. Questa versione fu pensata appositamente per attaccare le navi. In tutto furono costruiti 1.400 B-25G ed H.

L'ultima versione prodotta, il B-25J, era una via di mezzo tra il B-25C e il B-25H: manteneva la maggior parte dell'armamento fisso della versione H ma il muso tornò ad essere trasparente come nei primi modelli, anche se a circa 800 B-25J fu montato il muso solido; inoltre furono installati motori migliorati. Ne furono prodotti in tutto 4.318 esemplari.

Un B-25 decolla dal ponte di volo della portaerei USS Hornet per attaccare Tokyo nel raid organizzato da Jimmy Doolittle

Il Mitchell era un aereo sicuro e facile da pilotare: con un motore fuori uso, era possibile virare di 60º in quella direzione ed era facile mantenere il controllo sotto i 230 km/h; inoltre il carrello d'atterraggio triciclo permetteva un'eccellente visibilità durante la fase di rullaggio. Era un aereo incredibilmente robusto: un B-25C del 321st Bomb Group fu soprannominato "Patches" perché l'equipaggio aveva dipinto tutti i buchi provocati dalla contraerea con zinco cromato; alla fine della guerra l'aereo aveva completato 300 missioni, era atterrato senza carrello sei volte ed ebbe circa 400 fori nella fusoliera. La sua struttura era talmente malridotta che per volare dritti bisognava mantenere il trim dell'alettone sinistro a 8º e il timone destro a 6º, causando però uno slittamento laterale dell'aereo nel cielo. Il più grande difetto del B-25 era l'elevata rumorosità, tanto che parecchi dei piloti con molte ore di volo subirono danni all'apparato uditivo.

Una caratteristica curiosa era che il B-25 poteva estendere il suo raggio operativo abbassando i flap di un quarto; dato che in fase di crociera il muso tendeva ad alzarsi, circa 150 litri di carburante giacevano al di sotto della pompa di aspirazione del serbatoio ed erano così inutilizzabili.

Il Mitchell operò su tutti i fronti del conflitto: da quello del Pacifico, in cui si rivelò un'arma fondamentale, a quello Europeo, dove, a partire dallo sbarco anglo-americano in Algeria e Marocco, sganciò complessivamente circa 84.980 tonnellate di bombe e abbatté 193 aerei nemici, compiendo circa 63.177 missioni.

Dopo la fine della guerra e fino agli anni sessanta molti residuati bellici del B-25J furono utilizzati da aviazioni minori, come quelle della Cina Nazionalista e Cina Comunista, Indonesia, Venezuela, Cile e Brasile.

Un discendente del B-25 era l'XB-28 Dragon, inteso come versione per le alte quote del B-25; nonostante le premesse, lo sviluppo portò ad un aereo piccolo come il Mitchell, ma molto più somigliante al Martin B-26 Marauder

Nel 1945 un B-25 si schiantò contro l'Empire State Building tra il 79º e l'80º piano causando 14 vittime.[2]

Test anti-ghiaccio

Lo stesso argomento in dettaglio: Impianto antighiaccio.

Nel 1942 due B-25C furono convertiti in aerei adatti per testare gli equipaggiamenti sghiaccianti e anti-ghiaccio e furono ridenominati XB-25E e XB-25F. L'XB-25E (soprannominato Flamin Mamie) immetteva i gas di scarico dei motori nelle ali per sciogliere il ghiaccio. L'XB-25F usava bobine elettriche isolate per riscaldare la superficie del metallo. Entrambi furono sperimentati a lungo nel 1944 e il sistema usato nell'XB-25E si dimostrò più pratico e realizzabile di quello usato sull'XB-25F.

Anche se i risultati furono promettenti, nessun aereo costruito durante la Seconda guerra mondiale utilizzò questo sistema, mentre oggi è molto diffuso. Molti aerei ad elica impiegati dall'USAF usano piccoli tubi che scorrono lungo i bordi delle ali in cui vengono convogliati i gas di scarico del motore, sciogliendo o prevenendo le formazioni di ghiaccio.

Reparti che impiegarono il B-25

United States Army Air Forces

Royal Air Force

Royal Australian Air Force

Varianti

Tra parentesi è indicato il numero di esemplari costruiti

B-25J fotografato in un museo dell'Oregon

Utilizzatori

Un B-25J Mitchell della boliviana Fuerza Aérea de Bolivia gate guardian all'aeroporto Internazionale Jórge Wilstermann di Cochabamba.
Una coppia di B-25 dell'indonesiana Tentara Nasional Indonesia Angkatan Udara.
Un B-25 Mitchell con insegne USAAF durante una esibizione aerea.
Bandiera dell'Australia Australia
Bandiera della Bolivia Bolivia
Bandiera del Brasile Brasile
Bandiera del Canada Canada
Bandiera del Cile Cile
Cina
Bandiera della Colombia Colombia
Bandiera di Cuba Cuba
Bandiera della Francia Francia
Bandiera dell'Indonesia Indonesia
Bandiera del Messico Messico
Bandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi
Bandiera del Perù Perù
Bandiera del Regno Unito Regno Unito
Stati Uniti
Bandiera dell'Unione Sovietica Unione Sovietica
Bandiera dell'Uruguay Uruguay
Bandiera del Venezuela Venezuela

Velivoli attualmente esistenti

Due B-25 Mitchell ancora in condizione di volo in un recente airshow.

La quantità di esemplari costruiti ha agevolato il recupero di velivoli al termine della loro dismissione dal servizio, molti dei quali sono stati acquisiti o acquistati da musei aeronautici presenti in varie parti del mondo.

Una parte di questi vennero riportati in condizioni di volo da associazioni o privati, utilizzati nelle rievocazioni storiche e nelle manifestazioni aeree.

Alcuni esemplari furono usati per girare le sequenze dedicate al raid di Tokyo nel film Pearl Harbor del 2001.

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

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